Se l'uomo è ciò che mangia, il cuoco è ciò che cucina?

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20foodblogger, 20prodotti, una passione: Pomodorino di Torre Guaceto o Cipolla di Acquaviva? ;)

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Speron Speroni e la sua idea di #cuoco



Danilo Gasparini, docente dall'incredibile conoscenza e ricchissimo del desidero di condividere il suo appassionato sapere, qualche giorno fa mi ha trasmesso queste righe, riprendendo un discorso che facemmo durante una lezione di cucina. 
In questi giorni ho letto e riletto il testo che segue e non ho mai sentito queste argomentazioni così ricche di significato, soprattutto in un momento in cui ai cuochi si chiede di tutto, ma sempre meno di quello che si scopre attraverso le riflessioni di Speron Speroni, filosofo e cattedratico padovano che ho sempre ritenuto di una sensibilità "anomala" per l'epoca in cui visse.

Vorrei condividere con voi queste parole perché ci sarebbe davvero moltissimo da dire. E anche da non dire, visto il frastuono che, sempre più crescente, ammorba le cucine.


"Il cuoco vuole esser temperato per non mangiare quel dei patroni né del tutto lasciarlo intatto ma gustarlo; forte nell’aver animo a tagliar carne e pesci senza paura, e sostenere il fuoco della cucina; giusto non solamente in dividere ai conviventi le parti, ma i sapori alle carni che lor convengono, e rostir quelle che son da rostire, e lessare quelle che son da lessare. Prudente in metterle a tempo al fuoco, e non glie ne dare né troppo né poco; così lessare con acqua bastante e, secondo che disna il patrone e i compagni, far la cena diversa, con donne dilicata, con uomini robusta, con molti abbondante, con pochi sufficiente. Liberale, non avaro, né prodigo di spezie, di zuccaro, di sale, di olio, d'aceto, d'agresto. Gagliardo nel saltare per tor giuso dalla scafa i piatti, e nel correre per torre alle gatte e ai cani la carne, nel lottare per contrastare coi famigli che non lo rubino, giocare di scrimia per manovrare le cazze, li schidoni, i lavezzi con grazia, le frissure, i rosti, i sughi, e per guardarsi di non si tagliare la mani acconciando le carni. Attillato per non spiacere ai convitati vedendolo sporco, né guastar con lo sporchezza la carne bona da sé. Eloquente per difendersi se fosse accusato di mangiare i boni bocconi e di non cocer bene le vivande. Poeta per cantar versi, e fuggire la fatica e il fastidio del cucinare. Geometra per eleggere i tondi e quadri piu o men cupi secondo le vivande, o le torte, e altre gelatine e sapori. Aritmetico per numerare le sue pentole e olle. Dipintore per ben colorire gli arrosti, e salse, e sapor”
Sperone Speroni, Padova (1500-1588)

#cookingshowtour ultimo appuntamento ed una ricetta: Couscous dolce al tè di bergamotto con frutti di bosco, fichi ed albicocche secche e cioccolato fondente

Ultimo appuntamento del #cookingshowtour che ha portato Andrea Mainardi e me in giro per l'Italia a raccontare, cucinando, la nostra idea di cucina e di cibo.

Oggi, alle 17, 00, nella Galleria Panorama di Marghera (Ve) ultimo appuntamento con me e domani, sempre alle 17.00, con Andrea.

Ci si rivedrà quindi in autunno, dal vivo in giro per l'Italia, ed ovviamente sul blog e sui social in versione "virtuale".
Meno virtuali, invece, sono le bellissime sensazioni vissute, le chiacchiere condivise e le ricette scambiate con le tantissime persone che hanno voluto dedicare un po' del loro tempo alla nostra cucina dal vivo.

Vi lascio quindi una delle molte ricette presentate (e magari continuerò anche nei prossimi giorni) durate il tour ovvero una ricetta dolce: una crostata un po' "destrutturata" dove la parte del carboidrato è data dal couscous cotto con miele e tè e la frutta è data da un mix di frutta secca e fresca, così da poter declinare la ricetta durante tutte le stagioni dell'anno. Il piatto si presenta infine con un po' di pistacchi tritati al coltello, qualche scaglia di cioccolato fondente e qualche petalo di fiore edulo.

Couscous dolce al tè di bergamotto con frutti di bosco, fichi ed albicocche secche e cioccolato fondente

Ingredienti (per 4 persone)
240 g di couscous palestinese, 3 cucchiai di miele di acacia, 1 noce di burro, 2 arance, 1 bustina di tè al bergamotto, 100 g di mirtilli, 100 gr di fragoline di bosco, 4 rametti di ribes, 8 fichi secchi, 8 albicocche secche, 1 cucchiaio di pistacchi freschi, 10 g di cioccolato fondente almeno al 54%, qualche petalo di fiore edulo.

Procedimento
Spremere le arance e far ammorbidire la frutta secca tagliata a julienne nel succo.
Portare a bollore l'acqua indicata dal produttore per la cottura del couscous (di solito è 1:1) sciogliendo il miele e lasciando in infusione per 3' la bustina di tè, unire il couscous e far assorbire il liquido per circa 10'.
Nel frattempo lavare i mirtilli, tagliare a metà le fragoline, tritare grossolanamente i pistacchi ed ottenere delle scaglie dal tocchetto di cioccolato fondente.
Sgranare con una forchetta il couscous e mescolandolo con il burro fuso ed unirlo alla frutta fresca e secca ed a parte del succo d'arancia usato per ammorbidire quella secca.

