Selenite (minerale)

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Un cristallo di selenite. Il campione è stato raccolto nel lago Torrens, un lago salato, oggi completamente prosciugato, dell'Australia Meridionale.
scaglia di selenite.

La selenite è una particolare varietà di gesso cristallino (gesso secondario), chimicamente solfato di calcio biidrato (CaSO4·2H2O), che ha la particolarità di depositarsi in strati. Si trova in natura in forma di scaglie, trasparenti traslucide che vengono attraversate dalla luce, questa caratteristica dà origine al suo nome, infatti grazie all'utilizzo che i greci ne fecero per la fabbricazione di lastre trasparenti che avessero funzione di vetro, ancora sconosciuto, la luce che lasciava trasparire era simile a quella della luna (σεληνη selene in greco). Per questo motivo è conosciuta anche con il nome di pietra di luna.

Anche in epoca romana venne usato come materiale da costruzione per le finestre con il nome di lapis specularis[1] quando la fabbricazione del vetro piano era ancora sconosciuta.

Macinata finemente e calcinata tra i 130° e 170° dà origine alla scagliola.

In Italia la selenite è molto diffusa nel territorio emiliano-romagnolo, dove esiste un'area di estrazione all’interno del Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola. A Bologna il paesaggio circostante è dominato da colline di gesso/selenite le cui numerose cave hanno rifornito del prezioso minerale la città, che se ne è servita già dal periodo della dominazione romana. Esiste un'altra area di estrazione della selenite in Sicilia. La più elevata concentrazione di cave di lapis specularis in epoca romana è stata identificata in Spagna nei pressi della città di Segobriga, ma anche la Tunisia, Cipro e la regione della Cappadocia, nell'attuale Turchia, venivano sfruttate per l’estrazione del prezioso prodotto. Plinio visitò le cave spagnole[2] e ne scrisse ampiamente nella sua opera Naturalis historia.

Voci correlate[modifica | modifica sorgente]

Bibliografia[modifica | modifica sorgente]

  • Il gesso, T. Turco, Ulrico Hoepli editore, Milano, 1990.

Note[modifica | modifica sorgente]

  1. ^ Bernardez Gomez M.J. , Guisado di Monti J.C. La ingenieria minera romana del lapis specularis en Hispania, Quinto Congreso de las obras publicas Romanas – Cordoba 2010
  2. ^ Plinio il Vecchio, Naturalis historia

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