Turchia

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Turchia
Turchia – Bandiera
(dettagli)
Turchia - Localizzazione
Dati amministrativi
Nome completo Repubblica di Turchia
Nome ufficiale Türkiye Cumhuriyeti
Lingue ufficiali Turco
Capitale Ankara  (4.651.591 ab.)
Politica
Forma di governo Repubblica parlamentare
Presidente Abdullah Gül
Primo Ministro Recep Tayyip Erdoğan
Indipendenza Impero Ottomano:1299 Repubblica di Turchia:1923
Ingresso nell'ONU 24 ottobre 1945 1
Superficie
Totale 783.562 km² (Anatolia: 755.688 km², Tracia 24.888 km²) km² (36º)
 % delle acque 1,3 %
Popolazione
Totale 78.785.548[1] ab. (2011) (17º)
Densità 91 ab./km²
Geografia
Continente Europa e Asia
Fuso orario UTC +2
Economia
Valuta Nuova lira turca
PIL (PPA) 1.189.994[2] milioni di $  (15º)
PIL pro capite (PPA) 16.047[3][4] $  (2011)  (50º)
ISU (2007) 0,806 (alto) (79º)
Varie
TLD .tr
Prefisso tel. +90
Sigla autom. TR
Inno nazionale İstiklâl Marşı
Festa nazionale 29 ottobre
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È uno dei 51 Stati che hanno dato vita all'ONU nel 1945.
Evoluzione storica
Stato precedente Impero ottomano
 

La Repubblica di Turchia (in turco Türkiye Cumhuriyeti) è uno stato il cui territorio comprende l'estrema parte orientale della Tracia, in Europa, e la penisola dell'Anatolia, cinta a sud dal Mar Mediterraneo, ad ovest dal Mar Egeo, a nord-ovest dal Mar di Marmara ed a nord dal Mar Nero, la propaggine più occidentale del continente asiatico. La Turchia confina a nord-ovest con la Grecia e la Bulgaria, a nord-est con la Georgia, ad est con l'Armenia, l'Azerbaijan e l'Iran, a sud-est con l'Iraq ed a sud con la Siria.

La Turchia si estende su una superficie di 783.562 km², e nell'ultimo censimento (2011) è risultata avere 78.785.548[1] abitanti, professanti per lo più la religione musulmana; sono presenti piccole minoranze cristiane (soprattutto ortodosse, ma anche cattoliche) ed ebraiche, mentre poco diffuso è l'ateismo.

La capitale è Ankara, una delle tre grandi città turche insieme a Smirne (İzmir) e İstanbul; quest'ultima è la più grande metropoli del paese, nonché il maggior centro industriale e commerciale.

Lingua ufficiale è il turco, ma sono presenti numerosissime minoranze linguistiche.

La moneta ufficiale è la lira turca. Il presidente della Repubblica Turca è attualmente Abdullah Gül, mentre il Primo Ministro in carica è Recep Tayyip Erdoğan.

Indice

[modifica] Etimologia

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Nomi della Turchia.

Il nome della Turchia, Türkiye in lingua turca, può essere diviso in due componenti: l'etnonimo Türk e il suffisso -iye che significa "possessore", "terra di" o "collegato a" (in derivazione dal suffisso arabo -iyya). Il primo uso registrato del termine "Türk" o "Türük" come autonimo è contenuto nelle iscrizioni Orhon dei Göktürk dell'Asia Centrale (VIII secolo). Il nome italiano viene dal latino medievale Turchia (circa 1369). Tu-kin è stato attestato come nome dato dai cinesi già dal 177 a.C. ai popoli che vivevano a sud dei Monti Altaj nell'Asia Centrale.

[modifica] Storia

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Storia della Turchia.

[modifica] Età antica e Medioevo

Le mura di Troia
Efeso era famosa nell'età antica per il Tempio di Artemide, una delle sette meraviglie del mondo antico

La penisola Anatolica è stata la culla di una moltitudine di civiltà e di organizzazioni statali durante tutto il corso della storia dell'umanità. Tra le varie civiltà che vi si svilupparono nell'antichità, ricordiamo gli Ittiti, i Frigi, i Traci, i Lidii, gli Armeni e gli Elleni (Greci). Incorporata negli Imperi Persiano, Macedone, Romano e Bizantino, l'Anatolia ne seguì le vicissitudini, finché non fu invasa dalla stirpe tribale degli Oghuz, di etnia turca, a partire dall'XI secolo, a seguito della vittoria sull'esercito bizantino di Romano IV Diogene ottenuta nella battaglia di Manzicerta. Gli elementi turcomanni furono presto organizzati in gran parte sotto il vessillo dei turchi Selgiuchidi, i quali fondarono una fiorente e potente organizzazione statale con il capitale Rey (i cosiddetti "Grandi Selgiuchuidi") e uno stato anatolico (i cosiddetti "Selgiuchidi di Rum"), entrambi distrutti nel corso delle grandi invasioni Mongole. Altra struttura statale turca in Anatolia fu quella dei Danishmendidi.

[modifica] La conquista ottomana

L'Impero Ottomano tra il 1481 e il 1683.

Nel corso del XIV e del XV secolo gli Ottomani, anch'essi componenti della tribù turca degli Oghuz, riuscirono a imporre la propria egemonia oltre che in Anatolia anche su parti sempre più vaste del mondo bizantino e, successivamente, nella Penisola Balcanica: espansione coronata dalla conquista di Costantinopoli da parte del sultano Mehmet il Conquistatore (in Turco Fatih Sultan Mehmet) nel 1453.

Sotto i suoi successori l'Impero Ottomano continuò una politica di espansione che lo portò ad essere, alla metà del XVI secolo, durante il regno del sultano Solimano il Magnifico, la prima potenza militare ed economica del Medio Oriente e del bacino del Mediterraneo. Con Mehmet III (1566 - 1603) l'impero subì tuttavia i suoi primi importanti insuccessi che, dal XVII secolo divennero la dimostrazione di una crescente e sempre più ingovernabile crisi militare, economica e politica.

[modifica] Fine dell'Impero e nascita della Repubblica

Alla fine del XVIII secolo l'Impero Ottomano era in una posizione di inferiorità nei confronti dell'Europa: la Russia aveva conquistato la Crimea intendeva assorbire territori nei Balcani oltre che estendere la propria influenza nell'Asia centrale; l'Inghilterra aveva conquistato l'influenza nel Mediterraneo e utilizzava l'impero ottomano come baluardo contro la Russia.

