Merzlog è rimasto 'isolato' per alcuni giorni, per un problema di configurazione del router. La situazione dovrebbe essere tornata normale, anche se gli aggiornamenti dei contenuti dovranno aspettare ancora qualche settimana.
...io invece no (purtroppo). Come avrete visto, negli ultimi mesi Merzlog è rimasto inattivo: sono stato davvero sommerso da una serie di scadenze di lavoro e da problemi di vario genere, e aggiornare con un minimo di regolarità il weblog è risultato impossibile. Le cose dovrebbero migliorare verso metà marzo (spero!).
Le riviste a pagamento non sono certo una novità. Ma il modello rappresentato da PLoS (Public Library of Science) è diverso dal solito: a pagare non sono i lettori ma gli autori, 1.500 dollari ad articolo. Non si tratta però di 'editoria accademica sovvenzionata', un modello che in Italia conosciamo anche troppo bene. Nel caso di PLoS, l'autore paga per avere un rigoroso processo di peer review, e per la distribuzione assolutamente gratuita del suo articolo.
In sostanza, l'autore che collabora a PLoS paga (prevedibilmente attraverso fondi di ricerca) per mantenere libero l'accesso ai risultati scientifici del suo lavoro.
E' un meccanismo che sicuramente può far discutere, ma che non manca di motivi di interesse (il pagamento delle spese di peer review e di conservazione dei materiali costituisce uno dei problemi principali delle iniziative di Open Archive che vogliano assicurare standard rigorosi nella selezione dei testi). Tanto che, nonostante la natura estremamente specialistica della pubblicazione (la prima 'rivista' PLoS è dedicata alla biologia), al momento del lancio il gran numero di accessi ha messo in difficoltà il server che la ospita. Un'iniziativa da seguire, insomma.
L'incontro, organizzato da Luca Conti (Pandemia), si svolgerà ad Ancona nel pomeriggio di sabato 22 novembre, nell'ambito della fiera Eco&Equo;. Non potrò esserci, ma si annuncia interessante...
Mercoledì scorso, alla chiusura di un convegno internazionale dedicato al tema Open Access to Knowledge in the Sciences and Humanities, è stata resa pubblica da Peter Gruss, presidente della Max-Planck-Gesellshaft, una dichiarazione congiunta delle principali società e organizzazioni scientifiche tedesche (e di numerose organizzazioni internazionali: fra le altre, il CNRS francese) operanti nel campo delle discipline umanistiche. Il documento, immediatamente ribattezzato Dichiarazione di Berlino, riafferma il principio del libero accesso ai lavori di ricerca scientifica e accademica, e la loro conservazione all'interno di archivi aperti e gratuiti. Il comunicato stampa (PDF) che presenta l'iniziativa afferma fra l'altro:
In signing the "Berlin Declaration", the research organizations advocate consistently using the Internet for scientific communication and publishing. Their recommendations in favor of open access are directed not only at research institutions but also and to the same extent at cultural institutes such as libraries, archives, and museums.
The Berlin Declaration states that, "Establishing open access as a worthwhile procedure ideally requires the active commitment of each and every individual producer of scientific knowledge and holder of cultural heritage". Open access contributions include original scientific research results, raw and metadata as well as source materials and digital representations of pictorial and graphical materials. The authors and right holders grant to all users a free, irrevocable, and universal right of access to these contributions and allow their work to be used, reproduced, or disseminated in digital form (provided correct attribution of authorship or copyright owner is given). Together with supplemental materials and the declaration of the right of use, the complete version of the work is to be made accessible in at least one electronic online archive.
Tra le istituzioni firmatarie è anche l'Istituto e museo di storia della scienza di Firenze. Manca, invece, il nostro CNR, che come è noto è stato posto sotto il diretto controllo governativo con il commissariamento del giugno scorso.
