Intervista a Rocco Siffredi
69 Il mondo di Rocco
Un’intervista delicata su un argomento che può dividere: sesso, erotic-movie e Supermotard per Rocco Siffredi, attore hard professionista e grande appassionato di moto. Un mondo “quello di Rocco” tutto da scoprire…

Non è facile “muoversi” in scioltezza quando parli di film hard, di sesso. Non lo è perché il nostro è un Paese poco aperto a questa tipologia di professione; troppi condizionamenti culturali tra cui quell’immagine slavata di una famiglia racchiusa in una foto di gruppo, immagine statica di uno stile di vita troppo esteriore e spesso lontano da una sincerità reale, almeno nei rapporti sentimentali. Rocco Siffredi, oltre ad essere un accanito motociclista e pilota di Supermotard, è attualmente l’attore/produttore hard più richiesto nel panorama mondiale e questo può certamente dividere chi è abituato a giudicare l’operato o le scelte degli altri. È un lavoro, una professione che, come ogni mestiere, ha dei risvolti, delle sfaccettature tutte da scoprire.
So che il “tema hard”, erotic-movie, può lasciare spazio a commenti di ogni genere ma è giusto che qualcuno apra una finestra su questo mondo. Certamente, intervistare Rocco, è un argomento delicato: ma è come riuscire a sciogliere i dubbi, le domande di molti di noi, curiosi del mondo e delle cose che ci accadono intorno, realtà che spesso giudichiamo senza conoscere nell’intimo...
Rocco è un ragazzo che ha imparato a vivere da solo, confrontandosi e scontrandosi spesso con se stesso per poi scegliere, con autentica serenità, la sua strada, il suo percorso di vita.

Ti va di raccontarci come sei diventato un attore di film hard e perché?
“Semplicemente per passione, un po’ come Max e Valentino nel mondo delle moto, delle competizioni… L’hard era quello che volevo fare fin da ragazzino. Ho iniziato nell’85 a Parigi, quando la videocassetta non era ancora “protagonista”; all’epoca i film hard venivano proiettati solo nelle sale cinematografiche ed era quindi molto difficile conoscere i produttori dei film così come era “vietato” approcciare a questo mondo. Una sera, entrando in un locale per scambisti, ho incontrato Gabriel Pontello, personaggio chiave nell’ambiente hard, il quale mi ha aperto la porta su questo mondo.

Cosa ti ha spinto verso questo mondo?
“Credo sia qualcosa di innato. Ricordo che da piccolo leggevo le riviste porno abbandonate ai margini delle stradine di campagna di Ortona (luogo di nascita di Rocco, ndr), buttate via dai camionisti; sfogliavo quelle pagine con grande curiosità, vedevo tutte quelle belle fighe, ma soprattutto mi piaceva il sesso che praticavano e pensavo che donne così dalle mie parti non c’erano. Sognavo di essere su quelle pagine, sul set insieme a loro…”

Come si diventa attore hard?
“Oggi è più semplice e difficile allo stesso tempo. Infatti se da un lato esistono molte manifestazioni per farsi conoscere nell’ambiente, pubblicizzate anche nei sempre più numerosi Erotic Shop (per esempio l’Oscar del Porno), dall’altro l’hard è ormai diventato una vera industria; pensa che si producono diecimila film negli Stati Uniti ed altrettanti in Europa; il mercato è enorme e si girano film anche in un giorno. I ritmi di lavorazione sono massacranti, tanto che la vita media di un’attrice è di soli sei mesi; per un attore invece, se riesce a gestirsi senza farsi fregare dall’euforia iniziale e dal conseguente calo fisico, può andare meglio… Tutto ciò ti aiuta a capire la situazione attuale.”

