Dopo anni in cui ha poltrito intonso sullo scaffale, e reduce dalla indigestione di Mondo senza fine, mi sono finalmente deciso ad attaccare questo regalo della gentile Maybe. In realtà sono solo a poche pagine dall'inizio, ma getto lì lo stesso qualche pensiero.
Leggo idee interessanti, nuove. Mi solletica l'ambientazione monegasca: RMC mi rimanda ai tempi di eroici di Jocelyn di Awanagana che giustamente Faletti non dimentica di citare. Mi piacciono gli ambienti fumosi, impregnati di aspirazione al potere. Ma leggo anche uno stile ancora naïf: alcuni dialoghi mi suonano troppo costruiti, improbabili come quelli delle fiction di Mediaset. Alcune descrizioni mi sanno tanto di patinato, da romanzi Harmony o da riduzioni del Reader's Digest, poco dissimili da quelli che potrei inventarmi io che, fortuna mia, scrittore non sono.
Antonio D'Orrico, sull'ultima di copertina, minaccia: Non ci crederete ma oggi quest'uomo è il più grande scrittore italiano. Spero di dargli ragione nelle prossime pagine.