Province d'Italia

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Italian Province (Crown).svg

Corona per il titolo di provincia.

La provincia, in Italia, è un ente locale territoriale il cui territorio è per estensione inferiore a quello della regione (della quale, a sua volta, fa parte) e comprende il territorio di più comuni. La disciplina delle province è contenuta nel titolo V della parte II della Costituzione (artt. 114 ss.) e, ovviamente, in fonti primarie e secondarie che attuano il disposto costituzionale. Tutte le province tranne quelle autonome di Trento, di Bolzano, e la Valle d'Aosta in cui le funzioni provinciali sono svolte dalla Regione, fanno parte dell'Unione delle province d'Italia (Upi).

Informazioni generali[modifica | modifica sorgente]

Le province italiane sono territorialmente 110, cui corrispondono 107 amministrazioni provinciali membri dell'UPI, suddivise in 20 regioni.

  • Per la Valle d'Aosta le competenze provinciali vengono espletate dalla regione, per cui non esiste l'amministrazione provinciale.
  • Le province autonome di Bolzano e Trento hanno competenze di tipo provinciale e regionale[1]; vengono usualmente trattate come vere e proprie regioni. Esse possiedono ciascuna un Consiglio Provinciale eletto dai cittadini, e l'unione dei due consigli costituisce il Consiglio della Regione Trentino-Alto Adige.
  • Le quattro province sarde di Carbonia-Iglesias, Medio Campidano, Ogliastra e Olbia-Tempio non hanno uffici statali provinciali (Prefettura-UTG, Banca d'Italia, Questura, ecc.) in quanto la loro istituzione è facoltativa, ma sono sede degli organi provinciali e di uffici regionali decentrati. In seguito ai risultati del referendum regionale del 2012 che le ha abrogate, è in corso una riforma complessiva degli enti provinciali in Sardegna.[2]
  • In ottemperanza allo Statuto regionale le nove circoscrizioni provinciali della Sicilia avrebbero già dovuto essere sostituite con legge regionale n°9/1986 da un pari numero di Province Regionali formate come liberi consorzi comunali. Se tale operazione fu all'epoca un esercizio puramente lessicale, tale riforma è divenuta effettivamente concreta solo nel 2013, quando il Parlamento Siciliano ha deliberato lo scioglimento dei consigli provinciali e delle relative giunte, commissariando gli enti da luglio e prevedendo la nomina dei nuovi presidenti da parte dei comuni dal 2014.
  • I capoluoghi provinciali italiani sono 117 a fronte di 110 province, poiché vi sono 5 province con 2 capoluoghi (Pesaro e Urbino, Olbia-Tempio, Medio Campidano, Ogliastra e Carbonia-Iglesias) e 1 provincia con 3 capoluoghi (Barletta-Andria-Trani). Aosta è un capoluogo regionale, ma è considerata nelle statistiche anche come capoluogo provinciale in quanto la regione vi svolge anche tali funzioni.
  • Molte province collocano sopra il proprio stemma una corona costituita da un cerchio d'oro gemmato con le cordonature lisce ai margini racchiudente due rami al naturale, uno di alloro e uno di quercia, uscenti dalla corona decussati e ricadenti all'infuori. Tale usanza non è tuttavia obbligatoria.

Denominazione delle province[modifica | modifica sorgente]

La denominazione delle province in Italia è per la maggior parte quella del capoluogo, con alcune eccezioni.

Storia dell'istituto provinciale[modifica | modifica sorgente]

Lapide commemorativa del congresso delle province italiane del 1898 presente presso il Palazzo Reale di Torino

Se molti Stati preunitari conoscevano già l'istituto provinciale, le province odierne trovano fondamento legislativo nella normativa in essere nel Regno di Sardegna. Nello Stato sabaudo l'ordinamento provinciale era stato definito dal regio decreto 3702 del 23 ottobre 1859, il cosiddetto decreto Rattazzi, che sul modello francese aveva stabilito l'organizzazione del territorio in Province, Circondari, Mandamenti e Comuni. La provincia nasceva così come Ente locale dotato di propria rappresentanza elettiva e di un'amministrazione autonoma: un collegio deliberante di durata quinquennale, il Consiglio provinciale, e un organo esecutivo-amministrativo di durata annuale, la Deputazione provinciale, eletta dal Consiglio ma presieduta e convocata dal governatore, poi prefetto, di nomina regia. I consiglieri si rinnovavano per un quinto ogni anno per sorteggio. Le prime elezioni provinciali furono celebrate il 15 gennaio 1860.

Nel 1865 la legge Lanza sancì la volontà accentratrice del nuovo Stato, cancellando la legislazione amministrativa asburgica che era stata fino ad allora mantenuta viva in Toscana per le sue avanzate caratteristiche. Tale normativa fu poi estesa al Veneto nel 1867 e al Lazio nel 1870. Con tale legge la Deputazione passò a rinnovarsi per metà ogni anno, dando più stabilità alla carica di deputato provinciale.

Nel 1889, con il primo testo unico degli enti locali, venne introdotto il principio elettivo nella nomina annuale del presidente della Deputazione provinciale, separandone la figura da quella del prefetto. Veniva inoltre allargato il suffragio amministrativo per censo, includendovi il ceto medio.

Nel 1894, nell'intento di dare maggiore stabilità, la durata del Consiglio veniva portata a sei anni, con rinnovo triennale di metà dei consiglieri scelti per sorteggio. La Deputazione si rinnovava invece per intero ogni tre anni, e a tale termine venne coordinata la carica del presidente.

La principale riforma dell'istituto della Provincia venne con il testo unico della legge comunale e provinciale del 1915. Consiglio e Deputazione venivano da allora eletti integralmente ogni quattro anni. Con l'art. 14, inoltre, il suffragio universale, già previsto dal 1913 alle elezioni politiche, venne esteso alle elezioni amministrative. L'elettorato attivo venne concesso a tutti i cittadini maschi maggiori di 30 anni inclusi gli analfabeti, mentre per i ventunenni permanevano le condizioni di censo, istruzione e servizio militare per l'accesso al voto. Il testo unico del 1915 raccoglieva così un'evoluzione trentennale, che vedeva il sistema amministrativo italiano distaccarsi dallo schema francese napoleonico nell'intento di fornire maggiore democrazia. La configurazione dell'istituzione provinciale veniva così regolata nei suoi organi costitutivi, nei suoi compiti, nei proventi e nelle spese ad essa attribuite.