Comporre il piatto utilizzando una fondina o un piatto "a capello di prete": distribuire un po' di couscous, unire il pistacchio tritato e le scaglie di cioccolato, terminare con il rametto di ribes e decorare con qualche petalo di fiore edulo.

Il mondo dei foodblogger analizzato dall'Ispo in collaborazione con Aifb: oggi la conferenza stampa


L'Istituto per gli Studi sulla Pubblica Opinione (ISPO), in collaboraizone con l'AIFB ha effettuato un sondaggio sul mondo dei Foodblogger.

Giovedì 15 maggio, alle ore 17, presso la sede dell'Ispo (Viale Porta Vercellina 8, a Milano) durante una conferenza stampa verranno presentati i risultati del sondaggio effettuato.
Alla conferenza prenderanno parte Renato Mannheimer, la scrittrice Camilla Baresani oltre a giornalisti e rappresentati di aziende del settore food.

Come di consueto, al termine della conferenza stampa, verrà offerto un buffet preparato da alcuni componenti dell'Aifb.
E' possibile seguire i lavori in diretta con l'hastag #IspoAifb.

Tortino di venexiana con gelato al mandorlato di miele ai fiori d'arancio, pepe di Sichuan e cialde al timo

Lo scorso 9 maggio, presso l'Osteria Corte Sconta ad Este, è stato "spadellato" il terzo appuntamento con la rassegna "Dalla Madia ai Media" durante il quale giornalisti ed appassionati enogastronomi si mettono ai fornelli per un pubblico severo ma giusto.
Protagonista della serata il pesce di Chioggia, abilmente preparato da Mario Stramazzo e Donato Sinigaglia, le cui scorribande enogastronomiche si trovano nel sito "Vino e Cibo".

In cucina c'era bisogno di una pasticcera ed hanno pensato a me che, nella migliore delle ipotesi, nei dolci sono una pasticciona e quindi mi son dovuta concentrare un po'. E complice, nello sviluppo del dessert, è stata la conoscenza di Pietro Scaldaferro, il titolare dell'onomino torronificio, situato a Dolo, lungo l'incantevole Riviera del Brenta, a pochi chilometri da casa mia.

A Cibus, infatti, avevo assaggiato una sua edizione speciale, un mandorlato preparato con miele ai fiori d'arancio e pepe di Sichuan, ingredienti che Pietro seleziona personalmente e con una cura che ha dell'incredibile. Mi piacerebbe parlarvi di lui con più dovizia di particolari e l'appuntamento è solo rinviato: la produzione infatti, con la bella stagione, si ferma per riprendere a settembre quando organizzeremo una giornata durante la quale si potrà visitare l'azienda e soprattutto godere dei prodotti nell'apposita sala di degustazione. Vi terrò aggiornati e vi aspetto per condividere un'esperienza davvero unica.



A Cibus, quindi, ho assaggiato un pezzettino di questo mandorlato, godendo di un'esplosione di profumi e di gusti unici ed ho pensato subito ad utilizzarlo per dare maggiore valore al dessert che stavo sviluppando per la serata, tutto dedicato alla tradizione veneziana. La Venexiana (qui trovare la ricetta con qui l'ho preparata), infatti, è una focaccia pasquale dalla lunga lievitazione che si assaggia in Laguna durante il periodo pasquale ed ho pensato di farne una base per un dolcino, come fatto tempo fa per una terrina. In questo caso il soffice dolce diventa ingrediente che valorizzerà il gelato preparato con il mandorlato. I profumi del pepe di Sichuan e del miele ai fiori d'arancio ben si sposano con la delicatezza del tortino e le cialde preparate con il timo saranno la parte croccante di questo piatto. Si terminerà la degustazione sciogliendo in bocca, lentamente, un seme di pepe che, grazie alla sue caratteristiche chimiche uniche, pulirà la bocca dal mix di odori e sapori gustati durante la sera.


Tortino di venexiana con gelato al mandorlato di fiori d'arancio, pepe di Sichuan e cialda al timo

Ingredienti (per 4-5 persone)
Per il tortino
100 g di venexiana, 50 g zucchero, 40 g burro chiarificato, 3 uova bio.
Per il gelato
250 g di panna freschissima, 80 g di mandorlato al miele di arancio e pepe di Sichuan (Torronificio Scaldaferro, Dolo (VE), 60 g di isomalto in polvere, 20 g di pistacchi tostati e tritati grossolanamente.
Per la cialda
100 g di burro, 100 g di zucchero a velo, 100 g di Petra5 (o farina 00), 3 albumi, 50 g di mandorle a lamelle, 1 cucchiaio di foglie di timo fresche.

Procedimento
In una ciotola montare il burro con lo zucchero fino a renderlo spumoso, unire i tuorli (uno alla volta), gli albumi montati a neve non fermissima ed infine la venexiana frullata finemente. Trasferire il composto in stampini imburrati e cucinare nel forno statico già caldo a 200° per circa 18' in un bagnomaria caldo. Sfornare e abbattere.

Nel frattempo portare a bollore la panna con l'isomalto, togliere dal fuoco ed unire il mandorlato tritato con un peso o un batticarne e i pistacchi. Abbattere per qualche minuto, trasferire nella gelatiera e far mantecare.

In una ciotola mescolare il burro pomata con lo zucchero a velo, la farina setacciata, gli albumi fino ad ottenere un composto liscio e cremoso, unire le foglioline di timo.
Coprire la leccarda con un foglio di silpat (o carta da forno), con un cucchiaio bagnato o una spatola in silicone stendere il composto creando dei dischetti i circa 5-6 cm di diametro, cospargerli di mandorle a lamelle e cucinarli nel forno statico già caldo a 190° per circa 6'. Togliere le cialde dal forno e modellarle con il manico di un mestolo di legno.

