Stampolampo Blog
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L'etichetta autoadesiva è un mezzo pubblicitario molto gradito ai giovanissimi e anche molto usato per segnatura, marcatura e confezionamento. I materiali di base possono variare dalla carta adesivizzata al PVC adesivo (che può essere trasparente, rifrangente, bianco o colorato). Vi possiamo fornire etichette adesive in carta (con solo taglio dritto o al vivo) e adesive in PVC trasparente, bianco o rifrangente (con taglio dritto, al vivo e fustellato). Il PVC trasparente è adatto solo su supporti (cioè dove andrà attaccata l’etichetta) chiari, in quanto la natura semitrasparente degli inchiostri non permette una corretta riflessione della luce (riferirsi al metodo sottrattivo di cui si parla ampiamente nella sezione tecniche e colore di stampolampo.it).
Il materiale da utilizzare dipende essenzialmente da dove dovrà esse applicata l’etichetta. La carta è molto usata per etichettatura e tracciamentio in confezionamenti e imballi, su adesivi da impiantistica o marcatura in ambienti poco esposti, infatti non gradisce umidità e lavaggi ma accetta bene temperature anche elevate (fino a 150 gradi). Il PVC invece ben si presta per ambienti umidi e accetta anche lavaggi non troppo aggressivi, inoltre la praticità di fornirvi anche la fustellatura (di qualsiasi forma anche per piccole tirature) ne facilita la personalizzazione e l’adattamento anche a forme strane e variamente curvate. Come tutti i gli altri prodotti pubblicitari, più sono vivaci, colorati e d’impatto e più sono visibili. Le regole sono sempre le stesse: usare colori vivaci, fare attenzione alle forme ed ai caratteri, molta chiarezza e brevità. Più sono semplici e più si leggono facilmente e più si ottengono buoni risultati.
Nel sito stampolampo.it sezione etichette troverete maggiori precisazioni, dettagli e prezzi.
Un bigliettino è un mezzo per presentarsi e, come un vestito, rispecchia la propria personalità o il carattere della propria azienda. Il formato standard dovrebbe essere di dimensioni eurocard (come una carta di credito) pari a 85x55 mm. Il biglietto può essere sviluppato sia in orientamento orizzontale che verticale, a seconda dei propri gusti o le difficoltà di impaginazione. Per la creazione sono consigliati software di tipo vettoriale adatti alla grafica (tipo Adobe Illustrator, Corel Draw, ecc.) sono utilizzabili anche pacchetti per la grafica raster (tipo Adobe PhotoShop, Corel PhotPaint, ecc.) sono invece sconsigliati software di Word Processing (come MS Word, Writer di Open Office, ecc.).
Sarebbe il caso di rispettare alcune semplici regole:
1) Il nome sempre prima del cognome
2) Il titolo (Dott. Ing. Prof. ecc.) solo se strettamente necessario, ma meglio evitare (è abbastanza brutto dover barrare il titolo quando ci si presenta a qualcuno, come per dire: per te sono semplicemente un amico).
3) Non usare troppo MAIUSCOLO nel testo, è poco gradevole e oltretutto, è poco elegante
4) Mai scritte inclinate e deformate: non si tratta di un volantino pubblicitario.
5) Se si rappresenta una azienda, un istituto o altro, il logo della casa madre è sempre consigliato inserirlo, magari non troppo grande e, di solito, in alto a sinistra.
6) Se si ha un incarico in ambito aziendale o d’istituto (tipo direttore, presidente, amministratore delegato, responsabile acquisti, ecc.) va riportato sotto al nome, magari in corsivo (questo aiuta a far ricordare in che veste ti sei presentato).
7) Se si riporta il telefono del proprio portatile è bene metterlo appena sotto il nome o l’incarico aziendale (è oltremodo scomodo andare a spulciare tutti i numeri aziendali per potersi far contattare)
8) Non riportate le cose che non servono (es. la partita IVA) il bigliettino non è uno strumento fiscale o contabile e, francamente, non dovrebbe fare la vece di un timbro
9) Ultimamente vanno tanto di moda i bigliettini plastificati, sinceramente, a meno che siamo sempre con le mani sporche, è molto più bello consegnare un bigliettino di carta pregiata, invece di una ricarica telefonica
10) So che può succedere, ma cercate di non fare errori di battitura (è molto brutto poi correggere a penna)
Normalmente il bigliettino da visita viene progettato da noi dietro i vostri consigli. Comunque accettiamo anche lavori fatti integralmente dal cliente purché questi, rispettino gli standard di qualità e dimensioni opportune.
Nell’utilizzo di S/W vettoriali si consiglia, di impostare la pagina di lavoro dello stesso formato del bigliettino. Utilizzate caratteri facilmente leggibili, evitando di inserire informazioni inutili o di scarsa utilità. Una volta preparato il lavoro secondo i vostri gusti, provate a stamparlo (va bene anche con la vostra stampantina domestica) anche solo in nero, vi servirà per rendervi conto delle proporzioni, dell’aspetto finale e la dimensione dei caratteri (nelle piccole dimensioni di un bigliettino non è facile regolarsi col solo video). Ora, che il lavoro è ultimato, non resta che salvarlo. Consigliati ii formati tipo .EPS .PDF .JPG .CDR .AI generati quasi tutti dagli stessi software, i primi tre sono consigliati per compatibilità e facilità di esportazione. In caso di particolari difficoltà, contattateci anche per telefono. Ora che il lavoro è pronto, corretto e ben impostato, mandatecelo per email e vi sarà rispedito stampato in alta qualità per pochi euro di spesa. Nel nostro sito troverete maggiori precisazioni, dettagli e prezzi.
Questo è un settore di punta a cui stampolampo.it crede fortemente, siamo in grado di fornire cataloghi completamente a colori su carta patinata anche sotto i 1000 € per 2000 pezzi (il prezzo dipende dal numero di pagine, dalle dimensioni, dalla complessità della grafica, ecc). Siamo convinti che spendere in un catalogo è molto di più di un investimento pubblicitario. A differenza del volantino o del pieghevole, un catalogo non si butta, si sfoglia, si tiene da parte, perché poi ci servirà. Rappresentanti, piccole aziende, artigiani, imprenditori, associazioni sportive, enti, comuni, potrebbero avere una marcia in più semplicemente con questo strumento fatto apposta per loro. La preparazione grafica richiede del tempo, quindi più ci viene semplificata e più risparmierete. Gran parte del lavoro potrebbe essere svolto da voi, sul posto, trovando immagini, scovando fotografie o scattandone di nuove (con una buona macchina da 5 Mpix si possono già ottenere buoni risultati). Per prima cosa bisogna decidere bene i contenuti e pensare come organizzarli. Le idee chiare sono fondamentali per ottenere un catalogo sobrio, gradevole e divertente. Successivamente vanno selezionate le immagini, è fondamentale intramezzare lo scritto, i listini o tabelle, con belle immagini, illustrazioni o figure magari realizzate da voi stessi, foto scattate nella vostra realtà o più semplicemente attinenti al tema che si sta trattando nelle pagine. Poi in ultimo, si inizia la realizzazione grafica. Tratto da stampolampo.it per dettagli e maggiori precisazioni riferirsi alle pagine del sito.
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Di elvio (del 20/03/2008 @ 16:02:45, in Politica & società, linkato 3 volte)
Pikluk è un browser studiato per i bambini, può essere configurato per permettere una navigazione sicura e protetta ai nostri pargoli. Il genitore, una volta registrato, configura una lista di siti sicuri, scarica ed installa il browser ed i bambini possono navigare solo nei siti indicati. Il controllo degli acessi alle pagine avviene da remoto in modo tale che l’adulto lo possa configurare ed aggiornare da qualsiasi postazione (anche da fuori casa). Il browser è gratuito e scaricabile da chiunque e garantisce anche la tutela della privacy riguardo le informazioni personali sui minori. Pikluk include anche un servizio email specifico, limitato e chiuso (questo permette di difendersi da spam e mmonnezze varie). E' un ottimo prodotto, carino e funzionale. Può essere un ottimo sistema per lasciare al bimbo il giusto senso di libertà e farlo muovere ed interagire da solo nei nuovi mezzi di comunicazione. Ovviamente, uno sguardo attento, ogni tanto, non dovrà mai mancare. Altro prodotto simile è KidZui, indirizzato ai navigatori dai 3 ai 12 anni ed è basato su Firefox. Come per il precedente, ci si registra e lo si configura includendo una lista di siti sicuri. In più offre una lista già pronta di siti certificati (ce ne sono già più di 500.000), tutti gli altri accessi devono superare il controllo del genitore o del tutore. Dispone anche di un monitoraggio delle attività svolte in rete: il tempo trascorso nella navigazione ed i siti visitati. Unico neo è che il servizio non è gratuito come Pikluk. Lo si può provare per 30 giorni e poi lo si deve comprare per circa 7 euro al mese. Intanto segnaliamo un motore molto riguardoso e sicuro (non bisogna scaricare nulla) si chiama Ricerche Maestre provate a far richieste e verificate le risposte: di sicuro non vi indirizzerà su siti porno-pedofili! Saluti a tutti.
Di elvio (del 20/03/2008 @ 12:08:53, in Passioni & Hobbies, linkato 5 volte)
Eccoci con una nuova chicca di Google per gli appassionati di astronomia. Già conoscerete Google Earth, il programma che vi permette di osservare la Terra con un ottimo livello di dettaglio. Poi, tempo fa, fu aggiunto un livello che permetteva di esplorare anche l’universo: Google Sky. La novità è che da oggi è possibile esplorare il cosmo attraverso Google Sky anche dal vostro browser, tramite l’indirizzo www.google.com/sky e senza istallare nulla sul vostro PC. L'interfaccia è invariata, in alto si trova il form di ricerca, il pannello per la scelta della lingua, il tasto stampa e, in alto a sinistra, i link ad altre due famose funzioni di google: Google Moon (per l’esplorazione della Luna) e Google Mars (per l’esplorazione di Marte). In basso, invece, vi sono i link a varie sezioni che vi permettono di accedere a numerose informazioni e fotografie del database di Google, dato in concessione dalla Nasa/Esa. Ci potrete trovare: - centinaia di oggetti catalogati e ricercabili - diverse modalità di visualizzazione: infrarosso, microonde, ultravioletto - gallerie di immagini con la selezione dei migliori scatti dello Hubble e di altri telescopi - visualizzazione della posizione attuale dei pianeti e di numerose costellazioni - fantastiche mappe astronomiche antiche - interfaccia localizzabile in 26 lingue - un elenco di podcast utili per la didattica. Vi segnalo un filmato che illustra le principali funzionalità del servizio. Grazie Google!
Di elvio (del 18/03/2008 @ 19:59:55, in Scienza e Tecnologia, linkato 8 volte)
Molte grandi aziende stanno lavorando dietro le quinte allo sviluppo di particolari tecnologie che possano, in futuro, rimpiazzare le connessioni in rame anche su scala micrometrica, soprattutto all'interno di chip e processori. Ed è proprio la IBM a compiere un altro enorme passo avanti, annunciando lo sviluppo di uno switch nanofotonico di ridottissime dimensioni che consentirà di realizzare interconnessioni ottiche tra i vari core di uno stesso processore. Quando le informazioni vengono tradotte in impulsi luminosi, il particolare switch ottico svolge il ruolo chiave nel gestire l'instradamento dei sengali all'interno della rete ottica, assicurando che i messaggi ottici inviati da uno dei core del processore possano essere recapitati, in modo efficiente, a tutti gli altri core presenti sul chip. Le caratteristiche fondamentali di questa soluzione, che la rendono particolarmente idonea per l'integrazione all'interno di un chip sono innanzitutto la compattezza, che permetterebbe di implementarne fino ad un numero di duemila di questi switch in una superficie di un solo millimetro quadrato, in secondo, la possibilità di gestire elevate moli di dati, grazie alla capacità di poter instradare contemporaneamente varie lunghezze d'onda della radiazione luminosa. Siccome ogni lunghezza d'onda può trasportare fino a 40 Gb/s, il sistema consentirebbe di raggiungere un’ampiezza di banda di oltre 1 Tb. L'impiego di interconnessioni ottiche tra core di uno stesso processore consentirà di migliorare la potenza computazionale delle CPU, soprattutto in uno scenario in cui il futuro è rappresentato da processori con un numero di nuclei di elaborazione via via sempre maggiore senza i problemi di interferenza elettromagnetica che inevitabilmente si verrebbero a creare in dimensioni di bus molto ristretti ed iperveloci. Fonte: IBM
Di Admin (del 18/03/2008 @ 10:20:01, in su... stampolampo.it, linkato 7 volte)
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L'etichetta autoadesiva è un mezzo pubblicitario molto gradito ai giovanissimi e anche molto usato per segnatura, marcatura e confezionamento. I materiali di base possono variare dalla carta adesivizzata al PVC adesivo (che può essere trasparente, rifrangente, bianco o colorato). Vi possiamo fornire etichette adesive in carta (con solo taglio dritto o al vivo) e adesive in PVC trasparente, bianco o rifrangente (con taglio dritto, al vivo e fustellato). Il PVC trasparente è adatto solo su supporti (cioè dove andrà attaccata l’etichetta) chiari, in quanto la natura semitrasparente degli inchiostri non permette una corretta riflessione della luce (riferirsi al metodo sottrattivo di cui si parla ampiamente nella sezione tecniche e colore di stampolampo.it).
Il materiale da utilizzare dipende essenzialmente da dove dovrà esse applicata l’etichetta. La carta è molto usata per etichettatura e tracciamentio in confezionamenti e imballi, su adesivi da impiantistica o marcatura in ambienti poco esposti, infatti non gradisce umidità e lavaggi ma accetta bene temperature anche elevate (fino a 150 gradi). Il PVC invece ben si presta per ambienti umidi e accetta anche lavaggi non troppo aggressivi, inoltre la praticità di fornirvi anche la fustellatura (di qualsiasi forma anche per piccole tirature) ne facilita la personalizzazione e l’adattamento anche a forme strane e variamente curvate. Come tutti i gli altri prodotti pubblicitari, più sono vivaci, colorati e d’impatto e più sono visibili. Le regole sono sempre le stesse: usare colori vivaci, fare attenzione alle forme ed ai caratteri, molta chiarezza e brevità. Più sono semplici e più si leggono facilmente e più si ottengono buoni risultati.
Nel sito stampolampo.it sezione etichette troverete maggiori precisazioni, dettagli e prezzi.
Di elvio (del 16/03/2008 @ 17:55:21, in Cazzeggio e goliardia, linkato 21 volte)
Con l'avvicinarsi della Pasqua, parliamo di sorprese nei software. Sono dette Easter egg e, in italiano, significa letteralmente, uovo di Pasqua. E' un contenuto, di solito di natura faceta o bizzarra, che i progettisti o gli sviluppatori di un prodotto, specialmente software, nascondono nel prodotto stesso. Questo contenuto si classifica come Easter egg se è qualcosa di completamente estraneo alle normali funzioni del software in questione, e al tempo stesso, non causa nessun particolare danno (quindi si escludono contenuti nascosti di natura diversa come virus, trojan, spyware e via dicendo). Un esempio celebre sono i frammenti di videogiochi attivabili con determinate pressioni di tasti in molte versioni di Microsoft Excel o altri prodotti Office. Pensate che c'è un sito specifico proprio per conoscere le funzionalità nascoste dei software con tanto di classifica di gradimento del pubblico lo trovate qui il sito è in inglese, ma è abbastanza facile ed intuitivo da capire. Qui invece vengono indicati anche i modi e le sequenze per l'attivazione della "sorpresa" su moltissimi software. Da ultimo vi segnalo come implementare il giochino guerre stellari celato in Open Office, il formidabile pacchetto gratuito della Sun Microsystem che non ha nulla da invidiare all'equivalente e costosissimo pacchetto della Microsoft appena citato. 1) Aprire un nuovo foglio di calcolo in OpenOffice Calc 2) inserire su una cella qualsiasi =game() e premere INVIO 3) Nella cella comparirà say what? 4) quindi battere questa formula =GAME("StarWars") 5) A questo punto vi apparirà una nuova finestra per il gioco 6) Se vi compare "oh no, not again!" chiudere Open Office, riaprirlo e ritentare da punto uno. Vi segnalo anche un filmatino che in fine riproduce le cose che vi ho appena detto. Saluti a tutti
Di elvio (del 14/03/2008 @ 11:56:02, in Illusioni & Giochi, linkato 11 volte)
E' un giochino piuttosto carino: si tratta di generare una massa col mouse per bilanciare quella che il computer ha messo sull'altro piatto di una bilancia, si hanno tre tentativi e lo scarto di peso deve essere piuttosto piccolo. Sembra facile, all'inizio, ma poi... C'è anche all'inizio un periodo di training per impratichirsi. Se avete tempo da perdere provateci, questo è il link, altrimenti lasciate perdere, perché poi, se vi ci accanite, vi scorderete degli appuntamenti importanti.
