Sui giovani d’oggi ci scatarro su

 

 

La direzione del Jolly sollecita il mio parere sull’articolo contro il cinema americano del giovane, non posso che immaginarmelo imberbe,  Mr. Kaplan.

 

La cosa che ho apprezzato di piu’ e’ la scelta dello pseudonimo, George Kaplan: la spia  per la quale viene scambiato il “comune” Roger Thornill magistralmente interpretato da Cary Grant nell’ hitchcockiano “Intrigo Internazionale” (North by Northwest) Universal 1959.

Lo sfoggio di dati non e’ per sciorinare il mio sapere (sto bellamente copiando dal Mereghetti) ma forse per informare il nostro giovane amico, dato che su internet penso che giri un altro mister Kaplan.

 

Mi diverte la scelta del nick perche’ nel film di Hitchcok la spia Kaplan si scopre non esistere, e anche tutto il polverone che il nostro corrispondente fumino solleva, alla fin fine non esiste: basti il fatto che contro i Wachowski,  Peter Jackson, e Ang Lee oppone chi? Niente popo’ di meno che Shyamalan, uno che dopo aver azzeccato il Sesto Senso, con un geniale colpo di scena lo ammetto ha girato “Sign” con  Mel Gibson che combatte contro gli autori (alieni e cattivi, ma certo.. la citazione dalla grande sci-fi degli anni 50, dove la metto? sconsiderata che non sono altro!) dei crop circle, cioe’ i cerchi nel grano e tanto si documenta sull’argomento che i cerchi li fa fare nel grano.. turco!

 

Sicuramente alcune delle considerazioni che Mr. Kaplan fa sono piu’ che condivisibili, ma mi preoccupa che una giovane mente si faccia influenzare da cio’ che dicono (cito testualmente)  “i nuovi snob e   intellettuali” : ma ragionare con la propria testa, quello mai?

 

Caro Mr. Kaplan, lei mi ricorda quei giovani studenti che affollandosi  all’ingresso dell’aula del corso di Storia di Critica del Cinema si lamentavano che il professore li costringesse alle noiose visioni di “Quarto Potere” “Les Enfants du Paradis” et similia invece che prioiettare autori piu’ attuali come Tarantino. Era il ‘97, quando assistetti a questa penosa scena, e gia’ allora volevo ribattere che se non si conoscono le origini e’ pressoche’ inutile studiare i nuovi autori: sicuramente Lei sapra’ meglio di me che Tarantino ne “Le Iene” si rifa’ addirittura ai moduli del teatro elisabettiano, ragion per cui mi domando come mai solo adesso si sia accorto della colonizzazzione del cinema  (solo quello?) americano, quando gia’ Sordi ne da testimonianza in “Un americano a Roma” del 1954, che nel titolo si rifa’ a “Un americano a Parigi” del ‘51 (ah, Vico, ou est-tu?).

 

Un cordiale saluto

 

da una a cui Matrix Reloaded e’ piaciuto, ma l’ultimo film visto in sala e’ “Lulu” di Pabst  (1928) e a 8 anni si innamorava de “Il bacio della Pantera” di Tourneur (1941).

 

P.S. Il titolo e’ la citazione di una canzone degli Afterhours, come avra’ notato il mio eloquio tende ad essere piu’ formale.