Caterina da Bologna

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Santa Caterina da Bologna
Caterina-bologna.jpg

Badessa

Nascita 1413
Morte 1463
Venerata da Chiesa cattolica
Beatificazione 13 novembre 1703
Canonizzazione 22 maggio 1712
Santuario principale Bologna
Ricorrenza 9 marzo
Attributi Giglio

Caterina de' Vigri[1], o da Bologna (Bologna, 8 settembre 1413Bologna, 9 marzo 1463), è stata una religiosa italiana, fondatrice e prima badessa del monastero delle clarisse del Corpus Domini di Bologna: è stata canonizzata da papa Clemente XI il 22 maggio 1712.

Biografia[modifica | modifica sorgente]

Madonna con Bambino in un dipinto di Santa Caterina da Bologna

Nasce da Benvenuta Mammolini e da Giovanni de' Vigri, patrizio ferrarese, dottore in legge e pubblico Lettore a Padova, al servizio del marchese Niccolò III d'Este, signore di Ferrara.

Fin da piccola viene educata a Bologna dalla madre e da parenti, per via delle molte assenze del padre, il quale però vuole che impari anche il latino.

Nel 1424, all'età di 11 anni, Caterina entra alla corte Estense come damigella di compagnia di Margherita d'Este, figlia naturale di Niccolò III. Riceve l'educazione propria del tempo: studia la musica, la pittura, la danza, impara a poetare e diventa esperta nell'arte della miniatura e della copiatura. Nel 1427 lascia la corte estense e si unisce a un gruppo di giovani di famiglie gentilizie che facevano vita in comune, intenzionate inizialmente a seguire la spiritualità agostiniana.

Nel 1432 professa con le compagne la regola di Santa Chiara, approvata da papa Innocenzo IV, e dà inizio alla vita claustrale francescana nel monastero del Corpus Domini.

Venerata già in vita dal popolo per le sue virtù carismatiche, nel 1456, dopo insistente invito della cittadinanza e delle autorità civili e religiose, Caterina giunge a Bologna per fondarvi il Monastero del Corpus Domini, di cui sarà abbadessa per i successivi sette anni, cioè fino alla morte. Alle autorità, l'abbadessa del monastero di Ferrara, Suor Leonarda Ordelaffi, l'aveva inviata dicendo «Sappiate per certo che io vi do una seconda santa Chiara». Caterina fa parte di una serie di clarisse legate all'Osservanza francescana, caratterizzate dall'aver fatto sintesi tra santità a amore per la cultura, tra le quali spiccano Cecilia Copoli da Perugia, Eustochia Calafato da Messina e Battista Camilla da Varano da Camerino.

La morte e il corpo incorrotto[modifica | modifica sorgente]

Il 9 marzo 1463 muore, pronunciando dolcemente per tre volte il nome di Gesù.

Alla sua morte cominciò subito a realizzarsi una profezia nella quale si era sentita dire dagli angeli quella che sarebbe stata la cifra della sua santità: Et gloria eius in te videbitur.

Fu seppellita il giorno stesso nella nuda terra, ma dopo diciotto giorni fu dissotterrata, intatta e profumata. Dopo varie peripezie il suo corpo trovò una collocazione soddisfacente che ancor oggi conserva: si trova nella sua cappella, senza alcuna maschera, seduta, visibile a tutti e non sigillata. Fu canonizzata da Papa Clemente XI il 22 maggio 1712, solennità della SS. Trinità, dopo un lungo e laborioso processo che vide impegnati, e a titoli vari anche contrapposti, il Monastero e la città di Bologna.

Alla fine degli anni Trenta del Settecento, Prospero Lambertini (in procinto di diventare pontefice col nome di Benedetto XIV) sentì il bisogno di chiarire, nel suo famoso trattato intitolato "De Servorum Dei Beatificatione et Beatorum Canonizatione", che alcuni cadaveri si conservavano incorrotti solo per l’intervento di cause naturali o perché erano stati sottoposti a un’imbalsamazione artificiale[2].

