Papa Stefano (eletto)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Stefano (II)
Pope-elect Stephen.jpg
Elezione 22 marzo 752
Nascita Roma, ?
Morte Roma, 26 marzo 752

Stefano (Roma, ... – Roma, 26 marzo 752) è stato un presbitero romano. Fu eletto Papa nel marzo del 752 e morì quattro giorni dopo, prima di essere consacrato. Pur essendo stato eletto, non è considerato nella lista dei papi della Chiesa cattolica a causa della sua mancata consacrazione: per questo la numerazione dei suoi successori riprende talvolta con lo stesso nome e numero.[1]

Biografia[modifica | modifica sorgente]

Presbitero romano, in età avanzata Stefano fu nominato cardinale. Fu uno dei 22 cardinali creati da papa Zaccaria: sin dai tempi più antichi, i cardinali si dividono in cardinali diaconi, cardinali presbiteri e cardinali vescovi, e Stefano dal 745 era cardinale presbitero col titolo della chiesa di San Crisogono[2].

Fu eletto Papa all'unanimità la notte del 22 marzo 752 (pochi giorni dopo la morte di Zaccaria o la notte stessa; le fonti sono discordi sulla data di morte di Zaccaria, alcune dicono il 4, altre il 15, altre il 20, altre il 22), anche se si considera come inizio del pontificato il giorno 23. Debitamente insediato nel palazzo del Laterano, poté prendere immediatamente possesso della cattedra di San Pietro, perché non si attendeva il consenso di alcun sovrano. Eletto il 22, il 23 però cominciò a stare male. Due giorni dopo (25 marzo), mentre era a letto a causa della sua indisposizione, proprio mentre stava dando ordini ai suoi familiari su come sbrigare alcune faccende domestiche, all'improvviso perse l'uso della parola ed ebbe un ictus. Il giorno seguente (26 marzo) morì, prima d'esser consacrato vescovo e incoronato Papa.

Essendo morto il 4º giorno dopo l'elezione al pontificato, non ha lasciato importanti ricordi di sé; il suo pontificato, tra l'altro non ancora iniziato, di soli quattro giorni, è di sicuro il più breve della storia.

Fonti su Stefano II[modifica | modifica sorgente]

Il Liber Pontificalis menziona Stefano brevemente e non lo considera papa, non lo vede come successore di Zaccaria e predecessore di papa Stefano II; allo stesso modo si comportano tutte le fonti contemporanee.

Alcuni compilatori dell'elenco papale ancora oggi non lo contano come tale, escludendolo dal conteggio dei Papi di nome Stefano, dato che allora era la consacrazione, non l'elezione, che faceva il Papa. Poteva essere eletto anche un laico, che però subito dopo l'elezione doveva essere consacrato vescovo, e Stefano non era ancora cardinale vescovo, ma cardinal presbitero: in fin dei conti, un semplice prete con un Titulus, ovvero un titolo cardinalizio.

All'epoca, infatti, per divenire Papa, bisogna avere due requisiti fondamentali:

  1. Essere vescovo della Diocesi di Roma e non di altre, o prima dell'elezione o dopo di essa;
  2. Ricevere la consacrazione a Papa (il papato era considerato un ordine a parte come il vescovato, per il quale occorre la consacrazione tutt'oggi) e l'incoronazione nella cerimonia di rito[3].

Stefano, morendo dopo soli quattro giorni, non soddisfece alcuno dei due requisiti fondamentali, e il tedesco Frederic de Lorrain (anche lui, come Stefano, cardinale di San Crisogono), trecentosei anni dopo, si chiamò Stephanus Papa Nonus anziché Stephanus Papa Decimus, e nessuno dei contemporanei giudicò errato ciò, conoscendo tutti la storia di Stefano Eletto.

Controversia teologico-storica[modifica | modifica sorgente]

Nell'XI secolo, Gregorio VII (1073-1085) sostenne che era la consacrazione, non l'elezione, che rendeva effettiva la carica papale. Infatti molti pontificati - come quello di Severino (640), Leone II (682-683) e Benedetto II (684-685) - risultano brevi in quanto sono misurati solo dal giorno della consacrazione, che spesso avveniva molto tempo dopo l'elezione (infatti nessuno storico loro contemporaneo si curò di registrare il giorno dell'elezione). Anche l'antipapa Clemente III (1080-1100) eletto nel 1080, fu considerato Papa dai suoi solo dal 1084, quando fu consacrato, e solo allora poté scegliersi un nome pontificale. Infatti, fino all'XI secolo, il neo-papa si sceglieva il nome solo al momento dell'incoronazione, fino a quel momento era conosciuto solo col nome secolare; si sospetta infatti che gli antipapi Teodorico e Adalberto si siano effettivamente scelti nomi papali, i quali però, a causa della loro incoronazione clandestina e non riconosciuta, non hanno lasciato traccia.