Il regime fascista, con la sua tendenza accentratrice ed antidemocratica, abolì il criterio elettivo nella formazione degli organi provinciali. Consiglio e Deputazione vennero così sostituiti dal Rettorato (di 4, 6 o 8 rettori in base alla popolazione della provinciale) e dal preside, di nomina regia, che accentrava le competenze della Deputazione e del suo presidente. Veniva tuttavia così messa in essere una diarchia, quella fra preside e prefetto, della cui pericolosità si accorse ben presto lo stesso Mussolini. Il dittatore non poté però provvedervi se non nella Repubblica Sociale Italiana, nelle cui province il prefetto divenne il capo della Provincia, assumendo totale supremazia su tutte le altre cariche locali.

Il dopoguerra porta il voto alle donne anche a livello provinciale, grazie al decreto legislativo luogotenenziale n. 23 del 1º febbraio 1945. Le Province vennero ricostituite lentamente in senso democratico: prima con il ripristino delle delegazioni nel 1945, quindi con la ricomparsa dei Consigli provinciali nel 1951. La legge 122/1951 fissava a 45 il numero massimo dei consiglieri provinciali, e ad 8 con due supplenti i membri della Giunta provinciale, che sostituiva la Delegazione come organo esecutivo. Con un'innovazione rispetto al passato prefascista, il presidente della Provincia eletto dal Consiglio tra i suoi componenti, ricopriva sia la carica di presidente del Consiglio provinciale che quella di presidente della Giunta.

Un importante intervento legislativo di riforma venne con la legge n. 142/1990: per la prima volta i Comuni e le Province potevano adottare un proprio statuto ed istituire regolamenti. Nello statuto vengono stabilite le norme fondamentali di organizzazione dell'ente e le attribuzioni degli organi, l'ordinamento degli uffici e dei servizi pubblici, le forme di collaborazione tra comuni e province, di partecipazione popolare, di decentramento, di accesso dei cittadini alle informazioni ed ai provvedimenti amministrativi, oltre alla nuova figura del difensore civico. Infine, la legge prefigurava un nuovo istituto, la città metropolitana, per le aree urbane più dense; tuttavia non vi seguirono mai leggi regionali di attuazione, per cui il tutto rimase pura teoria.

La legge n. 81 del 25 marzo 1993 stabilì l'elezione diretta a suffragio universale dei presidenti di provincia, cui veniva demandato il potere di nominare la Giunta, mentre veniva ricreata la separata figura del presidente del Consiglio provinciale. La durata di tali organi, ridotta a quattro anni con non più di due mandati consecutivi, subì l'ulteriore evoluzione delle norme amministrative degli enti locali venuta con il testo unico sull'ordinamento delle autonomie locali, legge 267/2000, che portò a cinque anni la durata delle cariche.

La successiva modifica risale alla conversione in legge del decreto legge 4 dicembre 2011; applicabile solo alle regioni a statuto ordinario, prevede la devoluzione secondo leggi regionali o statali dei poteri delle Province a Comuni e Regioni entro fine 2012, data poi portata a dicembre 2013 e poi spostata sine die per carenza di legislazione, e il mantenimento delle Province come esclusivo organo di coordinamento intercomunale: allo scadere delle amministrazioni in carica al momento del decreto, le province avranno "esclusivamente le funzioni di indirizzo e di coordinamento delle attività dei Comuni nelle materie e nei limiti indicati con legge statale o regionale, secondo le rispettive competenze". I consigli, ridotti a non più di 10 membri, saranno nominati dai consigli dei comuni che ne fanno parte. Il presidente della Provincia tornerà quindi eletto dal Consiglio provinciale nel suo seno, come avveniva prima delle riforme del 1993; scomparirà dunque di fatto la distinzione tra Consiglio e Giunta, e la Provincia diverrà un mero agglomerato amministrativo emanazione del livello comunale per la gestione di pochi poteri a livello centralizzato. Per quanto riguarda invece le regioni autonome, cui la Costituzione italiana e le annesse leggi costituzionali affidano la responsabilità dei propri enti locali, vari progetti di riforma sono attualmente allo studio dei consigli regionali di Sardegna e Friuli-Venezia Giulia, costituzionalmente competenti in materia, mentre la Sicilia ha deliberato lo scioglimento dei Consigli e delle Giunte a far data dal 30 giugno 2013, prevedendo dopo sei mesi di commissariamento la nomina di nuovi organi amministrativi da parte dei comuni.

In data 3 luglio 2013 la Corte Costituzionale ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dei provvedimenti di riordino e riduzione del numero delle province italiane, ovvero dell'art. 23, commi 4, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21 bis del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito con modificazioni dall'art. 1, comma 1, della legge 22 dicembre 2011, n. 214 e degli artt. 17 e 18 del decreto-legge 6 luglio 2012 n. 95, convertito con modificazioni, dall'art. 1, comma 1, della legge 7 agosto 2012, n. 135 per violazione dell'art. 77 Costituzione, in relazione agli artt. 117, 2 comma lett. p) e 133, 1 comma Costituzione. La bocciatura sancita dai Giudici è di metodo, viene infatti contestato l'utilizzo del decreto legge come strumento normativo applicato a una riforma organica e di sistema dell'istituzione provinciale.

Il 3 aprile 2014 viene approvata la riforma delle province il cui iter era iniziato con un disegno di legge del Governo Letta datato 20 agosto 2013. La riforma che prende il nome da Graziano Delrio, prima ministro per gli affari regionali e le autonomie e poi sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nel Governo Renzi, consiste nella trasformazione delle province in enti amministrativi di secondo livello e nella istituzione delle città metropolitane. I presidenti provinciali e i commissari rimarranno in carica fino al 31 dicembre 2014 oppure fino alla scadenza naturale del loro mandato nei casi in cui essa sia successiva a tale data. In seguito, dal 1 gennaio 2015 entreranno in vigore le nuove norme per la composizione del consiglio provinciale e per la nomina del presidente della provincia. Le province di Milano, Torino, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli, Reggio Calabria saranno sostituite dalle città metropolitane e la provincia di Roma dalla città metropolitana di Roma capitale che sarà regolata da norme molto simili a quelle delle altre città metropolitane. Le regioni a statuto speciale potranno istituire le città metropolitane anche al posto delle province di Cagliari, Messina, Palermo, Catania, Trieste.