L'equilibrio di potere fu messo alla prova una prima volta nel 1831 quando, l'invasione della Siria da parte di Muhammad 'Ali, l'indipendente governatore Ottomano dell'Egitto portò alla chiusura degli stretti e la disputa fu regolata da inglesi, russi e austriaci. Una nuova prova vi fu durante la Guerra di Crimea (1854-56) e si concluse con il Trattato di Parigi (1856) che impegnò i russi a smantellare la propria flotta del Mar Nero, ma rese la Romania una provincia autonoma sotto la sovranità ottomana. Nel 1873 vi furono le rivolte in Bosnia ed Erzegovina, le rivolte erano iniziate nel 1804-13 in Serbia mentre tra il 1821 e il 1829 la Grecia si era conquistata l'indipendenza. L'intervento nel 1876 della Russia e il Trattato di Santo Stefano(1877) obbligò gli ottomani a concedere l'indipendenza a Bulgaria, Serbia, Romania e Montenegro. Per controbilanciare queste conquiste russe si diede la Bessarabia alla Russia, l'Austria occupò la Bosnia ed Erzegovina, l'Inghilterra s'insediò a Cipro. Nel 1882 per difendere i propri interessi in Egitto (debiti) l'Inghilterra occupò la regione.

Tra il 1878 ed il 1908 l'Austria estese la sua influenza su Serbia, Romania e Grecia mentre la Russia sulla Bulgaria. Tra il 1908 ed il 1913 il processo di smembramento continuò: l'Austria annetté la Bosnia-Erzegovina, gli eserciti balcanici annetterono i territori europei residui, l'Italia occupò la Libia e le isole del Dodecanneso. Durante la prima guerra mondiale gli ottomani affiancarono Germania e Austria. Per reazione, furono firmati gli accordi Sykes-Picot(1916) che stabilirono che la Francia avrebbe esteso il suo dominio sul Libano, la Turchia sudoccidentale, la Siria settentrionale, e l'Iraq settentrionale; all'Inghilterra toccava il resto dell'Iraq, la sponda araba del Golfo Persico e la Transgiordania; per la Palestina fu previsto un regime internazionale; la Russia avrebbe ottenuto Istanbul e alcune zone dell'Anatolia orientale; all'Italia fu promessa la parte meridionale dell'Anatolia. Per realizzare il progetto di supremazia in Medioriente l'Inghilterra promise allo sceriffo della Mecca Husayn che sarebbe stato riconosciuto uno Stato arabo indipendente, ma nel 1917 la Dichiarazione di Balfour creò il precedente per la formazione di un focolaio nazionale ebraico in Palestina. Dopo la fine della guerra mondiale l'impero era smembrato in questo modo: Libano e Siria andavano ai francesi, Palestina Giordania ed Iraq agli inglesi, all'Italia toccò l'Anatolia sudoccidentale mentre la Grecia occupò la Tracia, Smirne e alcune isole egee. L'Armenia divenne uno Stato indipendente, il Kurdistan una provincia autonoma. L'Egitto si affrancò completamente dalla sovranità ottomana.

In questo contesto emerse la figura di Mustafa Kemal, un ufficiale del disciolto esercito Ottomano, eroe di guerra per il ruolo avuto nella battaglia di Gallipoli, che riuscì a coagulare attorno a sé un esercito di resistenza che con una serie di vittorie liberò la Penisola Anatolica dagli eserciti delle potenze occupanti. La Repubblica Turca fu quindi fondata nel 1923, e Mustafa Kemal Atatürk ne divenne il primo Presidente, carica che mantenne fino alla morte; sotto la sua guida ed i dettami della sua dottrina, il cosiddetto Kemalismo, la Turchia venne formalmente trasformata in uno stato moderno e secolare, sullo stampo delle democrazie occidentali.

Tra le varie riforme attuate da Mustafa Kemal sicuramente la più importante è quella linguistica (riforma linguistica turca), mediante la quale la lingua turca fu epurata dai prestiti arabi e persiani per introdurvi parole di origine turca o di nuova formazione. Importante fu inoltre l'adozione di una variante leggermente modificata dell'alfabeto Latino, più adatto alla lingua turca che, presentando otto vocali, mal si prestava ad essere scritta tramite l'alfabeto arabo. Durante la presidenza di Kemal inoltre venne imposto l'uso del cognome in sostituzione dell'uso orientale del patronimico (per l'occasione il parlamento Turco onorò Mustafa Kemal con il cognome Atatürk, in Turco Padre dei Turchi) ed il suffragio universale fu esteso anche alle donne (che in molti paesi europei non godevano ancora di questo diritto). Mustafa Kemal, inoltre, per modificare l'immagine del proprio paese, invitò il popolo a vestire abiti occidentali (senza tuttavia proibire l'uso di quelli tradizionali, fatta eccezione che per il fez, tipico copricapo turco che aveva sostituito il turbante nel XIX secolo). Mustafa Kemal riformò inoltre il Codice Penale, il Codice Civile e il Codice Amministrativo.

[modifica] Dalla seconda metà del XX secolo ad oggi

La Turchia non partecipa alla Seconda guerra mondiale. Nell'immediato dopoguerra, il Presidente Ismet Inönü, diretto successore di Mustafa Kemal Atatürk, decise di aprire al multipartitismo, abbandonando il sistema a partito unico. Nel 1952 la Turchia entrò a far parte della NATO, diventando uno dei paesi cardine dell'alleanza, con un esercito convenzionale secondo tra i paesi membri soltanto a quello degli USA. L'esercito turco ha giocato un ruolo centrale nella storia moderna della Turchia, assurgendo a custode ultimo dei princìpi di laicità ed occidentalità, arrivando ad interrompere la dinamica parlamentare con ben tre colpi di stato (1960, 1971, 1980) seguiti da brevi governi militari volti, ufficialmente, a ristabilire i princìpi del Kemalismo, ma, in realtà, a parte il primo caso, a reprimere duramente l'opposizione sindacale e politica. Negli ultimi anni l'esercito turco ha evitato il ricorso ai colpi di Stato, però non ha mai rinunciato al suo ruolo di custode della Repubblica, come nel cosiddetto colpo di stato post-moderno con cui alla fine degli anni novanta del XX secolo venne disciolto il partito islamico allora al governo. In particolare, lo Stato Maggiore delle Forze Armate controllava (fino a 2003) le dinamiche politiche attraverso L'MGK (Consiglio di Sicurezza Nazionale), le cui "raccomandazioni" furono pressoché ineludibili da parte delle istituzioni politiche.

