Operazione Leningrado : (Il Disgelo)

Con la mia qualifica di Marittimo potevo entrare in qualsiasi paese, anche non riconosciuto dall’Italia, senza destare sospetti e controlli particolari. Sarebbe solo noioso raccontare del finto sbarco a Vladivostok in Siberia, poco prima del disgelo ’79 (primavera), e della traversata dell’U.R.S.S. con la Transiberiana, di questo marittimo che aveva perso la nave e doveva raggiungerla a Leningrado, sul Baltico. E così fu chiamata in codice quella missione : operazione Leningrado. Una storia incredibile vero ?, ma proprio per questo fu creduta ... e poi, perché non crederla ?. Non scendevo mai dal treno, ad ogni stazione saliva a bordo la polizia, mi perquisiva accuratamente, mi controllava i documenti e gli mostravo la giustificazione del viaggio verso Leningrado scritta in Russo (apparentemente) dalla stazione di polizia portuale di Vladivostok che dichiarava in cirillico: "il qui presente marittimo, imbarcato sulla baleniera Norvegese T/n Tromsk diretta a Leningrado, ubriacatosi in compagnia, ha perso la nave e deve raggiungerla in treno. Si rilascia la presente dichiarazione perché il marittimo non parla Russo". Chiudevano tutti il foglio commentando e ridendo in Russo.

Feci 9.000 Km di treno, quindici giorni, fino a Mosca, senza scendere a terra. Nelle stazioni di Ussurijsk, Habarovka, Cita, Ulan-Ude (ad Ulan ricevetti carte provenienti da Ulan-Bator "Mongolia"), Irkutsk, Novosibirsk, Omsk ed Ekaterinenburg venivano a bordo i nostri contatti, ed appena soli trovavano il modo di pronunciare "in Italiano" chi la terza, chi la sesta, chi "l’animaccia loro !", del mio codice.

(Lupi Siberiani '79)

