I Teatini in Monaco di Baviera

 

Pietro Romano, Andrea Valletti e Pietro Paolo da Polo di Chiaia; questi era destinato al servizio del predicatore.
Il 12 febbraio successivo, di mercoledì, giorno che la pietà dei fedeli consacra a San Gaetano, dopo un felice viaggio di dodici giorni, i Teatini erano a Monaco. A venti miglia dalla città li attendeva una magnifica carrozza a sei cavalli, messa a loro disposizione da Adelaide di Savoia, con due dei suoi familiari torinesi, i quali accorsero i religiosi "come affettuosi se non ossequio ed amore" (Meazza) e li accompagnarono alla casa che la nobile dell'estate dice aveva espressamente per essi acquistata e che, attigua a palazzo elettorale, comunicava con esso attraverso un corridoio interno.

Lasciamo ora che il P. Meazza, pur nella sua foggia seicentesca, ci narri l'arrivo dei nostri Padri nella capitale della Baviera e le calorose accoglienze di cui furono oggetto.

"Appena giunti in casa, furono due famigliari, uno per parte del Serenissimo Elettore ed altro per parte della Serenissima Elettrice a rallegrarsi della venuta nostra et ad intervenire e dimandare del nostro bene stare, di che dandone noi a loro ottima nuova, disser che havrebbero portato a' Serenissimi annuncio di consolatione. Quello che venne per parte della Serenissima Elettrice espose più la brama grande che haveva ella di subito vederne tutti: onde fu necessaria supplicarla per quello Humilmente a differire ad altro tempo L'effettuare tal desiderio di S. A. E., perchè si trovavano assai stanchi, di che ella s'accontentò, volendo però che si portasse da lei almeno il P. D. Stefano Pepe, dicendo che non poteva più aspettar a vedere il suo caro Padre Spirituale. Per ciò il padre partì subito per farle riverenza, in una carrozza da Essa apposta mandata, e fu ricevuto con dimostratione pari alla desiderio grandissimo che haveva di vederlo.
Partiti di due mandati da' serenissimi Padroni fu da noi un garbato Signore per parte dell'illustrissimo et Eccellentissimo Signor Conte Curtio, primo Ministro de' Serenissimi, a congratularsi dell'arrivo felice, come si per sua aveva fosse stato il nostro.
Fra tanto, vedendo l'hora di pranzo, si trovarono in Casa più huomini carichi di robe mangiative di moltissime sorti e varij e pretiosissimi vini; il che seguitarono a far portare per tre giorni, sin tanto che facessimo avisati i Serenissimi Padroni che quello era regalo troppo contro la nostra Povertà, che però s'astenessero da mandare con una si munifica mano il vitto, e che pensando noi di cominciar subito a vivere alla Theatina e da poveri, supplicavansi detti Serenissimi a voler in tutto lasciar di mandare cibo così assiduamente, perché altrimenti a noi sarebbe stata scarsa la Provvidenza di divina per altra via. Il che per le predicate preghiere s'ottenne.Arrivati a Palazzo, smontati et accompagnati prima dal Serenissimo Elettore, trovasse non che ne aspettava con una ansietà, come sapessimo da que' Signori che ne introdussero.
(...) Pervenuti finalmente il P. Pepe, il P. Palma et io dal Serenissimo, dopo tre inchini che se gli soglion fare, uno subito entrati dalla Porta, l'altro un poco più innanzi èl terzo ove sta aspettando, cominciò il P. Pepe in questo modo a parlargli (essendo egli in piedi col cappello in mano, come sempre usò fare con noi altri): Ecco qui i PP., Serenissimo Elettore, da me condotti a Monaco per un di dire agli espressi comandi di V. A. E., e della Serenissima Elettrice, e per fondare la nostra Religione, come V. A. E. desiderava e la Serenissima Elettrice, in questa Città. Da noi tutti si può promettere ogni sorta di pronta servitù a V. A. et a' suoi popoli, a' quali tutti con partialissimo affetto dovemmo quelle istrutioni et amaestramenti che ne saran dettati dalla gratia della Cielo. Ripigliò subito il Serenissimo Elettore in questi sensi: io resto molto obbligato a tutti lor altri PP. Della gratia (e così la reputo) che hanno fatta a me in venir in queste parti in tempi disagiosi,da' quali anche questo clima è reso più horrido; ne sarò però riconoscitore partialissimo e mi prometto loro singolare e sovrano Protettore in tutto e l'assicuro d'una continua rimembranza di tanto; nè lascerò mai di fare loro vedere quanta stima fo della loro Religione e di lor PP. Il particolare e ne sperimenteranno, oltre un amorevole accoglimento, sempre effetti cordialissimi di me, e stiano pur certi che impieghero' ogni mio sforzo per loro aiuto e serviggio, quando abbisognerà. Dopo di che, seguitò in parole più famigliari, addimandando a ciascuno di lui in particolare dello stato nostro e di altre più minute particolarità che sarebbe troppo uscire dalla brevità che pretendo, se volessi qui inserirle.