Nel XII secolo, a partire dal Concilio Lateranense III indetto da Alessandro III, si stabilì nel diritto canonico che fosse sufficiente la sola validità dell'elezione: infatti Adriano V (1276) e Urbano VII (1590) non fecero in tempo a essere né consacrati né incoronati, ma non si mette in dubbio che furono il 186º e il 228º papa[4]. Qualche storico sospetta che anche Giovanni XIV (983-984), 138º papa, e Celestino IV (1241), il 179º papa, non siano stati consacrati.

Il Concilio di Trento (1545-1563), sotto Paolo III, ribadì quanto già sostenuto da quattro secoli, che lo Spirito Santo scendeva sull'eletto a renderlo Papa effettivo non più dal momento della consacrazione ufficiale (che acquisì il carattere di incoronazione formale) com'era stato fino all'XI secolo, ma subito, appena l'eletto accettava l'incarico (a condizione che l'elezione fosse valida). Per questo, secondo molti teologi della Chiesa, Stefano II non può essere considerato Papa, e invece Adriano V e Urbano VII sì: perché il Papato si era nel frattempo trasformato da ordine sacerdotale distinto (come presbiterato, diaconato ed episcopato) in un semplice prolungamento dell'episcopato, in quanto il Papa è, essenzialmente, vescovo di Roma.

Dal XVI secolo Stefano II fu incluso nell'Annuario Pontificio, per essere escluso di nuovo dal 1961. Gli storici moderni tendono a includerlo, mentre nella Chiesa si tende a non considerarlo più tra i papi. Talvolta i successori omonimi sono indicati con una doppia numerazione, ad esempio l'immediato successore può essere indicato come Stefano II (III), com'è oggi nell'Annuario Pontificio che, con la doppia numerazione, non esclude la possibilità di riconsiderare un giorno Stefano II come pontefice, tant'è che - vi si trova scritto - nell'anno 752 furono eletti due papi Stefano II.

Dato che Stefano Eletto non ebbe tempo di fare alcunché, il suo inserimento o no nell'elenco dei Papi non avrebbe alcuna ripercussione né teologica né storica, ma è questione squisitamente storiologica, di diritto canonico. Escluderlo sarebbe in contraddizione con quanto stabilito oggi, da Giovanni Paolo II in poi, nel diritto canonico? La questione è incerta.

Per riassumere: oggi, colui che è scelto dallo Spirito Santo quale Papa attraverso un'elezione regolare, è già, al momento dell'accettazione (definitiva e non revocata subito dopo) papa, ma ciò è valido solo dal XII secolo; prima d'allora lo Spirito scendeva sull'eletto a renderlo Papa solo al momento della consacrazione.

E lo Spirito oggi "agirebbe" in modo diverso sull'elezione rispetto a secoli fa? Si potrebbe rispondere di sì, perché sono stati i Papi a riformare l'elezione e, secondo la teologia cattolica, tutto ciò che il Papa lega in Terra, è legato anche in Cielo. E allora lo Spirito "conformerebbe" le Sue azioni a quanto stabilito dai Pontefici. Ad esempio, Bonifacio II divenne tale per diretta designazione di Felice IV (III), perché Simmaco in precedenza aveva stabilito che era nel diritto del pontefice scegliersi il successore e, anche se l'elezione di Bonifacio fu combattuta aspramente perché ledeva i diritti di clero e popolo nell'eleggere il pastore, nulla toglie che Felice fu conforme al diritto canonico secondo quanto deciso da Simmaco; ma ciò non toglie che papa Agapito subito revocò questo diritto e nessun papa pensò più di ripristinarlo.

Per taluni teologi, però, piuttosto il principio della "effettività istantanea dell'elezione" è sempre stato valido, sempre e comunque, e i Papi sino a Gregorio VII furono in errore. Questo è il nocciolo storiologico e teologico della questione. Di certo, se un Papa morisse dopo tre giorni dall'elezione ai nostri tempi, escluderlo dalle liste papali non sarebbe possibile: sarebbe in contraddizione col diritto canonico sicuramente, perché esso oggi dice chiaramente che si diventa subito Successore di Pietro al momento dell'accettazione del ministero. Vanno esclusi i casi in cui nell'elezione vi siano vizi di forma e irregolarità, in tal caso l'eletto non diventa subito papa, ma solo dall'attimo in cui vengono sanate le scorrettezze: per esempio se il competitore abdica, come Silverio (11 novembre 537), o è deposto, come Benedetto V (23 giugno 964).

