Stampa questa pagina Chiudi questa finestra
ti trovi in:  Home > Memorie e scritti >Passato remoto ma sempre presente >
Domenico Maria Belzoppi

Domenico Maria Belzoppi nacque in questo Borgo Maggiore il 14 Novembre 1796 da saggi, onesti ed agiati cittadini. Percorse le scuole in patria sotto la guida amorosa e sapiente di quel bravo letterato, che fu suo zio, don Ignazio Belzoppi e andò a compiere gli studi secondari in Forlì dove strinse amicizia con alcuni Carbonari e novatori dell'epoca ed incominciò a cospirare con essi per la libertà d' Italia. Indi studiò all'Ateneo di Perugia, allora rinomatissimo, ed ivi si laureò con lode in Giurisprudenza nell'anno 1821.

Tornato in patria con un buon corredo di idee e di cognizioni moderne continuò a studiare e ad interessarsi delle scienze più in voga: la politica e la diplomazia, tanto da riuscire ben presto non solo forbito scrittore negl'idiomi latino e italiano, ma valoroso difensore degli orfani, degli incapaci, degli umili, degli oppressi.

Sposatosi nel 1830 con Maria Giannini, d'antico casato, donna di gran cuore e di nobili sentimenti, trovò in essa una buona compagna che doveva renderlo felice nelle varie vicende della sua vita, consolarlo in tante amarezze e cooperare seco lui alla santa educazione dei figli.

Fin da quando attendeva agli studi a Forlì e a Perugia contrasse amicizia con liberali del tempo ed ebbe stretta relazione col Maroncelli, col Bergonzi, col Zambaccari, col Renzi, col Serpieri, col Santi e con molti altri generosi figli delle Romagne e delle Marche, Carbonari prima, iscritti alla Giovane Italia poi. E in ogni moto o sollevazione delle vicine contrade, l'Avv. Belzoppi si prestò per dare asilo in Repubblica ai vinti dalla forza e dalla fortuna, ai perseguitati dalla malvagità e dalla sventura.

Figlio di libertà, non solo sentì per gli altri, ma prestò pur l'opera sua con pericolo della propria vita. Infatti nell'Agosto del 1834 partì da San Marino col servo Tamagnini Matteo con carte compromettenti, incaricato di una missione delicatissima da parte dei liberali del Riminese per quelli della Toscana. Ma una guida lo tradì - come si rileva dai documenti che pubblichiamo in fondo - e nel momento che stava per passare il confine dalla parte di Carpegna fu imprigionato e malmenato. Egli masticò le carte compromettenti senza rivelare un sol nome e senza proferire una frase.

Subì vessazioni di ogni sorta e duro carcere per sette mesi a S. Leo, a Rimini, a Forlì; ma dalla sua bocca non uscì mai una parola; e così restò salva dalla forca pontificia - imperante nelle legazioni il famigerato Tenente Colonnello Freddi - tanta parte della gioventù romagnuola. Finalmente liberato, nel Marzo del 1835, per interposizione di persanaggi influentissimi e per insistenti reclami del Governo Sammarinese, ritornò in patria fra tripudi ed ovazioni generali.

E dalla patria piccola più non si mosse, per quivi attendere alle cure ed agli affari del Governo. Eletto consigliere dopo la morte del suo genitore, fu Capitano Reggente per ben cinque volte in tempi tristi e fortunosi, e seppe superare ogni difficoltà con decoro e vantaggio della Repubblica.

Reggente la prima volta dall' Ottobre 1838 all'Aprile 1839 ottenne miglioramenti non pochi nella rinnovazione dei trattati per i sali e tabacchi col Governo Pontificio.
Nell'anno 1842, Reggente la seconda volta, da valente giurista qual'era, pensò di far riformare dal Sovrano Consiglio le leggi penali, preludendo in tal modo al famoso codice Zuppetta, e presentò una legge per l'abolizione dei fidecommissi e maggioraschi, dimostrando così che un popolo diventa prospero e felice solo quando è sorretto da leggi e da istituzioni conforme alle norme della ragione e dei tempi. Durante la suddetta Reggenza furono aggregati al Patriziato Sammarinese molti illustri personaggi dello Stato Pontificio, per salvarli dalla galera perché cospiratori e rei di volere la libertà d'Italia. In conseguenza della quale aggregazione fu fatta una legge sull'asilo da darsi agli inquisiti esteri, ossia a quei rei politici che essendo sotto processo venivano a rifugiarsi in Repubblica per non subire il carcere preventivo.