Di elvio (del 14/03/2008 @ 11:41:29, in Passioni & Hobbies, linkato 9 volte)
Quante volte vi è capitato di scattare una foto mossa? In condizioni di luce insufficiente è una cosa che capita a tutti. Ci sono vari sistemi per risolvere il problema, dallo stativo (comunemente detto cavalletto) efficace ma scomodo perché va allungato poi montato sul posto, ecc.. c'è poi chi usa un semplice bastone (dove appoggiare la macchina), il sistema è più pratico ma comunque scomodo da trasportare, Poi c'è qualcuno che usa un semplice spago, è un sistema leggerissimo, pratico, non ingombrante, e poi è di sicura efficacia, guardatevi questo filmatino e capirete, serve solo uno spago di circa 150-190 cm, una vite ed una grossa rondella, tutti lo possono realizzare e costa quasi niente. Unica accortezza: fare in modo che il filo sia sempre in tensione.
Di elvio (del 14/03/2008 @ 10:53:49, in Cazzeggio e goliardia, linkato 14 volte)
Chi usa spesso Google si sarà accorto che delle volte, questo famoso motore, personalizza il proprio logo, alla ricorrenza di giorni speciali (diversi ovviamente per localizzazione e lingua). Sono in sostanza una forma di dedica a dei particolari eventi, chiamati Google Doodles. Il termine deriva da doodle che, nella lingua inglese, significa disegnino, tutti quelli che avete visto in passato e vedrete nell’immediato futuro, sono frutto della creatività di Dennis Hwang un giovane grafico di origini coreane che all’interno di Google si occupa della realizzazione di pagine web. Il primo Google Doodles venne creato da Dennis nel 1999, quando i due mitici fondatori lasciarono il server appena installato senza sorveglianza, per andare al Burning Man Festival, nel Nevada. Così decisero di aggiungere un uomo di legno (Burning Man), per celebrare l’evento. Se volete vedere una bella raccolta di Doodles vi consiglio questa pagina del sito di Italo Vignoli oppure anche i link che seguono: questo o questo e Saluti a tutti.
Di elvio (del 11/03/2008 @ 12:41:23, in Approfondimenti, linkato 17 volte)
AUSTRUMI è una distribuzione Linux Live proveniente dalla Lettonia. Ha dimensioni ridottissime (solo 65,5 MB) e si adatta all'utilizzo attraverso una memoria stick USB o tramite CD-ROM. E' basata su Slackware, ed è una distribuzione particolarmente efficace e leggera in grado di rivitalizzare computer datati e restituire una macchina usabile ed efficiente. Al momento è disponibile sul sito la versione 1.5.1 scaricabile in formato ISO. Per renderla operativa (in formato Live CD) basta aprire il file austrumi-1.5.1.iso con un programma di masterizzazione (tipo Nero) e masterizzare il tutto senza fare alcuna modifica. Dopo pochissimo avrete il CD pronto all'uso. La versione parte in lingua lettone (!) ma se si da' l'impostazione iniziale al boot: con il comando al lang_it vi parlerà tranquillamente in italiano. Nell'eventualità ce ne scordassimo (avete pochi secondi per battere la stringa) , si può impostare poi da menù così cliccare sul simbolo monitor in alto a sinistra poi alla quinta scelta (una scacchiera 2x2 bianco e nero), sceglire il terzo sottomenù (due bandierine viola e verde), poi la lingua che vogliamo nel successivo sottomenù.
Ha inoltre una dotazione software di tutto rispetto, in campo desktop ma anche server: firefox, abiword, bluefish text editor, alcuni tool grafici di configurazione di vsftpd, del web server Hiawatha, MySQL senza contare alcuni immancabili giochini ad alto livello di dipendenza. Interessante anche Inkscape un software per la grafica vettoriale molto ben fornito e facile da usare.
L’avvio è velocissimo e non richiede alcuna configurazione, dopodiché parte l’ambiente grafico e, a sorpresa, vi viene restituito il cd. Austrumi ha infatti la pratica caratteristica di copiarsi tutto in ram e lasciare libero il lettore cd per il vostro lavoro. Insomma, questa piccola distribuzione pinguiniana sa il fatto suo: ha tutti i programmi fondamentali sia desktop che server, l’interfaccia è un po’ particolare ma molto intuitiva e una grafica molto accattivante per i sui 65 MB. Forse unico vero difetto, è l’impossibilità di configurare il layout della tastiera, che rimane in lingua inglese. Il sistema è inoltre installabile su hard disk e su pennina usb, ottimo per portarsi sempre dietro ed usare su computer altrui senza comprometterne i dati. I tempi di avvio della distribuzione variano a seconda delle prestazioni del computer su cui si vuole utilizzare la distribuzione. Computer con meno di 128 MB di RAM possono manifestare qualche problema nella risposta agli input dell'utente. In ogni caso in computer dotati di almeno 128 MB di RAM, la risposta del sistema è assolutamente adeguata. Dal momento che l'intero sistema viene caricato all'interno della memoria RAM, qualsiasi evento che venga invocato, si determina in microsecondi. La reattività è comunque migliore di qualsiasi altro sistema installato. Pur trattandosi di una distribuzione Live adatta a sistemi datati, AUSTRUMI consente di affrontare sedute di lavoro per quasi tutte le necessità. Provatelo è molto interessante.
Ha inoltre una dotazione software di tutto rispetto, in campo desktop ma anche server: firefox, abiword, bluefish text editor, alcuni tool grafici di configurazione di vsftpd, del web server Hiawatha, MySQL senza contare alcuni immancabili giochini ad alto livello di dipendenza. Interessante anche Inkscape un software per la grafica vettoriale molto ben fornito e facile da usare.
L’avvio è velocissimo e non richiede alcuna configurazione, dopodiché parte l’ambiente grafico e, a sorpresa, vi viene restituito il cd. Austrumi ha infatti la pratica caratteristica di copiarsi tutto in ram e lasciare libero il lettore cd per il vostro lavoro. Insomma, questa piccola distribuzione pinguiniana sa il fatto suo: ha tutti i programmi fondamentali sia desktop che server, l’interfaccia è un po’ particolare ma molto intuitiva e una grafica molto accattivante per i sui 65 MB. Forse unico vero difetto, è l’impossibilità di configurare il layout della tastiera, che rimane in lingua inglese. Il sistema è inoltre installabile su hard disk e su pennina usb, ottimo per portarsi sempre dietro ed usare su computer altrui senza comprometterne i dati. I tempi di avvio della distribuzione variano a seconda delle prestazioni del computer su cui si vuole utilizzare la distribuzione. Computer con meno di 128 MB di RAM possono manifestare qualche problema nella risposta agli input dell'utente. In ogni caso in computer dotati di almeno 128 MB di RAM, la risposta del sistema è assolutamente adeguata. Dal momento che l'intero sistema viene caricato all'interno della memoria RAM, qualsiasi evento che venga invocato, si determina in microsecondi. La reattività è comunque migliore di qualsiasi altro sistema installato. Pur trattandosi di una distribuzione Live adatta a sistemi datati, AUSTRUMI consente di affrontare sedute di lavoro per quasi tutte le necessità. Provatelo è molto interessante.
Di elvio (del 07/03/2008 @ 15:22:30, in Ecologia e risparmio energetico, linkato 180 volte)
È un brevetto dell’Università di Parma. Si tratta di pannelli fotovoltaici trasparenti, che possono essere montati come vetri di finestre o come coperture di edifici e che producono elettricità dal sole ad un costo ben più basso rispetto alle tradizionali celle al silicio. Si chiamano film sottili, sono stati inventati e prodotti in Italia e sono una novità molto interessante. La nuova tecnologia è stata presentata nel corso di un convegno organizzato dal Ministero dell'Ambiente e dedicato ai progetti innovativi co-finanziati dal Ministero in alcuni paesi del Mediterraneo: Israele, Egitto, Tunisia, Algeria e Marocco. I ''film sottili'' sono formati da una pellicola trasparente simile a quella per gli alimenti, chiusa fra due lastre di vetro. La pellicola, a base di telloruro di cadmio, colpita dai raggi del sole produce elettricità. Rispetto alle tradizionali celle fotovoltaiche al silicio, il film sottile costa cinque volte meno ed è più efficiente: assorbe infatti il 12% dell'energia solare, contro l'8% scarso dei pannelli tradizionali. Il risultato finale è un costo di produzione dell'elettricità inferiore a un euro per watt: quello delle celle al silicio è sui cinque euro per watt. I film sottili sono già utilizzati in Germania e California. Quelli sperimentati dall'Italia però sono un brevetto dell'Università di Parma, che ha migliorato ancora l'efficienza e ridotto i costi. I pannelli sono stati sperimentati nei paesi mediterranei del Maghreb e del Medio Oriente. Quindi, è stata avviata la produzione industriale, affidata alla lombarda Marcegaglia Energy. I primi modelli saranno sul mercato alla fine del 2008. Le possibilità di utilizzo sono vastissime. I film sottili possono essere usati come vetri di finestre, oppure posti sulle facciate o sui tetti dei palazzi. L'elettricità può essere consumata direttamente nell'edificio, oppure venduta a un operatore energetico e messa in rete. Nel corso del convegno è stata presentata anche un'altra tecnologia di utilizzo dell'energia solare, quella ''a concentrazione'', sperimentata soprattutto in Israele. I pannelli in questo caso si limitano a raccogliere il calore, che produce vapore acqueo. Quest'ultimo può essere usato per produrre energia attraverso piccole turbine, oppure, con apposite tecnologie, per riscaldare o raffreddare gli ambienti, facendo risparmiare elettricità.
I pannelli fotovoltaici a film sottile
Il 23 gennaio è stato presentato a Bagheria, in Sicilia, il nuovo polo di ricerca sulle tecnologie di conversione fotovoltaica chiamato "Sicily´s Photovoltaics Research Pole". Il centro di ricerca sarà costituito da CNR e ISEM, un Istituto consortile sostenuto dal comune di Bagheria e Confindustria Siciliana. Tra gli obiettivi dell'attività del Centro, lo sviluppo di tecnologie di conversione fotovoltaica destinate a promuovere un utilizzo diffuso dell'energia da questa fonte. In occasione della presentazione del Polo di ricerca saranno già presentati nuovi pannelli più leggeri, resistenti ed economici, veramente alla portata di tutti. Da quanto è dato sapere, si tratterà di celle solari “di plastica” basate sulla tecnologia dei polimeri fotovoltaici, cioè film trasparenti stampati su rullo come un normale foglio di giornale. A differenza dei classici “wafer” di silicio, spessi, fragili e molto costosi, le nuove celle solari su film polimerico sono costituite da materiale foto-attivo sottile che viene stampato su un rullo e perciò con costi di produzione di gran lunga inferiori (si parla di un abbattimento dei costi di produzione fino al 90%). Il loro basso costo, la flessibilità meccanica e l'alto grado di trasparenza consentiranno una facile applicazione a tetti, pareti verticali e vetri di finestre. Le celle solari di ultima generazione che verranno presentate a Bagheria costituiscono una innovazione tecnologica rivoluzionaria, e non semplicemente evolutiva, sembrano dunque offrire grandi speranze per un mondo più pulito e meno dipendente dal petrolio. Vedi anche il brevetto ENEA su questo sito.
In Germania, un mega impianto da 40 MW a film sottile
Sarà realizzato in Sassonia (Germania), dalla Juwi Solar GmbH, un impianto fotovoltaico da 40 MW. Il progetto, del valore di 130 milioni di euro, prenderà avvio nel secondo trimestre del 2007 e, una volta ultimato, circa 30 mesi più tardi, diverrà uno tra i più grandi impianti fotovoltaici mai costruiti. Per l’intero sistema sarà utilizzato un totale di 550.000 moduli ad alta efficienza e con tecnologia a film sottile. A produrli sarà l’americana First Solar, azienda leader nei sistemi fotovoltaici di seconda generazione. Ogni anno l’impianto tedesco, che sarà finanziato dalla Saxon LB, produrrà circa 40 milioni di kWh di energia pulita, evitando così l’emissione di 25.000 tonnellate di gas serra in atmosfera. La componente fotovoltaica delle celle che caratterizzerà l’impianto in via di costruzione sarà costituita da un sottilissimo film semiconduttore, dell’ordine dei 3 micron, in CdTe (tellururo di cadmio). La tecnologia adottata è certificata ISO 14001 e, oltre a vantare un’elevata efficienza nella conversione della radiazione solare in energia elettrica, è caratterizzata da bassi costi di produzione. Il cadmio utilizzato dalla First Solar per la realizzazione dei film sottili deriva direttamente dai prodotti di scarto delle attività di estrazione e fusione dello zinco. Dal punto di vista ambientale il recupero del cadmio elementare e la sua trasformazione in semiconduttore stabile previene la sua emissione e riduce l’impatto ambientale dei processi estrattivi. Il sistema è configurato in modo tale che, una volta giunto alla fine del suo ciclo di vita le diverse parti possano essere riciclate e riutilizzate. Non solo. La First Solar è impegnata in un processo di miglioramento continuo del prodotto: l’ottimizzazione del processo produttivo e l’aumentata efficienza di conversione consentono di ridurre il periodo di ritorno energetico; la riduzione dello strato semiconduttore minimizza l’utilizzo di materia prima; il miglioramento del processo produttivo e la conversione dei processi di deposizione (dai precedenti processi chimici si è passati a sistemi a secco), consentono di ridurre gli scarti di produzione; il recupero del prodotto dismesso e il riciclo dei materiali sono migliorati grazie allo sviluppo di processi di rimozione del metallo a secco e alle tecnologie che consentono una purificazione del cadmio con standard che consentono l’immediato riutilizzo nei sistemi fotovoltaici.
Il fotovoltaico tradizionale.
Tornando comunque al silicio, che è la tecnologia che al momento è in assoluto la più diffusa, occorre sapere che il materiale di partenza è in genere un minerale (carbone, per esempio) dal quale si estrae, attraverso vari procedimenti di purificazione, il cosiddetto “silicio di grado solare“. A questo punto, operando opportunamente, si crea una sorta di salsicciotto del diametro di quindici centimetri circa, e lungo un metro o un metro e mezzo (silicio monocristallino), oppure un blocco molto consistente di silicio policristallino. È facile comprende perché questa tecnologia sia così costosa. Viene infatti utilizzata una gran quantità di materia prima. Inoltre, del blocco di partenza ne va sprecato attorno al 40% per il taglio, che “affetta” materialmente le lamine sottilissime di silicio.
La materia prima Per costruire un pannello fotovoltaico è necessaria una quantità tale di silicio quanta ne basterebbe per qualche migliaio di computer. Le fettine di silicio ottenute subiscono un trattamento di metallizzazione sulla parte posteriore, mentre sulla parte anteriore si interviene con fosforo e altro per favorire la migrazione degli elettroni, il cui movimento sarà responsabile del circuito elettrico. Il procedimento appena descritto richiede grandi investimenti in macchinari e in conoscenze specifiche in tecnologia, come si può facilmente immaginare, coperta da brevetto.
Conclusioni Le tecnologie relative ai pannelli solari sono di diverso tipo. Diverse sono anche le prestazioni. Ogni tipologia di pannello ha infatti un proprio range di prestazioni sensibilmente diverse, con un margine di variabilità abbastanza ampio. Per esempio, un pannello da 1,60 m x 85 cm (modulo standard da 72 celle) può avere una potenza che varia tra 150 e 180 W. Ciò è dovuto alla qualità dei componenti delle singole celle. Le celle vengono infatti fornite sulla base di una scala di prestazione, che può fare variare anche notevolmente il prezzo.