[modifica] Unione europea

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Turchia ed Unione europea.
Ponte del Bosforo

Gli ultimi governi della Turchia (paese membro del Consiglio d'Europa, paese associato alla Comunità Economica Europea dal 1963 e successivamente all'Unione Europea, con cui è in unione doganale dal 1996) stanno compiendo alcune limitate riforme per entrare nell'Unione Europea, a cui è ufficialmente paese candidato dal Consiglio Europeo di Helsinki del 1999. Nel 2005 sono iniziati ufficialmente i negoziati per l'ingresso nell'Unione Europea.

Per l'adozione dell'acquis comunitario vi sono alcuni ostacoli: oltre alla non appartenenza della Turchia al continente europeo (solo il 3% del territorio è sul continente europeo, una piccolissima porzione), vi sono la questione del coinvolgimento turco a Cipro, la cui parte settentrionale, sede della Repubblica Turca di Cipro Nord, fu oggetto nel 1974 di una secessione dalla parte meridionale con la protezione dell'esercito turco; la questione della minoranza curda, repressa militarmente, economicamente e culturalmente a partire dagli anni venti; il genocidio armeno che il paese non riconosce. Dall'inizio degli anni ottanta la Turchia, che ha riconosciuto l'esistenza dei curdi soltanto nel 1991, è in lotta contro l'aperta ribellione del PKK, gruppo che reclama una riforma dello Stato in senso pluralistico, e che è iscritto nelle liste delle organizzazioni terroristiche dell'UE e dagli USA.

Istanbulpanoramicview.jpg

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Ponte del Bosforo e lo skyline della parte europea di Istanbul, veduta dalla Collina di Çamlıca nella parte anatolica

[modifica] Geografia

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Geografia della Turchia.

[modifica] Morfologia, idrografia, clima e geografia

La Turchia è occupata da catene montuose che vanno da est ad ovest: i monti Pontici (Karadeniz Sıradağları) a nord e i monti del Tauro a sud.

La massima altitudine è raggiunta dal monte Ararat (5165 m); altre montagne sono l'Elmadağ, il Karabük e il Bozdağlar. La catena montuosa dell'Abant Dağları (altitudine massima 1.794 m) si trova nella parte settentrionale del paese. Tra le vette del paese c'è anche il vulcano Erciyes Dağı, ormai spento. Due sono le formazioni vegetali diffuse: la steppa all'interno e la foresta sulle catene e sul litorale.

I monti Pontici nel nord-est della Turchia

Le coste del paese sono coperte da foreste dense, soprattutto nella costa orientale del Mar Nero. La foresta che ricopriva l'interno dell'Anatolia ha subito, sin dall'età del bronzo, un'opera sistematica di disboscamento da parte dell'uomo. Solamente in questi anni è in atto un processo inverso, grazie ad un progetto ecologico-ambientale.[5]

I fiumi più importanti sono il Tigri e l'Eufrate, a cui si aggiungono il Meriç, l'Ergene e il Gediz.

I bacini idrografici si dirigono verso molti mari, e una parte del territorio è occupata da bacini senza sbocco al mare. Si suddividono in laghi tettonici, poco profondi, di acqua salata e privi di fauna, e in laghi carsici, di acqua dolce e pescosi.

I bacini fluviali verso l'Egeo sono in genere più vasti di quelli verso il Mar Nero e il Mediterraneo.

Il territorio si suddivide in tre diverse zone climatiche: La costa della Turchia che si affacciano sul Mar Mediterraneo e il Mar Egeo hanno un clima mediterraneo, con estati calde e secche e inverni freddi e umidi. La costa della Turchia che si affacciano sul Mar Nero ha un clima oceanico, con estati calde e umide e inverni freddi e umidi. Al suo interno il clima è di tipo continentale e dato che le catene montuose fermano le influenze del mar Mediterraneo e del Mar Nero comprende estati calde e secche e inverni freddi e nevosi; le precipitazioni è bassa: la zona più arida del paese, superano raramente i 300 mm.

Vi è disparità anche nelle precipitazioni: oltre 2500 mm annui nella zona del Mar Nero, 1000 mm annui di pioggia sulle catene montuose mentre ad Ankara scendiamo a 415 mm annui.

BodrumPano.jpg

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Veduta panoramica di Bodrum, antica Alicarnasso, città di Erodoto e famosa per il Mausoleo di Mausolo, una delle sette meraviglie del mondo antico

Alanya Panorama.jpg

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Veduta panoramica di Alanya, antico insediamento degli Ittiti e la porta medievale della marina selgiuchida del Sultanato di Rum, famosa oggi per la sua bellezza naturale ed i suoi monumenti storici

[modifica] Demografia

Gruppi etnici in Turchia (2008)[6]
Gruppi etnici Percentule
Turchi
  
76.0%
Curdi
  
15.7%
Altro
  
8.3%

L'ultimo censimento ufficiale ultimo è stato effettuato nel 2000 e ha registrato una popolazione totale della Turchia di 67.803.927 abitanti..[7] Secondo i dati della registrazione dell nascite essa è salita a 73,7 milioni persone nel 2010[8], quasi tre quarti di questi vivono in città. Secondo le stime del 2009, la popolazione è in aumento del 1,5% ogni anno. La Turchia ha una densità media di popolazione di 92 abitanti per km². Le persone all'interno del gruppo di età tra i 15 e i 64 anni rappresentano il 67% della popolazione totale, la fascia di età 0-14 corrisponde al 26%, mentre gli anziani con una età superiore ai 65 anni il 7%.[9] Nel 1927, quando fu realizzato il primo censimento nella Repubblica di Turchia, la popolazione era 13,6 milioni.[10]

L'aspettativa di vita è di 71,1 anni per gli uomini e di 75,3 anni per le donne, con una media complessiva di 73,2 anni per la popolazione.[11] L'istruzione è obbligatoria e gratuita nell'età compresa tra 6 a 15. Il tasso di alfabetizzazione è del 96% per gli uomini e dell'80,4% per le donne, con una media complessiva del 88,1%.[12] Le cifre basse realtive alla popolazione femminile sono dovute principalmente agli usi tradizionali degli arabi e curdi che vivono nelle province del sud-est del Paese.[13]