Numero delle province[modifica | modifica sorgente]

Nel 1861 all'istituzione del Regno d'Italia le province erano solamente 59 e il territorio nazionale non comprendeva le attuali regioni del Veneto, più la città di Mantova e la parte orientale dell'omonima provincia, del Friuli-Venezia Giulia e del Trentino-Alto Adige che erano ancora sotto il dominio dello stato asburgico, e del Lazio che era rimasto allo Stato Pontificio. Invece furono riordinate nelle nuove province dello stato italiano il circondario di Rieti, allora nella provincia di Perugia già parte dello Stato Pontificio che fu annessa al nuovo stato italiano dopo l'invasione sabauda, e i circondari di Cittaducale in provincia dell'Aquila e di Gaeta e di Sora in provincia di Terra di Lavoro) che facevano parte del Regno delle Due Sicilie, anch'essi annessi a seguito dell'invasione delle truppe sabaude e dei Mille di Garibaldi.

Nel 1866, a seguito della Terza guerra d'indipendenza, vennero annessi i territori del Veneto incluso il Friuli e del Mantovano, precedentemente appartenenti all'Impero Austriaco, con l'inglobamento delle previgenti 9 province asburgiche di Belluno, Mantova, Padova, Rovigo, Treviso, Venezia, Verona, Vicenza e Udine (provincia del Friuli). Infine nel 1870, a seguito dell'annessione della futura capitale, venne istituita la provincia di Roma, portando il numero complessivo di province nel Regno a 69.

Nel 1921 la provincia di Terra di Lavoro venne ridenominata provincia di Caserta. Nel 1923, a seguito della riorganizzazione amministrativa dei territori annessi dopo la prima guerra mondiale, vennero istituite le nuove province dell'Istria[3] (con capoluogo Pola), di Trento[4], di Trieste[5] e di Zara[6]; nello stesso anno vennero anche istituite le nuove province dello Jonio[7] (con capoluogo Taranto) e della Spezia[8], mentre la provincia di Porto Maurizio venne ridenominata provincia di Imperia[9].

Inoltre nel 1924, con l'annessione all'Italia della città di Fiume, viene istituita la provincia del Carnaro[10] (con capoluogo Fiume), portando il numero delle province a 76.

Riordinamento fascista[modifica | modifica sorgente]

Nel 1927 ad effetto del regio decreto legislativo n. 1/1927 del 2 gennaio 1927 "Riordinamento delle circoscrizioni provinciali" si ha l'istituzione di ben 17 province (Aosta, Bolzano, Brindisi, Castrogiovanni, Frosinone, Gorizia, Matera, Nuoro, Pescara, Pistoia, Ragusa, Rieti, Savona, Terni, Varese, Vercelli e Viterbo) oltre alla soppressione della provincia di Caserta[11].

Le province d'Italia nel 1942, quando il territorio italiano raggiunse la sua massima estensione

Nello stesso anno vengono soppressi i circondari che costituivano circoscrizioni subprovinciali sedi di sottoprefettura e tribunale. Nello stesso anno Castrogiovanni viene ridenominata Enna e Girgenti Agrigento. Nel 1930 Spezia diviene La Spezia, mentre nel 1931 Bari delle Puglie diviene Bari. Altre integrazioni si hanno nel 1934 con la provincia di Littoria e, nel 1935 con la provincia di Asti[12]. Nel 1938 la provincia di Massa e Carrara assunse la denominazione di provincia di Apuania[13]. Nel 1939 la provincia di Aquila degli Abruzzi diviene provincia dell'Aquila[14] e nel 1940 la provincia del Friuli viene rinominata provincia di Udine. Nel 1939 vengono ufficialmente annesse all'Italia quattro province create in Libia due anni prima: le province di Tripoli, Bengasi, Derna e Misurata.

Nel 1941, in seguito allo scioglimento del Regno di Jugoslavia, la provincia di Zara entra a far parte del Governatorato della Dalmazia (comprendente le province di Zara, Spalato e Cattaro)[15], mentre nell'odierna parte centrale della Slovenia occupata dall'Esercito Italiano viene istituita la provincia di Lubiana[16]. Queste modifiche, che coincidono con la massima estensione dell'Italia politicamente ed amministrativamente, portano le province del regime a 102 (98 + le 4 province della Libia).

Province repubblicane[modifica | modifica sorgente]

Alla fine della seconda guerra mondiale, nel 1945, la provincia di Aosta viene rinominata Valle d'Aosta, Littoria cambia nome in Latina e viene ricostituita la provincia di Caserta[17]. Nel 1946, alla provincia di Massa e Carrara (rinominata Apuania nel 1938) viene dato, durante la luogotenenza di Umberto II di Savoia, il nuovo nome di provincia di Massa-Carrara, fissandone il capoluogo in Massa[18]. Nel 1947 l'Italia perde, con il Trattato di Parigi del 10 febbraio 1947, le province dell'Istria, del Carnaro e di Zara, nonché parte del territorio di quelle di Trieste e Gorizia, mentre la stessa provincia di Trieste (zona A, della Venezia Giulia), a seguito della Risoluzione 16 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che determina lo status Territorio Libero, viene governata, sotto l'egida dell'ONU dal Governo Militare Alleato (Allied Military Government of Occupied Territories) e di fatto esclusa dall'Italia. Alla nascita della Repubblica l'Italia ha un totale di 91 province effettive. Nel 1948 la provincia della Valle d'Aosta viene soppressa e ne vengono trasferite le competenze alla neonata Regione a statuto speciale, mentre con lo Statuto della Regione Siciliana (1946) le circoscrizioni provinciali siciliane vengono soppresse e sostituite da liberi consorzi comunali, denominati "province regionali" con successiva L.R. n. 9 del 1986.

La situazione rimane immutata per oltre 20 anni, fatte salve la ridenominazione, nel 1951, della provincia dello Jonio in provincia di Taranto e, a seguito del Memorandum di Londra del 1954, della provincia di Trieste anche se ufficialmente si tratta solo di amministrazione fiduciaria della Zona A del Territorio Libero di Trieste.

