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   Venerdî 13 Giugno 2003

PA: sì con riserve all'open source

Sì è concluso ieri il lavoro della Commissione sull'Open Source voluta dal ministro per l'Innovazione Lucio Stanca e presieduta dal professor Angelo Raffaele Meo del Politecnico di Torino, il cui scopo era valutare il significato e l'impatto dell'impiego di software aperto nei sistemi informativi della pubblica amministrazione. Ne è venuto fuori un sì condizionato. Secondo l'analisi della Commissione, gli standard aperti dovranno essere usati valutando caso per caso fattibilità e rapporto tra costi e benefici. Si tratta di un primo e importante passo in avanti per l'open source, soprattutto da un punto di vista politico, come sottolineato dallo stesso Stanca durante la presentazione dei lavori. Il ministro ha inoltre confermato la sua intenzione di diramare una direttiva che renda obbligatorio per le PA locali "l'uso di almeno un formato aperto dei dati per consentirne l'accesso e la tutela del patrimonio informativo; contestualmente nella scelta dei sistemi e delle soluzioni informatiche, le stesse amministrazioni dovranno considerare prodotti open source, ma sempre sulla base di un rigoroso criterio di analisi preventiva". Dal senatore Fiorello Cortiana, primo firmatario del DDL 1188 per l'introduzione del software libero nella PA, riceviamo e volentieri pubblichiamo questo intervento.

di Fiorello Cortiana

Oggi il Ministro Stanca ha presentato i risultati della commissione per lo
studio dell'open source nella Pubblica Amministrazione. Con chiarezza la
politica e l'amministrazione devono avere la consapevolezza che le
indicazioni della commissione possono essere una vera e propria rivoluzione
tecnologica del Paese.

Ma perché i risultati della Commissione Meo esprimano tutto il loro
potenziale sono necessari alcuni strumenti: sul piano normativo è urgente
definire una legge che garantisca il pluralismo informatico e, conseguentemente, sia coerente con le indicazione della Commissione , come
il fatto che le Pubbliche Amministrazioni usino formati aperti di
comunicazione e facilitino il riuso e la condivisione del software tra le
diverse Pubbliche Amministrazioni, cioè un mercato di più di 100 milioni di
Euro, come garantito dalla licenza GPL.

Una seconda condizione è una politica attiva di azione amministrativa che
incentivi il pluralismo
, a partire dal fatto che i Piani per
l'E-Governament devono assumere la migrazione all'open source come una
priorità. Siamo d'accordo con la variabile dei costi e benefici, ma la
questione è che da oggi non è più possibile, come è accaduto in questi anni
che il software open source sia escluso dai bandi di gara delle
amministrazioni

La terza e ultima questione riguarda l'implementazione dell'opensource
nell'ambito della ricerca
, attraverso una chiave di condivisione che
consente di massimizzare i risultati e la disseminazione delle buone
pratiche, nonché il riutilizzo pienamente legale dei prodotti realizzati:
le amministrazioni locali, attraverso l'opensource, possono avere una
funzione enorme di sviluppo locale per tutti gli attori economici e sociali
del territorio. L'opensource può essere in ambito tecnologico ciò che è
stata la politica dei Patti Territoriali.

Noi che avevamo chiesto di sospendere i lavori della commissione del Senato
sul DDL per l'uso dell'opensource nella Pubblica Amministrazione in attesa
dei risultati della Commissione Meo, oggi abbiamo tutti gli strumenti per
affrontare una discussione che parta dal principio del pluralismo
informatico
. Da oggi affiancheremo questo percorso istituzionale con la
creazione di un Osservatorio Parlamentare che verifichi le migliori
pratiche e le difficoltà nell'uso dell'opensource nella PA, a partire dalle
scuole. Oggi 160.000 insegnanti stanno facendo un percorso di alfabetizzazione informatica e vogliamo capire come questo sia coerente con
i risultati della Commissione.

Inviato da Stefano Porro, 07:29 AM
I vostri commenti

Sono lieto che ne sia uscito un sì condizionato. Con questo caldo.

Inviato da: brontolo on Giugno 13, 2003 05:11 PM
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