Mirra

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Mirra
Commiphora myrrha, una delle prime piante da cui è stata raccolta la mirra.

La mirra è una gommaresina aromatica, estratta da un albero o arbusto del genere Commiphora, della famiglia delle Burseraceae, può essere anche alterata come polvere.

Esistono circa cinquanta specie di Commiphora, ripartite sulle rive del mar Rosso, in Senegal, in Madagascar e in India.

La specie più usata per la produzione della mirra è la Commiphora myrrha (diffusa in Somalia, Etiopia, Sudan, penisola arabica): alla fine dell'estate l'arbusto si copre di fiori e sul tronco compaiono una serie di noduli, dai quali cola la mirra, in piccole gocce gialle, che vengono raccolte una volta seccate.
Una gomma simile, il balsamo della Mecca, è prodotta dalla Commiphora gileadensis (in passato denominata Commiphora opobalsamum).

Il termine viene dal latino murra o myrrha, quest'ultimo a sua volta derivato dal greco e deriva da una radice semitica mrr, con il significato di "amaro".

La storia della mirra è parallela a quella dell'incenso: era già conosciuta nell'antico Egitto, dove costituiva uno dei componenti del kyphi ed era utilizzata nell'imbalsamazione.

Nella Bibbia è uno dei principali componenti dell'olio santo per le unzioni (Esodo, XXX,23), ma anche un profumo, citato sette volte nel Cantico dei Cantici.

Nel Vangelo secondo Matteo è uno dei doni portati dai Re Magi al Bambino Gesù. Secondo la tradizione simboleggia l'unzione di Cristo, o l'espiazione dei peccati tramite la sofferenza e la morte corporale (la mirra era utilizzata anche per le imbalsamazioni).

Nella Grecia antica la mirra era ampiamente utilizzata, fino a mescolarla con il vino e un episodio mitologico narra della sua origine, legandola a Mirra figlia del re di Cipro e madre di Adone. La mitologia classica ricorda poi la figura di Ati, il bellissimo semidio indiano dai capelli impomatati di mirra.

Attualmente la mirra è utilizzata come componente di prodotti farmaceutici (proprietà disinfettanti) e soprattutto nella profumeria ma in certi paesi come la Francia ed il Belgio[1] e si trova sotto forma di tintura ed è utilizzata per curare le afte e ulcerazioni della bocca sia pura, da mettere delicatamente sulle piaghe oppure con acqua per risciacquar la bocca.

Dalla distillazione della mirra si ricava un olio essenziale, ottimo rimedio per diversi problemi fisici, soprattutto se inerenti all'apparato digerente. Da oltre 3000 anni è infatti utilizzata come disinfettante delle vie intestinali e anche come conservante per cibi rapidamente deperibili.

Gli studi effettuati nel 1996 dal docente universitario toscano Piero Dolara, pubblicati sulla rivista Nature, hanno portato alla scoperta che la mirra non sarebbe altro che un potentissimo analgesico a base di sesquiterpene e di altre sostanze; inoltre ha lo stesso meccanismo d'azione della morfina[2].


Note[modifica | modifica sorgente]

  1. ^ Denis Diderot. Encyclopédie. Vol. 22 p.111
  2. ^ P. Dolara, C. Luceri; C. Ghelardini; C. Monserrat; S. Aiolli; F. Luceri; M. Lodovici; S. Menichetti; MN. Romanelli, Analgesic effects of myrrh. in Nature, vol. 379, nº 6560, gennaio 1996, p. 29, DOI:10.1038/379029a0, PMID 8538737.

Bibliografia[modifica | modifica sorgente]

  • Dalby, Andrew (2000), Dangerous Tastes: the story of spices, London: British Museum Press, ISBN 0-7141-2720-5, pp. 107-122
  • Bell'Italia n. 119 del marzo 1996 - pag. 22

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