Il piatto
Adagiare sul piatto il tortino,una quenelle di gelato e la cialda. Terminare con un po' di zucchero a velo sul tortino, qualche foglia di timo fresco ed un chicco di pepe di Sichuan da assaporare in silenzio, per pulire la bocca dal meraviglioso pranzo a base di pesce.


La Playlist della sfida nr. 39 Mtchallenge: il Babà e la sua musica


Il tema della sfida dell'Mtchallenge del mese di maggio è il Babà e già nella rete è un fiorire di lievitati e dilemmi amletici sugli stampi da usare.

Come sempre, prima di elaborare la mia personale interpretazione del lievitato più imbibito del mondo mi concentro con musica: la playlist della sfida nr. 39 vi aspetta ;)

La ciliegia nel piatto: a scuola di cucina con Amedeo Sandri e con gli agriturismi di Terranostra - Campagna Amica


Dal 6 maggio a 3 giugno negli agriturismi vicentini di Terranostra - Campagna Amica si svolgeranno 5 serate dedicate alla Ciliegia di Marostica Igp, nelle quali lezione di cucina e degustazione si fonderanno.
La rassegna gastronomica, organizzata in collaborazione con il comune di Molvena e  giunta alla sua ottava edizione, vuole valorizzare un prodotto fortemente legato al territorio. La Ciliegia di Marostica infatti è la prima in Italia ad aver ottenuto il Marchio di riconoscimento europeo IGP, che identifica il prodotto di una determinata area geografica, con caratteristiche peculiari.

Le lezioni di Amedeo Sandri cominceranno martedì 6 maggio all’Agriturismo L'Oro Rosso di Molvena, seguiranno gli incontri all'Agriturismo Riva Granda il 13 maggio, all'Agriturismo Collalto il 20 maggio, il 27 maggio all'Agriturismo La Torre e infine il 3 giugno l'ultimo appuntamento all'Agriturismo Al Pozzetto. Comune denominatore degli appuntamenti l’utilizzo della ciliegia di Marostica come ingrediente principale, dall'antipasto al dolce. A termine della lezione di cucina i piatti potranno essere degustati dai partecipanti durante la serata. Le lezioni avranno inizio alle ore 19, al costo di 25 € ciascuna.


Durante le serate si potrà inoltre partecipare al concorso fotografico #agriemozione: istantanee da un agriturismo. In palio cesti gastronomici, cene e weekend in agriturismo a chi posta sui social network le foto più simpatiche ambientate negli agriturismi vicentini. 


Per ulteriori info: facebook.com/terranostravicenza


Iniziativa finanziata dal Programma di Sviluppo Rurale per il Veneto 2007 - 2013, Asse 4 - Leader” - Organismo responsabile dell’informazione: Associazione Terranostra. Autorità di Gestione designata per l’esecuzione: Regione Veneto - Direzione Piani e - Programmi Settore Primario.

SAVE THE DATE! La Festa dei Bisi a Baone vi aspetta dal 30 maggio al 3 giugno


La raccolta dei Bisi
A testimonianza dell’imprevedibilità delle stagioni, i bisi di Baone che lo scorso anno erano spuntati a fatica a fine maggio, quest’anno sono maturati nei campi fin dalla metà di aprile e in questi giorni stanno entrando nel periodo di massima produttività.
Sono tante le aziende agricole del territorio di Baone e Arquà Petrarca che in questi giorni hanno esposto i cartelli “Vendita piselli” e che contano di proporre ancora per qualche settimane il proprio prezioso raccolto. Quest’anno i cinghiali hanno colpito soltanto un appezzamento di Rivadolmo e anche la grandine della scorsa settimana ha lievemente danneggiato solo alcuni bisicoltori.
Sul sito www.festadeibisi.it è disponibile l’elenco completo e la piantina dei 21 bisicoltori che aderiscono all’associazione Bisi&Bisi e che effettuano la vendita diretta dei prodotti raccolti.

La Festa dei Bisi
A dispetto della primavera precoce, quest’anno la Festa dei Bisi slitta alla prima domenica di giugno (dal 30 maggio al 3 giugno l’evento) per l’appuntamento elettorale di fine maggio. I volontari della Pro Loco sono già al lavoro da fine aprile per sgranare i piselli freschi appena raccolti e surgelarli per lo stand gastronomico, riuscendo in questo modo a preservare la freschezza e le qualità del prodotto: sono già 4 quintali i piselli netti sgranati e nei prossimi giorni le scorte sono destinate ad aumentare.
Per i visitatori della festa si annuncia quindi la possibilità di gustare i tantissimi piatti a base di piselli, e anche di acquistare buone quantità di prodotto fresco grazie alle semine primaverili che dovrebbero giungere a maturazione proprio in corrispondenza della Festa.

Girogustando con i Bisi
I bisi saranno protagonisti anche sulle tavole di una decina di ristoranti prescelti sul territorio regionale, in una serie di serate a tema realizzate con la collaborazione di Confesercenti.

Ulteriori informazioni
Stefano Zambon, Presidente Associazione Bisi&Bisi - tel. 0429 57182 - 329 1591760
Antonio Ferraretto, Presidente Pro Loco di Baone - tel. 347 9440203


Hungry for Art: a Taste of Milano la Street Art per la fame nel mondo e il diritto al cibo per tutti


Dall’8 all’11 maggio 2014, al Superstudio Più di via Tortona, Milano

Hungry for Art: 
a Taste of Milano 
la Street Art per la fame nel mondo e il diritto al cibo per tutti.