Nel 1968 viene istituita la provincia di Pordenone, cui seguono nel 1970 quella di Isernia e nel 1974 quella di Oristano, per un totale di 95 province (inclusa la Valle d'Aosta).

L'incremento diviene più sostanziale nel 1992 con la creazione di ben 8 province: Verbano-Cusio-Ossola, Biella, Lecco, Lodi, Rimini, Prato, Crotone, Vibo Valentia, mentre Forlì viene rinominata Forlì-Cesena.

Storia recente[modifica | modifica sorgente]

Nel 2001 la Regione a statuto speciale della Sardegna istituisce 4 province, divenute operative nel 2005, Olbia-Tempio, Ogliastra, Medio Campidano e Carbonia-Iglesias; mentre nel 2004 il Parlamento ha istituito le 3 province di Monza e Brianza, di Fermo e di Barletta-Andria-Trani, che sono divenute operative nel 2009, portando il numero complessivo delle province geografiche a 110.

Nel 2009 la conversione del decreto-legge 200/2008, annullando sia il regio decreto del 1938, sia il decreto luogotenenziale del 1946, ha fatto sì che la provincia di Massa-Carrara riassumesse l'originaria denominazione di provincia di Massa e Carrara[19][20].

In seguito all'esito dei referendum regionali del 2012 in Sardegna, riguardanti anche l'esistenza delle istituzioni provinciali, è stato dato avvio a un processo di riorganizzazione amministrativa di questi enti intermedi.[21] In Consiglio regionale il 24 maggio 2012[22] è stato decretato che, secondo gli attuali intendimenti della Regione, tali enti dovrebbero essere riformati o aboliti entro il 1º marzo 2013, restando quindi in carica sino al 28 febbraio 2013.[23][24][25][26] Con la legge regionale n.5 del 27 febbraio 2013, il termine per il "riordino generale delle autonomie locali" viene ulteriormente prorogato al 30 giugno 2013[27].

Il 5 marzo 2013 la Regione Siciliana, in base ai poteri del proprio statuto speciale, fa il primo passo verso l'abolizione dei propri consigli provinciali varando il DDL che renderà quelle siciliane le prime province ad essere amministrate come liberi consorzi dei comuni, mantenendo comunque in vita gli enti e garantendo il relativo personale impiegatizio.[28]

[modifica | modifica sorgente]

La variazione del numero di province in Italia.
Anno Numero
province
1861 59
1867 68
1870 69
1923 75
1924 76
1927 92
1934 93
1935 94
1941 97
1943 94
1945 95
1947 91
1954 92
1968 93
1970 94
1974 95
1992 103
2001 107
2004 110

Elenco delle attuali province[modifica | modifica sorgente]

Popolazione delle province italiane

Di seguito una tabella contenente i dati di popolazione[29], superficie e densità abitativa, numero di comuni e regione di appartenenza delle 110 province (inclusa la Valle d'Aosta e il Trentino-Alto Adige). Gli enti sono ordinati alfabeticamente con la possibilità di ordinarli per le altre colonne.