L'articolo 66 della Costituzione turca definisce un "Turco" "chiunque sia legato allo stato turco per mezzo del vincolo della cittadinanza", quindi, l'uso legale del termine "turco", come cittadino della Turchia è diverso dalla definizione etnica . Tuttavia, la maggioranza della popolazione turca è di etnia turca. Essi sono stimati al 70-75% dalla CIA[14] e al 76,0% da un sondaggio del quotidiano Milliyet, compiuto nel 2007.[6]

I curdi, un gruppo etnico distinto e concentrato soprattutto nelle province del sud-est del paese, rappresentano la più grande etnia non-turca, stimata in circa il 18% della popolazione, secondo la CIA[14] e al 15,7% secondo un sondaggio condotto dalla giornale quotidiano Milliyet.[6]

I tre principali gruppi ufficialmente riconosciuti come minoranze etniche (per il trattato di Losanna) sono: armeni, greci ed ebrei. Un accordo bilaterale, firmato il 30 gennaio 1923, di scambio di popolazioni tra Grecia e Turchia è entrato in vigore nel 1920, con quasi 1,5 milioni di greci passati dalla Turchia alla grecia e circa 500.000 turchi provenienti dalla Grecia verso la Turchia.[15] Altri gruppi etnici includono abcasi, albanesi, arabi, assiri, bosniaci, circassi, georgiani, hemşin, lazi, bulgari, Rom.[16].

[modifica] Città principali

Mappa indicante le città più popolose della Turchia

Secondo una stima del 2010, le aree metropolitane della Turchia con la popolazione più numerosa sono İstanbul (13,1 milioni), Ankara (4,4 milioni), Smirne (3,4 milioni), Bursa (1,9 milioni), Adana (1,6 milioni), Gaziantep (1,3 milioni), Konya (1,0 milioni) e Antalya (1,0 milioni).[17] Si stima che circa il 71% della popolazione viva in centri urbani.[18] in tutto, 18 province hanno una popolazione che supera 1 milione di abitanti e 21 province hanno una popolazione compresa tra 1 milione e 500.000 abitanti. Solo due province hanno una popolazione inferiore ai 100.000 abitanti.

Città principali della Turchia
TurkStat, 2010[19]
Istanbul
Istanbul

Ankara
Ankara

Posizione Nome città Provincia Popolazione Posizione Nome città Provincia Popolazione İzmir
İzmir

Bursa
Bursa

1 Istanbul Istanbul 12,946,730 11 Kayseri Kayseri 826,523
2 Ankara Ankara 4,223,398 12 Eskişehir Eskişehir 629,609
3 İzmir İzmir 2,774,103 13 Denizli Denizli 498,643
4 Bursa Bursa 1,667,321 14 Şanlıurfa Şanlıurfa 498,111
5 Adana Adana 1,584,053 15 Samsun Samsun 495,145
6 Gaziantep Gaziantep 1,324,520 16 Adapazarı Sakarya 414,537
7 Konya Konya 1,036,027 17 Kahramanmaraş Kahramanmaraş 412,252
8 Antalya Antalya 928,229 18 Malatya Malatya 401,705
9 Diyarbakır Diyarbakır 843,460 19 Van Van 367,419
10 Mersin Mersin 843,429 20 Elazığ Elazığ 331,479

[modifica] Lingue

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Lingua turca.

La lingua ufficiale è il Turco, parlato dall'85 % della popolazione ed usato perlopiù nella forma standard stabilita negli anni trenta del XX secolo nel corso della riforma linguistica della lingua turca e le forme dialettali da questa derivate; più rare, ma ancora presenti e variamente comprese, le varianti dialettali dell'Ottomano.

Tra le altre lingue parlate, al giorno d'oggi sempre più come seconde lingue, tra le svariate minoranze presenti nella popolazione turca, ricordiamo l'abcaso, l'albanese, l'arabo, l'armeno, l'azero, il bosniaco, il bulgaro, il circasso, il georgiano, il greco, il giudeo-spagnolo (ladino), il laz, il macedone, il polacco, il russo, il tedesco, e lo zazaki.

Discorso diverso per il curdo, parlato da qualche milione di persone, soprattutto nel sud-est del paese, e che rimane per molti la prima lingua, e per alcuni, specie anziani, l'unica lingua parlata.

Il greco pontico è diffuso nell'area di Trebisonda (pontos, abbreviazione di pontos euxeinos, Ponto Eusino, indica il Mar Nero in laz). Una versione moderna dell'aramaico è parlata in alcuni villaggi della Turchia centrale e meridionale; un dialetto arabo è diffuso a sud-ovest del Lago di Van. Del gruppo delle lingue caucasiche del sud, il georgiano è ampiamente usate nel nord-est della Turchia come il circasso in alcuni villaggi geograficamente dispersi. Inoltre nel sud-est il kirmanci e il zazaki sono parlati come dialetti del curdo sebbene siano due dialetti significativamente differenti e spesso considerate due lingue diverse. In aggiunta sono parlati da piccoli gruppi altre lingue del ceppo turco. Una piccola minoranza ebrea di Istanbul parla ladino o giudeo-spagnolo, e discende direttamente dagli ebrei fuggiti dalla Spagna nel 1492 che trovarono rifugio nella zona di Istanbul.

[modifica] Religioni

Religione in Turchia[20]
Religione Percentuale
Islam
  
96.1%
Ateismo
  
0.9%
Agnosticismo
  
2.3%
Cristianesimo
  
0.6%
Altre
  
0.1%

La Turchia è uno stato laico, senza una religione di Stato, la Costituzione turca prevede la libertà di religione e di coscienza.[21][22] L'Islam è la religione dominante della Turchia che supera il 99%, contando anche la popolazione di origine musulmana.[23][24][25] Società di ricerca suggeriscono che la cifra reale di musulmani è di circa il 98%,[26] o 97%[20] dell'intera popolazione residente.