Mi consegnavano mappe ed altri scritti in cirillico, sicuramente codici. Io le incollavo (rivoltate) con vinavil, sulle pareti interne della cassetta di legno (a mò di vecchia tappezzeria) contenente l’attrezzatura da marittimo di baleniera :"vecchia incerata, cappello para-acqua, stivali, ganci, arpioni personali, ami, mutande e calze sporche, fornello a gas e ... la mia moka con caffè Italiano e zucchero". Non so cosa riguardassero quelle mappe ma, sicuramente, postazioni militari. Vi chiedete come mai non usammo i microfilm ?... roba che va bene per i film di 007 !. Quelli si che facevano la bella vita ! ...Grand-Hotels, caviale del Volga, Champagne. Ma chi gli dava ai Kulaki, ed ai cacciatori di pellicce che venivano a bordo del treno e sembravano orsi polari, le micro camere ! ? e poi, non siete mai stati perquisiti fin dentro i tacchi delle scarpe se pensate così. I Russi non scherzavano mai. La cassetta la svuotavano, smontavano perfino la mia moka, il fornello, frugavano nel caffè, ma la "tappezzeria" mezza stracciata e sporca della cassetta ... non li ha mai insospettiti !. So per certo che le mappe che mi consegnarono a Mosca, prima di riprendere il treno per Leningrado, riguardavano un grande rifugio Atomico in costruzione sotto la Città. Qualcosa di enorme, gallerie per chilometri, una vera città sotterranea .. ! ?. I nostri contatti a Mosca mi dissero di informare il nostro comando che i Sovietici si stavano preparando ad un olocausto Nucleare. Ma, vista la mancanza di tempo a nostra disposizione per spiegarmi bene tutto, mi confermarono che, comunque, era tutto scritto nei fogli che mi consegnarono e che finirono incollati sul fondo e sui fianchi della cassetta. I Moscoviti mi consegnarono anche dei negativi (erano meglio organizzati dei Siberiani) e li misi con il resto, sotto le mappe. Finì tutto incollato dentro la cassetta, al sicuro. A Mosca sparì tutta la documentazione Siberiana e partii in treno (...ancora ! ?) per Leningrado dove imbarcai sul traghetto Finlandese che mi aspettava in banchina (non aspettava me, i nostri mezzi erano scarsi !, aspettava i passeggeri per Turku in Finlandia). Prima, però, mi feci accompagnare in Piazza Dzerdzinsky a Mosca, dove c'era la sede del K.G.B. "il nemico", per una soddisfazione personale! Mi sorprese, restandomi impresso nella memoria, vedere che tutte le finestre di quell'enorme Palazzo Imperiale Russo erano "vezzosamente" adornate ... con tendine ricamate!? - ...Cos'è uno scherzo?- pensai e dissi ai Russi, non sapendo se dovevo ridere. - Niet "scherzo" Italiano, tutto là dentro è adornato di pizzi bianchi ricamati, poltrone dove si poggia la testa ed i braccioli, anche le scrivanie davanti alle quali si interrogano i "sospetti" ... tutto è bianco e ricamato ... come per "funerale!"- mi dissero i Moscoviti. Mi venne un brivido di freddo ... eppure a Mosca era già Primavera. - Andiamo, è molto pericoloso sostare quì. - conclusero i Russi ed io, senza indugiare oltre, li seguii. A Leningrado, il Traghetto, Salpava la sera ed io, approfittai di un taxista che parlava un pò di Italiano, per farmi un "giro turistico" della città ... davvero splendida, una Venezia del Nord! Per pochi rubli mi portò tra ponti Imperiali sulla Neva, il fiume di Leningrado, e le piazze più belle e maestose. Viali incredibili che lì chiamavano "prospettive". Non ricordo i nomi di tutto ciò che vidi ... con troppa fretta purtroppo! Ma, non potrei mai dimenticare quelle meraviglie ... vidi le cupole d'oro di Palazzo Puskin, la Prospettiva "non so cosa", la più bella di Leningrado secondo il Taxista, l'Ermitage (solo l'esterno), il Palazzo dell'Ammiragliato, il Palazzo d'inverno, della Cattedrale e della fortezza dei S.S Pietro e Paolo ... una vera meraviglia! Una Città che, come Venezia, era sorta su centinaia di canali ed Isole, in una Laguna del Baltico. Andate a visitarla Voi che potete, ora si chiama di nuovo San Pietroburgo e ne vale la pena!. Anche a me piacerebbe, ma sono stato Loro nemico, forse, per me, non sarebbe prudente andarci. Anche se, ormai, chi lo sa più chi è l'amico e chi il nemico?... ed io, ho ancora amici?! e... dove?. I miei documenti (consegnatimi a Mosca) erano in regola : Ero un marittimo Italiano che doveva imbarcare su una nave in arrivo a Leningrado e che aveva cambiato destinazione mentre ero già in viaggio per raggiungerla (... il marittimo di Vladivostok ? che ne so !, io non ci sono mai stato a Vladivostok ... Dov'è ? !). Da Turku raggiunsi Stoccolma e, via aereo, Roma.

Raggiunsi il Ministero in via XX Settembre, 8 una traversa di via Nazionale, poche centinaia di metri a sinistra della stazione Termini. Consegnai la cassetta all’Ufficio X° e fui libero. Dall’arrivo a Vladivostok, al rientro a Roma, era passato circa un mese, quasi tutto passato "oltre la Cortina di ferro" come la chiamavamo allora. Forse fui l’unico Italiano a potersi vantare, (...solo tra noi, ed ora ... solo con me stesso!) e negli anni della guerra fredda, di aver navigato nel mare di Ohotska, traversato lo stretto dei Tartari sul delta dell'Amur, le grandi foreste Siberiane, costeggiato il lago di Bajkal, ammirato la luna di ghiaccio sulla steppa Siberiana e quei gelidi giorni senza notte, passato gli Urali, Mosca, Leningrado e ... tutto questo, da Gladiatore del S.I.D, militare di Stay-Behind - N.A.T.O-Italia, in missione operativa !. Almeno ... così sapevo io, che ancora ignoravo di essere solo un "allucinazione !".

A proposito, vi hanno mai detto i giornali che leggete che Stay-behind significa : stare dietro le linee ?. Più "Stay Behind" di così ! ? ... vi pare ?. E questo è tutto quello che so dell’operazione Leningrado.