Cosa ti ha spinto a continuare questa professione?
“Soprattutto il piacere di farlo, il contatto con il sesso, la mia vita è sempre stata legata a questo argomento; quando andavo a scuola ero uno di quei ragazzi che guardava la nuova supplente immaginando una scena di sesso con lei… La mia sessualità è sempre stata molto attiva a prescindere dal lavoro che svolgevo così come l’immaginazione ha sempre spaziato in ogni situazione dove esisteva una componente sessuale: l’unica condizione in cui non ho potuto pensare a questo, è stato quando ero imbarcato su una nave come marinaio con tutti uomini, quindi nessuna possibilità…
Ho sempre ritenuto che, nella vita, bisogna fare qualcosa per vivere: io l’ho trovato ed in più mi da piacere quello che faccio e quindi non posso che ritenermi fortunato. Il nostro è un lavoro, ed è anche difficile… Ti assicuro che, dopo essere stato su un set come spettatore, capiresti quello che sto dicendo… In molti mi hanno detto che la mia è una professione dura, basta scambiarsi i ruoli e pensare a cosa avresti fatto in una certa situazione, in mezzo ad altre persone… Certo è un lavoro che si impara, bisogna essere dotati e non solo dal punto di vista sessuale, elemento che non è il più importante; si deve essere portati naturalmente al sesso e poi c’è una tecnica da imparare, visto che la scena non dura dieci minuti e non puoi raggiungere l’orgasmo quando vuoi. La scena dura quanto decide il regista: può andare avanti per una o per otto ore e se non sai gestirti, diventa complicato… Ma, una volta che hai imparato la tecnica, tutto diventa naturale.”

Parlaci delle donne e degli uomini che incontri sul set…
“Da circa dieci anni sono anche produttore e da diciassette faccio questo lavoro. Oggi posso dire di divertirmi davvero, mentre all’inizio ero un attore hard “diretto” da un regista che aveva un suo modo di vedere la scena… Alla fine, in un qualsiasi film, vedi quello che il regista vuole farti vedere. In tanti anni ho potuto esprimere una marea di fantasie o situazioni di ogni tipo, proprio come nel mio ultimo film “SupermotHard”, in cui, mentre i piloti girano in pista, io faccio sesso in un camper… Quello che mi piace è fare sesso vero: in un film hard non puoi solo recitare perché diventerebbe banale, pornografico nel senso assoluto del termine, una vera e propria presa per il culo. Allora è pornografia tanto il politico che ti raggira raccontandoti delle cazzate… quanto un film hard, in cui due persone, tra le quali non c’è intesa, vengono pagate per fare sesso di scarsa qualità, senza curarsi di come viene fatto, cosa che poi viene intuita dallo spettatore. A me piace invece lavorare sulla “testa” della donna, oltre che mettere insieme la gente sul set. La cosa più difficile per un regista come me infatti, è trovare le persone giuste; basta mettere in un gruppo un uomo o una donna o una persona sbagliata che tutto viene compromesso.
È un po’ come fare sesso con una donna che non ti attira e con una che ti fa uscire fuori di testa; quella che “senti” meno, non ti appagherà, a prescindere dalla tua bravura…”

La più grande difficoltà di un attore hard…
“Attualmente, in questa fase di tanto lavoro, è la mancanza di uomini. C’è molta richiesta per i film ma pochi sono veramente in grado di stare su un set e svolgere questa professione. Le ragazze invece sono tantissime, anche per via della breve vita professionale di un’attrice. Ma la più grande difficoltà di un attore hard, risiede nel trovare una donna che condivida la tua scelta; conosco molti attori nel mio mondo ma quasi tutti sono dei single, perché è difficile trovare una persona che capisca davvero ciò che fai… Molti hanno provato ed altrettanti hanno fallito.
Per quanto mi riguarda sono sposato ed ho due figli e sono sicuramente un’eccezione. Non ho mai cercato una moglie né una famiglia: tutto è avvenuto naturalmente..”