Prezzo e prestazioni Le offerte “stracciate” quando si acquista un impianto solare possono nascondere qualche sorpresa. E quest’ultima potrebbe annidarsi nella resa dei singoli pannelli che sarebbero appunto “economici” a causa del loro scarso rendimento. Una scelta di cui ci si potrebbe pentire amaramente nel tempo, essendo l’impianto programmato per oltre trent’anni o più. Sarebbe quindi opportuno che il venditore specificasse l’effettiva prestazione di ogni pannello e dell’impianto nel suo complesso.
I pannelli fotovoltaici a film sottile
Il 23 gennaio è stato presentato a Bagheria, in Sicilia, il nuovo polo di ricerca sulle tecnologie di conversione fotovoltaica chiamato "Sicily´s Photovoltaics Research Pole". Il centro di ricerca sarà costituito da CNR e ISEM, un Istituto consortile sostenuto dal comune di Bagheria e Confindustria Siciliana. Tra gli obiettivi dell'attività del Centro, lo sviluppo di tecnologie di conversione fotovoltaica destinate a promuovere un utilizzo diffuso dell'energia da questa fonte. In occasione della presentazione del Polo di ricerca saranno già presentati nuovi pannelli più leggeri, resistenti ed economici, veramente alla portata di tutti. Da quanto è dato sapere, si tratterà di celle solari “di plastica” basate sulla tecnologia dei polimeri fotovoltaici, cioè film trasparenti stampati su rullo come un normale foglio di giornale. A differenza dei classici “wafer” di silicio, spessi, fragili e molto costosi, le nuove celle solari su film polimerico sono costituite da materiale foto-attivo sottile che viene stampato su un rullo e perciò con costi di produzione di gran lunga inferiori (si parla di un abbattimento dei costi di produzione fino al 90%). Il loro basso costo, la flessibilità meccanica e l'alto grado di trasparenza consentiranno una facile applicazione a tetti, pareti verticali e vetri di finestre. Le celle solari di ultima generazione che verranno presentate a Bagheria costituiscono una innovazione tecnologica rivoluzionaria, e non semplicemente evolutiva, sembrano dunque offrire grandi speranze per un mondo più pulito e meno dipendente dal petrolio. Vedi anche il brevetto ENEA su questo sito.
In Germania, un mega impianto da 40 MW a film sottile
Sarà realizzato in Sassonia (Germania), dalla Juwi Solar GmbH, un impianto fotovoltaico da 40 MW. Il progetto, del valore di 130 milioni di euro, prenderà avvio nel secondo trimestre del 2007 e, una volta ultimato, circa 30 mesi più tardi, diverrà uno tra i più grandi impianti fotovoltaici mai costruiti. Per l’intero sistema sarà utilizzato un totale di 550.000 moduli ad alta efficienza e con tecnologia a film sottile. A produrli sarà l’americana First Solar, azienda leader nei sistemi fotovoltaici di seconda generazione. Ogni anno l’impianto tedesco, che sarà finanziato dalla Saxon LB, produrrà circa 40 milioni di kWh di energia pulita, evitando così l’emissione di 25.000 tonnellate di gas serra in atmosfera. La componente fotovoltaica delle celle che caratterizzerà l’impianto in via di costruzione sarà costituita da un sottilissimo film semiconduttore, dell’ordine dei 3 micron, in CdTe (tellururo di cadmio). La tecnologia adottata è certificata ISO 14001 e, oltre a vantare un’elevata efficienza nella conversione della radiazione solare in energia elettrica, è caratterizzata da bassi costi di produzione. Il cadmio utilizzato dalla First Solar per la realizzazione dei film sottili deriva direttamente dai prodotti di scarto delle attività di estrazione e fusione dello zinco. Dal punto di vista ambientale il recupero del cadmio elementare e la sua trasformazione in semiconduttore stabile previene la sua emissione e riduce l’impatto ambientale dei processi estrattivi. Il sistema è configurato in modo tale che, una volta giunto alla fine del suo ciclo di vita le diverse parti possano essere riciclate e riutilizzate. Non solo. La First Solar è impegnata in un processo di miglioramento continuo del prodotto: l’ottimizzazione del processo produttivo e l’aumentata efficienza di conversione consentono di ridurre il periodo di ritorno energetico; la riduzione dello strato semiconduttore minimizza l’utilizzo di materia prima; il miglioramento del processo produttivo e la conversione dei processi di deposizione (dai precedenti processi chimici si è passati a sistemi a secco), consentono di ridurre gli scarti di produzione; il recupero del prodotto dismesso e il riciclo dei materiali sono migliorati grazie allo sviluppo di processi di rimozione del metallo a secco e alle tecnologie che consentono una purificazione del cadmio con standard che consentono l’immediato riutilizzo nei sistemi fotovoltaici.
Il fotovoltaico tradizionale.
Tornando comunque al silicio, che è la tecnologia che al momento è in assoluto la più diffusa, occorre sapere che il materiale di partenza è in genere un minerale (carbone, per esempio) dal quale si estrae, attraverso vari procedimenti di purificazione, il cosiddetto “silicio di grado solare“. A questo punto, operando opportunamente, si crea una sorta di salsicciotto del diametro di quindici centimetri circa, e lungo un metro o un metro e mezzo (silicio monocristallino), oppure un blocco molto consistente di silicio policristallino. È facile comprende perché questa tecnologia sia così costosa. Viene infatti utilizzata una gran quantità di materia prima. Inoltre, del blocco di partenza ne va sprecato attorno al 40% per il taglio, che “affetta” materialmente le lamine sottilissime di silicio.
La materia prima Per costruire un pannello fotovoltaico è necessaria una quantità tale di silicio quanta ne basterebbe per qualche migliaio di computer. Le fettine di silicio ottenute subiscono un trattamento di metallizzazione sulla parte posteriore, mentre sulla parte anteriore si interviene con fosforo e altro per favorire la migrazione degli elettroni, il cui movimento sarà responsabile del circuito elettrico. Il procedimento appena descritto richiede grandi investimenti in macchinari e in conoscenze specifiche in tecnologia, come si può facilmente immaginare, coperta da brevetto.
Conclusioni Le tecnologie relative ai pannelli solari sono di diverso tipo. Diverse sono anche le prestazioni. Ogni tipologia di pannello ha infatti un proprio range di prestazioni sensibilmente diverse, con un margine di variabilità abbastanza ampio. Per esempio, un pannello da 1,60 m x 85 cm (modulo standard da 72 celle) può avere una potenza che varia tra 150 e 180 W. Ciò è dovuto alla qualità dei componenti delle singole celle. Le celle vengono infatti fornite sulla base di una scala di prestazione, che può fare variare anche notevolmente il prezzo.
Prezzo e prestazioni Le offerte “stracciate” quando si acquista un impianto solare possono nascondere qualche sorpresa. E quest’ultima potrebbe annidarsi nella resa dei singoli pannelli che sarebbero appunto “economici” a causa del loro scarso rendimento. Una scelta di cui ci si potrebbe pentire amaramente nel tempo, essendo l’impianto programmato per oltre trent’anni o più. Sarebbe quindi opportuno che il venditore specificasse l’effettiva prestazione di ogni pannello e dell’impianto nel suo complesso.
Di elvio (del 06/03/2008 @ 11:04:50, in Approfondimenti, linkato 17 volte)
Detto anche Moirè Pattern è un effetto, di solito sgradevole, che si ottiene quando si fanno scansioni a risoluzioni paragonabili a quelle della sorgente di stampa (tipicamente quelle tipografiche con retino regolare e predefinito). Sono effetti di "battimento" e di interferenza dovuta al sovrapporsi di due retini di frequenza e dimensioni simili. Il termine ha origine dal francese moiré, che è un tipo di tessuto, piuttosto rado e regolare nella trama, tale che se sovrapposto su due strati, dà appunto questo effetto che ricorda le onde o l'acqua. Per chi non conoscesse il problema di questa discussione vi segnalo alcuni esempi su questo sito dove è possibile selezionare il disegno o l'effetto e muoversi con il mouse per vedere il comportamento delle onde di battimento. Per eliminare il problema si possono usare varie tecniche. La più semplice, consiste nell'utilizzare risoluzioni di scansione molto diverse da quelle della stampa (sono preferibili risoluzioni più basse). Quando ciò non è possibile o desiderabile, si può utilizzare la risoluzione più alta possibile e poi eliminare il problema con l'elaborazione dell'immagine, in particolare usando filtri di sfocatura. Una seconda soluzione (molto semplice) è di ruotare (di poco) l'originale sul piano dello scanner e verificare gli effetti ottenuti, quindi riprovare con altra piccola rotazione, ecc. fino ad ottenere la scansione migliore, nei casi più comuni si trova quasi sempre un angolo (di solito tra 1 e 7 gradi) in cui il moirè scompare quasi del tutto. C'è anche la possibilità di eliminare il problema tramite elaborazione in analisi spettrale (o trasformata di Fourier) dell'immagine. Infatti l'effetto Moirè presenta una tipica periodicità spaziale, dovuta al "battimento" fra le frequenze di stampa e di scansione. L'elaborazione in trasformata di Fourier permette di selezionare la sola frequenza di battimento e di eliminarla. Per il problema delle diverse risoluzioni in gioco, si potrà presentare effetto moirè nel monitor e non in stampa oppure viceversa, quindi non è sempre vero che, se l'effetto vi appare grave a video, lo ritroverete poi in stampa. Per questo motivo, conviene sempre effettuare una stampa di prova. Gli effetti positivi ottenibili dal Moirè pattern, invece, li potete vedere su questo sito . Saluti a tutti
Il finanziere israeliano Davidi Gilo, che finanzia il provider umbro Ariadsl, di cui ha rilevato il 75% alla fine del 2007, ha versato oltre 46 dei 130 milioni raggiunti nell’asta WiMax, aggiudicandosi licenze in tutto il territorio nazionale.
Roma - È terminata con grandi squilli di tromba l'asta italiana per le frequenze WiMax. Alcuni dicono sia stata un grande successo (per lo meno in termini finanziari lo è stato, visto che lo Stato ha incassato cifre superiori a quelle raccolte in altri nazioni europee), altri sostengono si sia trattato di una competizione monca in relazione alle limitazioni tecniche native dell'asta stessa, pensata appositamente perché il WiMax in salsa italica non collidesse troppo con le prerogative degli operatori di telefonia mobile. Il Ministero delle Comunicazioni (o quello che ne resta dopo la caduta del Governo) ha rilasciato comunicati di grande soddisfazione e pubblicato complicate cartine e mappe delle varie regioni del paese interessate. Il messaggio che esce da tutta l'operazione è che il WiMax consentirà di portare la larga banda anche in zone del paese particolarmente disagiate che mai sarebbero state raggiunge dalla DSL e che questo determinerà una riduzione consistente del divario digitale fra cittadini raggiunti o non raggiunti dall'accesso veloce a Internet. Sarà il tempo a dirci se i complicati incastri economico-normativi pensati per aumentare la copertura wireless del paese funzioneranno o meno, nel frattempo la situazione del broadband in Italia appare in tutta la sua gravità negli studi comparativi che escono in Europa e che il Ministero delle Comunicazioni tende ad ignorare con discreta regolarità. Il Ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, ha presentato i risultati della gara per l'assegnazione dei 35 diritti d'uso delle frequenze WiMax (Worldwide Interoperability for Microwave Access) nella banda 3.4-3.6 GHz (banda 3.5 GHz). Lo svolgimento della gara ha reso necessarie 9 giornate di rilanci, articolate in 48 tornate, con un incasso finale pari a 136.337.000,00 euro (+ 176% sulla base d'asta), il più elevato fra le gare WiMax sin'ora svolte nell'Unione Europea. "La competizione nell'asta è stata elevatissima - ha dichiarato il Ministro Gentiloni - a testimonianza sia dell'interesse per questa nuova tecnologia di banda larga senza fili, sia dell'impegno che le imprese vincitrici vorranno sostenere per far partire in Italia i servizi WiMax". "La banda larga ed Internet veloce per tutti sono un impegno che presto diventerà realtà. La conclusione della gara WiMax- ha concluso Gentiloni - pone una pietra miliare lungo la strada per abbattere il digital divide e per garantire il diritto all'accesso ad Internet veloce come nuovo servizio universale del XXI secolo".
Roma - È terminata con grandi squilli di tromba l'asta italiana per le frequenze WiMax. Alcuni dicono sia stata un grande successo (per lo meno in termini finanziari lo è stato, visto che lo Stato ha incassato cifre superiori a quelle raccolte in altri nazioni europee), altri sostengono si sia trattato di una competizione monca in relazione alle limitazioni tecniche native dell'asta stessa, pensata appositamente perché il WiMax in salsa italica non collidesse troppo con le prerogative degli operatori di telefonia mobile. Il Ministero delle Comunicazioni (o quello che ne resta dopo la caduta del Governo) ha rilasciato comunicati di grande soddisfazione e pubblicato complicate cartine e mappe delle varie regioni del paese interessate. Il messaggio che esce da tutta l'operazione è che il WiMax consentirà di portare la larga banda anche in zone del paese particolarmente disagiate che mai sarebbero state raggiunge dalla DSL e che questo determinerà una riduzione consistente del divario digitale fra cittadini raggiunti o non raggiunti dall'accesso veloce a Internet. Sarà il tempo a dirci se i complicati incastri economico-normativi pensati per aumentare la copertura wireless del paese funzioneranno o meno, nel frattempo la situazione del broadband in Italia appare in tutta la sua gravità negli studi comparativi che escono in Europa e che il Ministero delle Comunicazioni tende ad ignorare con discreta regolarità. Il Ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, ha presentato i risultati della gara per l'assegnazione dei 35 diritti d'uso delle frequenze WiMax (Worldwide Interoperability for Microwave Access) nella banda 3.4-3.6 GHz (banda 3.5 GHz). Lo svolgimento della gara ha reso necessarie 9 giornate di rilanci, articolate in 48 tornate, con un incasso finale pari a 136.337.000,00 euro (+ 176% sulla base d'asta), il più elevato fra le gare WiMax sin'ora svolte nell'Unione Europea. "La competizione nell'asta è stata elevatissima - ha dichiarato il Ministro Gentiloni - a testimonianza sia dell'interesse per questa nuova tecnologia di banda larga senza fili, sia dell'impegno che le imprese vincitrici vorranno sostenere per far partire in Italia i servizi WiMax". "La banda larga ed Internet veloce per tutti sono un impegno che presto diventerà realtà. La conclusione della gara WiMax- ha concluso Gentiloni - pone una pietra miliare lungo la strada per abbattere il digital divide e per garantire il diritto all'accesso ad Internet veloce come nuovo servizio universale del XXI secolo".
Di Admin (del 01/03/2008 @ 11:02:32, in su... stampolampo.it, linkato 11 volte)
Pubblicità
Un bigliettino è un mezzo per presentarsi e, come un vestito, rispecchia la propria personalità o il carattere della propria azienda. Il formato standard dovrebbe essere di dimensioni eurocard (come una carta di credito) pari a 85x55 mm. Il biglietto può essere sviluppato sia in orientamento orizzontale che verticale, a seconda dei propri gusti o le difficoltà di impaginazione. Per la creazione sono consigliati software di tipo vettoriale adatti alla grafica (tipo Adobe Illustrator, Corel Draw, ecc.) sono utilizzabili anche pacchetti per la grafica raster (tipo Adobe PhotoShop, Corel PhotPaint, ecc.) sono invece sconsigliati software di Word Processing (come MS Word, Writer di Open Office, ecc.).
Sarebbe il caso di rispettare alcune semplici regole:
1) Il nome sempre prima del cognome
2) Il titolo (Dott. Ing. Prof. ecc.) solo se strettamente necessario, ma meglio evitare (è abbastanza brutto dover barrare il titolo quando ci si presenta a qualcuno, come per dire: per te sono semplicemente un amico).
3) Non usare troppo MAIUSCOLO nel testo, è poco gradevole e oltretutto, è poco elegante
4) Mai scritte inclinate e deformate: non si tratta di un volantino pubblicitario.
