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Intorno a Vittorio Veneto
ELETTRIFICAZIONE DELLA REGIONE

Il processo di elettrificazione della regione porta indubbiamente il segno di Giuseppe Volpi e della SADE (Società Adriatica di Elettricità) di cui Volpi fu a lungo presidente. La SADE costituita da Volpi nel 1905 con alcuni personaggi del mondo economico veneziano (Papadopoli, Revedin, Corinaldi) iniziò la sua attività con l'acquisto di alcuni impianti a Belluno, Cividale e Palmanova.
Nel giro di pochi anni, grazie anche all'opera dell'ingegnere Achille Gaggia, chiamato da Volpi a dirigere tecnicamente la società, la SADE, attraverso una politica di acquisizione di piccole centrali locali, giunse a controllare un'area che andava dai confini orientali del paese fino a Verona e a Bologna. Questo indubbio successo portarono gruppi nazionali come la Commerciale e la Bastogi ad entrare nella società, affiancati da la finanziaria di Zurigo, Elektrobank.
A metà degli anni '20, la SADE aveva già raggiunto una dimensione di primo piano tra i grandi gruppi elettrici italiani.
Intorno alla società madre si trovavano riunite quattro o cinque aziende produttrici tra cui nel Veneto ( la Società Elettrica Trevigiana e la Società Elettrica del Brenta) e una ventina di società distributrici la cui denominazione evoca le molte aree servite nella Venezia Giulia, nel Friuli, nella Venezia Euganea, nella pianura emiliana e romagnola.
Tra i primi interventi di grande consistenza va ricordato il sistema Pieve-Lago di S.Croce, progettato dall'ing: Vincenzo Ferniani e dal giovane ingegnere Carlo Semenza. Il sistema comprendeva le centrali di Fadalto (1913-14) del Nove vecchia e nuova (1915 e 1924), S.Floriano (1919) cui si aggiunsero negli anni successivi Castelletto (1923), Caneva (1927) e Livenza(1930).
Anche se la produzione idroelettrica fu a lungo dominante (circa 320.000 KW alla fine degli anni '30), la SADE era dotata di una serie di centrali termiche nel Veneto a Venezia, Padova, Soria (VR), nel Friuli e in Emilia Romagna.

L'impegno maggiore nel settore termico, si ebbe tuttavia tra 1926 e il 1930 quando fu realizzata la grande centrale a carbone e nafta di Porto Marghera con una potenza di 57.000KW. L'impianto era stato chiaramente programmato da Volpi in relazione allo sviluppo del polo industriale di Marghera, di cui fu uno dei principali promotori (nel polo erano presenti industrie chimiche, elettrochimiche ed elettrometallurgiche con aziende come la Montecatini, la Vetrocoke, la Società Anonima Veneta Alluminio e più tardi l'AGIP). La stessa SADE era presente in alcune industrie metallurgiche come la San Marco e la Metallurgica Feltrina.
Il settore idroelettrico continuò ad espandersi negli anni '40 con gli impianti lungo il Cordevole con le centrali di Cencenighe, Agordo, Stanga; lungo l'Adige con la centrale Sonio Nuova e le centrali Bussolengo e Chiedo realizzata dalla consociata Società Idroelettrica Medio Adige (cui partecipava anche la Edison).
Nonostante i nuovi impianti, i fabbisogni energetici della regione e in particolare dei grandi gruppi industriali, come la Montecatini e la SAVA, non potevano essere soddisfatti unicamente dalla SADE che vide presto affermarsi come società concorrenti ,da un lato le stesse grandi industrie (la stessa Montecatini, la Cartiera Burgo, Lanificio Rossi, le Acciaierie e Ferriere Vicentine), dall'altra società elettriche come le Forze Idrauliche Alto Cadore, con la grande centrale Pelos sul Pieve-Ansieri.

Nel 1944, dopo l'arresto e la fuga di Giuseppe Volpi in Svizzera, per i suoi stretti legami con il governo fascista, la presidenza della SADE passò ad Achille Gaggia. La SADE continuò a valersi, nel periodo della ricostruzione fino agli anni '60, di due valenti ingegneri Carlo Semenza, responsabile delle costruzioni idrauliche e Mario Mainardis, responsabile dei sistemi elettrici degli impianti.
Carlo Semenza completò i programmi di sfruttamento idroelettrico della regione con nuovi bacini di ritenuta con imponenti dighe (tra cui Fedaia, Corlo, La Stua, Semaiga, Val Gallina, Val Stener, Valle di Cadore).
L'ultima grande sfortunata impresa fu la realizzazione della diga del Vajont, pensata negli anni '40, ma realizzata solo alla fine degli anni '50.
Nel 1946 gli impianti idroelettrici del Gruppo Sade rappresentavano il 6,6della potenza installata complessivamente da tutte le categorie dei produttori. La potenza installata passa dai 465MW del 1946 ai 1027MW del 1962.
Tra i nuovi impianti soltanto due erano di notevoli dimensioni: la centrale di Soversene di 220 MW e la centrale di Somlago con 165MW.
Sul versante termoelettrico, nel 1947 fu costruita la Società Termoelettrica Veneta con il compito di gestire e costruire gli impianti del gruppo. Gli interventi maggiori si concentrarono a Porto Marghera dove la vecchia centrale fu portata da 70MW a 224MW nel 1962.
L'altro grande intervento fu la realizzazione della grande centrale di Porto Corsini con una potenza di 140MW,ma siamo fuori dai confini regionali, nei pressi di Ravenna.
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