Non a caso, negli stessi anni, tornò alla ribalta la vicenda di Caterina da Bologna. Secondo i biografi del XV e XVI secolo, i resti mortali della donna avevano mostrato ai fedeli spettacoli strabilianti, muovendosi autonomamente, inginocchiandosi di fronte all’altare e emettendo suoni inquietanti. I moderni critici erano più propensi a pensare che certi racconti fossero frutto della fantasia o del fervore devoto: Caterina, secondo loro, era stata mummificata da abili specialisti, allo scopo di impressionare i fedeli più ingenui e creduloni[3], ma recenti ricerche effettuate sulla mummia attestano che il processo di imbalsamazione è avvenuto naturalmente senza interventi da parte dell'uomo.[senza fonte]

Lo storico Francesco Cancellieri, nel suo Notizie istoriche delle chiese di s. Maria in Iulia, di s. Giovanni Calibita ... (1823), cita le notizie riferite da Teodoro Sprengero, secondo il quale "seguitano a crescere i capelli e le unghie" della santa[4].

Ogni anno dall'8 al 16 marzo, al Monastero del Corpus Domini, che racchiude il Santuario, si celebra un Ottavario in onore di Santa Caterina, co-patrona di Bologna.

Opere[modifica | modifica sorgente]

  • Le sette armi spirituali, Ed. Monastero del Corpus Domini, Bologna 1998 (trascrizione in lingua corrente dell’opera di Santa Caterina a cura di Sr M. Giovanna, clarissa del medesimo Monastero);
  • I dodici giardini, Ed. Inchiostri Associati 1999;
  • Rosarium, Poema del XV Secolo, Ed. Barghigiani, Bologna, 1997;
  • Via Crucis, tratta dal Rosarium, Ed. Barghigiani;
  • I sermoni, Ed. Barghigiani, Bologna 1999;
  • Le Sette Armi Spirituali, Ed. del Galluzzo 2000;
  • Laudi, Trattati e Lettere, Ed. del Galluzzo 2000;
  • Corona de la Madre de Christo, Ed. Digigraf 2006.

I dipinti[modifica | modifica sorgente]

Oltre a miniare codici e le sue stesse opere, Caterina de' Vigri dipinse vari quadri di soggetto religioso, che sono custoditi nel Santuario del Monastero del Corpus Domini. Uno dei suoi quadri, che ritrae Sant'Orsola con le sue compagne, e Santa Caterina stessa inginocchiata davanti a loro, si trova alla Pinacoteca nazionale di Venezia.

La Violetta[modifica | modifica sorgente]

Nello stesso convento del Corpus Domini è ottimamente conservata la Violetta che veniva suonata dalla santa. si tratta di un piccolo strumento ad arco, di fattura piuttosto inconsueta, data la presenza di due tavole armoniche, una più larga in acero, dove attualmente è situato il ponticello, e una più stretta e distale, in abete (dove più verosimilmente il ponte era collocato). le particolarità di questo strumento hanno suscitato varie discussioni tra gli esperti del settore circa la sua autenticità (è dipinta tuttavia quasi identica in una pala di Zuccari del 1608) e circa la sua forma particolare.

Le ultime opere[modifica | modifica sorgente]

Allo scadere del Novecento di Caterina de' Vigri sono state scoperte delle opere inedite, delle quali ha scritto quanto segue l'allora Cardinale Arcivescovo di Bologna, Giacomo Biffi:

« L'opera di Caterina da Bologna, rimasta per lungo tempo e in gran parte sconosciuta, mostra ora le sue sorprendenti bellezze. Tocchiamo con mano che la fama di cultura che avvolgeva la persona della Santa non era usurpata, né frutto di un complicato sovrapporsi di circostanze storiche. Siamo in condizione di contemplare un vero monumento teologico che, dopo il trattato delle Sette Armi, si articola in parti distinte e autonome per l'aggiunta dei Dodici Giardini, opera giovanile squisitamente mistica, del Rosarium, poema latino sulla vita di Gesù, e i Sermoni, cioè le parole di Caterina alle sue sorelle di religione.