5) Se si rappresenta una azienda, un istituto o altro, il logo della casa madre è sempre consigliato inserirlo, magari non troppo grande e, di solito, in alto a sinistra.
6) Se si ha un incarico in ambito aziendale o d’istituto (tipo direttore, presidente, amministratore delegato, responsabile acquisti, ecc.) va riportato sotto al nome, magari in corsivo (questo aiuta a far ricordare in che veste ti sei presentato).
7) Se si riporta il telefono del proprio portatile è bene metterlo appena sotto il nome o l’incarico aziendale (è oltremodo scomodo andare a spulciare tutti i numeri aziendali per potersi far contattare)
8) Non riportate le cose che non servono (es. la partita IVA) il bigliettino non è uno strumento fiscale o contabile e, francamente, non dovrebbe fare la vece di un timbro
9) Ultimamente vanno tanto di moda i bigliettini plastificati, sinceramente, a meno che siamo sempre con le mani sporche, è molto più bello consegnare un bigliettino di carta pregiata, invece di una ricarica telefonica
10) So che può succedere, ma cercate di non fare errori di battitura (è molto brutto poi correggere a penna)
Normalmente il bigliettino da visita viene progettato da noi dietro i vostri consigli. Comunque accettiamo anche lavori fatti integralmente dal cliente purché questi, rispettino gli standard di qualità e dimensioni opportune.
Nell’utilizzo di S/W vettoriali si consiglia, di impostare la pagina di lavoro dello stesso formato del bigliettino. Utilizzate caratteri facilmente leggibili, evitando di inserire informazioni inutili o di scarsa utilità. Una volta preparato il lavoro secondo i vostri gusti, provate a stamparlo (va bene anche con la vostra stampantina domestica) anche solo in nero, vi servirà per rendervi conto delle proporzioni, dell’aspetto finale e la dimensione dei caratteri (nelle piccole dimensioni di un bigliettino non è facile regolarsi col solo video). Ora, che il lavoro è ultimato, non resta che salvarlo. Consigliati ii formati tipo .EPS .PDF .JPG .CDR .AI generati quasi tutti dagli stessi software, i primi tre sono consigliati per compatibilità e facilità di esportazione. In caso di particolari difficoltà, contattateci anche per telefono. Ora che il lavoro è pronto, corretto e ben impostato, mandatecelo per email e vi sarà rispedito stampato in alta qualità per pochi euro di spesa. Nel nostro sito troverete maggiori precisazioni, dettagli e prezzi.
Di elvio (del 29/02/2008 @ 16:50:30, in Scienza e Tecnologia, linkato 22 volte)
Lasciate perdere l'effetto memoria e salvate il vostro portafoglio. Mi direte che mi sono rincoglionito, infatti tutti sanno che gli accumulatori Ni-Cd sono affetti da "effetto memoria". Cioè, gli accumulatori Ni-Cd (ma anche Ni-MH) che vengono abituati a far poco lavoro ed essere ricaricati spesso, si adattano alla "bella vita" e, la volta successiva, forniranno meno energia della precedente, poi ancora meno alla ricarica successiva, ecc. ecc. E' un vizietto questo che può far perdere anche il 40% della capacità totale dell'accumulatore. Per annullare il problema, basta scaricare completamente ogni elemento a corrente limitata e costante e poi ricaricare di nuovo. Sembra facile vero? Ma non è come sembra e vi spiego il perché. Primo problema: un accumulatore Ni-Cd non accetta correnti inverse pena la distruzione della cella. Secondo: in caso di batteria di accumulatori (cioè più elementi in serie, come è quasi sempre), non è mai possibile andare a testare, elemento per elemento, lo stato di carica di ogni cella. Terzo: a livello di produzione ogni elemento ha una caratteristica diversa dall'altro, quindi nessuna cella si può considerare identica alle sorella (anche della stessa batteria) sia in termini di capacità, che di durata, che resistenza alle sollecitazioni elettriche. Ora se noi andiamo a scaricare una batteria da 5 elementi (6V di targa), vi sembra corretto attendere che la batteria vada a zero e poi si vada a ricaricare? Chi pensa di sì, avrà sicuramente già distrutto un vagone di batterie. Il problema viene esposto graficamente qui sotto.
Nell'immagine in alto si rappresenta la condizione di scarica normale, in basso, la condizione di scarica forzata, quando cioè, senza controllare gli elementi, si forza la scarica totale. Come vedete un elemento (il più debole) è andato in inversione di polarità e la batteria, è ormai defunta. Vi chiederete, ma come si fa a monitorare l'elemento singolo se la batteria è sigillata? Non si può, si può solo controllare la tensione del pacco (essendo la tensione di uscita di una cella sufficientemente costante a 1,2 volt) come nel caso in figura bisogna staccare la scarica alla tensione di un elemento in meno (cioè 5-1 = 4 x 1,2 = 4,8 Volt) questo non porterà certo alla scarica totale di tutti gli elementi, ma salveremo la vita alla batteria. Quindi vi chiederete ma se poi l'effetto memoria mi rimane che la scarico a fare? Infatti solo i pazzi lo fanno e pure a loro danno, tantovero che le apparecchiature sofisticate come cellulari, cordless o computer fanno da soli questa funzione: quando la tensione scende sotto ad un determinato valore, staccano immediatamente l'apparecchio per salvare la batteria. Nei sistemi a ioni di litio il problema è similare solo che il rischio è più grande, perché in casi di errate polarità o di difetti di carica, la batteria può esplodere senza dare alcun segno preventivo, quindi occhio, perché potrebbe accorciarsi anche la vita dello sconsiderato smanettone che gira lì attorno!!
Nell'immagine in alto si rappresenta la condizione di scarica normale, in basso, la condizione di scarica forzata, quando cioè, senza controllare gli elementi, si forza la scarica totale. Come vedete un elemento (il più debole) è andato in inversione di polarità e la batteria, è ormai defunta. Vi chiederete, ma come si fa a monitorare l'elemento singolo se la batteria è sigillata? Non si può, si può solo controllare la tensione del pacco (essendo la tensione di uscita di una cella sufficientemente costante a 1,2 volt) come nel caso in figura bisogna staccare la scarica alla tensione di un elemento in meno (cioè 5-1 = 4 x 1,2 = 4,8 Volt) questo non porterà certo alla scarica totale di tutti gli elementi, ma salveremo la vita alla batteria. Quindi vi chiederete ma se poi l'effetto memoria mi rimane che la scarico a fare? Infatti solo i pazzi lo fanno e pure a loro danno, tantovero che le apparecchiature sofisticate come cellulari, cordless o computer fanno da soli questa funzione: quando la tensione scende sotto ad un determinato valore, staccano immediatamente l'apparecchio per salvare la batteria. Nei sistemi a ioni di litio il problema è similare solo che il rischio è più grande, perché in casi di errate polarità o di difetti di carica, la batteria può esplodere senza dare alcun segno preventivo, quindi occhio, perché potrebbe accorciarsi anche la vita dello sconsiderato smanettone che gira lì attorno!!
Di elvio (del 28/02/2008 @ 10:08:29, in Scienza e Tecnologia, linkato 26 volte)
La Pila RAM™ - Ricaricabile Alcalino Manganese - è il frutto della nuova e brevettata tecnologia canadese ALCAVA che offre numerosi vantaggi sia dal punto di vista economico che ecologico. Questa pila è una cella primaria con caratteristiche migliori delle altre pile: essa presenta una tensione di 1,5 Volt e possiede una capacità di erogazione di 6 - 7 volte superiore alla pila al cloruro di zinco o zinco carbone. La differenza sta nell'elettrolita usato, consistente in una soluzione concentrata di idrossido di potassio. L'anodo è di zinco, finemente polverizzato e impastato con l'elettrolita. Il catodo è una miscela di grafite e biossido di manganese, pressato entro un cilindretto cavo tenuto da un contenitore in acciaio. Essa raggiunge una capacità che è essenzialmente più alta di una batteria Ni-Cd della stessa misura, ma il contenuto di materiali tossici è decisamente molto più basso. A causa di una più alta resistenza interna, le pile RAM™ non possono sempre rimpiazzare le batterie al Ni-Cd nelle applicazioni ad alta energia. Le applicazioni tipiche sono: Giocattoli e giochi, Stereo portatili, CD e riproduttori a nastro, macchine fotografiche e flash, pagers e telecomandi, torce, Lampade d'emergenza, notebook, Palm/Lap-Top, Ricetrasmittenti, strumenti di misura, ecc . VANTAGGI È una pila nuova per i consumatori. Fino ad ieri, si è dovuto scegliere fra le pile alcaline usa e getta 1,5 volt e gli accumulatori ricaricabili da 1,2 volt Nickel-Cadmio (Ni-Cd) le quali spesso non riescono a soddisfare le necessità dei consumatori. Non e' una tradizionale pila alcalina La nuova pila alcalina ricaricabile, offre il vantaggio di una vita più lunga delle ordinarie alcaline, unitamente al risparmio, essendo ricaricabile. Si possono ricaricare a piacimento e ridanno energia per un lungo periodo anche se rimangono inutilizzate (energia a stock per 5 anni). Inoltre, al momento dell'acquisto sono già cariche e pronte all'uso. Non è una ordinaria pila ricaricabile Il problema delle batterie ricaricabili al Ni-Cd ed in misura inferiore anche delle Ni-MH è che perdono la carica in breve tempo, e contengono sostanze tossiche e pericolose. Questa pila è invece priva di mercurio, di nickel e di cadmio. È diversa dalle altre pile ricaricabili Queste pile erogano 1,5 Volt, non hanno effetto memoria, possono essere caricate a piacimento ed i loro caricatori dedicati, permettono eventualmente di metterle in carica anche se sono già completamente cariche. Le Ni-Cd e le Ni-Mh hanno soltanto 1,2 Volt, hanno una limitata quantità di cicli di ricarica, sono delicate, trattengono l'energia per brevi periodi di tempo, e contengono Mercurio, Cadmio e Nickel, sostanze altamente tossiche e pericolose. Le pile a tecnologia RAM™ devono essere caricate con gli appositi caricatori. Non ricaricare le pile a tecnologia RAM™ ad esempio con caricatori per le pile al Ni-Cd o per altri tipi di batteria, questi danneggerebbero sicuramente le pile RAM™. Le pile a tecnologia RAM™, NON devono essere scaricate a fondo, pena la perdita di liquido quando esse saranno ricaricate ; è consigliabile ricaricarle di sovente, anche se sono ancora cariche. Nello sviluppare applicazioni elettriche od elettroniche, si raccomanda la seguente procedura di ricarica: assicurarsi che il voltaggio fornito ad ogni singola cella sia limitato a 1,65 Volt ± 0,5 per evitare reazioni irreversibili dell'elettrolita all'interno della cella. Il voltaggio sulla cella salendo sino a 1,7V farà diminuire la corrente sino a giungere a pochi milliampere, sino a quando il processo di ricarica sarà terminato. - La corrente necessaria per la carica delle Pile Stilo è all'incirca di 200mA quando esse sono completamente scariche, mentre è di 150mA per le MiniStilo. La corrente potrà essere non stabilizzata come ad esempio nei caricatori per celle solari.
Di re dei salumi (del 27/02/2008 @ 10:51:55, in Scienza e Tecnologia, linkato 17 volte)
Roma - Cancellare un SMS spedito o ricevuto dalla SIM del proprio telefonino non è più garanzia di privacy: parola di BrickHouse Security, un'azienda di New York che ha creato un dispositivo in grado di leggere e carpire ogni tipo di informazione dai chip integrati nelle SIM card. Inclusi i dati già cancellati dall'utente.
Pepata la domanda che l'azienda ha inserito nel proprio sito web a mo' di claim dello sfizioso gadget, venduto al prezzo di 149 dollari (poco più di 100 euro): "Hai mai desiderato di poter spiare il telefono di tua moglie, tuo marito, dei tuoi figli o del tuo collega, per vedere cosa fanno?". Chi risponde affermativamente al quesito potrebbe essere interessato a questo particolare card-reader, il cui utilizzo è decisamente semplice ed intuitivo: è sufficiente collegarlo al PC via USB e inserirvi la SIM card. Il dispositivo trasferirà tutte le informazioni memorizzate nel computer.
Todd Morris, presidente di BrickHouse Security, dichiara che molte persone proprio con strumenti come questo scoprono la fondatezza dei propri dubbi sul comportamento del compagno: "Circa la metà delle persone sposate trova qualcosa che non va sul cellulare del partner". E l'azienda sottolinea il fatto che, nonostante esistano già dei lettori di SIM, questo è il primo dispositivo in grado di accedere ad informazioni già cancellate, che risiedono in memoria finché non vengono sovrascritte, più o meno come avviene per un hard disk.
e un utente fosse messo in allarme da questa inaffidabilità (coniugi che si fanno sorprese, ragazzini alle prese con problemi dell'adolescenza da non condividere con i genitori) Morris ha comunque un suggerimento valido per coloro che vogliono salvaguardare la propria privacy: "Prendete la SIM card e distruggetela, o tagliatela. Questo è l'unico modo per avere una garanzia che i dati vadano persi".
Il New York Post, nell'illustrare il dispositivo anti-privacy, descrive i casi in cui il suo utilizzo è lecito partendo proprio dagli utenti di minore età. "Se il padre o la madre pagano la bolletta del cellulare e Sonny Boy (nomignolo del figlio under 18, ndr) lo utilizza per fissare appuntamenti per comprare stupefacenti, i genitori hanno il diritto di controllare" spiega al Post l'avvocato Bill Bierce, aggiungendo che si tratta di una facoltà che possono esercitare anche i manager di un'azienda con i cellulari dei propri dipendenti: "Un telefonino da utilizzare per lavoro può essere controllato per sapere se viene utilizzato per chiamate personali".
Al di fuori di indagini condotte dalle forze dell'ordine, in tutti gli altri casi si tratta di violazione della privacy - osserva il legale. Non tutto è bianco o nero, però: secondo Bierce, i casi di "diffidenza coniugale" citati da Todd Morris rappresenterebbero una sorta di "area grigia". O, per usare un eufemismo, un'interessante voce di bilancio emergente per l'attività degli studi legali.
Di elvio (del 24/02/2008 @ 10:56:55, in Ecologia e risparmio energetico, linkato 20 volte)
Ho seguito con attenzione la replica del Munnezza Day a Napoli, ho trovato un uomo attento, informato e lungimirante, prescindendo dalla critica politica, pur ben pesata ed articolata. Il discorso sul valore del materiale e lo spreco mi ha fatto molto pensare. Effettivamente ormai, anche i più attenti, tendono a non dare più l'esatto valore alle cose che ci circondano, a partire dall'abuso degli imballaggi (per carità è anche una esigenza igienica). Per esempio, al di là del valore commerciale, su una lattina di bibite non pensate che il "valore di lavorazione" sia molto più elevato quello del contenitore piuttosto che del suo contenuto? Vuoi mettere il processo di estrazione, lavorazione, fusione e stampaggio dell'alluminio in confronto con 33 cl di acqua zuccherata che c'è dentro? Per completare il valore più alto lo buttiamo via. Il problema è che ormai sempre di più tendiamo a dare un valore alle cose solo e puramente commerciale e questo è gravissimo. Un mio vecchio amico, falegname, tempo fa' mi faceva presente questo discorso: "Mi vengono i clienti in falegnameria e mi chiedono il prezzo di una porta, io dico dalle 300 alle 500 euro secondo materiali e finiture, e mi sento dire: ma così tanto? Non si rendono conto che una porta istallata stà lì per centinaia di anni e farà sempre bene il suo lavoro senza dar mai problemi, poi vengono abbigliati con borse e maglioni di marca che costeranno pressappoco come due porte del mio preventivo e dureranno solamente una stagione ed a questo però, non fanno caso". Pensiamoci un attimo.
Di re dei salumi (del 24/02/2008 @ 09:59:17, in Attualità, linkato 16 volte)
E’ quanto risulta dai dati parziali raccolti dopo tre giorni di vita del decreto sulle confische. I più numerosi presso il Banco Popolare, ma Intesa Sanpaolo non comunica i propri numeri
Il rischio che si trattasse di tanti soldi, si sapeva già, era piuttosto alto. Ora i primi dati parziali parlano di oltre 100 mila conti dormienti depositati e dimenticati in ordine sparso nelle varie banche presenti sul territorio.