 

(Okhotska)

Ragazzi ... che pena i Russi, in quel gelo, anche i soldati mi facevano pena. A volte, lungo la ferrovia, si vedevano stazioni militari e stavano lì, in piedi ... come fantasmi semi sepolti dalla neve. Dovunque vedevo ritratti del Dittatore di turno Leonid Ilic Breznev  ... ovviamente coperto di medaglie. Che guerre avesse mai combattuto mi è rimasto un mistero, visto che era entrato da chierichetto nel partito Comunista Sovietico e che, quindi, come politico, difficilmente può aver imbracciato qualcosa di diverso da penna e forchetta (se si esclude la sua partecipazione da politico alla repressione della Cecoslovacchia nel ’68). Ma, le medaglie, sono un vezzo di tutti gli "eroici" Dittatori, non solo di quelli Comunisti !. E che squallore le Città, quei viali deserti, a volte magnifici ma, proprio per questo, più desolanti! che miseria ... una miseria incredibile, senza fine. Eppure era una super potenza, aveva petrolio, metalli preziosi, andavano nello spazio, come spiegarsi questo degrado ?. La gente, invece, era simpatica. Ogni tanto, nelle stazioni, saliva qualcuno che non era la polizia o soldati, ... scherzavano con me, specie le ragazze ... a volte bellissime! Ridevamo assieme di noi, solo guardandoci a vicenda.

(Colomba Siberiana)

Erano gente alla buona, cacciatori di pellicce o boscaioli, a volte con famiglia al seguito. Mi offrivano sempre qualcosa da mangiare, cose semplici e buone. Capii perché si chiama insalata Russa quel cibo freddo che c’è anche da noi . Tutto, dalle carni alle verdure, era conservato in gelatina e salse buonissime. Ricordo una specie di "stufatino da viaggio" di miglio e semolino : lo chiamavano Kasa, e polpettine di ricotta e panna acida. Lungo la ferrovia potevo comprare, nei mercatini che si formavano sotto il treno in sosta, il "saslyk" : spiedini di montone cotti alla brace ; il besbarmuk : pezzi di carne di montone con pasta scotta ed immersi in una salsa piccante a base di cipolle (io ci aggiungevo dello yogurt acido... c’era da leccarsi i baffi !) e poi yogurt e panne acidule di tutti i tipi ... la mia passione !. Ricordo anche una bevanda rinfrescante a base di cereali fermentati, la chiamavano "kvas"... con una punta di yogurt mi portava a leccarmi anche le orecchie ! Poi, naturalmente, Vodka a fiumi, ma non mi ubriacai mai : il freddo era troppo e l’alcool fungeva da riscaldamento interno. Là, anche la luna sembrava dire : ... ho freddo ! Ricambiavo offrendo il caffè Italiano a tutti, che era gradito, ma preferivano il loro tè. Lo facevano alla maniera Uzbeka : mettevano le foglie fresche in una teiera fino quasi a colmarla e poi ci mettevano l’acqua bollente dentro, ripassandola più volte. Era buono perché era caldo, ma era troppo forte per me, mi legava la bocca ... come il tè che facevano i Libici ... in un altro mondo ! Anche i miei contatti, quando mi salutavano, dicevano qualcosa di incomprensibile e mi lasciavano pane e yogurt per il viaggio. Scendevano lontani dalle stazioni. In alcuni tratti, spesso a causa della neve, a volte solo perché i Macchinisti avevano bevuto troppa Vodka (...dicevano !), il convoglio procedeva così lentamente che salire e scendere era agevole e tutti lo facevano quando non c’era neve troppo alta. Correvamo appesi di fianco al treno come esquimesi dietro ai cani da slitta, ci sgranchivamo così le gambe e riattivavamo la circolazione. Per due volte ci siamo "sgranchiti" spalando cumuli di neve ammassata dalla tormenta sui binari e troppo alti per permettere al treno di passare, ... fortuna che eravamo già nella stagione del disgelo, un pò ritardata quell’anno! Capii che anche sulla Transiberiana c'erano treni moderni con sedili comodi e riscaldamento efficente, ma il convoglio sul quale viaggiavo era vecchio, un residuato della "Rivoluzione e della penetrazione Siberiana", con panche in legno ed un riscaldamento che sembrava non ci fosse... la mia solita fortuna ! ?. Il pane che mi davano i contatti era integrale e senza sale, ma lo mangiavo volentieri, era buono lo stesso. Le prime vittime del regime comunista (inteso come dittatura) secondo me, erano loro ... poi i soldati !. L’estate del 1979 la passai a casa, in vacanza al mare, sotto il nostro sole. Ne avevo proprio bisogno !. Il 20 Settembre 1979 fui convocato a Roma e da lì inviato ad Istanbul, sullo stretto dei Dardanelli, là imbarcai sulla M/n Mare Tranquillo diretta in Romania, a Costanza, sul mar Nero. Di nuovo oltrecortina.

 

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