Hai mai fatto brutte figure sul set?
“Alcune volte, quando magari ero ammalato… Ho girato anche con quaranta di febbre ma non ho mai abbandonato il set per questo. È sempre stata, in quelle situazioni, una lotta tra me e “lui”, un rapporto di orgoglio tra noi due…”

Ti sei mai sentito un “diverso”?
“Si, fin dal primo giorno in cui decisi di fare questo lavoro. Ricordo che il medico di famiglia mi diceva di lasciar perdere finché ero in tempo, perché gli altri mi avrebbero ghettizzato… Per un momento mi sono chiesto se io avevo sbagliato o se erano gli altri a non aver capito un cazzo; poi ho fatto solo quello che sentivo ed ora sono in molti a scrivermi per fare dei film. Il vero problema in Italia è il muro sull’argomento: ho lavorato con i francesi (i numeri uno per l’hard), gli americani, gli spagnoli, i tedeschi ma solo gli italiani si fanno mille problemi… I ragazzi arrivano su set e sono preoccupati per i giudizi della famiglia; ho avuto a che fare con gente sposata o poliziotti che poi mi hanno chiesto di toglierli dalla scena, creandomi non pochi problemi. Non ultimo il gruppo di “Elio e le storie tese” che mi ha chiamato per girare un film. Alla fine delle riprese mi sono sentito dire che la mamma di uno di loro sarebbe morta di infarto mentre la ragazza di un altro lo avrebbe lasciato… e pensa che avevano solo suonato e cantato in una scena hard! Mi sorprese molto l’atteggiamento visto che nelle loro canzoni si parla spesso di sesso. Elio si incazzò molto per questo visto che la scelta di fare un film fu dell’intero gruppo, ma poi… Questo mi ha fatto capire molto sulla mentalità italiana.”

Il tuo lavoro ti ha mai creato problemi in famiglia, con i tuoi amici?
“Mia moglie mi ha conosciuto per quello che sono e per ciò che faccio… Come tutte le coppie abbiamo alti e bassi.

Voltiamo pagina: la passione per le due ruote…
“Nasce da ragazzino, interrotta a diciotto anni per una brutta frattura di entrambi i gomiti. Da quel momento ho passato dei momenti difficili ma ho sempre avuto una Yamaha V-Max come fedele compagna… Ma la vera passione è riesplosa due anni fa per il Supermotard, quando i kartodromi hanno aperto i cancelli anche alle moto.”

La tua prima moto è stata…
“Una Cagiva 125 e poi una Yamaha Ténéré, moto con cui ho avuto il pauroso incidente di cui ti ho parlato prima. Una Triumph decappottabile è uscita a luci spente da una pineta… Ricordo di aver visto il terrore negli occhi dei due occupanti… Per evitarla sono volato via ed una macchina nel senso opposto di marcia mi è finita addosso…”
Un’antica domanda che divide… La moto è uomo o donna?
“Tutti e due per come la vedo io. Ti appassiona come una donna e ti frega peggio di un uomo… Bella e docile quanto interessante, affascinante e pericolosa. Come mi piace cambiare donna così mi fa piacere “spostarmi” tra la velocità, il cross ed il supermotard. Il motard è divertente mentre la velocità è più rischiosa… La derapata è eccitante, guidare così mi da soddisfazione anche se a volte esagero e mi trovo “fuoripista”. Mi piacerebbe dedicarmi più al motocross, anche se ci vuole fisico ed allenamento, ma soprattutto molta tecnica. Tra tutti gli sport motociclistici quest’ultimo è certamente il più difficile. Tornando alla velocità, credo che oggi sia rischioso scendere in strada con una supersportiva: c’è poco rispetto per i rider e le moto. Ne ho molte ma nessuna è targata; ho un po’ paura in strada perché la possibilità di farsi male è molto alta…

Una tua definizione di amicizia…
“È qualcosa di molto importante. Ho pochi amici veri e dal momento che sono tali fanno parte di me, della mia vita. Mia moglie è una grande amica ad esempio… Con gli amici veri condividi momenti di estremo piacere o situazioni meno belle sempre con la stessa vicinanza.”

Un aggettivo che riassuma Rocco Siffredi…
“Mi sono sempre definito a metà tra un animale ed un uomo, comunque nel pieno rispetto degli altri. Sono un istintivo puro e agisco come tale. Pensando ad un animale, adoro le scimmie…”

Un lato del tuo carattere che ti infastidisce…
Non so, con il tempo mi sono addolcito molto. Una volta era il perfezionismo, visto che desideravo la perfezione in tutto; oggi mi dico che, grazie a questo atteggiamento, mi trovo quello che ho.”