L’edizione milanese del food festival più grande al mondo ospita 
la campagna sociale FOOD RIGHT NOW 

Comunicare e sensibilizzare con l’arte urbana al tema della lotta alla fame nel mondo e del diritto al cibo per tutti. Sarà questa la sfida di Hungry for Art, il progetto unconventional di Cesvi – organizzazione umanitaria attiva in tutto il mondo - che vedrà 150 giovani tra i 16 e i 25 anni lavorare al fianco di affermati artisti per realizzare capolavori di Street Art all’interno di Taste of Milano, l’edizione milanese del food festival più grande al mondo. 
L’obiettivo è avvicinare i più giovani, e non solo, a tematiche che sono fondamentali quando si affronta il problema della fame nel mondo: oltre allo spreco e alla limitatezza delle risorse alimentari e idriche, la distribuzione equa/iniqua delle stesse, il paradosso obesità/fame e la multiculturalità del cibo.


Dall’8 all’11 maggio, negli spazi di Superstudio Più in via Tortona a Milano, quattro Street artists, Bros, Pao, Felipe Cardena e Tomoko Nagao, affronteranno questa sfida attraverso un linguaggio insolito: dipingeranno, ognuno con il proprio stile, il tema Food Right Now, coinvolgendo i più giovani in un live show.  
“In un mondo in cui 842 milioni di persone soffrono la fame, diventa sempre più importante sensibilizzare i giovani e fare in modo che siano essi stessi il motore del cambiamento” afferma Giangi Milesi, presidente Cesvi. 
“L’obiettivo della nostra campagna Food Right Now è proprio quello di stimolare la partecipazione diretta dei giovani italiani nella lotta alla fame e nella promozione del diritto al cibo. Hungry for Art è l’esempio di come sia possibile coinvolgerli attraverso un linguaggio alternativo, quello dell’arte, sviluppando una cultura di responsabilità e impegno” continua il Presidente del Cesvi
.
I protagonisti di Hungry for Art
 saranno 150 ragazzi, provenienti da diverse scuole milanesi, i veri protagonisti di Hungry for Art.
 

Gli studenti della Scuola Alberghiera, venerdì 9 maggio, saranno assistiti dagli 11 Chef stellari protagonisti di Taste of Milano, nella preparazione di proposte culinarie di street food all’insegna della multiculturalità. I piatti realizzati saranno valutati e giudicati dagli Chef e dal pubblico di Taste of Milano. 

“Ho deciso di aderire all'iniziativa perché arriviamo tutti dalla strada e, in più, amo circondarmi di giovani in tutto quello che faccio – commenta lo chef Marco Sacco, portavoce degli 11 Chef “stellari” protagonisti di Taste of Milano per il progetto Cesvi - “Riprendere il passato, modellarlo nel presente, proiettarlo nel futuro” è la frase che ogni giorno mi accompagna in cucina e penso si sposi alla perfezione con la campagna Food Right Now”.



Alcuni studenti del corso di pittura dell’Accademia di Brera parteciperanno alla creazione di un’installazione “ambient media” per mano di BROS. Nei giorni giovedì 8 e venerdì 9 maggio, l’artista elaborerà con loro un’opera “a più mani” realizzata con materiali inerti, organici e inorganici.

I ragazzi dei licei milanesi. L’artista Felipe Cardena sarà assistito da un gruppo di giovani, dai 14 ai 20 anni, di diversi licei milanesi, che fanno parte di un circuito di appassionati di street art: i Cardena Street Boys. Collaboreranno alla realizzazione dell’opera ”Wiki” Food Right Now.

Gli studenti delle Facoltà di Comunicazione (IULM-Università Cattolica-IED) saranno i reporter multimediali “live” dell’evento. Con i propri digital device si faranno promotori e interpreti in rete – sul sito www.foodrightnow.it  e sui social network (Instagram, FB, YouTube) - dei contenuti artistici, didattici ed esperienziali.

Il progetto Food Right Now nel mondo
Il Cesvi lotta da anni contro la fame nel mondo attraverso progetti di sviluppo nel Sud e campagne di sensibilizzazione e educazione nel Nord del mondo. 

La campagna europea Food Right Now, promossa insieme al network Alliance2015, mira ad educare e sensibilizzare la cittadinanza sul tema della lotta alla fame e sulla promozione del diritto al cibo per tutti. 
Cesvi e Alliance2015, hanno inoltre siglato un accordo con Expo2015 per partecipare all’Esposizione Universale, che riguarderà una delle sfide collettive a cui l’umanità è chiamata a rispondere: garantire cibo sufficiente e di qualità per tutti, in ogni parte del mondo. 
Food Right Now è attiva in Italia, Irlanda, Germania, Repubblica Ceca e Francia grazie al contributo della Commissione Europea e al sostegno di PricewaterhouseCoopers. 
Hungry for Art è organizzato nell’ambito di Expo in città. 


Cake Pop al prosciutto crudo Snello con nocciole e origano e maionese di albumi e curcuma: perché il bello della dieta mediterranea è la contaminazione


Ultima ricetta per MondoSnello Rovagnati che era rimasta in archivio e che, con la giornata di oggi, potrebbe profumare e colorare la nuova settimana che si apre.