Ci sono circa 120.000 persone di diverse confessioni cristiane, tra cui circa 80.000 di ortodossi orientali,[4] 35.000 cattolici romani[27], 5.000 ortodossi (3000-4000 sono Greci)[4] e un numero più piccolo di protestanti. La Chiesa Ortodossa ha avuto sede a Istanbul a partire dal IV secolo. I Cristiani rappresentano meno del 0,2% della popolazione turca, secondo il CIA World Factbook.[28]

La Moschea Blu a Istanbul.

Ci sono circa 26.000 ebrei, la maggior parte dei quali sono sefarditi.[29]

Se non ci sono cifre esatte sui vari gruppi di musulmani, secondo un sondaggio del 2006, l'82% venivano identificati come sunniti Hanafisti, il 9,1% sunniti Shafi'i, e il 5,7% era alevista. Secondo un sondaggio di consulenza svolto in tutta la Turchia nel 2007[20] : il 52,8% degli abitanti si definisce "una persona religiosa che si sforza di adempiere agli obblighi religiosi"; il 34,3% si definisce "un credente che non adempie agli obblighi religiosi"; il 9,7% definisce se stesso come "una persona completamente devota che adempie tutti gli obblighi religiosi"; il 2,3% si sono definiti come "qualcuno che non crede negli obblighi religiosi" e lo 0,9% si definisce "una persona senza convinzione religiosa "(ateo).[20]

[modifica] Ordinamento dello stato

Sorta dalle ceneri dell'impero ottomano nel 1923, la Turchia è una Repubblica parlamentare. Le sue istituzioni sono tuttavia fortemente condizionate dalle forze armate, il cui ruolo politico è stabilito nell'ultima Costituzione del 1982, emendata nel 1995.

Il presidente della Repubblica, eletto dal Parlamento con un mandato di sette anni, nomina il primo ministro e, su indicazione di questi, un consiglio dei ministri. Il primo ministro viene scelto di norma nella persona del leader del partito o della coalizione di maggioranza. Oltre che al Parlamento, l'esecutivo deve rispondere della sua attività al Consiglio di sicurezza nazionale, composto da tre membri nominati dalle forze armate con funzioni consultive e di supervisione.

Il potere legislativo compete alla Grande Assemblea Nazionale della Turchia (Türkiye Büyük Millet Meclisi), un Parlamento unicamerale composto da 550 membri eletti a suffragio universale ogni quattro anni. Il diritto di voto è esteso a tutti i cittadini a partire dai 18 anni di età.

L'ordinamento giudiziario prevede una Corte costituzionale, i cui membri sono nominati dal presidente, e una Corte d'appello, eletta dal Consiglio supremo dei giudici e procuratori. La pena di morte è stata completamente abolita nel 2004.

[modifica] Suddivisioni amministrative

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Suddivisioni della Turchia e Province della Turchia.

La Turchia è divisa amministrativamente in 81 province (Iller plurale, il singolare) a capo di ciascuna delle quali è un governatore (detto vali) nominato dal governo centrale.

Le province sono a loro volta suddivise in distretti (plurale ilçeler, singolare ilçe) per un totale di 923. Il distretto centrale (capoluogo della provincia) è amministrato da un "vicegovernatore" designato, mentre gli altri distretti sono amministrati da un "sottogovernatore" (kaymakam).

Le province della Turchia sono raggruppate in 7 regioni, che sono state originariamente definite in occasione del Primo Congresso di Geografia tenutosi ad Ankara nel 1941. Il principale elemento della suddivisione in 7 regioni sono state le omogeneità di condizioni climatiche del territorio corrispondente (temperatura, precipitazioni, ecc). Queste regioni hanno solo fini statistici e non si riferiscono ad una divisione amministrativa.

[modifica] Politica

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Categoria:Politica della Turchia.
Grande Assemblea Nazionale della Turchia in Ankara

La Turchia è una repubblica parlamentare sin dalla sua fondazione, avvenuta nel 1923 ed è stato uno dei primi paesi a concedere ai suoi cittadini il suffragio elettorale universale, benché fino al 1946 sia stata retta da un sistema a partito unico.
L'attuale sistema legislativo unicamerale è entrato in vigore con la costituzione del 1982, che ha assegnato l'esclusiva del potere legislativo alla Grande Assemblea Nazionale Turca (in turco Türkiye Büyük Millet Meclisi, il cui acronimo è TBMM), composta da 550 deputati eletti ogni cinque anni con un sistema proporzionale corretto da uno sbarramento del 10%.
Il potere legislativo della TBMM, dalla cui maggioranza viene eletto il Primo Ministro (in turco Başbakan), viene controbilanciato da quello del Presidente della Repubblica (in turco Cumhurbaşkanı), il quale, eletto ogni sette anni, ha ampi poteri di controllo e supervisione sia dell'esecutivo che del corpo legislativo.
Negli ultimi anni la struttura politica e legislativa della Repubblica Turca è stata oggetto di riforme e ristrutturazioni, nell'intento di centrare gli obiettivi richiesti dall'Unione Europea nel quadro della strategia di pre-adesione.
Del resto, con riferimento al periodo tra le due guerre mondiali, certa storiografia ha definito "modernizzazione" anche riforme che più propriamente andrebbero definite "occidentalizzazione", come la decisione di passare dall'alfabeto arabo a quello latino, o la scelta di costruire un'amministrazione fortemente centralizzata, sul modello di quella francese.
Per quanto riguarda la religione, la politica di Atatürk negli anni Venti e Trenta del sec. XX è stata volta a creare uno Stato laico, liberando la società turca dagli "impacci" che l'Islam poneva (il velo, ad esempio, o il trattamento delle minoranze curde, o un non episodico ricorso alla tortura contro gli imputati da parte delle forze dell'ordine).
Inoltre, Atatürk costituì un direttorato degli affari religiosi, tuttora esistente e dotato di moltissimi dipendenti, avente lo scopo di controllare la vita religiosa del paese. Questo tipo di controllo ha avuto come risultato un Islam moderato e moderno.
Nello stesso tempo, con un accordo di scambio di popolazioni fra la Grecia e la Turchia dopo la Guerra Greco-Turca (1919-1922) in Anatolia, i greci ortodossi in Turchia furono trasferiti in Grecia ed i turchi mussulmani in Grecia furono trasferiti in Turchia.

[modifica] Forze politiche

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi le voci Categoria:Partiti politici turchi e Elezioni in Turchia.