Dopo tre quarti d'hora e più disse che ancora ne havrebbe trattenuto, ma che sapeva essere noi aspettati dalla Serenissima Elettrice con troppa impatienza, e così ci licenztiammo, facendone da uno de' suoi Signori accompagnare alla Residenza della Serenissima.
Entrati all'anticamera ove aspettava pure numero di nobili Dame, eccoci introdotti nella stanza dell'Udienza ove, comparendo la Serenissima con vesti che sfavillavano per la quantità dell'oro, mandate le Dame e i Cavalieri che immediatamente la servono, subito cominciò ella in queste voci o poco dissomiglianti, certo degne da intagliarsi in oro per l'eternità, per esser indicio d'un affetto troppo sviscerato verso della Religione, e forse non mai udito al Mondo.
O Padri miei Charissimi; o PP. miei, (palla che io posso dire che restai sorpreso in modo che non sò spiegare) e che ho fatto io con gli far loro venire in stagione così fredda e scabrosa in Paese così alpestre e algente, per istrade così cattive, a provar mille travaglij dall'Italia ove è sempre tempo più temperato, ove godevano un continuo Paradiso: mi condonino li prego, di ciò per amor di Gesù e del B.Gaetano, poichè altr non è stata la cagione senon la stima grande che fo del Beato loro Fondatore, della lor Religione, e di loro in particolare, la cui virtù m'è notissima.

Voglio però sicuramente riescano più miti queste asprezze che sij possibile; perchè, oltre che ho ordinato siano provvisti del tutto in Casa, voglio io venire, non ad esser loro compagna, no, ma a servir loro con le mie mani, perchè son serva della Religione loro e non figlia, che però anche di loro.Stiano pure di buon cuore, che sarà mio pensiero acciò habbiano tutto ciò che possan desiderare; e così seguito in simile cortesi espressioni, le quali certo non sarebbero state da me credute se con le urecchie mie stesse non le avessi udite e non m'havessero cavato, se non dagli occhi che si trattennero forse per riverenza d'ammetterle, dal cuor lagrime di tenerezza divota. Disse ella più cose: Volle saper come stasimo di sanità, come d'altri bisogni, et appena concesse a noi tempo di dir poche parole, prevenendosi in tutto ciò che potevam soggiungere. Ne havrebbe trattenuto molto, ma venendo l'hora della Messa prefissa e invariabile, fu a lei necessario licentiarne, mostrandone un disgusto grandissimo e dicendo che ella sarebbe venuta da noi tosto che fosse accomodata la strada per la quale, senza esser veduta, potesse passare alla nostra Casa"

Di ritorno a casa attendeva ai Padri una grata sorpresa: le abitazioni con nuovo mobilio presentavano ben altro aspetto: la cucina, la dispensa, il refettorio e la Cappella, con tutta la loro attrezzatura e addobbi, dicevano con evidenza la liberalità e squisita delicatezza della benefattrice che si era valsa di quella assenza di Padri per dare l'ultima mano a ai preparativi, onde rendere loro grata la vita in terra straniera.
Sarebbe interessante seguire giorno per giorno la relazione del P. Meazza, ma per amor di brevità ci contenteremo di ricavare da essa alcune notizie che attestano la generosità regale dei Principi non meno che lo spirito di osservanza regolare e di fervore che animava quella incipiente piccola Comunità, istrumento del Signore per la realizzazione in Germania di grandi cose in favore dell'ordine Teatino.

"Di robbe mangiative <<annota nello stesso giorno 16 febbraio il P.Meazza>> e di vino (che in queste parti è così caro che costa due giulij romani al boccale) ne trovai in tanta abbondanza che bastorono per più mesi senza comperar cosa alcuna, massime di Quaresima che ossarvassimo all'usanza d'Italia con oglio tutta intera, benchè le altre Religioni si conformino all'uso del Paese e la faccian sempre con ova e laccinij, come a fortiori i secolari: questi e quegli valendosi tutti del privilegio o sia consuetudine introdottaimmemorabile.

"In questo stesso giorno il serenissimo ne mandò quattro anitre selvagge uccise da lui stesso con farne dire per un signore che venne col latore d'esse, che apposta per noi era andato ad ammazzarle: cosa che ne empi d'ammirazione"

Sotto il giorno 20 febbraio annota ancora il cronista:

"Si diede principio a tutte le osservanze nostre: onde si cominciò a dir il matutino la mattina, far l'oratione assieme, suonar il silentio, leggere alla mnsa; e cominciò a ciò a fare il Padre Pepe, il qualenon voleva nell'osservanze esser prevenuto da alcun di noi, benchè si studiassimo ciascuno d'esser il primo degli altri, et in esse e negli esercitij più bassi seguitò appresso a legger il P. Palma, al quale era impossibil ciò fare per le fatiche Quaresimali..... (continua)