All'interno dei post sviluppati per Allegra nel blog di Snello si è chiacchierato amabilmente di storia della cucina e degli ingredienti e in questo incontro si è affrontato il tema della cucina mediterranea, divenuta così importante tanto da essere considerata patrimonio dell'Umanità dall'Unesco, ed una riflessione si impone ovvero senza le contaminazioni gastronomiche che si sono avute nel corso di quasi duemila anni ora sarebbero tempi duri per Alberto da Giussano: il suo menù? Una minestrina di cereali ed erbette spontanee, carne di selvaggina (sperando sia fresca) e del vino torbido. Perchè senza gli scambi ed i commerci non potremmo godere di mais e caffè, di pomodori e cacao e di spezie profumate.



Nel frattempo noi ci divertiamo con questi cake pop un po’ birichini: “travestiti” da dolcetti al primo morso i vostri ospiti scopriranno l’improvvisa sapidità del prosciutto e del parmigiano grattugiato, la croccantezza delle nocciole ed il profumo dell’origano. E la curcuma? Fa bene, grazie ;)


Cake Pop al prosciutto crudo Snello con nocciole e origano e maionese di albumi e curcuma

Ingredienti
130 g di farina, 80 g olio evo, 80 g  di prosciutto crudo, 40 g parmigiano reggiano, 1 uovo, 1 cucchiaino di lievito in polvere, 80 g di latte, 80 gr di nocciole, pepe nero macinato al momento, 1 cucchiaio di origano secco.

Per la maionese “light”: 2 albumi, 250 ml di olio di semi di soia, 1 limone bio, 1 cucchiaino di senape (se gradito), 1 pizzico di sale, pepe nero macinato al momento, 1 cucchiaino di curcuma.

Procedimento
Accendere il forno a 170°.
Tritare finemente il prosciutto e grattugiare il parmigiano. Tritare le nocciole precedentemente tostate in una padella antiaderente.
In una ciotola unire latte, l’uovo e l’olio, sbattendo bene.
In un’altra ciotola unire la farina setacciata con il lievito, il grana, le nocciole tritate e il prosciutto.
Versare gli ingredienti secchi nella ciotola di quelli umidi, mescolare velocemente e riempire lo stampo in silicone da cale pop.
Infornare e cucinare per 20’ o fino al rigonfiamento di ogni singolo cake all’interno dello dello stampino.
Sfornare, lasciar raffreddare, introdurre in ogni cake pop un bastoncino, adagiarli in piccoli pirottini e servirli con la maionese light.

Ingredienti e procedimento per la maionese light: 2 albumi, 250 g di olio di semi di soia, ½ limone bio, 1 cucchiaino di curcuma, 1 cucchiaino di senape, 1 pizzico di sale ed uno di pepe nero.
In un contenitore cilindrico inserire gli albumi, il succo di limone, la curcuma, la senape, il pizzico di sale e di pepe e con un frullatore ad immersione montare il tutto unendo a filo l’olio. Decorare con le zeste del limone.


Prosciutto in crosta soffice di pane integrale con "Ras el haunot", fiori eduli e timo limone perché le spezie sono il sale della vita


E’ di pochi giorni fa la notizia che i panificatori di Vicenza hanno deciso di utilizzare meno sale nella produzione di pane, riducendo la percentuale dell’ingrediente utilizzato nell’impasto dal 2% al 1,7%, di fatto aderendo alle indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che da anni ha messo sotto accusa i consumi italiani di sale, quasi tre volte superiori a quanto consigliato. 
Ma come possiamo iniziare ad eliminare un po’ di sale dalla nostra tavola senza per questo rischiare di gustare piatti insipidi? Ecco che ci vengono in aiuto le mie amate spezie che sanno valorizzare non solo il senso del gusto ma anche quello dell’olfatto e della vista.


Nel 1200 Venezia commercializzava ben 2,5 tonnellate di pepe e di zenzero e altrettante tonnellate di alte spezie miste che partivano dal mercato di Rialto per finire nella dispensa di massaie veneziane, negli alambicchi di sapienti spezieri, nelle tavole delle corti europee. Il termine spezie, infatti, deriva dal latino species, che indica una merce speciale, di valore, che si differenzia dalla merce ordinaria; sostanze nobili, quindi, riservate ai potenti, avvolte da un certo mistero e a cui, talvolta, venivano attribuite perfino virtù magiche.
Provate a pensare, per esempio alla grattugiata di noce moscata che dà il pizzicore ai tortellini emiliani o ai sentori di cannella e vaniglia tipici del panforte senese, al chiodo di garofano e alla bacca di ginepro che aromatizza il vin brulè e al cardamomo che rende unico il caffè: un pizzico di spezie al momento giusto rende speciale qualsiasi pietanza.
Ma le spezie, oltre ad insaporire il piatto di oggi, possono diventare dei potenti alleati per strapparci un sorriso o per aiutarci nella quotidianità: ecco quindi qualche piccolo consiglio e “coccola” a tutta natura!


Collana di Aromi
Per avere sempre a portata di mano gli aromi più utili o per decorare un angolo disadorno della cucina, procuratevi uno spago robusto, dei peperoncini, delle stecche di cannella, delle foglie di alloro e infila teli con lo spago alternandoli a elementi decorativi secchi, naturali, come le fette d’arancia essiccata o i melograni disidratati.


Antitarme naturali
Una ciotola colma di chiodi di garofano posta nella credenza dove teniamo la pasta, la farina e i prodotti da forno, tiene lontane le farfalline che spesso deteriorano gli alimenti. Ugualmente, per ridurre gli odori sgradevoli, in particolare l’odore di muffa dei vecchi armadi, è possibile disporre dei sacchetti di cotone riempiti con chiodi di garofano. Per preparare efficaci sacchettini antitarme, mescolate alcuni chiodi di garofano con lavanda, cannella e artemisia in parti uguali e racchiudete il composto in tanti sacchettini da distribuire in cassetti e armadi.