Altri papati controversi[modifica | modifica sorgente]

Eppure, nella storia del papato, non sempre si è diventati papi in modo canonico e corretto, e pontefici che, forse, avevano meno diritto di Stefano II, furono invece considerati papi a pieno titolo. A volte, in assenza di elezioni valide (come per Vigilio, Leone VIII e Onorio II) vale il principio della electio de facto o quello del possesso, per cui si possa dire che un candidato imposto irregolarmente abbia avuto comunque la grazia dello Spirito Santo per essere papa (alcuni casi sono più controversi di altri, come per Vigilio, Leone VIII, Bonifacio VII, Benedetto IX, Silvestro III, Gregorio VI e Benedetto X). Anticamente si parlava anche del principio del "male minore" per cui anche personaggi come Vigilio, Leone VIII, Bonifacio VII e Benedetto X potevano essere considerati papi per grazia dello Spirito e volere di Dio, se il predecessore legittimo era morto o non più in grado di regnare e la Chiesa aveva urgente bisogno di dare continuità alla serie dei successori di Pietro, per essere governata ed evitare la sede vacante.

Dal 1996, con la costituzione Universi Dominici Gregis redatta da papa Giovanni Paolo II, vi sono stati aggiornamenti nel regime da tenere durante la vacanza della sede apostolica e l'elezione del romano pontefice. E secondo quanto stabilito oggi nel diritto canonico a partire da questa costituzione, Stefano II non può essere ritenuto papa, perché se il papa neo-eletto è privo del carattere episcopale, solo dal momento in cui sarà ordinato vescovo (cosa che dovrà accadere subito dopo l'elezione) potrà ricevere l'omaggio dei cardinali ed essere annunciato al popolo. Solo dopo essere stato fatto vescovo diverrà, per opera dello Spirito Santo, vero papa a tutti gli effetti, coerentemente con il concetto per cui il papa è tale perché è il vescovo di Roma e non il contrario (Universi Dominici Gregis, parte seconda, capitolo VII, paragrafi 88-90).

La controversa numerazione dei papi Stefano[modifica | modifica sorgente]

Nella basilica di San Pietro in Vaticano v'è una tavola di pietra che reca incisi i nomi e la data di morte di tutti i papi lì sepolti, da Pietro apostolo (33-67) a papa Giovanni Paolo II (1978-2005); tutti i papi di nome Stefano ivi sepolti, da Stefano II (III) (752-757) a Stefano VIII (IX) (939-942) hanno la numerazione con aggiunta un'unità in più, come a considerare Stefano II (752) tra i papi.

La numerazione dei Papi Stefano con un'unità in più tra parentesi è presente in quasi tutti gli elenchi papali esistenti oggi, anche quelli che escludono Stefano II, a testimoniare che esiste ancora un margine di dubbio sulla legittimità o no di questo pontefice.

La numerazione dei papi iniziò a partire dal X secolo (forse con papa Giovanni XII); tutti i papi precedenti (e perciò pure i primi nove Stefano) furono numerati a posteriori. L'unico Stefano che diede a sé stesso il numero fu papa Stefano IX (X) (1057-1058), l'abate tedesco Frederic de Lorraine, che per tutto il suo breve pontificato si chiamò e si fece chiamare sempre Stefano IX e firmò tutti i suoi documenti con Stephanus Nonus Papa.

Note[modifica | modifica sorgente]

  1. ^ Annuario Pontificio ed. 2006, p. 11: "Alla morte di Zaccaria fu eletto il prebitero romano Stefano; ma, essendo morto quattro giorni dopo, e prima della sua consecratio, che secondo il diritto canonico del tempo era il vero inizio del pontificato, il suo nome non si trova registrato nel Liber Pontificalis né in altri cataloghi dei Papi."
  2. ^ Chacón-Oldoini, Vitae et res gestae Pontificum Romanorum et S. R. E. Cardinalium, I, col. 520.
  3. ^ Nel moderno diritto canonico, l'incoronazione (trasformata da papa Giovanni Paolo I in Cerimonia di Inizio Pontificato) è divenuta pura formalità. Invece, all'epoca, un Papa acquisiva la pienezza dei suoi poteri solamente dopo la consacrazione e, in taluni momenti storici, anche il benestare del sovrano.
  4. ^ Adriano V non era neanche sacerdote.

Fonte[modifica | modifica sorgente]

  • Liber Pontificalis.
  • Alceste Santini, Dizionario dei Papi e del Papato, Roma, ElleU Multimedia, 2000, p. 113.

Altri progetti[modifica | modifica sorgente]