Si offre a noi l’occasione di approfondire non solo il pensiero della Santa, ma anche la teologia e la cultura del Quattrocento che da Ferrara ha preso un grande sviluppo nel resto d’Italia. Parlo specificamente della cultura dell’Osservanza che ha preservato l’Italia da una lettura parziale del Vangelo, e in definitiva ha prevenuto il Protestantesimo. Caterina vi ha avuto un grande influsso, per quanto segreto. Nei monasteri di clausura si sono intrecciate allora le fila del futuro. Se Bernardino da Siena ha avuto il compito di restaurare pubblicamente l’onore della parola di Dio, i Santi oranti e i mistici non furono da meno. Caterina, che considerava Bernardino “Il S. Paolo di S. Francesco”, dal chiuso del suo Monastero ha diffuso la dottrina come di rado a una donna era stato in passato possibile. [....] »

(Brano tratto dalla presentazione della prima edizione a stampa de I Sermoni, Ed. Barghigiani, Bologna, 1999.)

Fonti[modifica | modifica sorgente]

Opuscoletti editi dal Monastero di clausura del Corpus Domini:

  • S. Caterina de' Vigri, Scrittrice mistica francescana. I libri che parlano di lei.
  • G.Aquini ofm, Vita breve, Santa Caterina da Bologna,

Note[modifica | modifica sorgente]

  1. ^ Nel monastero del Corpus Domini di Ferrara la targa riporta il cognome Vegri. Talvolta sono usati altri cognomi Vegri, Nigri, Negri; C. da Bologna, vedi enciclopedia treccani http://www.treccani.it/enciclopedia/santa-caterina-vigri_(Dizionario-Biografico)/
  2. ^ P. Palmieri, La santa, i miracoli e la Rivoluzione. Una storia di politica e devozione, Bologna, Il Mulino, 2012. ISBN 978-88-15-24107-8, pp. 34-39
  3. ^ http://santamiracolierivoluzione.it/corpi-incorrotti-santi/
  4. ^ Il testo su Google books

Bibliografia[modifica | modifica sorgente]

  • Illuminata Bembo, Specchio di Illuminazione, Vita di S. Caterina a Bologna, redatto nel 1469;
  • R. Ricciardi, Santa Caterina da Bologna, Ed. Tipografia del Commercio, Bologna 1979;
  • P. Angel Rodriguez Guerro, Vita di Santa Caterina da Bologna. Bologna, 1996;
  • Dalla Corte Estense alla Corte Celeste, Santa Caterina da Bologna, Ed. Barghigiani, 2001;
  • G. Morina, Vita della Beata Caterina da Bologna, Descritta in pittura, Ed. Pazzini, 2002;
  • M. Bartoli, Caterina, la Santa di Bologna, EDB 2003;
  • S. Spanò Martinelli, Il processo di canonizzazione di Caterina Vigri, 2003;
  • Caterina Vigri, la Santa e la Città, Atti del Convegno, Bologna, 13-15 novembre 2002, Ed. Galluzzo 2004;
  • V. Fortunati e C. Leonardi, Pregare con le Immagini, Il breviario di Caterina Vigri, Ed. del Galluzzo, Ed. Compositori, 2004;
  • P. Rubbi, Una Santa, una Città, Caterina Vigri, co-patrona di Bologna, Ed. del Galluzzo 2004.
  • Bäbler, Ernst, Zacherl, Katharina (Vigri) von Bologna (1413-1463), Leben und Schriften, Fachstelle Franzikanische Forschung, Munster, 2012 ISBN 978-3-8482-1026-8

Voci correlate[modifica | modifica sorgente]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica sorgente]

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