Antica cura tibetana
Versare sul palmo della mano sinistra 3 grani di pepe nero polverizzati, schiacciandoli prima in un panno bianco. Uniteli a un cucchiaino di miele puro e amalgamate dolcemente con il dito della mano destra per un minuto preciso, perche quello è il tempo che ci vuole perché il miscuglio raggiunga la temperatura corporea di chi lo prepara. Leccate l’impasto direttamente dalla mano sinistra, poco alla volta, lasciando sciogliere in bocca e sotto la lingua prima di ingoiarlo. Questa cura è considerata una risposta completa al fabbisogno di energia.
   

La ricetta di oggi vede come protagonista il Prosciuttino Snello preparato secondo un’antica ricetta triestina, tradizionalmente servita come antipasto, che trae le sue origini dall’enogastronomia boema, ovvero il “Prosciutto in crosta”. La variante che ho pensato per Allegra è stata quella di utilizzare una farina integrale, la Petra 9, ed un mix di spezie, il Ras el haunot, che significa letteralmente “il meglio delle spezie”. E’ un curry – quindi una miscela – marocchino che raccoglie decine di spezie, tra cui cardamomo, macis (la parte esterna della noce moscata), pimento, cannella, chiodi di garofano, zenzero, germogli di rosa, fiori di lavanda, frutti di frassino e cantaride. Si usa anche un coleottero tritato, appartenente alla famiglia dei Cantaridi, noto per il suo contenuto di cantardina, un potente allucinogeno, ritenuto addirittura afrodisiaco, Ma sicuramente non nel mix che normalmente si trova in commercio!



Prosciutto in crosta soffice di pane integrale con “Ras el haunot” , fiori eduli e timo limone

Ingredienti
1 prosciuttino Snello Rovagnati, 500 g di farina Petra 9 (o integrale), 6 g di lievito di birra secco, 260 ml di acqua tiepida, 1 cucchiaio di Ras el haunot, 1 cucchiaio di fiori eduli secchi (rosa, calendula, iris, ecc), 1 cucchiaino da caffè raso di sale integrale, olio evo, 3 rametti di timo limone fresco.

Procedimento
Nella planetaria mettere la farina setacciata un paio di volte con il mix di spezie, i fiori eduli e il lievito. Con la frusta a gancio iniziare a lavorare l’impasto unendo l’acqua tiepida a filo. A metà unire, ponendolo sul lato dell’impasto, il sale e successivamente l’olio (un paio di cucchiai dovrebbero bastare) e continuare per una decina di minuti fino ad ottenere un panetto liscio. Coprire e lasciar riposare in un luogo tiepido per un’oretta.
Accendere il forno a 180°, modalità statica e togliere dai rametti le foglioline di timo.
Stendere i 2/3 dell’impasto dello spessore desiderato (più è sottile e più sarà croccante, viceversa se lo spessore sarà un po’ più di mezzo centimetro).
Spargere sulla superficie le foglioline di timo, posizionare il prosciuttino ed arrotolarlo con la pasta, ritagliare le parti in eccesso e chiudere bene spennellando con un po’ di acqua per far aderire i bordi. Con la parte in eccesso confezionare delle decorazioni da sistemare sulla superficie.
Cucinare per i primi 15’ a 180° ed i successivi 45’ a 160°.
Sfornare, lasciar raffreddare e servire tagliando a fette spesse con un po’ di cren (come vorrebbe la tradizione) ma ho preferito completare il tutto con un po’ di Ficotto, ovvero un mosto cotto di fichi.

Le capitali del Pinot nero italiano sono Egna e Montagna, in Alto Adige: dal 10 a 12 maggio vi aspetta la XVIesima edizione de Le" Giornate del Pinot"

Le Giornate del Pinot nero sono alla XVIª edizione, un appuntamento da non perdere: fra sabato 10 a lunedì 12 maggio in programma una verticale di Pinot nero Sanct Valentin, un seminario sulla Borgogna e la degustazione di oltre 100 Pinot nero da 4 continenti.

SABATO 10 MAGGIO la sedicesima edizione delle GIORNATE DEL PINOT NERO si inaugura in maniera davvero speciale con una degustazione verticale di otto annate di Pinot nero Sanct Valentin della Cantina sociale San Michele Appiano. A rendere ancora più esclusivo l’appuntamento sarà la conduzione da parte dell’artefice di questo Pinot nero, Hans Terzer, enologo principe dell’Alto Adige e grande conoscitore di questo vitigno così capriccioso.
(In lingua italiana e tedesca, solo su prenotazione, euro 35,00).

DOMENICA 11 e LUNEDÌ 12 MAGGIO spazio e attenzione ai banchi d’assaggio dedicati al pubblico di appassionati, operatori, amanti del Pinot nero. Oltre 100 saranno i Pinot nero (annata 2011) da poter degustare, confrontare, ri-degustare, nell’atmosfera rilassata della Sala Culturale “Haus Hunterland” posizionata nel centro storico di Egna (BZ) e con comodi parcheggi adiacenti.
80 saranno i Pinot nero italiani provenienti da varie regioni, mentre più di 30 saranno le etichette straniere. Ben quattro i continenti rappresentati quest’anno. L’Europa vede ancora una volta la Francia predominante con i vini di sette domaine, ma anche Austria, Belgio, Germania, Paesi Bassi. Si potranno assaggiare Pinot nero da Nuova Zelanda, Sud Africa, Argentina, Cile e per gli USA da California e Oregon.
Le otto ore di apertura dei banchi d’assaggio, dalle 14 alle 22, e la spaziosa sala consentiranno di dedicarsi con concentrazione alle degustazioni. La vicinanza del suggestivo centro storico di Egna permetterà di intervallare l’impegno con piacevoli incursioni fra i portici del paese, per poter poi riprendere con rinnovato coinvolgimento l’assaggio.  