Con una news soprendente, la BBC ha annunciato di voler produrre una nuova serie del Doctor Who, lo storico telefilm di fantascienza trasmesso ininterrottamente dal 1963 al 1989, anno della sua sospensione. In Italia la Rai trasmise nei primi anni '80 qualche episodio in cui il ruolo del "dottore" era interpretato da Tom Baker, che qualcuno si ricorderà per la sua lunga sciarpa multicolore. I Whovians (neologismo corrispondente a Trekkers per il fandom di Star Trek) di tutto il mondo non hanno perso tempo subissando la BBC di domande tra cui la più importante: Chi interpreterà il ruolo principale?
L'unica certezza dei fan è la presenza del Tardis (Time and Relative Dimensions in Space), l'atipica macchina del tempo del Doctor Who, identica dall'esterno ad una cabina del telefono inglese vecchio stile, e dei nemici di sempre: i Daleks!
Inviata da Federico Meschini il 24/10/03; 15:53:17
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In questo periodo l'aggiornamento di queste pagine è minimo: ci sono un po' di guai familiari che hanno la precedenza. Spero tutto possa tornare presto alla normalità.
Il testo rappresenta la versione rivista per la pubblicazione del mio intervento al convegno Lingua italiana e scienze, organizzato dall'Accademia della Crusca e svoltosi a Firenze dal 6 all'8 febbraio 2003. Gli atti del convegno sono in via di pubblicazione a cura dell'Accademia della Crusca.
Con l'occasione, ringrazio nuovamente chi, su MerzLog e privatamente, mi aveva a suo tempo fornito spunti e suggerimenti sul tema.
Come si citano i collaboratori di un articolo giornalistico? Dopo il vero e proprio terremoto rappresentato dal caso Jayson Blair (conoscete questa pagina di errore?), e dopo le raccomandazioni contenute nel 'Siegal Report' (PDF), il New York Times ha cominciato a sperimentare un certo numero di soluzioni alternative.
Se ne occupa The Village Voice in un articolo abbastanza interessante. Che racconta anche di come il Washington Post abbia recentemente pubblicato un articolo sull'uragano Isabel corredato, accanto al nome dell'autore, dai nomi di ben 52 collaboratori.
La soluzione prescelta finirà senza dubbio nel Manuale di stile del New York Times, autorevolissimo riferimento per quanto riguarda le convenzioni da seguire nella stesura di articoli giornalistici. A proposito di manuali di stile: altro problema diffuso riguarda la forma in cui citare le fonti Web. In questa pagina ci sono suggerimenti assai utili (e molto chiari) basati sul Chicago Manual of Style.
Inviata da Gino Roncaglia il 25/9/03; 19:25:51
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Hanno appena trasmesso su Rai Tre la versione animata de "La Ballata del Mare Salato", il capolavoro di Hugo Pratt, in cui fa la sua prima comparsa Corto Maltese. A distanza di tanti anni la storia corale di Rasputin, Cain, Pandora, Cranio, il Monaco, Slutter e lo stesso Corto Maltese mantiene ancora tutto il suo fascino. La prima edizione della ballata è del 1967, l'ultima storia di Corto del 1992 e la morte di Pratt del 1995. Dopo il film animato del 2002 "Corte Sconta detta Arcana" che ha ottenuto un buon successo in Francia (ma in Italia qualcuno è riuscito a vederlo?) la stessa produzione ha trasposto altre 10 storie del romantico marinaio, che verranno trasmesse fino all'11 Novembre ogni Martedì alle 23.40.
A giudicare dalla prima puntata l'impressione è molto buona. L'adattamento è fedele ed allo stesso tempo efficace, e mantiene l'equilibrio tra poesia, violenza e sogno caratteristico delle storie di Corto. I disegni sono affascinanti ed evocativi e si rifanno alla versione più evoluta del tratto di Pratt, meno grezzo e più astratto. Anche la caratterizzazione di Corto Maltese è più vicina alla sua versione matura, in cui ha già assunto i tratti del personaggio idealista e sognatore per eccellenza, che a quella ambigua della ballata.
L'ultima storia ad essere trasmessa sarà la "Casa dorata di Samarcanda" in cui Corto, per salvare Rasputin, deve confrontarsi con un suo misterioso doppio.
Così come quarant'anni fa, tutto inizia con "Sono l'Oceano Pacifico e sono il più grande di tutti. Mi chiamano così da tanto tempo..."
