La Targa Florio

Premessa
dell'autore
Vincenzo Florio
L'ambiente storico
La storia e le foto
I vincitori
Il declino della Targa

PREMESSA
Come potrei dimenticare i luoghi della mia infanzia, vi giocavo da ragazzo, vi sono ritornato di tanto in tanto, con un pretesto, per cercare quell'aria e quell'armonia mai dimenticata della mia gioventù, anche se  è sparita ogni traccia, alcuni palazzi sono rimasti, come quello dove sono nato,  ma la pacatezza della gente che vi ho conosciuto non esiste più.
Il ricordo che ho della Targa lo porto dietro fin da bambino è dentro di me e non scomparirà mai. Abitavo in via Libertà al numero civico 34, e la corsa partiva da Piazza Politeama a mezzanotte in punto, percorrendo la via Libertà in direzione della "Statua", (così chiamiamo noi palermitani la Piazza della Libertà, dove si trova il monumento ai caduti della 1° guerra mondiale), mio padre appassionato di auto mi faceva dormire nel pomeriggio in modo che potessi restare sveglio nella notte per vedere la corsa: i suoi protagonisti, le auto, ricordo ancora l'odore acre della benzina bruciata che usciva dai tubi di scarico, la folla festante che si accalcava già dal primo pomeriggio lungo il percorso, gli omaggi delle case automobilistiche, bandierine - modellini delle auto - foto dei protagonisti ed altro ancora (stava per iniziare l'era dei gadget), insomma l'atmosfera che regnava era l'insieme di una chermesse e di una grande festa.
Da quell’ambiente, un po’ snob e un po’ scialacquone, da quel misto di orgoglio siciliano e stravaganza britannica («In ogni siciliano - scrisse uno storico dell’Isola - si nasconde un pizzico di inglese»), Vincenzo Florio fece nascere la sua Targa, sfida fra Case gloriose e piloti famosi. La Targa Florio fu anche cimento di piloti meno noti, ma non per questo meno eroici, che a loro spese e con immensi sacrifici affrontarono, anno dopo anno, le mille curve delle Madonie. Arrivavano dagli angoli più remoti della Sicilia, dalle altre regioni d’Italia e dall’estero, Inghilterra, Francia e Germania in prima fila.
Cosa sarebbe stata, senza di loro, sconosciuti e dimenticati pionieri, l’automobilismo moderno?

VINCENZO FLORIO E L'AMBIENTE STORICO
Vincenzo Florio nasce a Palermo da agiata famiglia il 16 marzo 1883. Suo nonno(Vincenzo Florio -Bagnara Calabra 1799 - Palermo 1868); Industriale, fondatore a Palermo di una casa importatrice di spezierie, di una fabbrica di vini (Marsala), e nel 1845 di una società di navigazione.
La passione che nutre per l'automobile è travolgente. Partecipa a qualche gara ottenendo dei buoni piazzamenti, ma molto più delle capacità agonistiche valgono in lui quelle organizzative.
Il suo capolavoro è la Targa Florio, che lancia nel 1906, ambientandola nella sua terra natia, sul famoso
Circuito delle Madonie. Era l'epoca dei pionieri dell'automobilismo e piloti e le corse erano agli occhi della gente qualcosa di misterioso fra leggenda e realtà.
Essa è la prima gara automobilistica italiana di questo genere, e una delle prime in assoluto al mondo.
La prima manifestazione riguardava qualcosa di analogo alla « settimana automobilistica » di Brescia. 
Qui il 10 settembre 1905 si era svolta una gita automobilìstica, vinta, da Raggio su Itala a cui Vincenzo Florio aveva partecipato giungendo nono su una Mercedes, in quella occasione, Vincenzo Florio aveva messo in palio una coppa. L'anno successivo, verso la metà di ottobre, superando grosse difficoltà,  tra cui la mancanza di strade, la competizione fu trasferita in Sicilia con duemila lire di premi e una targa d'oro, detta « Targa Florio » da assegnare al vincitore.
Per occuparsi della sua scuderia assunse Felice Nazzaro, il più forte corridore del suo tempo, che già lavorava alla Fiat.
L'iniziativa ebbe un tale successo che in città si cominciarono a raccogliere fondi un anno prima, per l’edizione successiva. 
Il circuito prescelto per la 1° edizione, lungo 148 chilometri da ripetersi 3 volte, si snodava da Termini a Cerda, attraversando gli abitati di Caltavuturo, Petralia Sottana, Petralia Soprana, Geraci, Castelbuono, Cefalù, Termini Imerese
Il percorso sembrava fatto apposta per esaltare l'abilità dei piloti e le qualità delle automobili; Il circuito delle Madonie risultò uno dei tracciati più ardui, più tormentati che l'automobilismo da competizione conoscesse.
Memorabili nelle sue edizioni, sono state le sfide fra le grandi case: Fiat, Mercedes, Macerati, Bugatti, Ferrari, Lancia, Alfa Romeo, Posche, Peugeot ed altre ancora, anche se meno note, ma non per questo di minore importanza.
La gara era un saliscendi continuo, (lungo l'intero percorso i tronchi dei grossi alberi che costeggiavano la strada erano dipinti di bianco sino ad un'altezza di 2 metri) che passando fra le case e la gente dei paesi interessati, portava i concorrenti dal livello del mare ad un'altitudine di 636 metri sulle Madonie e quindi di nuovo verso il mare con un solo rettilineo a disposizione tra Buonfornello e Campofelice, dove i piloti potevano sfruttare al meglio la potenza delle loro auto. 
Emozionante e combattuta fino all'ultimo giro, la gara, si svolgeva secondo il sistema delle partenze separate.
Negli anni il percorso è stato spesso cambiato: si è passati dai 148 chilometri del Grande Circuito, delle prime edizioni ai 1050 della Targa abbinata al Giro di Sicilia, per finire con i 72 del Piccolo Circuito delle Madonie, che veniva ripetuto da 10 a 14 volte, a seconda delle edizioni, che è stato mantenuto fino alla fine.


IL DECLINO DELLA "TARGA"

Dopo aver dominato il periodo eroico dell'automobilismo degli anni Venti e Trenta, la gara venne sospesa a causa della guerra, per poi riprendere dal 1948 come importante gara internazionale. Nel 1955 la Targa Florio entrò nel calendario del Campionato Marche Sport e nel Mondiale Marche, andando ad affiancare, la 12 Ore di Sebring, la 24 Ore di Le Mans e Daytona e le 1000 Km di Monza, Buenos Aires e Nurburgring, confermandosi una delle gare più popolari nel mondo dell'automobilismo.
Nel 1978 la corsa fu abolita per ragioni di sicurezza e trasformata da gara in velocità in rally.

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Questa pagina è stata inserita sul  Web 
il 18 ottobre 1999 ed è opera di:
Mario Grifasi
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Leone dei Grifasi - (immagine riservata)



 
 

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