Sono i conti che andavano “risvegliati” entro il 17 febbraio pena la confisca da parte dello Stato che li dirotterà in un fondo a favore delle vittime dei crack finanziari e per la regolarizzazione dei lavoratori precari.
A intimare lo sblocco è un decreto, pubblicato il 2 agosto 2007, che ha dato attuazione a una norma contenuta nella Finanziaria 2006, varata nell’ultimo anno del governo Berlusconi.
La confisca tuttavia non scatta subito. Il ministero dell'Economia, rispondendo a una serie di quesiti sollevati dall'Abi riguardo la disciplina in materia contenuta nel Dpr 116/07, ha approvato la linea di condotta che le banche dovranno seguire per avvisare i titolari dei conti. Domande e risposte sono state raccolte in una circolare.
Prima di tutto gli istituti sono chiamati a inviare una raccomandata al titolare del rapporto, all'ultimo indirizzo conosciuto, con l'invito a effettuare un'operazione entro 180 giorni per movimentare il conto.
E ora passiamo ai dati, raccolti dall’agenzia Radiocor. Il Banco Popolare figura in testa con oltre 32.400 conti depositati e dimenticati dai titolari. Notevoli anche le quote di Unicredit Banca (27 mila), Ubi banca con 19.500 conti e Mps con 14 mila. Non compaiono nella ricerca invece i numeri del primo gruppo bancario nazionale, Intesa Sanpaolo, che non diffonde dati.
Le banche inoltre si stanno muovendo con diverse modalità nella comunicazione delle cifre. Alcune utilizzano il proprio sito internet, mentre altre espongono le liste nelle singole filiali.
Di re dei salumi (del 24/02/2008 @ 09:55:28, in Medicina e Sanità, linkato 11 volte)
Le nuove malattie infettive - come HIV, Sars, West Nile virus ed Ebola - stanno aumentando. Sono frutto del contatto tra uomini e animali, specialmente mammiferi “non umani”. Per ridurne l’impatto, bisogna evitare l’eccessiva promiscuità tra le diverse specie e in questo senso è fondamentale il lavoro di conservazione degli habitat naturali e della biodiversità. Queste in sintesi sono le conclusioni a cui è giunta la ricerca della Zoological Society of London, della University of Georgia e della Columbia University, che ha analizzato 335 epidemie emerse tra il 1940 e il 2004 e ha permesso di disegnare una vera e propria mappa delle “zone calde” (”hotspots”) dove potrebbe scoppiare la prossima. questo il link
Di elvio (del 22/02/2008 @ 13:08:17, in Illusioni & Giochi, linkato 24 volte)
Una frase si dice autoreferenziale quando afferma qualcosa di sé stessa. Generalmente è semplice scrivere frasi autoreferenziali, tipo Questa frase comincia con la lettera Q oppure: Io contengo tre T, meno sarebbe scrivere: Questa frase contiene dieci parole, ventisette sillabe e sessantasei lettere o questa: Questa frase ha diciassette a, una b, nove c, sedici d, diciotto e, due f, una g, due h, diciassette i, una j, una k, una l, una m, dodici n, otto o, una p, due q, due r, dieci s, dodici t, diciassette u, due v, una w, una x, e una y. Altre frasi curiose sono le seguenti:
Dieci parole fa, questa frase non era ancora iniziata.
Se questa frase non fosse esistita, qualcuno l'avrebbe inventata.
Se chiamiamo "vergine" una frase che non è mai stata letta, io non sono vergine
Non leggere questa riga.
Io ho il potere di generare l’insieme dei processi che si verificano nel tuo cervello quando leggi l’insieme delle lettere che mi compongono e pensi a me.
Hai appena iniziato a leggere la frase che hai appena finito di leggere.
Questa frase, prima che tu aprissi il libro a questa pagina, stava soffocando in mezzo alle altre pagine.
Al confine tra le frasi autoreferenziali e quelle non-autoreferenziali si situano queste due frasi, che certamente non sono autoreferenziali, ma producono un paradosso quando vengono accostate:
La frase successiva è vera
La frase precedente è falsa
Un altro sistema, che non contiene però alcuna contraddizione, è il seguente:
La frase successiva è identica a questa tranne che per una parola.
La frase precedente è identica a questa tranne che per una parola.
Raymond Smullyan riporta nel suo 5000 a.C. alcune frasi che si elidono da sole:
C'è qualche cosa che vorrei dirvi, prima di cominciare a parlare...
Credo fermamente nell'ottimismo. Senza ottimismo, infatti, che cosa ci resterebbe?
Metà delle bugie che dicono di me sono vere.
Ti ho dato un budget illimitato e tu lo hai già superato!
Questa specie è sempre stata estinta.
Divieto di parcheggio autorizzato.
L'inflazione è un artifizio economico in virtù del quale ciascun individuo guadagna più del successivo.
La superstizione porta sfortuna.
La nostalgia non è più quella di una volta!
Sulla copertina di un'agenda compare la scritta autoreferenziale
Se vuoi riderci sopra, togliti almeno le scarpe.
Fin qui si è parlato di curiosi incroci logico-filosofici, il problema nasce quando, dalle frasi autoreferenziali scritte, si passa all'autocelebrazione parlata (usanza molto diffusa al giorno d'oggi), qui allora risulta palese la stupidità dell'interlocutore. Saluti
Dieci parole fa, questa frase non era ancora iniziata.
Se questa frase non fosse esistita, qualcuno l'avrebbe inventata.
Se chiamiamo "vergine" una frase che non è mai stata letta, io non sono vergine
Non leggere questa riga.
Io ho il potere di generare l’insieme dei processi che si verificano nel tuo cervello quando leggi l’insieme delle lettere che mi compongono e pensi a me.
Hai appena iniziato a leggere la frase che hai appena finito di leggere.
Questa frase, prima che tu aprissi il libro a questa pagina, stava soffocando in mezzo alle altre pagine.
Al confine tra le frasi autoreferenziali e quelle non-autoreferenziali si situano queste due frasi, che certamente non sono autoreferenziali, ma producono un paradosso quando vengono accostate:
La frase successiva è vera
La frase precedente è falsa
Un altro sistema, che non contiene però alcuna contraddizione, è il seguente:
La frase successiva è identica a questa tranne che per una parola.
La frase precedente è identica a questa tranne che per una parola.
Raymond Smullyan riporta nel suo 5000 a.C. alcune frasi che si elidono da sole:
C'è qualche cosa che vorrei dirvi, prima di cominciare a parlare...
Credo fermamente nell'ottimismo. Senza ottimismo, infatti, che cosa ci resterebbe?
Metà delle bugie che dicono di me sono vere.
Ti ho dato un budget illimitato e tu lo hai già superato!
Questa specie è sempre stata estinta.
Divieto di parcheggio autorizzato.
L'inflazione è un artifizio economico in virtù del quale ciascun individuo guadagna più del successivo.
La superstizione porta sfortuna.
La nostalgia non è più quella di una volta!
Sulla copertina di un'agenda compare la scritta autoreferenziale
Se vuoi riderci sopra, togliti almeno le scarpe.
Fin qui si è parlato di curiosi incroci logico-filosofici, il problema nasce quando, dalle frasi autoreferenziali scritte, si passa all'autocelebrazione parlata (usanza molto diffusa al giorno d'oggi), qui allora risulta palese la stupidità dell'interlocutore. Saluti
Di elvio (del 20/02/2008 @ 18:20:14, in Ecologia e risparmio energetico, linkato 45 volte)
Lo so è una pazzia, però se cercate in rete Perendev Motor oppure Bedini Motor, troverete anche fimati che sembrano molto veritieri, brevetti e schemi costruttivi. Io vi indico due filmati sul motore di Perendev molto interessanti, ma c'è molto di più vedete anche voi. Considerando che il mondo reale non regala nulla (e questo vale sia in economia che in fisica), vedere certe immagini ci fa sobbalzare dalla sedia. Ovviamente lo scetticismo regna sovrano ma... intanto guardatevi questi link. Motore di perendev e bedini (guardatelo tutto, son due film di seguito) e poi altro motore di perendev. Fatemi sapere cosa ne pensate. Ah, dimenticavo, date una vista anche al progetto MEG Motionless Electromagnetic Generator (Generatore Elettromagnetico Immobile) che è sempre sul tema di energia gratis.
Di pr (del 18/02/2008 @ 08:53:00, in Alta Fedeltà, linkato 38 volte)
Il primo: prendiamo un amplificatore e proviamo ad ascoltare il sistema collegato (diffusori ecc.) intorno al livello di "clipping"... se potessimo d'un tratto poter spostare più in alto proprio il livello di clipping facendo in modo che il livello di uscita effettivo fosse maggiore, percepiremmo un volume di ascolto maggiore o minore? Il secondo: Il nostro sistema uditivo integrato è un apparecchio assai strano, riesce a rendere godibili messaggi musicali con grosse carenze da un punto di vista spettrale (nel senso che tendiamo a ricostruire anche porzioni mancanti di spettro pur di godere di ciò che stiamo ascoltando) ma riesce ad essere terribilmente critico sulle "mancanze" dell'ordine di frazioni di dB (in soldoni facciamo relativamente poco caso a grosse carenze, ma siamo molto sensibili alle piccole, tanto che, a volte, le piccole possono essere determinanti quanto le grandi ...) Per la prima, credo che l'articolo di Elvio sia stato piuttosto esaustivo, per la seconda?... intanto date un'occhiata qua: http://www.renatogiussani.it/01dB.htm fino in fondo dove trovate la tabella con A, B, ecc.
Di elvio (del 17/02/2008 @ 17:33:29, in Approfondimenti, linkato 25 volte)
Solitamente i CD o DVD masterizzati o che utilizziamo più di frequente, prima o poi, divengono inutilizzabili. In genere, questi supporti vengono buttati via senza rendersi conto che, spesso, si possono recuperare. La causa può essere un graffio, o sporcizia sul lato di lettura ed il disco non viene più riconosciuto dal lettore oppure si inceppa a metà esecuzione. La prima cosa da fare è:
1) lavare tutto il disco con sapone liquido, meglio se neutro (va bene anche il detersivo per i piatti), strofinando bene con le dita, come facciamo con un bicchiere, poi risciacquare abbondantemente con acqua tiepida fino a togliere tutti i residui di sapone, è importante non usare spugne o panni di alcun genere. 2) asciugare prima con un panno di cotone e poi completare con aria calda (va bene anche un Phon ma a dovuta distanza) Ora provatelo sul vostro lettore. Nel caso ancora non sia leggibile, bisogna vedere se, sul lato inciso (quello opposto all'etichetta per capirci), vi siano graffi profondi sulla superficie (i graffi più gravi sono quelli ce vanno nella direzione di rotazione, non quelli radiali dal centro verso l'esterno) 3) nel caso vi fossero, prendete del dentifricio e spalmatelo energicamente con un panno in cotone inumidito sul graffio (o con i polpastrelli delle dita) fino a che il graffio non si è attenuato, e risciacquate ogni tanto per vedere il risultato 4) ripetete l'operazione se il risultato non è ancora soddisfacente (è consigliato strofinare in senso radiale e mai nel senso della circonferenza) 5) alla fine risciacquate bene il disco e provate ancora se il vostro disco è tornato in vita. 6) Provate anche con altri lettori, spesso la differenza di colore del laser può fare una grande differenza sui risultati. Se a questo punto non avete ottenuto risultati, i motivi possono essere diversi: una cattiva masterizzazione o un difetto sulla superficie interna del disco. Anche qui vi possono essere soluzioni (parziali) al problema: 7) software specifici tipo BadCopy, IsoBuster, CD Recovery Toolbox Free, (per sistemi windows) che permettono di recuperare almeno parte dei dati 8) se nemmeno così si sono ottenuti risultati, la vera soluzione, sicuramente definitiva, è la pattumiera.
1) lavare tutto il disco con sapone liquido, meglio se neutro (va bene anche il detersivo per i piatti), strofinando bene con le dita, come facciamo con un bicchiere, poi risciacquare abbondantemente con acqua tiepida fino a togliere tutti i residui di sapone, è importante non usare spugne o panni di alcun genere. 2) asciugare prima con un panno di cotone e poi completare con aria calda (va bene anche un Phon ma a dovuta distanza) Ora provatelo sul vostro lettore. Nel caso ancora non sia leggibile, bisogna vedere se, sul lato inciso (quello opposto all'etichetta per capirci), vi siano graffi profondi sulla superficie (i graffi più gravi sono quelli ce vanno nella direzione di rotazione, non quelli radiali dal centro verso l'esterno) 3) nel caso vi fossero, prendete del dentifricio e spalmatelo energicamente con un panno in cotone inumidito sul graffio (o con i polpastrelli delle dita) fino a che il graffio non si è attenuato, e risciacquate ogni tanto per vedere il risultato 4) ripetete l'operazione se il risultato non è ancora soddisfacente (è consigliato strofinare in senso radiale e mai nel senso della circonferenza) 5) alla fine risciacquate bene il disco e provate ancora se il vostro disco è tornato in vita. 6) Provate anche con altri lettori, spesso la differenza di colore del laser può fare una grande differenza sui risultati. Se a questo punto non avete ottenuto risultati, i motivi possono essere diversi: una cattiva masterizzazione o un difetto sulla superficie interna del disco. Anche qui vi possono essere soluzioni (parziali) al problema: 7) software specifici tipo BadCopy, IsoBuster, CD Recovery Toolbox Free, (per sistemi windows) che permettono di recuperare almeno parte dei dati 8) se nemmeno così si sono ottenuti risultati, la vera soluzione, sicuramente definitiva, è la pattumiera.
Di Admin (del 16/02/2008 @ 19:59:09, in Questo Blog, linkato 28 volte)
Per problemi di spam sui commenti, da ora è stata inserita una apposita protezione. Pertanto gli utenti che dovranno fare commenti sugli articoli pubblicati, dovranno digitare per primo l'esatto codice che compare in rosso e poi inviare il commento con le stesse modalità di sempre. Scusate per il disguido, involontario, ma ormai non si sta più tranquilli nemmeno sui blog.
Di re dei salumi (del 16/02/2008 @ 17:45:30, in Records & Primati, linkato 26 volte)
San Nicolas de los Garza (Messico del Nord): l'uomo più grasso del mondo entrato nel guinness dei primati nel 2007 con i suoi 570 chili, ha dichiarato di esser dimagrito 230 chili.
Dalla mezza tonnellata di peso è riuscito a dimagrire grazie ad una dieta speciale e a esercizi fisici.
Manule Uribe vuole arrivare al suo peso forma di 120 chili. Dopo cinque anni di "arresti domiciliari", causati dalla sua obesità, nel marzo del 2007, Manuel Uribe è uscito di casa, grazie a imbracature e una gru
Di elvio (del 16/02/2008 @ 12:48:03, in Approfondimenti, linkato 49 volte)
Pierre Étienne Bézier (Parigi, 1 settembre 1910 – Parigi, 25 novembre 1999) è stato un ingegnere e matematico francese, creatore delle curve Bézier e delle superfici Bézier che sono ora alla base della maggior parte del Computer Aided Design e dei sistemi di computer grafica. Nato a Parigi, Bézier ottenne la laurea in ingegneria meccanica presso la École Nationale Supérieure des Arts et Métiers nel 1930. Si guadagnò una seconda laurea in ingegneria elettrica nel 1931 alla École Supérieure d'Électricité, nonché un dottorato, nel 1977, in matematica all'Università di Parigi. Lavorò presso la Renault dal 1933 al 1975, dove realizzò il suo sistema UNISURF CAD CAM. Dal 1968 al 1979 fu Professore di Ingegneria della Produzione al Conservatoire National des Arts et Métiers. Nel 1985 fu insignito all'ACM SIGGRAPH con un premio "Steven A. Coons" per aver dedicato la sua vita alla computer grafica e alle tecniche interattive. I metodi per calcolare e disegnare una curva sono computazionalmente molto semplici ed efficienti. Bézier stabilì un modo di realizzare le curve che partiva da due punti e una linea vettoriale appunto, un sistema innovativo che permette, ancora oggi, agli operatori grafici di realizzare disegni curvilinei bellissimi e precisi. Le curve Bézier possono essere realizzate da molti programmi di grafica vettoriale come Corel Draw, Adobe Illustrator o FreeHand ed è anche la matematica di base che controlla il protocollo Postscipt della Adobe. A differenza dei sistemi raster, i file vettoriali, sono totalmente immuni dai problemi di risoluzione, di ingrandimenti e riduzioni. Oltre che essere poco pesante un file vettoriale permette ingrandimenti all'infinito, senza avere peggioramenti qualitativi in termini di risoluzione e dettaglio. Le curve di Bézier sono degli oggetti matematici molto interessanti perché sono, allo stesso tempo, potenti e semplici. Infatti, con poco sforzo, è possibile ottenere curve analiticamente buone (continue e derivabili). Ogni curva è completamente determinata da un poligono detto poligono di controllo, i cui vertici vengono detti punti di controllo o punti di Bézier. Ulteriori informazioni le troverete su wikipedia, su polytechnique, qui e qui.