Come ogni anno il Comitato Organizzatore dell’evento propone dei momenti di approfondimento sul “regale vitigno”; perché comprendere le caratteristiche, le specificità, conoscere la storia di un vino, significa diffondere cultura e soprattutto accrescere la nostra sensibilità nei confronti del lavoro del vignaiolo, così delicato e allo stesso tempo rischioso.

La mattina di DOMENICA 11 maggio, sarà dedicata alla regione ospite del 2014, il BADEN. Uno dei territori emergenti negli ultimi anni per la produzione di Pinot nero. La degustazione dei vini di sei cantine sarà condotta da Edgar Auer, enologo consulente che opera nella regione tedesca.
(In lingua italiana e tedesca, solo su prenotazione, euro 25,00).


LUNEDÌ 12 maggio un altro appuntamento di altissimo livello, che gli intenditori non mancheranno di apprezzare, il Seminario tecnico Esperienze nella vinificazione di Pinot nero in Borgogna” tenuto dal noto enologo PIERRE MILLEMANN, consulente di alcune fra le più importanti realtà vitivinicole di Borgogna e d’Italia.
(In lingua italiana e tedesca, solo su prenotazione, euro 30,00).

Nel corso di entrambe le giornate di degustazione il pubblico potrà assistere, in una sala riservata, alla proiezione del VIDEO di Mauro Fermariello (www.winestories.it) dedicato al Pinot nero altoatesino.

Le Giornate del Pinot nero sono l’unica manifestazione capace di raccogliere e proporre in degustazione al pubblico una panoramica così ampia di Pinot nero da tutta Italia. Non solo, da tredici anni i vini vengono messi in competizione per stabilire quale sia il MIGLIOR PINOT NERO ITALIANO. Un vero evento nell’evento, è il CONCORSO NAZIONALE DEL PINOT NERO.
Gli 80 Pinot nero in gara quest’anno verranno valutati da una severa Commissione d’Assaggio composta da
38 degustatori scelti fra enologi, operatori e stampa del settore vitivinicolo, suddivisi in 19 tavoli. Le sessioni di assaggio, rigorosamente alla cieca, si svolgeranno giovedì 3 e venerdì 4 aprile. Sono due giornate di notevole impegno e concentrazione per i prescelti. Le operazioni saranno coordinate da Ulrich Pedri del  Centro Sperimentale Laimburg, la struttura che ha ideato il metodo di degustazione seguito: ogni gruppo darà un giudizio per ogni vino degustato, i 19 giudizi verranno elaborati da un computer, e i vini con un punteggio superiore agli 80 punti (al massimo 15 vini) verranno ridegustati il giorno successivo per stabilire il vincitore di questa edizione.
Info in breve:
Date: sabato 10, domenica 11 e lunedì 12 maggio 2014
Luogo: banchi d’assaggio - sala culturale “Haus Unterland” - Largo Ballhaus 2, 39044 Egna (BZ)
             altri appuntamenti - sala culturale “J. Fischer” – via S.Bartolomeo 15, 39040 Montagna (BZ)
Orario banchi d’assaggio: domenica 11 e lunedì 12 maggio 2014, dalle ore 14 alle 22
Biglietto ingresso: € 20,00

PRENOTAZIONI
Le prenotaioni vanno effettuale con una mail a info@blauburgunder.it e saranno confermate dal pagamento della quota di partecipazione.

PROGRAMMA DETTAGLIATO qui: http://www.blauburgunder.it/programma.php
Info e immagini anche sulla pagina FaceBook: http://www.facebook.com/Blauburgunder?fref=ts

"Pan padovan, vini visentini, tripe trevisane e done veneziane" ovvero quando la tradizione enogastronomica valeva più di Tripadvisor



Un articolo di Giampiero Rorato, risalente alla fine degli anni '80, racconta che le trippe, pur essendo un piatto povero o, meglio, per i poveri, vengono valorizzate in moltissime ricette: in brodo, agli aromi, con il pomodoro, alla parmigiana, alla polacca, stufate, alla tolosana, in "vinagrette" (ovvero con l'aceto), con lo zafferano, all'andalusa, alla catalana, alla milanese, con i crauti, con le cipolle, alla lionese, impanate, al vino bianco, alla libanese e, naturalmente, alla trevigiana, area che nel Veneto ha saputo farne un vero e proprio piatto da gran signori, di "aurea bontà".
"Un tempo infatti, quando la stagione diventava fredda, c'era l'abitudine, al mattino, di consolare il cuore attraverso lo stomaco con una corroborante zuppa di trippe, ovvero le Trippe del consolo e del ristoro, come amava definirle Giuseppe Maffioli, offerta al mattino, nei giorni degli sponsali, agli amici degli sposi, ma presente anche nelle osterie di città, specie nei giorni di mercato."
Nelle campagne venete le trippe, prima del lavaggio e delle successive lavorazioni, venivano raccolte nel "cain" (catino), un recipiente di terracotta smaltata utilizzato anche dai "folpari" (gli ambulanti che ancora oggi si possono trovare ai mercati che offrono fritture e folpetti "take away") per tenere in caldo folpi e bovoeti (le lumachine di terra che si trovano numerose dopo gli acquazzoni). 