Provincia Sigla Regione Popolazione
(ab.)
Superficie
(km²)
Densità
(ab./km²)
Comuni
(N°)
Presidente Area politica
Agrigento Agrigento AG Sicilia 453 677 3 042 149 43 Benito Infurnari Commissario straordinario
Alessandria Alessandria AL Piemonte 440 481 3 559 123 190 Paolo Filippi PD
Ancona Ancona AN Marche 481 706 1 940 248 49 Patrizia Casagrande Commissario straordinario[30]
Valle d'Aosta-Stemma.svg Aosta (Autonoma)[31] AO Valle d'Aosta 128 376 3 263 39 74 Augusto Rollandin UV
Arezzo Arezzo AR Toscana 350 022 3 236 108 39 Roberto Vasai PD
Ascoli Piceno Ascoli Piceno AP Marche 213 932 1 228 174 33 Piero Celani PdL
Asti Asti AT Piemonte 221 871 1 515 146 118 Alberto Ardia Commissario straordinario[32]
Avellino Avellino AV Campania 427 194 2 792 157 119 Raffaele Coppola Commissario straordinario[33]
Bari Bari BA Puglia 1 245 867 3 821 329 41 Francesco Schittulli PdL
Barletta-Andria-Trani Barletta-Andria-Trani BT Puglia 393 002 1 538 255 10 Francesco Ventola PdL
Belluno Belluno BL Veneto 213 242 3 676 58 69 Vittorio Capocelli Commissario straordinario[34]
Benevento Benevento BN Campania 283 279 2 071 138 78 Aniello Cimitile Commissario straordinario
Bergamo Bergamo BG Lombardia 1 101 458 2 723 404 244 Ettore Pirovano LN
Biella Biella BI Piemonte 185 701 914 203 82 Roberto Simonetti LN
Bologna Bologna BO Emilia-Romagna 1 001 574 3 702 268 56 Beatrice Draghetti PD
Bolzano Bolzano (Autonoma) BZ Trentino-Alto Adige 508 863 7 400 68 116 Arno Kompatscher SVP
Brescia Brescia BS Lombardia 1 259 626 4 783 263 206 Daniele Molgora LN
Brindisi Brindisi BR Puglia 403 135 1 839 219 20 Cesare Castelli Commissario straordinario[35]
Cagliari Cagliari CA Sardegna 563 572 4 570 123 71 Pietro Cadau Commissario straordinario
Caltanissetta Caltanissetta CL Sicilia 271 242 2 124 127 22 Raffaele Sirico Commissario straordinario
Campobasso Campobasso CB Molise 225 714 2 910 79 84 Rosario De Matteis PdL
Carbonia-Iglesias Carbonia-Iglesias CI Sardegna 129 668 1 495 86 23 Roberto Neroni Commissario straordinario
Caserta Caserta CE Campania 906 113 2 640 347 104 Domenico Zinzi UDC
Catania Catania CT Sicilia 1 090 462 3 553 306 58 Giuseppe Romano Commissario straordinario[36]
Catanzaro Catanzaro CZ Calabria 368 381 2 392 154 80 Wanda Ferro Commissario straordinario
Chieti Chieti CH Abruzzo 388 208 2 588 153 104 Enrico Di Giuseppantonio UDC
Como Como[37] CO Lombardia 596 376 1 288 463 160 Leonardo Carioni Commissario straordinario[38]
Cosenza Cosenza CS Calabria 734 414 6 650 110 155 Mario Oliverio PD
Cremona Cremona CR Lombardia 363 918 1 771 205 115 Massimiliano Salini PdL
Crotone Crotone KR Calabria 174 532 1 716 101 27 Stanislao Zurlo PdL
Cuneo Cuneo CN Piemonte 592 782 6 902 85 250 Gianna Gancia LN
Enna Enna EN Sicilia 172 237 2 561 67 20 Salvatore Caccamo Commissario straordinario
Fermo Fermo FM Marche 178 243 860 207 40 Fabrizio Cesetti SEL
Ferrara Ferrara FE Emilia-Romagna 359 934 2 630 136 26 Marcella Zappaterra PD
Firenze Firenze FI Toscana 1 000 324 3 515 284 44 Andrea Barducci PD
Foggia Foggia FG Puglia 640 071 6 966 91 61 Fabio Costantini Commissario straordinario
Forlì-Cesena Forlì-Cesena FC Emilia-Romagna 396 158 2 376 166 30 Massimo Bulbi PD
Frosinone Frosinone FR Lazio 498 204 3 243 153 91 Antonello Iannarilli PdL
Genova Genova GE Liguria 883 419 1 839 480 67 Piero Fossati Commissario straordinario[39][40][41]
Gorizia Gorizia GO Friuli-Venezia Giulia 142 279 466 305 25 Enrico Gherghetta PD
Grosseto Grosseto GR Toscana 228 309 4 501 50 28 Leonardo Marras PD
Imperia Imperia IM Liguria 222 807 1 156 192 67 Luigi Sappa PdL
Isernia Isernia IS Molise 86 665 1 529 58 52 Luigi Mazzuto PdL
La Spezia La Spezia SP Liguria 223 357 881 253 32 Marino Fiasella Commissario straordinario[42]
L'Aquila L'Aquila AQ Abruzzo 298 161 5 035 61 108 Antonio Del Corvo PdL
Latina Latina LT Lazio 556 934 2 250 247 33 Armando Cusani PdL
Lecce Lecce LE Puglia 815 488 2 759 295 97 Antonio Maria Gabellone PdL
Lecco Lecco LC Lombardia 340 470 816 417 90 Daniele Nava PdL
Livorno Livorno LI Toscana 342 995 1 211 283 20 Giorgio Kutufà PD
Lodi Lodi LO Lombardia 228 102 782 291 61 Cristiano Devecchi Commissario straordinario[43]
Lucca Lucca LU Toscana 394 252 1 773 222 35 Stefano Baccelli PD
Macerata Macerata MC Marche 325 574 2 774 117 57 Antonio Pettinari UDC
Mantova Mantova MN Lombardia 416 230 2 339 177 70 Alessandro Pastacci PD
Massa e Carrara Massa e Carrara MS Toscana 203 697 1 157 176 17 Osvaldo Angeli Commissario straordinario
Matera Matera MT Basilicata 199 916 3 447 59 31 Francesco Stella PD
Medio Campidano VS Sardegna 102 202 1 516 67 28 Pasquale Onida Commissario straordinario
Messina Messina ME Sicilia 652 891 3 247 201 108 Filippo Romano Commissario straordinario
Milano Milano MI Lombardia 3 170 597 1 575 2 013 134 Guido Podestà PdL
Modena Modena MO Emilia-Romagna 702 487 2 689 261 47 Emilio Sabattini PD
Monza e Brianza Monza e Brianza MB Lombardia 852 539 405 2 105 55 Dario Allevi PdL
Napoli Napoli NA Campania 3 052 763 1 171 2 631 92 Luigi Cesaro PdL
Novara Novara NO Piemonte 372 109 1 339 277 88 Diego Sozzani PdL
Nuoro Nuoro NU Sardegna 160 399 3 934 40 52 Roberto Deriu PD
Ogliastra Ogliastra OG Sardegna 57 980 1 854 31 23 Antonello Ghiani Commissario straordinario
Olbia-Tempio Olbia-Tempio OT Sardegna 158 144 3 399 46 26 Francesco Pirari Commissario straordinario
Oristano Oristano OR Sardegna 165 931 3 040 54 88 Massimiliano De Seneen PdL
Padova Padova PD Veneto 936 307 2 143 436 104 Barbara Degani PdL
Palermo Palermo PA Sicilia 1 250 026 4 992 250 82 Domenico Tucci Commissario straordinario
Parma Parma PR Emilia-Romagna 443 136 3 450 128 47 Vincenzo Bernazzoli PD
Pavia Pavia PV Lombardia 549 354 2 965 185 190 Daniele Bosone PD
Perugia Perugia PG Umbria 657 682 6 332 106 59 Marco Vinicio Guasticchi PD
Pesaro e Urbino Pesaro e Urbino[44] PU Marche 366 931 2 564 143 60 Matteo Ricci PD
Pescara Pescara PE Abruzzo 315 535 1 225 264 46 Guerino Testa PdL
Piacenza Piacenza PC Emilia-Romagna 290 215 2 590 112 48 Massimo Trespidi PdL
Pisa Pisa PI Toscana 418 210 2 445 171 39 Andrea Pieroni PD
Pistoia Pistoia PT Toscana 321 623 965 303 22 Federica Fratoni PD
Pordenone Pordenone PN Friuli-Venezia Giulia 315 631 2 130 148 51 Alessandro Ciriani PdL
Potenza Potenza PZ Basilicata 375 884 6 549 58 100 Piero Lacorazza PD
Prato Prato PO Toscana 250 404 365 686 7 Lamberto Gestri PD
Ragusa Ragusa RG Sicilia 318 935 1 614 197 12 Carmela Floramo Commissario straordinario
Ravenna Ravenna RA Emilia-Romagna 410 333 1 858 211 18 Claudio Casadio PD
Reggio Calabria Reggio Calabria RC Calabria 566 653 3 184 177 97 Giuseppe Raffa PdL
Reggio Emilia Reggio Emilia RE Emilia-Romagna 531 433 2 292 231 45 Sonia Masini PD
Rieti Rieti RI Lazio 160 570 2 750 58 73 Fabio Melilli PD
Rimini Rimini[44] RN Emilia-Romagna 330 112 863 382 27 Stefano Vitali PD
Roma Roma RM Lazio 4 208 740 5 352 786 121 Umberto Postiglione Commissario straordinario
Rovigo Rovigo RO Veneto 248 195 1 790 138 50 Tiziana Virgili PD
Salerno Salerno SA Campania 1 092 452 4 918 225 158 Edmondo Cirielli PdL
Sassari Sassari SS Sardegna 337 100 4 281 78 66 Alessandra Giudici PD
Savona Savona SV Liguria 287 566 1 545 186 69 Angelo Vaccarezza PdL
Siena Siena SI Toscana 272 756 3 823 71 36 Simone Bezzini PD
Siracusa Siracusa SR Sicilia 403 769 2 108 191 21 Alessandro Giacchetti Commissario straordinario
Sondrio Sondrio SO Lombardia 183 158 3 210 57 78 Massimo Sertori LN
Taranto Taranto TA Puglia 579 556 2 436 237 29 Mario Tafaro Commissario straordinario
Teramo Teramo TE Abruzzo 306 750 1 948 160 47 Valter Catarra PdL
Terni Terni TR Umbria 228 416 2 122 110 33 Feliciano Polli PD
Torino Torino TO Piemonte 2 306 881 6 829 337 316 Antonio Saitta PD
Trapani Trapani TP Sicilia 436 311 2 460 177 24 Luciana Giammanco Commissario straordinario
Trento Trento (Autonoma)[45] TN Trentino-Alto Adige 530 671 6 203 85 217 Ugo Rossi PATT
Treviso Treviso TV Veneto 889 835 2 477 359 95 Leonardo Muraro LN
Trieste Trieste TS Friuli-Venezia Giulia 236 650 212 1 115 6 Maria Teresa Bassa Poropat PD
Udine Udine[46] UD Friuli-Venezia Giulia 541 173 4 904 110 136 Pietro Fontanini LN
Varese Varese VA Lombardia 885 283 1 199 738 141 Dario Galli Commissario straordinario
Venezia Venezia VE Veneto 864 189 2 461 351 44 Francesca Zaccariotto LN
Verbano-Cusio-Ossola Verbano-Cusio-Ossola VB Piemonte 163 123 2 256 72 77 Massimo Nobili PdL
Vercelli Vercelli VC Piemonte 179 484 2 088 85 86 Carlo Riva Vercellotti PdL
Verona Verona VR Veneto 922 210 3 120 295 98 Giovanni Miozzi PdL
Vibo Valentia Vibo Valentia VV Calabria 166 370 1 139 146 50 Mario Ciclosi Commissario straordinario
Vicenza Vicenza VI Veneto 871 965 2 723 320 121 Attilio Schneck Commissario straordinario[47]
Viterbo Viterbo VT Lazio 321 008 3 614 88 60 Marcello Meroi PdL
Totale Italia - - 60 702 570 301 338 201 8 091 - -