Nella figura in movimento è raffigurata la tecnica di de Casteljau che permette di costruire la curva di Bézier, procedendo mediante successive combinazioni convesse dei punti stessi; molto usata nei sistemi di calcolo computerizzato. Saluti a tutti.
Nella figura in movimento è raffigurata la tecnica di de Casteljau che permette di costruire la curva di Bézier, procedendo mediante successive combinazioni convesse dei punti stessi; molto usata nei sistemi di calcolo computerizzato. Saluti a tutti.
Di elvio (del 16/02/2008 @ 10:34:52, in su... stampolampo.it, linkato 23 volte)
Pubblicità
Questo è un settore di punta a cui stampolampo.it crede fortemente, siamo in grado di fornire cataloghi completamente a colori su carta patinata anche sotto i 1000 € per 2000 pezzi (il prezzo dipende dal numero di pagine, dalle dimensioni, dalla complessità della grafica, ecc). Siamo convinti che spendere in un catalogo è molto di più di un investimento pubblicitario. A differenza del volantino o del pieghevole, un catalogo non si butta, si sfoglia, si tiene da parte, perché poi ci servirà. Rappresentanti, piccole aziende, artigiani, imprenditori, associazioni sportive, enti, comuni, potrebbero avere una marcia in più semplicemente con questo strumento fatto apposta per loro. La preparazione grafica richiede del tempo, quindi più ci viene semplificata e più risparmierete. Gran parte del lavoro potrebbe essere svolto da voi, sul posto, trovando immagini, scovando fotografie o scattandone di nuove (con una buona macchina da 5 Mpix si possono già ottenere buoni risultati). Per prima cosa bisogna decidere bene i contenuti e pensare come organizzarli. Le idee chiare sono fondamentali per ottenere un catalogo sobrio, gradevole e divertente. Successivamente vanno selezionate le immagini, è fondamentale intramezzare lo scritto, i listini o tabelle, con belle immagini, illustrazioni o figure magari realizzate da voi stessi, foto scattate nella vostra realtà o più semplicemente attinenti al tema che si sta trattando nelle pagine. Poi in ultimo, si inizia la realizzazione grafica. Tratto da stampolampo.it per dettagli e maggiori precisazioni riferirsi alle pagine del sito.
Perdonateci la nostra digressione pubblicitaria, gradiremmo vostri commenti per sapere se questi inserti sono fonte di disturbo al blog (saranno max 2 inserti al mese).
Di elvio (del 14/02/2008 @ 19:40:07, in Passioni & Hobbies, linkato 42 volte)
Il BCL è un appassionato dell'ascolto, soprattutto delle stazioni internazionali di radiodiffusione che affina il suo gusto nella ricezione di stazioni, anche rare (DX), divertendosi a girare la manopola di sintonia del ricevitore per esplorare una quindicina di gamme su cui si svolge il traffico broadcasting mondiale. Per questo il patito del radioascolto è un appassionato della radio che ha un suo ruolo nel variegato mondo del radiantismo. Utilizza apparecchi radio riceventi multibanda, talvolta anche portatili, e sperimenta antenne diverse alla ricerca di risultati sempre più interessanti. Ama le levatacce e le "notti DX" per sperimentare l'ascolto in assenza dei rumori industriali e per cogliere le ore più idonee alla propagazione, fenomeno per cui le onde elettromagnetiche, in presenza di certe condizioni fisiche, rimbalzano in modo più o meno lungo trasportando i segnali radio a distanze spesso notevolissime dal punto ove è situato il trasmettitore. L'approccio al radioascolto, per molti incomincia con una piccola radio domestica, oppure con un ricevitore multibanda portatile. Molto spesso sono questi i primi passi per entrare nel radiantismo proprio attraverso il radioascolto. Cominciano i dubbi, le prime esigenze di essere informati sulla Legge, conoscendo correttamente quello che la Legge prevede e richiede per chi intende praticare il radioascolto come hobby. Oggi, l'Art. 160 del Codice Postale 2003 cita testualmente: "Per le stazioni riceventi del servizio di radiodiffusione il titolo di abbonamento tiene luogo della licenza". Essendo stato abolito dal 1998 l'abbonamento al servizio di radioaudizione, la Legge ci consente la libera detenzione di apparecchi radioriceventi e la vigente legislazione, riconosce dunque all'appassionato di radioascolto il diritto all'ascolto. Lo si evince anche leggendo il DPR n. 64 del 27 gennaio 2000 contenente il "Regolamento recante norme per il recepimento di decisioni CEPT in materia di libera circolazione di apparecchiature radio". di Alfredo Gallerati, IK7JGI
Oggi in rete è possibile fare radioascolto senza possedere costose attrezzature e impianti di antenna complessi ed ingombranti. Vi cito alcuni siti che mettono in rete il servizio. In alcuni si possono addirittura impostare tutti i parametri come se si avesse un vero radio ricevitore professionale sotto mano. Ve ne sono moltissimi, provatene qualcuno tra questi link e vedrete quanto è interessante.
Link1 Link2 Link3 Link4 Link5 Link6 Tenete conto che sono ricezioni da lunga distanza e per il migliore ascolto sono favorite le ore notturne (tenendo conto del fuso orario del luogo da dove provengono i dati dove cioè la radio ricevente è posta).
Saluti a tutti e buon ascolto.
Oggi in rete è possibile fare radioascolto senza possedere costose attrezzature e impianti di antenna complessi ed ingombranti. Vi cito alcuni siti che mettono in rete il servizio. In alcuni si possono addirittura impostare tutti i parametri come se si avesse un vero radio ricevitore professionale sotto mano. Ve ne sono moltissimi, provatene qualcuno tra questi link e vedrete quanto è interessante.
Link1 Link2 Link3 Link4 Link5 Link6 Tenete conto che sono ricezioni da lunga distanza e per il migliore ascolto sono favorite le ore notturne (tenendo conto del fuso orario del luogo da dove provengono i dati dove cioè la radio ricevente è posta).
Saluti a tutti e buon ascolto.
Di tonino (del 13/02/2008 @ 17:47:56, in Approfondimenti, linkato 36 volte)
Zitto zitto senza far scalpore è andato in pensione il floppy. Eppure meritava una cerimonia solenne per i tanti servigi che ci aveva fornito (seppur con qualche incazzatura per la corruzione dei dati). Non basta, fra poco ci saranno altre vittime illustri come il mitico disco rigido (il masterizzatore già è moribondo data la concorrenza delle penne usb per il trasferimento dei dati off-line). Sto dicendo cavolate? Forse, ma Asus ha messo in vendita da poco un mini-notebook della serie EEE dal costo di 299 euro nel quale fa spicco la mancanza dell’hard-disk!!!!!!! Ovvero c’è una memoria allo stato solido (flash per semplificare) di 5 Gigabyte che ospita il sistema operativo (linux) e lascia qualcosa per la memorizzazione locale. Dove li metto i dati? On line!! La possibilità su internet di avere hard disk virtuali non è nuova, ma la spinta che sta dando Google con il servizio “documents” e “Gigamail” è strepitosa. Non sottovalutiamo i servizi del cosiddetto web 2.0 (user generated contents) di cui questo blog fa parte, infatti utilizzando servizi come Youtube o Myspace è possibile condividere con altri filmati e quant’altro senza salvare un bit in locale o su supporti ottici. Se poi pronunciamo la parola WIMAX (che a qualcuno sicuramente scombussolerà i guadagni) si profila all’orizzonte la possibilità di essere sempre on-line anche mentre sei nel boschetto a raccogliere gli asparagi. Quindi posso “tenere” tutto on line e consultarmelo quando serve. Tutte rose? Per me c’è qualche spina. Nella mia esperienza pluriennale di riparazione dei pc ho notato negli hard-disk bilanci familiari ed altre informazioni di carattere molto riservato. Questi dati saranno accessibili a chi gestisce le reti e soprattutto a chi è disposto a pagare per conoscere statisticamente gli usi e costumi del parco buoi. Cosa fare? L’unica salvezza è l’immensa mole dei dati che ci rende pressoché anonimi individualmente o meglio valutabili solo in termini statistici!! By by Tonino
Di elvio (del 12/02/2008 @ 19:33:01, in Alta Fedeltà, linkato 53 volte)
Sugli amplificatori si è detto di tutto e di più. Ma quasi mai di interazione di questi con i diffusori in caso di clipping. E' vero che non è mai contemplato dagli audiofili il fuori regime di un impianto, ma tra i ragazzi che si vogliono bombardare con l'impianto di casa, o in una festa domestica a tutto volume, il problema si pone. Non mi voglio dilungare in terminologie tecniche, ma vorrei parlar semplice. Se tralasciamo, per il momento, segnali negativi e diamo 10x il coefficiente di amplifivazione, un amplificatore può essere equiparato ad un alimentatore di potenza con tensione di uscita proporzionale al segnale che è in ingresso. Cioè: con nessun segnale in ingresso avremo nessun segnale in uscita, con 1 in ingresso avremo 10 in uscita con 2 in input avremo 20 in uscita ... e così via. Questo dovrebbe essere anche con 100 in ingresso per ottenere 1000 in uscita o 500 in ingresso per avere 5000 in uscita, ma così non è, e non lo sarà mai. Il primo problema è la dinamica: non ci possiamo aspettare da un dispositivo elettronico, alimentato al suo interno da 100 volt 1000 volt alla sua uscita, quindi solo 100 volt ci darà. Questo si chiama clipping che corrisponde alla saturazione di dinamica di un amplificatore. E' un po' come voler portare un peso più in alto della stessa gru. Il clipping, benchè controllabile già ad orecchio (e si percepisce da una forte distorsione dinamica), non provoca grossi problemi all'amplificatore, anzi, si riduce il calore che deve dissipare, però porta inutili e pericolose sollecitazioni ai diffusori che, ricevendo dei segnali "quadrati", si generano grandi quantità di calore sulle bobine degli altoparlanti; questo, in una condizione continuativa, provocherà la fusione delle stesse perché non riusciranno a dissipare più di tanta potenza. Estrapolando il discorso ed agganciandomi a quanto detto sulle poche pagine di elettroacustica di Multimaster e successive , vi sembrerà assurdo, ma è molto meglio, ai fini pratici e musicali, pilotare i nostri preziosi diffusori con amplificatori di potenza molto superiore alla potenza dei diffusori stessi. Questo offre numerosi vantaggi. Dal lato amplificatore, molta più dinamica a disposizione, amplificatore meno sollecitato, una buona riserva di energia per i transitori più incisivi dei bassi. Dal lato diffusore invece: movimento delle membrane molto meglio controllato, minore calore da dissipare (dovuto a minori distorsioni armoniche e dinamiche), riserva di potenza più pulita e disponibile per i bassi. Prego contestare.
Di re dei salumi (del 12/02/2008 @ 11:38:53, in su... stampolampo.it, linkato 29 volte)
Recentemente ho affidato a stampolampo.it la realizzazione di 2 cataloghi, uno sportivo ed uno commerciale. Devo dire che io e tutti i miei colleghi, siamo rimasti soddisfatti al 100% dopo aver visto i lavori ultimati. Ottima la composizione delle pagine e stampa eccellente. I Cataloghi sono visibili sia in sede che on line nell'apposita sezione sport e aziende. CONSIGLIATISSIMO!!!! AB
Di re dei salumi (del 12/02/2008 @ 11:29:18, in Cazzeggio e goliardia, linkato 28 volte)
Costituisce reato consultare il data base aziendale senza alcun specifico motivo di lavoro? Cioè solo per dare un'occhiata ai fatti altrui? No, sembrerebbe proprio di no.
A stabilirlo è stato il Giudice delle Indagini Preliminari presso il Tribunale di Nola, che ha ritenuto non perseguibile un dipendente dell'Agenzia delle Entrate che potendo accedere per motivi di ufficio nel data base dell'Agenzia, è andato a dare una fugace occhiata ai redditi di Prodi e Signora.
Il reato contestato dal Pubblico Ministero era quello di accesso abusivo all'Anagrafe Tributaria. Ricordiamo che la fattispecie contestata al dipendente statale è quella di cui all'art. 615 ter codice penale, che dispone: "Chiunque abusivamente si introduce in un sistema informatico o telematico protetto da misure di sicurezza ovvero vi si mantiene contro la volontà espressa o tacita di chi ha il diritto di escluderlo, è punito con la reclusione fino a tre anni. La pena è della reclusione da uno a cinque anni se il fatto è commesso da un pubblico ufficiale o da un incaricato di un pubblico servizio, con abuso dei poteri o con violazione dei doveri inerenti alla funzione o al servizio."
Non un reato da prendere sottogamba, insomma.
Nei fatti, il dipendente dell'Agenzia delle Entrate evidentemente incuriosito dal verificare la pressione fiscale gravante sul Premier e la coniuge, ha "approfittato" della sua qualità di operatore con accesso ad una delle banche dati più interessanti a livello nazionale, ed ha visionato dati senza alcuna autorizzazione. In suo soccorso però, in sede giudiziale, ha giocato proprio la famigerata legge sulla privacy, potendosi definire i dati visionati, non riservati né sensibili, ma solo personali e peraltro conoscibili. Il Giudice competente ha così ragionato escludendo la sussistenza dell'introduzione abusiva, in quanto assente una espressa volontà dell'Amministrazione dall'escluderlo dall'accesso.
E qui si apre un dubbio, tutto giuridico, ma inevitabile: sicuramente l'accesso abusivo al sistema non è reato configurabile, ma quello di trattamento illecito dei dati, sì. Difatti, anche la sola consultazione al di fuori dello svolgimento delle proprie mansioni, soprattutto se sussistente una nomina ad incaricato ad hoc, può certamente costituire un trattamento illecito secondo le previsioni riferite alle fattispecie penali del decreto legislativo n. 196/2003.
Ma questa legge sulla privacy non sembra essere percepita per la portata che inizialmente il legislatore le aveva riservato. Allo stato attuale è difficile che un privato o le procure procedano penalmente per violazioni penali della normativa in materia di riservatezza, eppure quando scattano i controlli da parte della Guardia di Finanza, l'attenzione sul rispetto di questa normativa non è di basso livello.
La notizia-sentenza è singolare, perché apre le porte ad una scriminante di nuova generazione: la curiosità. In sostanza essere curiosi ed agire sulla scia di tale curiosità, può esimere da dover applicare tassativamente la normativa sulla privacy. Sarebbe curioso sapere cosa ne pensa l'Autorità Garante in materia di protezione di dati personali, considerata la grande attenzione che ultimamente si sta dando al concetto di riservatezza, e sarebbe altrettanto interessante capire qual è il confine tra trattamento lecito e trattamento illecito, quando un soggetto compie delle operazioni anche di sola consultazione, di nascosto dal titolare del trattamento e senza specifica autorizzazione.
Nessuno vuol essere colpevolista su una "sciocchezza" di questo tipo, ma sarebbe ora di dare una identità alla normativa in materia di privacy e non tirarla fuori solo per multare mancanze di informative o telecamere non a norma!
Di pr (del 10/02/2008 @ 14:54:32, in Alta Fedeltà, linkato 42 volte)
Immaginiamo un signore assai compiaciuto dal fatto che i suoi capelli posti di fronte alla porta reflex di un diffusore siano investiti da un flusso d'aria piuttosto pronunciato.