Ed è stato proprio un libricino, pubblicato nel 1979, rivenuto nel caos della mia libreria che mi ha raccontato una storia molto bella ovvero quella dei pranzi didattici che per oltre un decennio vennero organizzati da Angelo Serafin e dai Sommeliers Ristoratori a valorizzazione della cucina della marca trevigiana e del Veneto in generale.
Un rito, curato con eleganza e passione, con introduzioni descrittive direi auliche, dalle quali si evince un rispetto per quanto la tradizione ha saputo consegnare di generazione in generazione e per quanto, il susseguirsi di queste generazioni, ha saputo accogliere, rivisitare e ri-valorizzare.


Il libricino era di mio suocero, giornalista sportivo ed appassionato gastronomo, che aveva condiviso questi pranzi didattici con Luigi Veronelli e Isi Benini, personalità di indiscusso valore e spessore che iniziarono a parlare di cibo e vino in maniera diversa, facendo tesoro della tradizione ma anche affrancandosi da essa. Ecco allora che il vino smette di essere un alimento e diventa un tesoro prezioso da valorizzare ad ogni sorso con i giusti abbinamenti a quei piatti che diventano "cucina moderna, semplice e ricercata nelle scelte, elegante, fine, leggerissima ed in linea con le attuali nostre esigenze di uomini moderni".


"saggi (assaggi) di Cucina Veneta ed accostamenti ai vini" diventa quindi, nelle intenzione degli autori e dei curatori, non un ricettario ma un vademecum, un tripadvisor "cum grano salis" e, con mia somma sorpresa, tra le pagine di questo viaggio del gusto, ho incontrato degli amici ovvero il papà di questi, Giorgio, e la sua omonima trattoria che oggi è conosciuta con il nome di Trattoria Enoteca Schiavon
Il pranzo didattico in questione è quello del 19 marzo 1979 (ed io che amo le coincidenze non ho potuto non emozionarmi al fatto che in questa data, quella del 13esimo compleanno, iniziai a pensare al cibo in maniera diversa, che iniziò ad  incuriosirmi) e tra i piatti preparati ho trovato la ricetta della "Zuppa Paesana" ovvero la zuppa di trippe e fagioli, più golosa e corroborante che mai.
Ancor oggi Giuseppe, Francesco e Vania (i figli di Giorgio che ne hanno raccolto il testimone tra i fornelli) preparano le Trippe in brodo che i clienti, all'uscita da Messa e prima di tornare a casa, tra una partita di carte ed una risata, gustano in compagnia, accompagnandole con un buon bicchiere di vino rosso.


E se non vi dovessero piacere le frattaglie dall'ordinatissima cucina di questi ragazzi escono anche incredibili piatti per pranzi vegani e sardi, regione che hanno "sposato" una ventina di anni fa e che stanno esplorando in lungo e in largo presentando ogni volta piatti ed abbinamenti unici.

Dedico questo piatto a loro ed alla loro amicizia, alla loro professionalità e dedizione estreme, alla loro semplicità ed ai loro sorrisi espressi sempre e comunque. Perché per rappresentare adeguatamente la "cucina" non è sempre necessario essere "fighi" ma è fondamentale essere bravi.


Un'ultima curiosità sulle frattaglie riguarda il polmone che, cucinato con tutti i crismi, ha saputo sfamare migliaia di veneziani. La tradizione di valorizzare questa frattaglie ha origini antiche, risalendo appunto alle schiere di gatti che sbarcavano miagolanti in laguna, provenienti dalla Siria (o Soria, come si diceva allora), e battezzati "Soriani". Arrivavano come turisti? No, come lavoratori: venivano assunti dalla Serenissima per sterminare le colonie di topi portatori della peste che falcidiò la popolazione in più riprese.


Zuppa Paesana di "Giorgio"

Ingredienti (per 4 persone)
400 g di trippe di manzo o vitello, 50 g di lardo, 50 g di olio evo, 1 litro di brodo di carne, 1 spicchio d'aglio, 1 rametto di rosmarino, 1 cipolla, sale e pepe nero macinato al momento
400 g di fagioli di Lamon, 2 piedini di maiale, la crosta pulita di un bel pezzo di parmigiano reggiano, 1 cipolla, 50 g di olio evo, 50 g di lardo, pepe macinato al momento.

Procedimento
Mettere in ammollo i fagioli 12 ore prima della cottura della zuppa.
Cuocere a lungo le trippe ben bollite cambiando l'acqua poco salata per due volte durante la cottura ed affettarle finemente. In un mortaio pestare il lardo, l'aglio e gli aghi di rosmarino. Trasferire il battuto in una casseruola dal fondo pesante, unire l'olio evo e rosolare  la cipolla tagliata, unire le trippe, regolando di sale e profumando con il pepe macinato al momento, coprire con il brodo di carne e lasciar cucinare per un'ora coperto ed a fuoco dolce.

In un'altra casseruola unire il lardo tritato, l'olio evo e la cipolla tritata, far rosolare per qualche minuto, unire i piedini di maiale, aggiungere 2 litri di acqua ed i fagioli ammollati. Cucinare a fuoco dolce fino a quando i legumi non saranno morbidi. Togliere i piedini e la scorza, mettere da parte 1/3 dei fagioli, frullare la parte restante e passarla al colino.
Unire la zuppa e la vellutata, mescolando bene, unire i fagioli interi, regolare di sale, servire con una "c" di olio evo ed una macinata di pepe nero e con dei crostini di pane croccante.