Statistiche[modifica | modifica sorgente]

Mappa d'Italia con le province
Province più ricche e più povere (Pil pro capite nominale province italiane, dati Unioncamere 2010)
Pos. Provincia Pil procapite
(€)
1 Valle d'Aosta Valle d'Aosta 38.037
2 Milano Milano 37.530
3 Bolzano Bolzano 36.122
4 Roma Roma 35.568
5 Bologna Bologna 33.276
106 Enna Enna 16.575
107 Viterbo Viterbo 16.536
108 Crotone Crotone 16.009
109 Fermo Fermo 15.650
110 Carbonia-Iglesias Carbonia-Iglesias 15.346

Funzioni[modifica | modifica sorgente]

In base all'art. 19 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 "Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali" (TUEL) spettano alla provincia le funzioni amministrative di interesse provinciale che riguardino vaste zone intercomunali o l'intero territorio provinciale nei seguenti settori:

  1. difesa del suolo, tutela e valorizzazione dell'ambiente e prevenzione delle calamità;
  2. tutela e valorizzazione delle risorse idriche ed energetiche;
  3. valorizzazione dei beni culturali;
  4. viabilità e trasporti;
  5. protezione della flora e della fauna parchi e riserve naturali;
  6. caccia e pesca nelle acque interne;
  7. organizzazione dello smaltimento dei rifiuti a livello provinciale, rilevamento, disciplina e controllo degli scarichi delle acque e delle emissioni atmosferiche e sonore;
  8. servizi sanitari, di igiene e profilassi pubblica, attribuiti dalla legislazione statale e regionale;
  9. compiti connessi alla istruzione secondaria di secondo grado ed artistica ed alla formazione professionale, compresa l'edilizia scolastica, attribuiti dalla legislazione statale e regionale;
  10. raccolta ed elaborazione dati, assistenza tecnico-amministrativa agli enti locali.
  • Polizia provinciale. Quasi tutte le province italiane sono dotate di un proprio Corpo (o servizio) di Polizia provinciale, con compiti di polizia amministrativa, giudiziaria, stradale, ambientale, edilizia, ittica-venatoria, demaniale, protezione civile ecc. La Polizia provinciale può esercitare funzioni ausiliarie di pubblica sicurezza, sotto le direttive operative dell'autorità provinciale di pubblica sicurezza. I poliziotti provinciali, secondo i dati forniti dal Ministero degli Interni[48], al 31 dicembre 2011 erano 2.769 unità. Si tratta di un organismo specializzato, inquadrato nel contesto normativo della polizia locale. Negli ultimi anni ha notevolmente aumentato l'attività in diversi settori e ambiti operativi, con numerosissime operazioni e indagini di polizia, contribuendo concretamente al controllo, difesa e sicurezza del territorio sotto vari aspetti, specie nelle zone più periferiche.

Inoltre, alle Province sono attribuiti compiti di promozione e coordinamento di attività, nonché la realizzazione di opere di importante interesse provinciale sia nel settore economico, produttivo, commerciale e turistico, sia in quello sociale, culturale e sportivo.