Console e Reggente per la terza volta dall'Ottobre del 1845 all'Aprile del 1846, il Belzoppi insiede col Bonelli e col Borghesi si diede più che mai d'attorno per salvare con l'asilo e col trafugamento in Toscana, dove avevano trovato una persona fidatissima, l’Avv. Ronchivecchi di Livorno, che aiutava l'imbarco dei profughi politici da quel porto per le lontane Americhe, moltissimi congiurati che fecero parte del mal riuscito moto di Rimini, senza punto compromettere la nostra Repubblica. Così operando il nostro Governo diede -il singolare esempio che con le massime dell’Umanità e della prudenza si poteva far rispettare la sventura, senza che gli Stati vicini se ne offendessero. E quante volte i Governi, Papale e Austriaco, diedero segno di aperto malcontento contro il Governo Sammarinese, questo, sempre su proposta del Belzoppi e del Bonelli, usò una doppia politica per salvare la piccola Repubblica e quei derelitti che a lei facevano ricorso. II Consiglio Principe e Sovrano per dare sfogo ai minacciati reclami dei Governi vicini faceva decreti di espulsione di alcuni Esteri, mentre poi il Belzoppi e i primari governanti ne salvavano una quantità col farli aggregare o al patriziato o alla cittadinanza sammarinese, e coll’allontanarli dal nostro territorio munendoli di fogli di via e di passaporti.

Capitano Reggente il Belzoppi per la quarta volta nel fatidico anno 1849, a lui, al compagno inseparabile G.Battista Bonelli, a G.Battista Braschi, a Bartolomeo Borghesi e ai coraggiosi popolani Francesco Della Balda, Lorenzo Simoncini, Sebastiano Mazza e Nicola Zani si dovè se l'Eroe leggendario e la sua gloriosa legione trovassero scampo a S. Marino pur rimanendo sempre salva la nostra avita libertà.

Non c'indugeremo su questo periodo a tutti noto e santamente glorioso; ripeteremo col poeta che l'ombra della nostra repubblica protesse in quel momento epico l’Eroe che affrontava i fati novi d'Italia, ed acquistò per questo il diritto alla cittadinanza della terza Italia.
E riporteremo quanto ebbe a dire lo storico Ionas, non sempre favorevole, perchè tedesco, a riconoscere i meriti della razza latina e le gesta dell' italica virtù combattente : « Grande fu il Garibaldi in quella contingenza, grande fu la Repubblica Sammarinese; e i nomi di Domenico Maria Belzoppi e di Giambattista Bonelli debbono essere incisi a lettere d' oro nei fausti della storia.”

Concluderemo col far notare che durante questa Reggenza il Belzoppi trovò tempo e modo di far riordinare il Collegio - Convitto Belluzzi e di riformare la pubblica istruzione.

Passando alla quinta ed ultima reggenza, alla Reggenza lugubre e triste del 1853, anno funesto per lotte civili e per atroci misfatti, chi tenne fermo perché la Repubblica non andasse in rovina fu appunto il Belzoppi, il quale, con sani e virtuosi propositi e con azioni. generose e magnanime, senza far uso né di ostentazioni né di spavalderie ma della sola forza morale, seppe in mezzo alle fiere tempeste condurre la nave a buon porto. E mentre la Corte di Roma avvisò che fosse giunto il tempo per annettersi il territorio nostro e convenne col Governo Toscano per occuparlo militarmente sotto mentito aspetto di ristabilirvi l'ordine, il Belzoppi e il Borghesi trovarono modo di accaparrarsi la protezione e l’appoggio di Francia, mettendo al riparo così la piccola nostra Repubblica da ogni pericolo interno ed esterno. Di qui l'invidia di pochi malevoli che presero a perseguitare l'accorto politico Belzoppi e lo costrinsero a rendersi esule dall'amata patria per il quieto vivere della sua famiglia. Non si poteva tollerare da taluni la sua primazia basata su meriti personali e sopra una sana popolarità. Si dubitò persino dell'onestà dei suoi intendimenti quando nell'anno della carestia Egli fece fare provviste di cereali all’estero con la garanzia di tutti i Consiglieri. E per quanto il suo coraggio civile non venisse mai meno e la Sua serenità d'animo sempre lo sostenesse, la sua vita si spense presto in esilio.
I patemi gli avevano guasto il cuore; e dovè soccombere il giorno 8 Febbraio 1864 nel suo solitario ritiro di Verucchio, raccomandando ai figli di amare la patria e il prossimo, ed inviando l' ultimo saluto al suo diletto nido di libertà, ove volle fosse portata la sua salma.