Il sistema elettorale turco prevede una severa soglia di sbarramento nazionale del 10%. A superarla, nelle elezioni legislative del 22 luglio 2007 sono state solo tre formazioni:

Del nuovo Parlamento turco fanno parte anche 27 deputati indipendenti eletti su base provinciale; in realtà 24 sono stati eletti dalla comunità curda delle regioni sudorientali e fanno riferimento al

Paradossalmente, il AKP ha fortemente aumentato il consenso popolare, eppure ha perso seggi (e la maggioranza dei 2/3) perché un terzo partito è entrato in parlamento. Grazie al successo degli islamici e alla presenza di un partito in più, è rappresentato in parlamento l'82% degli elettori, una percentuale simile a quella delle legislature precedenti il 2002.

Anche alle elezioni legislative del 3 novembre 2002, gli elettori a sorpresa punirono il frazionismo dei partiti mandandone in parlamento soltanto due (al posto dei 5 tipici degli anni 90):

Completavano il parlamento 8 indipendenti. In questo modo, però, non solo in parlamento fu rappresentato meno del 54% degli elettori, ma soprattutto il partito riformista con i 2/3 dei seggi ebbe la possibilità di modificare la costituzione da solo, il che provocò notevoli tensioni con l'establishment nazionalista laico (il presidente della repubblica, la corte costituzionale e i militari).

[modifica] Difesa

Boeing 737 AEW&C dell'aeronautica turca.

Le Forze armate turche sono costituite dall'Esercito, dala Marina e dall'Aeronautica. La Gendarmeria e la Guardia Costiera operano come parte del Ministero degli Affari Interni in tempo di pace anche se sono subordinate rispettivamente all'esercito e alla Marina in tempo di guerra.[30]

Le Forze armate turche sono la seconda più grande forza armata permanente nella NATO, dopo le forze armate statunitensi, con una forza combinata di poco più di un milione di persone in uniforme che servono i suoi cinque rami.[31] La Turchia è considerata la più forte potenza militare della regione del Medio Oriente oltre ad Israele.

Ogni cittadino maschio turco, non fisicamente impedito, è tenuto a prestare servizio militare per un periodo che va da tre settimane a quindici mesi, in base all'istruzione e alla posizione lavorativa.[32] La ​​Turchia non riconosce l'obiezione di coscienza e non offre un'alternativa civile al servizio militare.[33]

La turchia è uno dei 9 stati che partecipano al programma di sviiluppo e produzione del Lockheed Martin F-35 Lightning II.

La Turchia è uno dei cinque stati membri della NATO che fanno parte della politica di condivisione nucleare dell'alleanza, assieme a Belgio, Germania, Italia e Paesi Bassi.[34] Un totale di 90 bombe nucleari B61 sono ospitate presso la base aerea di Adana, di cui 40 sono assegnate per l'uso da parte dell'aviazione turca.[35]

Nel 1998, la Turchia ha annunciato un programma di modernizzazione valore di 160 miliardi di dollari statunitensi su un periodo di 20 anni in vari progetti tra cui carri armati, aerei da combattimento, elicotteri, sottomarini, navi da guerra e fucili d'assalto.[36] La Turchia partecipa al programma di sviluppo del Lockheed Martin F-35 Lightning II.[37]

Quattro fregate Classe MEKO 200 della marina turca.

La Turchia ha partecipato alle missioni internazionali sotto le Nazioni Unite e sotto la NATO dal 1950, incluse le missioni di peacekeeping in Somalia e Jugoslavia e ha supporto le forze della coalizione nella Prima Guerra del Golfo. La Turchia mantiene 36.000 truppe nel nord di Cipro, la loro presenza è sostenuta e approvata dal governo de facto locale, ma la Repubblica di Cipro e la comunità internazionale la considerano una forza di occupazione illegale e la sua presenza è stata anche denunciata in diverse occasioni al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.[38] La Turchia ha avuto truppe dispiegate in Afghanistan come parte della forza di stabilizzazione dal 2001.[31][39] Nel 2006, il turco parlamento dispiegato una forza di peacekeeping di pattugliatori della Marina e di circa 700 truppe di terra come parte della forza di interposizione in Libano (UNIFIL), sulla scia del conflitto israelo-libanese.[40]

Il Capo di Stato Maggiore Generale viene nominato dal presidente ed è responsabile nei confronti del primo ministro. Il Consiglio dei ministri è responsabile verso il parlamento per le questioni di sicurezza nazionale e l'adeguata preparazione delle forze armate. Tuttavia, l'autorità di dichiarare guerra e di mandare le forze armate turche all'estero o per permettere a forze armate straniere di risiedere in Turchia, spetta esclusivamente al Parlamento.[30] Dal 30 agosto 2010, il comandante delle forze armate è il Generale Maggiore Isik Koşaner.[41]

[modifica] Economia

Levent in Istanbul

L'economia turca ha conosciuto una notevole espansione negli ultimi anni. La CIA classifica la Turchia fra gli Stati sviluppati del mondo.[42] Il Paese è membro fondatore dell'OCSE (1961) e del G20 (1999).

Sin dal governo kemalista la Turchia ha goduto di alcuni interventi statali, in modo che anche l'economia si modernizzasse in modo graduale. I vari governi hanno sempre avuto un ruolo di primo piano, nelle partecipazioni in aziende private, negli scambi e negli investimenti all'estero. Negli anni ottanta il Paese ha avviato alcune riforme, grazie al primo ministro Turgut Özal, e si è sempre più orientata all'economia di mercato.[43] Da allora l'economia ha continuato a crescere, anche se ha conosciuto periodi di recessione come negli anni 1994, 1999 (in seguito al terremoto di quell'anno)[44] e 2001.[45]

Maslak in Istanbul.