Ti sei mai sentito sfruttato come persona nel tuo mondo?
“Sempre come si sfrutta un qualcosa per cui tu paghi… Mai a livello sentimentale, né di lavoro, questo no! Sono diventato famoso anche per via delle mie prestazioni “energiche” e quindi venivo chiamato anche per questo…”

Se un giorno uno dei tuoi figli decidesse di calcare le orme del papà, come reagiresti?
Non commenterei la sua scelta. Gli direi che se questo è quello che gli piace davvero potrà trovare in me un valido aiuto. Contrariamente se volesse solo emulare il papà, cercherei di fargli capire che non è la scelta giusta se non c’è una vera passione di fondo. Per fare il mio lavoro, lo ripeto, occorre passione vera, reale; è un modo di vivere che ti eccita sempre come se fosse la prima volta… Anch’io dopo 1300 film, attendo con ansia le nuove partner con cui dovrò girare le scene…”

Se, all’improvviso, dovessi cambiare professione per cause di forza maggiore, cosa faresti?
“Nel 1993 ho vinto una marea di Oscar, ero davvero al massimo in tutti i sensi, mi sono chiesto quanto sarebbe durato tutto ciò… In quel momento ho voluto azzerare tutto e curare la produzione dei miei film: è stato uno stimolo importante per rinnovarmi. Sono così passato da ottanta/novanta film all’anno a quindici… A quasi quarant’anni ho deciso quindi di dedicarmi in futuro alle moto con più presenza; vorrei creare un luogo “extreme” dove “radunare” tutti gli appassionati di due ruote: cross, motard, bmx, freestyle velocità, minimoto, kart, un paradiso per i motociclisti insomma. Forse vicino Budapest, dove ho trovato gli spazi necessari per realizzare questo sogno.”

Chi vincerà il primo titolo GP One: Honda, Yamaha, Rossi, Biaggi o le “vecchie” due tempi?
“Guardando la realtà alla luce dei primi test, non mi sembra ci siano dubbi! Max probabilmente ha qualche difficoltà in più da risolvere. A mio avviso dovremo attendere ancora un anno, anche se, leggendo le riviste del settore, tutto sembra già scritto, vincitori e vinti per intenderci. Il mio sogno sarebbe vedere una gara tra i due… in sella ad un Honda… Se questo non fosse possibile, chissà, lo si potrebbe creare su un set di un mio film! Rossi è un mio fan anche se ultimamente so che si è un po’ “stranito” perché ha saputo che sono amico di Max, e la cosa mi è dispiaciuta visto che sono da sempre un grande tifoso della triade Rossi, Biaggi e Capirossi. Ma come mai sono così gelosi tra loro?
Ho inoltre notato che c’è più tensione nel mondo GP di quanto ce ne sia nella SBK, dove tutti sembrano più rilassati e disponibili.
Spero che Max riesca a risolvere i problemi! È facile fare il tifo per chi vince quando dispone del miglior materiale; più difficile invece quando le cose non vanno bene,quando devi conquistarti la vittoria con i denti…”

Scheda tecnica
Nome & CognomeRocco Siffredi
Nato aOrtona il 4 maggio del 1964
Moto in possessoHonda CRF450 SM, MV Agusta, Honda VTR 1000 SP, Yamaha V-Max, Honda CBR 900 RR, KTM 400/520 cross e SM
Film interpretati1300
Film prodotti100
Gare in SM1 durante le riprese del suo ultimo film SupermotHard
Ossa rotte in motogomiti, clavicola, ginocchio, caviglia
Piatto preferitoassolutamente pollo al forno
Personaggio televisivo preferitoLilly Gruber
Personaggio dello spettacolo che porteresti sul setBeppe Grillo
Personaggio donna che porteresti sul setRosanna Cancellieri
Personaggio che vorresti far rilassare…a tuo modoVittorio Sgarbi


Testo di Andrea Di Marcantonio • a.dimarcantonio@specialmag.it
Foto di Roberto Brodolini • brodolini@specialmag.it

 

 

 
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