Dei tanti documenti della raccolta Belzoppi che in questi giorni ho potuto consultare - grazie il gentile permesso delle rispettabili signore Emilia Belzoppi Ved. Bondanini e Tina Belzoppi in Albini, uniche figlie superstiti del patriota Domenico Maria Belzoppi - piacermi riportare le seguenti tre lettere estratte ad litteram dall' archivio segreto dei Carabinieri Pontifici residenti in Rimini e che riguardano l'arresto. del suddetto patriota.

TENENTE ANDREA NICOLETTI

DEI CARABINIERI DI RIMINI

Interessa sommamente alla Segreteria di Stato (Pontificio) l'arresto del Sig. Domenico Belzoppi di S.Marino. od anche del Prof. Bergonzi che suole quest'ultimo spesso recarsi in Rimini, e sarebbe ottima cosa l'arresto di amendue.

Siccome si sospetta. che il primo debba recarsi alla volta della Carpegna, ho a tal uopo incaricato il Tenente Aloj che si dirige in incognito verso quel monte.

Per la sicurezza dell' itinerario, che il Belzoppi dovrà tenere procuri dell'opera di Luigi Ped… bene inteso che il medesimo non venga compromesso menomamente.

Potrà adunque mettersi liberamente di concerto col suddetto Tenente e procurare per quanto le sarà possibile della sicura esecuzione, andando ella con ciò a corrispondere agli inviti della lodata Segreteria di Stato; e le sono con stima,
Dev.mo Servitore
Tenente Colonnello Freddi
Forli 10 Agosto 1833

--------------------

 

Sig. TENENTE NICOLETTI - RIMINI

E’ qualche giorno, che io sono qui presso il monte di Carpegna, nè l'inquisito Domenico Belzoppi mi è dato di riscontrarlo. Ritengo che egli non si allontani da S. Mar... ovvero non si conosca la via, che dovrà tenere.
Procuri di rilevare da Luigi P . . . . la sicura traccia dell' itinerario e me ne dia un pronto riscontro.
Dev.mo Servitore
Tenente Aloj

----------------------

Sig. TENENTE NICOLETTI - RIMINI

L' inquisito Bel… è stato arrestato. Passi a mio nome a L. Ped… scudi 12 che le invio, addimostrandogli tutta la mia gratitudine.

Tenente
Colonnello Freddi
Forlì 30 Agosto 1833 P.F.

Lettera che inviò G. Garibaldi al Consiglio Principe e Sovrano, dopo la nomina di Lui a Cittadino Onorario

Signori Capitani Reggenti di San Marino

Caprera 1 Giugno 1861

Sono oltremodo sensibile e grato all'onore che volle farmi il Governo della Repubblica di San Marino nel conferirmi la cittadinanza Sammarinese, il cui diploma mi pervenne a mezzo dell'egregio Sig. Avv. Brofferio. Vado superbo di essere cittadino di tanta virtuosa Repubblica. Tra i molteplici tratti di generosità che la resero rispettata e benemerita nei secoli havvi quello recente, e per cui conserverò eterna gratitudine, dell'ospitalità che diede a me ed ai miei commilitoni nella ritirata da Roma nell'anno 1849. Prego loro Signori di farsi interpreti, di questi miei sentimenti presso gli onorevoli del Consiglio Generale.

Con distinta stima di loro Dev.mo
G. Garibaldi


Riproduciamo l'iscrizione della lapide a Domenico Maria Belzoppi dettata dal Dott. Onofrio Fattori, professore di Letteratura italiana in questo Liceo.

QUI NACQUE
DOMENICO MARIA BELZOPPI
CHE COSPIRANDO PER LA REDENZIONE D'ITALIA FIERO ED ARDITO SOPPORTO' PERSECUZIONE E CARCERE VALENTE GIURECONSULTO CINQUE VOLTE REGGENTE IN TEMPI FORTUNOSI IL XXXI LUGLIO MDCCCXLIX I PRODI DELLA REPUBBLICA ROMANA VINTI NON DOMI
DUCE
GIUSEPPE GARIBALDI
CON SAPIENTE ACCORGIMENTO POLITICO SOTTRASSE ALL'IRA PONTIFICIA ED AUSTRIACA ASSICURANDO CON LA SALVEZZA DI QUELLI LA LIBERTA DELLA PATRIA
---------------------

N. XIV NOV. MDCCXCVI - M. VIII FEBBR. MDCCCLXIV

°°°

L'inaugurazione della lapide, posta in Borgo nella casa ove il Belzoppi ebbe i natali, avrà luogo nel pomeriggio di oggi alle ore 5. Parleranno per i repubblicani Manlio Gozi, da cui partì la proposta di rivendicare dall' ingiusta e indecorosa - dimenticanza la memoria dell'Illustre nostro Concittadino, e il prof. Pietro Franciosi, presidente del Comitato.


Note:
Torna a inizio pagina