Tutta questa potenza a guardar bene altro non è che un clamoroso errore sul calcolo della porta reflex... perché mai? semplicemente perché il condotto reflex è solo un tubo di dimensioni precise contenente una certa quantità d'aria che in una particolare condizione perde il suo equilibrio meccanico e tende ad oscillare avanti e dietro nel tubo.
A livello acustico ne risulta un'onda di pressione monotona "accordata" (per questo si parla di accordo reflex) ad una frequenza desiderata, che nelle intenzioni di progetto va a sommarsi alla risposta tipica dell'altoparlante, in modo da avere un incremento del livello di uscita nell'intorno della naturale caduta di risposta dell'altoparlante in questione.
In pratica è un semplice risonatore di Helmotz usato al rovescio con la cassa del diffusore come cavità.
La freq di risonanza dipende dalla densità (massa) del gas presente, dalla lunghezza del tubo, dal suo diametro e dai volumi tra i quali il tubo si affaccia, più o meno come una canna d'organo; a parità di frequenza di accordo aumentare il diametro significa "allungare il tubo", conseguenza "spiacevole" per un progettista che spesso fatica a farlo entrare dentro il diffusore. Fatica non del tutto inutile, dato che tanto maggiore sarà il diametro del tubo e tanto minore sarà l'influenza della perturbazione provocata dai cambiamenti di pressione dovuti al moto della membrana dell'altoparlante che anch'essa si affaccia dentro la medesima cavità.
Usando un tubo di dimensioni esageratamente piccole rispetto al diametro della membrana, la pressione che questa crea all'interno della cavità sarà compensata da un transito di aria nel tubo a velocità tanto maggiore quanto minore sarà il diametro del tubo.
Di elvio (del 10/02/2008 @ 13:11:43, in Approfondimenti, linkato 25 volte)
Ad oggi sono molto diffuse le pagine web di aiuto e videoaiuti per insegnare all'uso di alcuni software. Queste, hanno molto successo di pubblico perché, di solito, sono ben dettagliate e adatte anche ai più profani, non richiedono tempi lunghi (come i corsi) e soprattutto, non costano (quasi mai) nulla. Vi propongo un videotutorial che insegna come invecchiare un documento con Photoshop, applicandone bruciature ed annerimenti sui bordi. L'effetto finale è molto realistico e facile da applicare. Vedetevelo qui. Nel video farà da cavia, una mappa degli USA, ma le applicazioni sono delle più varie, così, la prossima volta che vorrete stamparvi un bigliettino simpatico, potrete fare a meno di affumicare la casa. In questo link altri aiuti sempre per Photoshop. Saluti.
Di elvio (del 09/02/2008 @ 11:47:19, in Bufale famose, linkato 22 volte)
Il popolo vuole essere ingannato, recita il vecchio adagio. E allora è campo aperto per truffatori, superstizioni, teorie del complotto, avvistamenti alieni e via dicendo. Ma c’è chi non ci sta.
Luca Damiani è laureato in Architettura e lavora, in veste di conduttore e autore, con la RAI dal 1978. Esperto di musica, ha collaborato con molte riviste italiane. Ha pubblicato presso Marsilio tre romanzi: Guardati a vita (vincitore del premio Grinzane sezione esordiente), Una fatale e Il baro. Ha scritto recentemente una breve storia delle bufale mediatiche per Castelvecchi dal titolo: Bufale Un libro che racconta le verità sulle menzogne. Qui ne potete trovare alcuni assaggi (da Google libri) Il libro inizia con una citazione piuttosto accattivante Quello che è sempre stato creduto da tutti, dovunque, è quasi sicuramente falso. Paul Valéry
Il testo è molto interessante e ben scritto, ne citiamo un trafiletto introduttivo: Le beffe mediatiche sono in molti casi una vera e propria forma d'arte. Questo libro è un'analisi impietosa del sistema dei media visto nella sua natura di "fabbrica di falsi e manipolazioni". Si parte dalla bufala rifilata agli americani da Orson Welles, che annunciò lo "storico" sbarco dei marziani sulla Terra. Passando per i "falsi di regime" dello Stalinismo e del Fascismo, fino alla mitica burla italiana delle false "teste di Modigliani", che mise in ridicolo l'intera critica accademica. Ma davvero siamo capaci di credere fino in fondo a chicchessia o a un suo qualsiasi prodotto? La risposta di questo libro è definitivamente sì. Ma le beffe mediatiche tendono a farsi scoprire. E proprio per questo sono meno dannose dell'informazione veramente disonesta.
Vedi anche: Silvano Fuso, chimico e membro del Cicap (già citato), autore di Pinocchio e la scienza. Come difendersi da false credenze e bufale scientifiche.
A destra una vignetta di Altan pubblicata su L'Espresso nel marzo 2004.
Luca Damiani è laureato in Architettura e lavora, in veste di conduttore e autore, con la RAI dal 1978. Esperto di musica, ha collaborato con molte riviste italiane. Ha pubblicato presso Marsilio tre romanzi: Guardati a vita (vincitore del premio Grinzane sezione esordiente), Una fatale e Il baro. Ha scritto recentemente una breve storia delle bufale mediatiche per Castelvecchi dal titolo: Bufale Un libro che racconta le verità sulle menzogne. Qui ne potete trovare alcuni assaggi (da Google libri) Il libro inizia con una citazione piuttosto accattivante Quello che è sempre stato creduto da tutti, dovunque, è quasi sicuramente falso. Paul Valéry
Il testo è molto interessante e ben scritto, ne citiamo un trafiletto introduttivo: Le beffe mediatiche sono in molti casi una vera e propria forma d'arte. Questo libro è un'analisi impietosa del sistema dei media visto nella sua natura di "fabbrica di falsi e manipolazioni". Si parte dalla bufala rifilata agli americani da Orson Welles, che annunciò lo "storico" sbarco dei marziani sulla Terra. Passando per i "falsi di regime" dello Stalinismo e del Fascismo, fino alla mitica burla italiana delle false "teste di Modigliani", che mise in ridicolo l'intera critica accademica. Ma davvero siamo capaci di credere fino in fondo a chicchessia o a un suo qualsiasi prodotto? La risposta di questo libro è definitivamente sì. Ma le beffe mediatiche tendono a farsi scoprire. E proprio per questo sono meno dannose dell'informazione veramente disonesta.
Vedi anche: Silvano Fuso, chimico e membro del Cicap (già citato), autore di Pinocchio e la scienza. Come difendersi da false credenze e bufale scientifiche.
A destra una vignetta di Altan pubblicata su L'Espresso nel marzo 2004.
Al pari della chimica, gli strumenti elettronici di oggi, vengono sintetizzati con opportuni circuiti elettronici. Da cui nascono tastiere e strumentazioni con miriadi di timbriche diverse e piuttosto veritiere. Tralasciamo, per semplicità le prime tecniche, più arcaiche, risalenti a 30-35 anni fa, e le modernissime tecniche digitali assistite da computer (in produzione da qualche anno). Consideriamo solo i sintetizzatori che i più grandi musicisti dagli anni 60 ad oggi hanno usato. Principalmente ve ne sono di 3 varie tecnologie che si differenziano dalla sorgente di segnale generato:
Sintetizzato: Il segnale parte, inizialmente, da un forma d'onda grezza, solitamente quadra o triangolare, (ricco di armoniche) chiamata portante (che è la frequenza della nota che dovrà uscire dallo strumento). Da questo, vengono filtrate una serie determinate di armoniche (con tecniche sottrattive), tali da avvicinarsi il più possibile alla timbrica dello strumento da simulare.
Modulato: Il segnale parte da un'onda pura (sinusoidale), successivamente arricchito di armioniche e modulato in frequenza e fase tale da avvicinarsi molto verosimilmente allo strumento naturale.
Campionato: Il segnale viene registrato da un vero strumento su nastro o in digitale in modo da avere la nota pura del vero strumento.
Da una o più di queste fonti base di segnale, il suono passa per una seconda elaborazione, che è la generazione di inviluppo: questa è una caratteristica importante del suono di qualsiasi strumento musicale, è infatti, l'espressione, la possibilità cioè, per il musicista, di indurre lo strumento a variare un poco la timbrica, l'intensità e anche l'intonazione durante l'esecuzione, per rendere il suono più gradevole: si pensi ad esempio all'esecuzione di una sonata per pianoforte, o ad un assolo di violino, parti nelle quali la differenza di intensità, di ricchezza acustica e di vibrato permette di sottolineare alcuni passaggi, trasmettendo una determinata emozione all'ascoltatore. Per riprodurre questo genere di modulazioni non periodiche, si ricorre a generatori di transitori di tensione, programmabili, in modo da generare il medesimo profilo della grandezza controllata ad istanti preimpostati. Alla pressione del tasto, il generatore di transienti genera una tensione crescente, che raggiunge un proprio massimo, per poi decadere ad estinguere l'effetto dopo il rilascio del tasto (coda, filtro passa-basso che diminuisce la frequenza di taglio, oscillatore che stona leggermente e così via).
Esistono in genere diversi distemi di generatore di transienti (o di inviluppo): AR, ADSR, AHDSR, AHDBDR e molti altri.
L'AR (Attack, Release) definisce un tempo di salita della tensione alla pressione del tasto, ed un tempo di discesa al suo rilascio: adatto quindi per iterazioni semplici quali archi, fiati e voci.
ADSR (Attack, Decay, Sustain, Release) permette di creare un transitorio più vicino a strumenti caratterizzati da un attacco specifico (pianoforte, tromba, percussioni); alla pressione del tasto, la tensione di controllo sale in un tempo definito dal parametro Attack fino ad un picco massimo fisso; subito dopo, la tensione scende con la velocità definita dal parametro Decay, fino a stabilizzarsi sul valore impostato dal parametro Sustain; infine, al rilascio del tasto, il parametro Release provvede a determinare in quanto tempo la tensione controllata ritornerà allo zero.
Quelli più complessi come AHDSR (Attack-Hold-Decay-Sustain-Release) e AHDBDR (Attack-Hold-Decay-Breakpoint-Decay-Release) sono meno diffusi, ma cominciano diffondersi nei più evoluti sintetizzatori assieme alla possibilità di creare inviluppi completamente personalizzati. (tratto da wikipedia)
Sintetizzato: Il segnale parte, inizialmente, da un forma d'onda grezza, solitamente quadra o triangolare, (ricco di armoniche) chiamata portante (che è la frequenza della nota che dovrà uscire dallo strumento). Da questo, vengono filtrate una serie determinate di armoniche (con tecniche sottrattive), tali da avvicinarsi il più possibile alla timbrica dello strumento da simulare.
Modulato: Il segnale parte da un'onda pura (sinusoidale), successivamente arricchito di armioniche e modulato in frequenza e fase tale da avvicinarsi molto verosimilmente allo strumento naturale.
Campionato: Il segnale viene registrato da un vero strumento su nastro o in digitale in modo da avere la nota pura del vero strumento.
Da una o più di queste fonti base di segnale, il suono passa per una seconda elaborazione, che è la generazione di inviluppo: questa è una caratteristica importante del suono di qualsiasi strumento musicale, è infatti, l'espressione, la possibilità cioè, per il musicista, di indurre lo strumento a variare un poco la timbrica, l'intensità e anche l'intonazione durante l'esecuzione, per rendere il suono più gradevole: si pensi ad esempio all'esecuzione di una sonata per pianoforte, o ad un assolo di violino, parti nelle quali la differenza di intensità, di ricchezza acustica e di vibrato permette di sottolineare alcuni passaggi, trasmettendo una determinata emozione all'ascoltatore. Per riprodurre questo genere di modulazioni non periodiche, si ricorre a generatori di transitori di tensione, programmabili, in modo da generare il medesimo profilo della grandezza controllata ad istanti preimpostati. Alla pressione del tasto, il generatore di transienti genera una tensione crescente, che raggiunge un proprio massimo, per poi decadere ad estinguere l'effetto dopo il rilascio del tasto (coda, filtro passa-basso che diminuisce la frequenza di taglio, oscillatore che stona leggermente e così via).
Esistono in genere diversi distemi di generatore di transienti (o di inviluppo): AR, ADSR, AHDSR, AHDBDR e molti altri.
L'AR (Attack, Release) definisce un tempo di salita della tensione alla pressione del tasto, ed un tempo di discesa al suo rilascio: adatto quindi per iterazioni semplici quali archi, fiati e voci.
ADSR (Attack, Decay, Sustain, Release) permette di creare un transitorio più vicino a strumenti caratterizzati da un attacco specifico (pianoforte, tromba, percussioni); alla pressione del tasto, la tensione di controllo sale in un tempo definito dal parametro Attack fino ad un picco massimo fisso; subito dopo, la tensione scende con la velocità definita dal parametro Decay, fino a stabilizzarsi sul valore impostato dal parametro Sustain; infine, al rilascio del tasto, il parametro Release provvede a determinare in quanto tempo la tensione controllata ritornerà allo zero.
Quelli più complessi come AHDSR (Attack-Hold-Decay-Sustain-Release) e AHDBDR (Attack-Hold-Decay-Breakpoint-Decay-Release) sono meno diffusi, ma cominciano diffondersi nei più evoluti sintetizzatori assieme alla possibilità di creare inviluppi completamente personalizzati. (tratto da wikipedia)
Di elvio (del 08/02/2008 @ 12:13:45, in Bufale famose, linkato 26 volte)
Vi riporto un articolo di Massimo Polidoro che è il cofondatore nonché Segretario nazionale del CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale), è considerato uno dei principali esperti internazionali sul paranormale e le pseudoscienze. Laureato in psicologia all'Università di Padova, si è specializzato nella psicologia dell'inganno e nei trucchi del paranormale e, grazie a queste sue competenze, conduce da anni indagini e ricerche su presunti fenomeni misteriosi o paranormali.