Dal 1981 al 2003, il reddito nazionale è aumentato in media del 4 per cento.[46] Peraltro la mancanza di altre riforme, le difficoltà del settore pubblico e la diffusa corruzione hanno provocato un aumento dell'inflazione, l'indebolimento del settore bancario e problemi interni alla macroeconomia.[47]

Dopo la crisi del 2001 e dopo le riforme iniziate dall'allora ministro delle finanze Kemal Derviş, l'inflazione è crollata, gli investimenti sono risaliti, e il numero di disoccupati è fortemente calato. La Turchia ha gradualmente aperto il proprio mercato grazie ad alcune riforme, riducendo i controlli statali sugli scambi esteri e controllando meglio le privatizzazioni.[48]

Nel 2005 il reddito nazionale è ulteriormente salito del 7,4 per cento,[49] e rendendo la Turchia uno degli Stati a più rapida crescita economica. Oggi il Paese, agricolo in passato, è una media potenza industriale; le attività secondarie sono situate in gran parte sulle coste occidentali, insieme a servizi in rapido sviluppo (comunicazione, commercio, trasporti, banche, turismo). L'agricoltura produce l'11,9% del prodotto interno lordo, mentre l'industria contribuisce al 23,7% e i servizi al 64,5%.[50] Soprattutto il turismo è cresciuto negli ultimi vent'anni, ed è la prima fonte di reddito del Paese. Nel 2005 la Turchia ha ospitato 24.124.501 visitatori, versando 18,2 miliardi di dollari nelle casse nazionali.[51] Anche l'industria è cresciuta, sia grazie a forti investimenti esteri (specie da Stati Uniti e Germania) sia ad imprese locali; i settori principali sono quelli automobilistico, tessile, dell'abbigliamento, elettronico e delle costruzioni.

Di recente l'elevata inflazione è stata messa sotto controllo, e ciò ha indotto lo Stato ad emettere una nuova moneta, per proseguire le riforme economiche e cancellare i vecchi squilibri. Il 1º gennaio 2005 è stata introdotta la nuova lira turca, pari ad 1 milione della vecchia valuta.[52] Grazie alle continue riforme economiche, l'inflazione è calata nel 2005 all'8,2% e la disoccupazione al 10,3%.[50]

Treno alta velocità in Turchia.

Il commercio estero si svolge in gran parte con l'Unione europea (59% delle esportazioni e 52% delle importazioni nel 2005),[53] ma anche con Stati Uniti, Russia, Giappone e più di recente con la Cina. La Turchia si avvale di un'unione doganale con l'UE, firmata nel 1995, che ha aumentato la sua produzione industriale ed attirato numerosi investimenti europei.[54]

Nel 2005 le esportazioni sono ammontate a 73,5 miliardi di dollari, le importazioni a 116,8 miliardi, con aumenti del 16,3% e del 19,7% rispetto al 2004.[53] Nel 2006 le esportazioni sono ammontate ad 85,8 miliardi, con aumento del 16,8% dall'anno precedente,[55] e nel 2007 il Paese ha esportato per 105,9 miliardi.[56] Nel 2008 le esportazioni sono ammontate a 141,8 miliardi di dollari, e le importazioni a 204,8 miliardi di dollari.[57] Le esportazioni verso i paesi dell'UE rappresentano circa il 42% di tutte le esportazioni turche. Le esportazioni turche verso l'Unione europea nel dicembre 2008, pari a circa 3 miliardi di euro, hanno subito un calo di quasi il 40% rispetto allo stesso mese nel 2007. Il tasso di disoccupazione in Turchia è dell'11%. Alla fine di novembre 2008, il tasso di disoccupazione era del 10,9%, rispetto al 9,7% nello stesso periodo nel 2007. Questi dati allarmanti hanno costretto il governo turco a cercare un nuovo accordo di prestito con il Fondo Monetario Internazionale.[58]

Nel 2006 la Turchia è riuscita ad attrarre investimenti dall'estero, per 19,9 miliardi di dollari.[59] Le numerose privatizzazioni, la stabilità in vista di un probabile ingresso nell'Unione europea, la crescita economica costante e i cambiamenti strutturali nei settori bancario, commerciale e delle comunicazioni, hanno contribuito ad attrarre ancora investimenti sia nazionali che stranieri.[48]

[modifica] Cultura

[modifica] Letteratura

La letteratura turca nasce nel medioevo a partire dall'incontro con l'Islam e le sue principali lingue di cultura, ossia l'arabo e il persiano, nonché con le relative floridissime tradizioni letterarie. Tra i primi nomi troviamo non a caso quelli del celeberrimo mistico persiano Jalal al-din Rumi (m. 1273) e di suo figlio Sultan Valad, che diressero a Konya un famoso convento di dervisci (della confraternita dei Mevlevi, da essi fondata), e i cui non molti versi in turco mescolati alla preponderante produzione in persiano sono annoverati tra i primi monumenti di questa nascente letteratura; peraltro il primo grande nome della letteratura turca è ancora quello di un mistico musulmano, Yunus Emre, celebre poeta e sufi del XIII-XIV secolo.

Orhan Pamuk, vincitore del Premio Nobel 2006

Al XV secolo risale probabilmente la prima redazione scritta di una grande saga epica in prosa il Dede Korkut, che circolava oralmente da almeno due secoli, rivendicata peraltro come epos nazionale anche dagli attuali azeri e dai turkemeni. Comunque è la letteratura persiana, soprattutto, che influenzò profondamente la genesi e lo sviluppo della letteratura colta, in particolare fornendo alla sua poesia i generi e gli stilemi, i temi e i contenuti, sicché scrittori bilingui (persiano-turco) sono comunissimi dagli esordi sino a tutto il periodo ottomano. Spesso poemi persiani classici vennero letteralmente "rifatti" in turco ottomano, venendo imitati temi e motivi, personaggi e persino i titoli delle opere originali. A segnalare la contiguità con la cultura letteraria persiana valga pure ricordare che un turco del XVI secolo e originario della Bosnia ottomana, Sudi, fu il massimo interprete e commentatore di Hafez, il "Petrarca" della lirica persiana classica.

Tra gli autori più noti del periodo classico si possono ricordare il poeta Mesihi (m. 1512) originario di Prishtina in Albania ma vissuto a Istanbul, autore di un celebrato Divan (Canzoniere) e cantore di maschili bellezze riassunte nella figura del "perturbatore della città" (shahr-ashub); il poeta Fuzuli (m. 1556) autore trilingue, avendo composto poesia oltre che in turco e persiano anche in arabo, ma ricordato anche come matematico e astronomo; il "sultano dei poeti" Baqi (m. 1600), poeta ufficiale di almeno quattro sultani da Solimano Il Magnifico a Mehmet III, considerato il vertice della lirica ottomana; lo storico Sa'deddin (m. 1599) autore di una Corona delle storie che glorifica la dinastia regnante.