Ulteriore specifico compito delle Province è quello della programmazione, previsto dall'art. 20 del TUEL, che si svolge secondo le norme dettate dalla legge regionale, mentre è la stessa Provincia a predisporre e ad adottare il piano territoriale di coordinamento che determina gli indirizzi generali di assetto del territorio, ovvero le diverse destinazioni del territorio, la localizzazione delle maggiori infrastrutture e delle principali vie di comunicazione, gli obiettivi e i modi di intervento per la sistemazione idrica, idrogeologica ed idraulico-forestale (interessi ambientali). È la provincia, quindi, che ha la funzione di accertare la compatibilità degli strumenti di pianificazione territoriale predisposti dai Comuni, con le previsioni contenute nel piano territoriale di coordinamento.

Il decreto legislativo n. 112/1998 ha conferito alle Province ulteriori funzioni prima spettanti allo Stato o alle Regioni, in adesione al principio di sussidiarietà, fra le quali spiccano quelle in materia di:

  • protezione civile (attuazione dei piani regionali, predisposizione dei piani provinciali - competenza prima spettante alla Prefettura);
  • scuola ed istruzione (istituzione e soppressione di scuole, organnizzazione della rete scolastica; edifici scolastici)
  • risparmio e rendimento energetico;
  • trasporti (molte competenze sono ereditate dalla Motorizzazione civile);
  • autoscuole (autorizzazioni, vigilanza, consorzi, esami di idoneità per gli insegnanti);
  • imprese di revisione e riparazione di autoveicoli;
  • rilascio di licenze per autotrasporto ed albi provinciale degli autotrasportatori;
  • industria
  • lavoro e centri per l'impiego (ex uffici di collocamento di competenza del Ministero del Lavoro)

Assetto istituzionale[modifica | modifica sorgente]

Appartenenza politica nel 2013 dei presidenti delle 110 province italiane.

██ Partito Democratico

██ Il Popolo della Libertà

██ Lega Nord

██ Unione di Centro

██ Futuro e Libertà per l'Italia

██ Movimento per le Autonomie

██ Sinistra Ecologia Libertà

██ Südtiroler Volkspartei

██ Unione per il Trentino

██ Union Valdôtaine

██ Province commissariate

La legge n° 81 del 25 marzo 1993 ha stabilito l'elezione popolare diretta dei presidenti delle province italiane, ricorrendo a un eventuale turno di ballottaggio qualora nessun candidato raggiungesse la maggioranza assoluta dei consensi. La durata in carica del presidente, originariamente fissata in quattro anni, fu prolungata a cinque, e l'intero sistema normativo venne consolidato nel Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, il D.Lgs. n°267 del 2000. In qualunque caso di morte, dimissioni, sospensione, sfiducia o decadenza del presidente, si procede all'indizione di nuove elezioni provinciali e, nel caso di crisi politica, alla gestione provvisoria dell'ente da parte di un commissario nominato dal prefetto.

Contestualmente alla scelta del presidente, si tengono le elezioni del Consiglio Provinciale, sul principio del governo di legislatura. I consiglieri, in numero variabile da 24 a 45 secondo l'entità della popolazione, sono eletti con un particolare sistema elettorale proporzionale con premio di maggioranza. L'elettore può tracciare sulla scheda elettorale, di colore giallo, un segno su un candidato presidente e su un candidato consigliere che lo sostiene. Alla coalizione collegata al presidente eletto vengono comunque garantiti almeno il 60% dei seggi consiliari; tenuta presente questa clausola, i seggi vengono ripartiti in maniera proporzionale con metodo D'Hondt sulla base dei voti conseguiti dalle varie coalizioni, e in seconda istanza dalle singole liste, nella circoscrizione unica provinciale. I candidati si presentano però in collegi uninominali e, determinato il numero di seggi assegnati a ciascuna lista, vengono dichiarati eletti coloro che, all'interno della stessa, abbiano ottenuto le maggiori percentuali di voto nel proprio collegio.

Norme del tutto diverse regolano invece la vita istituzionale nelle comunità autonome: Aosta, Bolzano e Trento.

Numerosità dei consigli e delle giunte[modifica | modifica sorgente]

Secondo gli articoli 37 e 47 del decreto legislativo 267/2000[49] (Testo unico degli enti locali) modificato dall'art. 2, comma 23, L. 244/2007[50] e sottoposto alla legge 191/2009[51] la consistenza numerica dei consigli provinciali nelle regioni ordinarie è definita in base al numero di abitanti.

La Sicilia, la Sardegna e il Friuli-Venezia Giulia applicano tali leggi solo nella misura voluta dalle rispettive normative regionali. Leggi costituzionali specifiche regolano invece le tre entità sui generis del Trentino, dell'Alto Adige e della Valle d'Aosta.

Abitanti Membri Consiglio
(eletti prima del 2011)
Membri Consiglio
(eletti nelle regioni ordinarie nel 2011)
Assessori
(numero massimo)
Assessori
(eletti nelle regioni ordinarie nel 2011)
più di 1.400.000 abitanti 45 36 12 9
tra 700.000 e 1.400.000 36[52] 28 12 9
tra 300.000 e 700.000 30[53] 24 10 8
meno di 300.000 abitanti 24[54] 19 8 6

Galleria[modifica | modifica sorgente]

Note[modifica | modifica sorgente]