Uno studente riporta alla luce i documenti: la disposizione delle pietre è opera dei restauri di un secolo fa Londra. La disposizione dell'antica struttura megalitica di Stonehenge, in Inghilterra, costruita circa 5000 anni fa, è il frutto di restauri e rimaneggiamenti che risalgono agli anni Sessanta. Le modifiche al sito cominciarono agli inizi del Novecento e terminarono negli anni Sessanta, in piena Beatlesmania! A sollevare il velo su questo fatto rimasto a lungo ignoto al grosso pubblico è stato uno studente di Bristol, Brian Edwards, alle prese con una tesi di storia. Ha trovato alcune fotografie, risalenti al 1901, che documentano le approssimative tecniche edilizie di un gruppo di operai vittoriani. La disposizione di quei monoliti, che milioni di seguaci della New Age adorano come fosse un orologio neolitico o un osservatorio celtico, è dunque il frutto di rimaneggiamenti recenti. "Certo", ammettono gli archeologi dell¹English Heritage, "senza tutti questi lavori Stonehenge avrebbe un aspetto molto diverso. Pochissime pietre sono ancora esattamente nel posto dove furono erette millenni fa". Ma le pietre sono tutte originali e le ricostruzioni riguarderebbero solamente elementi secondari. "Ogni fase della ricostruzione", dice Jean-Pierre Mohen, direttore dei Musei di Francia, un¹autorità in fatto di megaliti e preistoria europea, "è documentata. Possiamo rianalizzare criticamente gli interventi in qualsiasi momento. Sono documenti pubblici, chiunque li può vedere". D¹altra parte, bastava osservare i dipinti di Constable e Turner, che raffigurano una distesa di enormi pietre rovesciate, sradicate dal tempo, smosse dalle intemperie, e non quel circolo perfetto che alcuni pseudoscienziati si ostinano a considerare come il regalo fantascientifico di una civiltà superiore, sbarcata da un'astronave sulla Terra migliaia di anni fa per regalarci la conoscenza. La vicenda rappresenta un bell¹esempio di "indagine storica" sul genere di molte ricerche analoghe realizzate dal CICAP. Per scoprire qualcosa di nuovo su un mistero, è la lezione che se ne trae, non bisogna essere docenti universitari e non sempre è necessario condurre estenuanti ricerche e sperimentazioni in laboratorio: a volte può bastare uno studente un po' curioso... come quelli che aderiscono al CICAP. di Massimo Polidoro
Uno studente riporta alla luce i documenti: la disposizione delle pietre è opera dei restauri di un secolo fa Londra. La disposizione dell'antica struttura megalitica di Stonehenge, in Inghilterra, costruita circa 5000 anni fa, è il frutto di restauri e rimaneggiamenti che risalgono agli anni Sessanta. Le modifiche al sito cominciarono agli inizi del Novecento e terminarono negli anni Sessanta, in piena Beatlesmania! A sollevare il velo su questo fatto rimasto a lungo ignoto al grosso pubblico è stato uno studente di Bristol, Brian Edwards, alle prese con una tesi di storia. Ha trovato alcune fotografie, risalenti al 1901, che documentano le approssimative tecniche edilizie di un gruppo di operai vittoriani. La disposizione di quei monoliti, che milioni di seguaci della New Age adorano come fosse un orologio neolitico o un osservatorio celtico, è dunque il frutto di rimaneggiamenti recenti. "Certo", ammettono gli archeologi dell¹English Heritage, "senza tutti questi lavori Stonehenge avrebbe un aspetto molto diverso. Pochissime pietre sono ancora esattamente nel posto dove furono erette millenni fa". Ma le pietre sono tutte originali e le ricostruzioni riguarderebbero solamente elementi secondari. "Ogni fase della ricostruzione", dice Jean-Pierre Mohen, direttore dei Musei di Francia, un¹autorità in fatto di megaliti e preistoria europea, "è documentata. Possiamo rianalizzare criticamente gli interventi in qualsiasi momento. Sono documenti pubblici, chiunque li può vedere". D¹altra parte, bastava osservare i dipinti di Constable e Turner, che raffigurano una distesa di enormi pietre rovesciate, sradicate dal tempo, smosse dalle intemperie, e non quel circolo perfetto che alcuni pseudoscienziati si ostinano a considerare come il regalo fantascientifico di una civiltà superiore, sbarcata da un'astronave sulla Terra migliaia di anni fa per regalarci la conoscenza. La vicenda rappresenta un bell¹esempio di "indagine storica" sul genere di molte ricerche analoghe realizzate dal CICAP. Per scoprire qualcosa di nuovo su un mistero, è la lezione che se ne trae, non bisogna essere docenti universitari e non sempre è necessario condurre estenuanti ricerche e sperimentazioni in laboratorio: a volte può bastare uno studente un po' curioso... come quelli che aderiscono al CICAP. di Massimo Polidoro
Di elvio (del 07/02/2008 @ 10:24:50, in Ecologia e risparmio energetico, linkato 36 volte)
Da un po' di tempo è convinzione comune del grosso danno arrecato al Pianeta dai dispositivi semi-spenti tipo TV e Stereo domestici che, in attesa di comandi esterni, debbono rimanere parzialmente accesi consumando qualche Watt di energia (il famoso stand-by o sleep).
Qualche bontempone s'è presa la briga di stimare tutti questi dispositivi nel mondo, e, con una semplice moltiplicazione, ha dedotto che il consumo mondiale si aggiri dai 262 ai 1051 GigaWatt.
Ok, sono d'accordo a fare tutto il possibile per il risparmio energetico, ma pensate veramente che ogni cittadino si può ritenere contento di aver salvato il pianeta solo perché ha spento completamente la TV? Pensate veramente che quei pochi Watt sono gli unici risparmiabili?
Vediamo quanto sprechiamo invece in distrazioni:
Lo sapete quanto consumiamo lasciando la macchina a motore acceso, davanti al semaforo rosso con i fari accesi?, all'incirca annulliamo quasi un mese di attenzioni al nostro TV
- un PC tenuto acceso anche se non ci serve (sapete che consuma da 150 a 250 W)?
- girare attorno al nostro isolato per una mezz'ora alla ricerca di un parcheggio?
- salire solamente al primo piano con l'ascensore comune?
- una frenata brusca o una accelerazione eccessiva con la nostra auto?
- uno scaldabagno acceso dalla sera per sciacquarsi solamente il viso la mattina?
- il forno portato a 180 gradi per ravvivare due fette di pane, oppure aperto continuamente durante la cottura?
- un frigorifero tenuto troppo tempo aperto?
- la lampada del condominio dimenticata accesa?
E' come se un vigile campano, di questi tempi, ammonisca un cittadino perchè butta una cicca per terra, mentre alle sue spalle, giacciono 3.000 tonnellate di rifiuti ammucchiati.
Io credo che al cittadino serva una coscienza dei consumi, che lo aiuti a valutare la quantità di energia che sta usando. Non si pensa mai che un semplice frullatore ha una potenza pari a 3 atleti nel massimo dello sforzo. Nessuno fa questi conti e nessuno se ne preoccupa. Tutti ci crediamo autorizzati ad infilare la spina, se poi qualcuno dissente, la risposta è sempre la stessa: ma la paghi tu la bolletta?
Qualche bontempone s'è presa la briga di stimare tutti questi dispositivi nel mondo, e, con una semplice moltiplicazione, ha dedotto che il consumo mondiale si aggiri dai 262 ai 1051 GigaWatt.
Ok, sono d'accordo a fare tutto il possibile per il risparmio energetico, ma pensate veramente che ogni cittadino si può ritenere contento di aver salvato il pianeta solo perché ha spento completamente la TV? Pensate veramente che quei pochi Watt sono gli unici risparmiabili?
Vediamo quanto sprechiamo invece in distrazioni:
Lo sapete quanto consumiamo lasciando la macchina a motore acceso, davanti al semaforo rosso con i fari accesi?, all'incirca annulliamo quasi un mese di attenzioni al nostro TV
- un PC tenuto acceso anche se non ci serve (sapete che consuma da 150 a 250 W)?
- girare attorno al nostro isolato per una mezz'ora alla ricerca di un parcheggio?
- salire solamente al primo piano con l'ascensore comune?
- una frenata brusca o una accelerazione eccessiva con la nostra auto?
- uno scaldabagno acceso dalla sera per sciacquarsi solamente il viso la mattina?
- il forno portato a 180 gradi per ravvivare due fette di pane, oppure aperto continuamente durante la cottura?
- un frigorifero tenuto troppo tempo aperto?
- la lampada del condominio dimenticata accesa?
E' come se un vigile campano, di questi tempi, ammonisca un cittadino perchè butta una cicca per terra, mentre alle sue spalle, giacciono 3.000 tonnellate di rifiuti ammucchiati.
Io credo che al cittadino serva una coscienza dei consumi, che lo aiuti a valutare la quantità di energia che sta usando. Non si pensa mai che un semplice frullatore ha una potenza pari a 3 atleti nel massimo dello sforzo. Nessuno fa questi conti e nessuno se ne preoccupa. Tutti ci crediamo autorizzati ad infilare la spina, se poi qualcuno dissente, la risposta è sempre la stessa: ma la paghi tu la bolletta?
Di elvio (del 06/02/2008 @ 11:00:53, in Scienza e Tecnologia, linkato 26 volte)
Con il termine nanotecnologia si definisce la creazione di materiali, dispositivi e sistemi attraverso il controllo della materia su scala nanometrica (cioè dell'ordine del miliardesimo di metro). L’emergere di questo nuovo approccio nell’ambito delle scienze pure ed applicate, costituisce una rivoluzione nella comprensione e nel controllo dei fenomeni fisici, chimici e biologici che governano il mondo che ci circonda. Costituisce inoltre un nuovo paradigma per la realizzazione di classi disparate di oggetti e di materiali con particolari qualità meccaniche, chimiche, ottiche, elettriche, magnetiche, ecc. Il ruolo della nanotecnologia è, al momento, uno dei motori più potenti di trasformazioni tecnologiche. Rivestono quindi un ruolo di grande importanza nell’influenzare le economie mondiali di questo inizio millennio. Queste potenzialità sono state riconosciute dalle agenzie di ricerca scientifica dei maggiori paesi industrializzati. Lo sviluppo prevedibile delle nanotecnologie dovrebbe incidere trasversalmente sull'insieme dell'economia, grazie soprattutto ai cambiamenti che esse possono provocare nel campo dei materiali, utilizzati in ogni settore manifatturiero e di servizi. Nella foto al microscopio si notano dei nanotubi di carbonio. (tratto da servitec.it).
In particolare le nanoscienze costituiscono il punto di incontro di discipline diverse che vanno dalla fisica quantistica, alla chimica supramolecolare, dalla scienza dei materiali, alla biologia molecolare e rappresentano una realtà ormai affermata nel mondo della ricerca. Le nanotecnologie, che sono invece ancora nella fase iniziale del loro sviluppo, puntano a sfruttare e ad applicare i metodi e le conoscenze derivanti dalle nanoscienze. Esse fanno riferimento ad un insieme di tecnologie, tecniche e processi che richiedono un approccio multidisciplinare e consentono la creazione e utilizzazione di materiali, dispositivi e sistemi con dimensioni a livello nanometrico. In sintesi quindi, con nanotecnologie si intende la capacità di osservare, misurare e manipolare la materia su scala atomica e molecolare. Un nanometro (nm) equivale ad un miliardesimo di metro e corrisponde all’incirca a 10 volte la grandezza dell’atomo dell’idrogeno, mentre le dimensioni di una proteina semplice sono intorno a 10 nm. Il mondo delle nanotecnologie è quello compreso tra 1 e 100 nanometri e sono “nanoprodotti” tutti quei materiali o dispositivi nei quali vi è almeno un componente funzionale con dimensioni inferiori a 100 nm.
Le prospettive rivoluzionarie associate alla nanotecnologie derivano dal fatto che, come detto, a questi livelli di dimensioni, comportamenti e caratteristiche della materia, cambiano drasticamente e le nanotecnologie rappresentano un modo radicalmente nuovo di produrre per ottenere materiali, strutture e dispositivi con proprietà e funzionalità grandemente migliorate o totalmente nuovi.
In particolare le nanoscienze costituiscono il punto di incontro di discipline diverse che vanno dalla fisica quantistica, alla chimica supramolecolare, dalla scienza dei materiali, alla biologia molecolare e rappresentano una realtà ormai affermata nel mondo della ricerca. Le nanotecnologie, che sono invece ancora nella fase iniziale del loro sviluppo, puntano a sfruttare e ad applicare i metodi e le conoscenze derivanti dalle nanoscienze. Esse fanno riferimento ad un insieme di tecnologie, tecniche e processi che richiedono un approccio multidisciplinare e consentono la creazione e utilizzazione di materiali, dispositivi e sistemi con dimensioni a livello nanometrico. In sintesi quindi, con nanotecnologie si intende la capacità di osservare, misurare e manipolare la materia su scala atomica e molecolare. Un nanometro (nm) equivale ad un miliardesimo di metro e corrisponde all’incirca a 10 volte la grandezza dell’atomo dell’idrogeno, mentre le dimensioni di una proteina semplice sono intorno a 10 nm. Il mondo delle nanotecnologie è quello compreso tra 1 e 100 nanometri e sono “nanoprodotti” tutti quei materiali o dispositivi nei quali vi è almeno un componente funzionale con dimensioni inferiori a 100 nm.
Le prospettive rivoluzionarie associate alla nanotecnologie derivano dal fatto che, come detto, a questi livelli di dimensioni, comportamenti e caratteristiche della materia, cambiano drasticamente e le nanotecnologie rappresentano un modo radicalmente nuovo di produrre per ottenere materiali, strutture e dispositivi con proprietà e funzionalità grandemente migliorate o totalmente nuovi.
Di elvio (del 05/02/2008 @ 16:09:57, in Cazzeggio e goliardia, linkato 30 volte)
L'alcool è una delle principali cause dell'impotenza maschile, soprattutto se a bere sono le donne.
Probabilmente il divorzio ha all'incirca la stessa età del matrimonio. Credo però che il matrimonio abbia qualche settimana di più (Voltaire)
Sono pronto ad incontrare il mio Creatore. Quanto a sapere se Lui è pronto alla prova di vedermi, questa è un'altra storia. (Winston Churchill)
Non esistono donne brutte. Dipende solo da quanta vodka bevi (proverbio russo)
Chi soffre per amore è perché non ha mai avuto i calcoli renali. (Fabio Fazio)
Quando due cuori si incontrano vuol dire che c'è confusione in sala operatoria. (Fabio Fazio)
Se le sue labbra sono infuocate e lei trema tra le tue braccia, scordatela: ha la malaria! (Jackie Kannon)
Amore è stare svegli tutta la notte con un bambino malato... o con un adulto molto in salute. (David Frost)
L'uomo è cacciatore, ma spesso diventa vegetariano. (Fabio Fazio)
Una bella e giovane fanciulla veneta è seduta sul sedile dell'auto del ricco industriale veneto: "Se tu mi amassi...". E lui: "Ma no che non ti ammasso...!".
Diario di un informatico: "Caro diario, oggi ho fatto all'amore con CONTROL, domani proverò CAPS LOCK".
Che differenza c'è tra l'amore e il cancro? Il cancro è per sempre.
Una donna è una donna fino al giorno in cui muore; un uomo è un uomo finché ci riesce. (Moms Mabley)
A me mi rovinano le donne. Troppo poche! (Roberto Benigni)
L'uomo nasce dalla donna e poi, tutta la vita, cerca di rientrarvi. (Pino Caruso)
Il sesso con l'amore è forse la cosa più bella che ci sia, ma anche senza amore, non è così malaccio!
Una volta ho fatto all'amore per un'ora e dieci filati. E' successo quando c'è stato il cambio dell'ora legale!
Il sesso sicuro è molto importante. Per questo ho deciso di non farlo più sulle impalcature! (Jenny Jones)
Se alla fine incontrerò la donna dei miei sogni, che cosa ne farò poi di mia moglie? (Johnny Carson)
M'innamorai subito di lei, dopo un quarto d'ora avevo deciso di non rubarle più la borsetta (Woody Allen)
L'amore è come un sigaro: se si spegne, lo puoi anche riaccendere, ma non avrà più lo stesso sapore.
Probabilmente il divorzio ha all'incirca la stessa età del matrimonio. Credo però che il matrimonio abbia qualche settimana di più (Voltaire)
Sono pronto ad incontrare il mio Creatore. Quanto a sapere se Lui è pronto alla prova di vedermi, questa è un'altra storia. (Winston Churchill)
Non esistono donne brutte. Dipende solo da quanta vodka bevi (proverbio russo)
Chi soffre per amore è perché non ha mai avuto i calcoli renali. (Fabio Fazio)
Quando due cuori si incontrano vuol dire che c'è confusione in sala operatoria. (Fabio Fazio)
Se le sue labbra sono infuocate e lei trema tra le tue braccia, scordatela: ha la malaria! (Jackie Kannon)
Amore è stare svegli tutta la notte con un bambino malato... o con un adulto molto in salute. (David Frost)
L'uomo è cacciatore, ma spesso diventa vegetariano. (Fabio Fazio)
Una bella e giovane fanciulla veneta è seduta sul sedile dell'auto del ricco industriale veneto: "Se tu mi amassi...". E lui: "Ma no che non ti ammasso...!".
Diario di un informatico: "Caro diario, oggi ho fatto all'amore con CONTROL, domani proverò CAPS LOCK".
Che differenza c'è tra l'amore e il cancro? Il cancro è per sempre.
Una donna è una donna fino al giorno in cui muore; un uomo è un uomo finché ci riesce. (Moms Mabley)
A me mi rovinano le donne. Troppo poche! (Roberto Benigni)
L'uomo nasce dalla donna e poi, tutta la vita, cerca di rientrarvi. (Pino Caruso)
Il sesso con l'amore è forse la cosa più bella che ci sia, ma anche senza amore, non è così malaccio!
Una volta ho fatto all'amore per un'ora e dieci filati. E' successo quando c'è stato il cambio dell'ora legale!
Il sesso sicuro è molto importante. Per questo ho deciso di non farlo più sulle impalcature! (Jenny Jones)
Se alla fine incontrerò la donna dei miei sogni, che cosa ne farò poi di mia moglie? (Johnny Carson)
M'innamorai subito di lei, dopo un quarto d'ora avevo deciso di non rubarle più la borsetta (Woody Allen)
L'amore è come un sigaro: se si spegne, lo puoi anche riaccendere, ma non avrà più lo stesso sapore.