Appartiene già all'epoca postclassica il prosatore Evliya Celebi (m. 1690 ca.), gran viaggiatore e attento osservatore che fissò i suoi ricordi di 40 anni di viaggi al seguito di principi ottomani, che lo portarono anche in Europa da Vienna alla Svezia, in un memorabile Seyahat-name (Libro di viaggi) la cui prima parte è una importante descrizione della Costantinopoli del tempo. Alla "età del tulipano", così detta dalla moda di coltivare questi fiori diffusasi all'inizio del XVIII secolo, appartengono due notevoli figure di poeti come Nedim (m. 1730), giudice professore di madrasa e bibliotecario del gran visir Ibrahim Pascià all'epoca del sultano Ahmed III, e il mistico Ghalib Dede (m. 1799), appartenente alla confraternita dei sufi Mevlevi e autore di un celebre poema allegorico (Bellezza e Amore), entrambi ancora ampiamente influenzati dal lascito persiano; da ricordare anche Sunbulzade Vehbi (m. 1809), famoso per una tenzone in 800 versi dai toni spesso osceni tra un pederasta e un donnaiolo che vantano i meriti e vantaggi delle rispettive preferenze.

Tra i prosatori sono da ricordare gli storiografi Katib Celebi (detto Hajji Khalifa, e conosciuto anche in Europa come Qalfa, m. 1657), bibliofilo, geografo, storico di vastissimi interessi e promotore di traduzioni da lingue europee (tra cui l' Atlas Minor di G. Mercator e L. Hondius), cui si deve l'inizio della occidentalizzazione del sapere scientifico; Hezarfenn (m. 1691), autore di una storia universale ma anche di trattati di etica e sulla organizzazione dell'impero e, infine, Na'ima di Aleppo (m. 1716) e Gevdet Pascià (m. 1895), che rivestirono la carica di "cronisti ufficiali" dell'impero. Da ricordare ancora il novelliere Aziz Efendi di Creta (m. 1798) e il multiformne Seyyid Vehbi (m. 1736), poeta, ma ricordato soprattutto per l'opera in prosa Sur-name, una ricca descrizione delle feste di corte che si inserisce in un genere a sé stante.

Anche in questa letteratura, come del resto nella persiana, gli ambienti in cui poeti e scrittori poterono trovare ampio patronato, e dispiegare così il loro talento, sono riconducibili essenzialmente a quelli cortigiani, in particolare le corti ottomane, e a quelli delle confraternite mistiche. L'influenza persiana venne progressivamente scemando nel corso dell' Ottocento, man mano che si imponevano correnti filo-occidentali e europeizzanti, per arrestarsi quasi del tutto dopo la fine della prima guerra mondiale con l'avvento della Repubblica e la riforma della lingua (abbandono dell'alfabeto arabo a favore dell'introduzione di un alfabeto latino, ampia "de-persianizzazione" del lessico). Questo evento, che si coniugò con una svolta fortemente laica e marcatamente anticlericale, determinò un autentico trauma non solo nella storia letteraria, ma anche più in generale in quella culturale del paese.

Nel giro di una o due generazioni i turchi furono separati dalla loro ricca e variegata tradizione letteraria di epoca ottomana, semplicemente perché non più capaci di leggere una lingua che si era espressa in un altro alfabeto, quello arabo. La nuova letteratura turca di epoca repubblicana -preparata da un vasto movimento letterario ispirato al nazionalismo, in cui emersero il poeta Ziya Gökalp (m. 1924) e il novelliere Ömer Seyfeddin (m. 1920) - ha certamente risentito di questa cesura con un passato che i padri della Repubblica avevano voluto cancellare con un decreto dall'alto. Per contrasto con la tradizione e il passato islamico, essa ha programmaticamente accentuato la rivalutazione del folklore turco preislamico (e panturco) e ha oltremodo enfatizzato il rapporto della Turchia con le correnti letterarie europee, soprattutto francesi. Il problema della conciliazione delle "due anime" della Turchia contemporanea -quella volta all'Europa e alla Modernità e quella che guarda nostalgica al passato islamico e prerepubblicano- latente per decenni, è tornato prepotentemente alla ribalta a partire dagli anni '80 del XX secolo con il revival dell'Islamismo militante. Queste tematiche sono ben presenti in numerosi autori contemporanei, tra cui è d'obbligo citare almeno Yakub Kadri(Terra matrigna, Mondadori, Milano 1941), Yashar Kemal, Irfan Orga (Una famiglia turca, Passigli, Milano 2007) e soprattutto Orhan Pamuk (Premio Nobel 2006) che è, con il poeta Nazim Hikmet (m. 1963), forse il più famoso e tradotto scrittore turco contemporaneo.

Anche le tematiche di genere hanno conosciuto notevole sviluppo negli ultimi decenni, basti citare qui, tra le autrici note anche in traduzioni in lingue europee, Latife Tekin[60], Perihan Magden (Due ragazze, Lain, Roma 2005), Buket Uzuner (Ada d'Ambra, Sellerio, Palermo 2003); pur tra difficoltà e autocensure, cominciano anche a essere tematizzati i delicati problemi interetnici, riconducibili essenzialmente alla questione della tragedia armena del primo '900 (si veda il romanzo di Fethiye Cetin, Heranush, mia nonna, Alet, Milano 2007, oppure quello di Elif Shafak, (La bastarda di Istanbul, Rizzoli, Milano 2007), e alla più recente questione dell'irredentismo curdo (per cui si veda Zulfu Livaneli, Felicità, Gremese, Milano 2007). Non va infine dimenticato che, a seguito della forte emigrazione turca sin dagli anni '60 in Europa e segnatamente in Germania (oltre tre milioni di turchi attualmente), esiste ormai una notevole leva di scrittori turco-tedeschi, di formazione europea, tra cui ad esempio Feridun Zaimoğlu (Schiuma, Einaudi, Torino 1999) o Jakob Arjouni (Happy birthday, turco!, Marcos y Marcos, Milano 2009) o Yadé Kara (Salam Berlino, Edizioni e/o, Roma 2005) che si esprimono preferibilmente nella lingua di Goethe, trattando nuove tematiche connesse ad esempio con i problemi dell'emigrazione, dell'integrazione, dei rapporti interculturali e interreligiosi.

[modifica] Musica

Il genere di musica tradizionale e folclorica in Turchia è il türkü, che viene suonato con il saz.

[modifica] Festività

[modifica] Note

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[modifica] Bibliografia

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