Inviata da Federico Meschini il 20/9/03; 16:10:56
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Pochi giorni fa, Barnes&Noble.com; annunciava il proprio ritiro dal mercato degli e-book. Oggi arriva invece una notizia di segno opposto: L'Open e-Book Forum annuncia i risultati del primo sondaggio di ampio respiro effettuato nel settore, che mostra per il primo semestre 2003 un aumento del 40% delle vendite e del 30% dei profitti rispetto allo stesso periodo del 2002 (da confrontare con un aumento del 5% soltanto nel mercato dell'editoria a stampa).
Come si spiegano questi segnali contrastanti (fra l'altro, Barnes&Noble; è stata fra le aziende partecipanti al sondaggio)?
In realtà, anche se il comunicato dell'OeBF presenta con un certo trionfalismo i dati raccolti, in termini assoluti un mercato che si avvia a toccare i 10 milioni di dollari di vendite è ancora tutt'altro che maturo, e comunque assai lontano dalle previsioni ottimistiche di tre o quattro anni fa. La crescita di titoli e 'copie' vendute è indubbia, ma non esplosiva. E, significativamente, nulla si dice sulla vendita dei dispositivi di lettura: è probabile che buona parte degli e-book in circolazione sia comunque ancora destinata a essere scomodamente utilizzata sullo schermo di un PC. Dietro all'entusiastico comunicato c'è dunque una realtà assai meno rosea. Di buono c'è comunque il fatto di avere finalmente qualche dato 'certificato' sulle dimensioni del settore: le statistiche su diffusione e vendita dei libri elettronici erano state negli anni passati davvero inaffidabili.
Ho inserito su MerzWeb un'altra anticipazione da Internet 2004 (la cui data di uscita - mi comunica l'editore - è ulteriormente slittata di una quindicina di giorni: dovrebbe essere in libreria a fine ottobre). Si tratta dell'appendice intitolata Internet e l'11 settembre: un caso di studio. E' la rielaborazione di un testo che avevo preparato per l'intervento a un convegno dell'anno scorso, e discute le reazioni della rete agli avvenimenti dell'11 settembre: sia quelle immediate, a caldo, sia quelle di più lungo respiro. Non è certo un'analisi completa, ma - in tempo di aniversari - può forse interessare a qualcuno. Osservazioni e commenti sono benvenuti :-)
A proposito di aniversari, oggi va ricordato anche un altro 11 settembre: quello del 1973. I carri armati a Santiago, l'assassinio di Salvador Allende nel palazzo della Moneda, gli stadi pieni di prigionieri (molti dei quali non avrebbero fatto ritorno), la fine della democrazia in Cile.
Di quell'11 settembre, e dei giorni successivi, ho una memoria molto viva: avevo 13 anni, e il corteo di protesta che si svolse in quell'occasione a Roma fu la prima manifestazione alla quale partecipai (o almeno la prima alla quale partecipai per mia scelta). Per diversi anni sulle pareti della mia camera ci furono i manifesti della campagna elettorale di Unidad Popular, ristampati in Italia nell'ambito di una qualche iniziativa di solidarietà. Ricordo anche quando li tolsi, qualche anno dopo, ormai ingialliti e accartocciati. Fa una certa impressione ritrovare adesso in rete la versione digitale di quegli stessi manifesti, perfetti, come appena disegnati...
Inviata da Gino Roncaglia il 11/9/03; 0:34:39
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MerzLog è il weblog collaborativo di Merzweb. Raccoglie segnalazioni e interventi di un piccolo (ma sceltissimo!) gruppo di amici-navigatori. MerzLog è coordinato da Gino Roncaglia. Maggiori informazioni sul funzionamento di MerzLog sono disponibili qui.
Ultimo aggiornamento: Sabato 28 febbraio 2004 alle 22:49:59
This is my new blogchalk: Italy, Rome, Bologna-Nomentano, Italian, English, Gino, Male, 41-45.
Le riviste a pagamento non sono certo una novità. Ma il modello rappresentato da 
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