  1. ^ "Diritto Pubblico", a cura di Franco Modugno, Giappichelli editore, 2012
  2. ^ Il Consiglio Regionale della Sardegna si era dato fino al 30 giugno 2013 per emanare la nuova normativa, decidendo il 28 giugno il commissariamento delle quattro province in liquidazione:Consiglio Regionale della Sardegna. Per le quattro province storiche ha invece prolungato il termine alla stessa data del 2014.
  3. ^ Regio decreto 18 gennaio 1923, n. 53, art. 1
  4. ^ Regio decreto 21 gennaio 1923, n. 93
  5. ^ Regio decreto 18 gennaio 1923, n. 53, art. 2
  6. ^ Regio decreto 18 gennaio 1923, n. 54
  7. ^ Regio decreto 2 settembre 1923, n. 1911
  8. ^ Regio decreto 2 settembre 1923, n. 1913
  9. ^ Regio decreto 9 novembre 1923, n. 2491
  10. ^ Regio decreto legge 22 febbraio 1924, n. 213
  11. ^ Regio decreto legge 2 gennaio 1927, n. 1, art. 1
  12. ^ Regio decreto legge 1° aprile 1935, n. 297
  13. ^ Regio decreto legge 16 dicembre 1938, n. 1860, art. 2
  14. ^ Regio decreto 23 novembre 1939, n. 1891
  15. ^ R.D.L. 18 maggio 1941, n. 452
  16. ^ R.D.L. 3 maggio 1941, n. 291
  17. ^ Decreto legislativo luogotenenziale 11 giugno 1945, n. 373, in materia di "Ricostruzione della provincia di Caserta."
  18. ^ Decreto legislativo luogotenenziale 1 marzo 1946, n. 48, articolo 2, in materia di "Ricostituzione dei comuni di Massa, Carrara e Montignoso."
  19. ^ Restituita la e a Massa Carrara
  20. ^ Si torna all'antica denominazione
  21. ^ Referendum Sardegna: 100% sezioni scrutinate, netta prevalenza si, Regione Autonoma della Sardegna, 7 maggio 2012. URL consultato il 13 maggio 2012.
  22. ^ Referendum, Cappellacci firma decreti. Il Presidente: "Riforme condivise per ripresa morale, sociale e culturale della Sardegna", Regione Autonoma della Sardegna, 25 maggio 2012. URL consultato l'8 giugno 2012.
  23. ^ Legge Regionale 25 maggio 2012, N. 11, Consiglio Regionale della Sardegna. URL consultato l'8 giugno 2012.
  24. ^ Politica: Province, via tutte ma tra nove mesi in La Nuova Sardegna, 25 maggio 2012. URL consultato l'8 giugno 2012.
  25. ^ Province, inizia il conto alla rovescia Gli enti scompariranno a febbraio 2013 in L'Unione Sarda, 26 maggio 2012. URL consultato l'8 giugno 2012.
  26. ^ Province in vita per altri 9 mesi, il Consiglio approva la legge. In Aula rissa Maninchedda-Stochino in Radiopress.it. URL consultato l'8 giugno.
  27. ^ Legge Regionale 27 febbraio 2013, N. 5, Consiglio Regionale della Sardegna. URL consultato il 30 maggio 2013.
  28. ^ Abolizione province: varato il Ddl, oggi in commissione - liberautopia.it
  29. ^ Bilancio demografico mensile - Dati Istat aggiornati al 30/11/2012].
  30. ^ Provincia di Ancona - Patrizia Casagrande Esposto
  31. ^ La Valle d'Aosta è l'unica regione d'Italia nella quale le funzioni provinciali vengono svolte dalla Regione.
  32. ^ Provincia di Asti | Commissario Prefettizio
  33. ^ Scioglimento del Consiglio provinciale di Avellino e nomina del commissario straordinario, gazzettaufficiale.it.
  34. ^ Provincia di Belluno - Chi governa
  35. ^ Sub-Commissari
  36. ^ Il Commissario Straordinario » Organi di Governo » La Provincia » Provincia Regionale di Catania
  37. ^ Nel corso del 2011 i Comuni della provincia di Como Consiglio di Rumo, Germasino e Gravedona sono confluiti nell'unico Comune di Gravedona ed Uniti, portando a 160 i comuni della provincia ed a 8.092 il totale dei Comuni italiani (http://www.istat.it/strumenti/definizioni/comuni/).
  38. ^ Commissari
  39. ^ Provincia: A Genova Piero Fossati è il commissario straordinario. URL consultato il 10 maggio 2012.
  40. ^ Decreto del Presidente della Repubblica del 9 maggio 2012. URL consultato il 13 maggio 2012.
  41. ^ Decreto del Prefetto della Provincia di Genova del 10 maggio 2012. URL consultato il 13 maggio 2012.
  42. ^ Provincia della Spezia - Governo - Governo - Commissario Straordinario
  43. ^ Greta Boni, Il commissario arriva anche in Provincia: sarà Devecchi in Il Cittadino, 12 giugno 2013, p. 12.
  44. ^ a b Nel corso del 2009 sette comuni della provincia di Pesaro e Urbino sono stati aggregati a quella di Rimini, determinando un'importante variazione territoriale e demografica.
  45. ^ Nel corso del 2009 i Comuni della provincia di Trento Bezzecca, Concei, Molina di Ledro, Pieve di Ledro, Tiarno di Sopra e Tiarno di Sotto sono confluiti nell'unico Comune di Ledro mentre i comuni di Lomaso e Bleggio Inferiore hanno dato vita al comune di Comano Terme, portando a 217 i comuni della provincia ed a 8.094 il totale dei Comuni italiani (http://blog.tuttitalia.it/2010/03/ledro-e-comano-terme-due-nuovi-comuni.html).
  46. ^ Nel corso del 2009 i Comuni della provincia di Udine Campolongo al Torre e Tapogliano sono confluiti nell'unico Comune di Campolongo Tapogliano, portando a 136 i comuni della provincia ed a 8.094 il totale dei Comuni italiani (http://www.istat.it/strumenti/definizioni/comuni/).
  47. ^ A seguito della scadenza naturale del mandato e in conseguenza del decreto Salva-Italia.
  48. ^ Dai dati del Ministero degli Interni, Dipartimento per gli affari interni e territoriali - Direzione centrale per gli uffici territoriali del governo e per le autonomie locali. Censimento generale del personale in servizio presso gli enti locali, dati aggiornati al 31 dicembre 2011
  49. ^ Dlgs 267/2000 - Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali
  50. ^ 1817-B 1..210
  51. ^ http://www.lavoro.gov.it/NR/rdonlyres/665E8957-9653-4C7D-AEC9-DBBFCD43BEC5/0/20091223_L_191.pdf
  52. ^ Fanno eccezione le due province regionali siciliane di Palermo e Catania per le quali la Regione Siciliana, nella sua autonomia, ha reputato di aumentare la consistenza del Consiglio a 45 membri e quella della Giunta a 15 assessori.
  53. ^ Fanno eccezione le province regionali siciliane di Agrigento, Trapani, Siracusa e Ragusa per le quali la Regione Siciliana, nella sua autonomia, ha reputato di aumentare la consistenza del Consiglio a 35 membri e quella della Giunta a 12 assessori; per la provincia di Messina l'aumento è stato a 45 consiglieri e 15 assessori.
  54. ^ La Regione Siciliana, nella sua autonomia, ha arrotondato a 25 il numero dei consiglieri delle sue province regionali afferenti a questa classe.

Bibliografia[modifica | modifica sorgente]

Voci correlate[modifica | modifica sorgente]

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