Calendario rivoluzionario francese

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Copertina di un'edizione del Calendario repubblicano del 1794

Il calendario rivoluzionario francese o calendario repubblicano francese (calendrier révolutionnaire français o calendrier républicain français) fu elaborato da una commissione scientifica alla quale parteciparono Joseph-Louis Lagrange, Gaspard Monge, Joseph Jerôme de Lalande, Pierre Simon Laplace e altri e presieduta da Gilbert Romme professore di matematica e fisica.

La Rivoluzione francese, dopo aver creato il Sistema metrico decimale ("Sistema metrico provvisorio", 1º agosto 1793), intervenne sul calendario. Il progetto fu presentato alla Convenzione nazionale il 20 settembre 1793 e utilizzato in Francia a partire dal 24 ottobre 1793.

La riforma fu motivata, come dichiarò Gilbert Romme, dal fatto che il tempo nuovo determinato dalla Rivoluzione doveva «incidere con un nuovo bulino gli annali della Francia rigenerata», rinnegando «l'era volgare, era della crudeltà, della menzogna, della perfidia, della schiavitù; essa è finita con la monarchia, fonte di tutti i nostri mali».[1] Costruito sul sistema decimale, il tempo nuovo si fondava sulla scienza moderna e, decristianizzato[2], assumeva valori laici; avendo a base il sistema agricolo, avrebbe mostrato al popolo, disse Fabre d'Églantine, «le ricchezze della natura, per fargli amare i campi e designargli con metodo l'ordine delle influenze del cielo e delle produzione della terra». Associando a ogni giorno il nome di un prodotto della natura, di uno strumento agricolo o di un animale domestico si mostravano «tutti gli oggetti che compongono la vera ricchezza nazionale».[3]

Il calendario repubblicano venne soppresso da Napoleone I con decreto del 22 fruttidoro anno XIII (9 settembre 1805), e il calendario gregoriano rientrò in vigore dal 1º gennaio 1806. Nel 1871, durante la Comune di Parigi fu adottato a partire dal 5 maggio, o 15 fiorile secondo il Calendario rivoluzionario.

Funzionamento generale[modifica | modifica sorgente]

Un anno del Calendario Rivoluzionario era diviso in 12 mesi di 30 giorni ciascuno (360 giorni) più 5 (6 negli anni bisestili) aggiunti alla fine dell'anno per pareggiare il conto con l'anno tropico (365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 46 secondi). Ciascun mese era diviso in tre decadi; in ciascuna decade vi erano 8 giorni e mezzo di lavoro e uno e mezzo solo di riposo assicurato (il pomeriggio del quintidì e il decadì). Il passaggio da un sistema settimanale ad uno decadico aveva come conseguenza per i lavoratori l'aumento da 52 a 54 dei giorni di riposo all'anno, anche se, contando anche la soppressione delle feste religiose, si aveva in realtà una riduzione dei giorni di riposo annuale. Furono altresì introdotte alcune feste rivoluzionarie.

Conversione automatica secondo il terzo sistema di calcolo sestile[4]
Anno CCXXII

Ogni nome di mese richiama un aspetto del clima francese (dicembre, "nevoso", la neve) o di momenti importanti della vita contadina francese (settembre, "vendemmiaio", vendemmia). Ogni mese era accompagnato dal disegno di una figura femminile con intento allegorico.

La corrispondenza di date è appresso riportata a titolo indicativo. In effetti varia leggermente da un anno all'altro, a causa della mancata coincidenza del giorno in più nell'anno bisestile.

Orologio a sistema sessagesimale che riporta però i mesi rivoluzionari

I dodici mesi del calendario repubblicano[modifica | modifica sorgente]

I sei giorni supplementari di fine anno, i Giorni Sanculottidi:

I dieci giorni delle decadi:

Allegorie dei mesi[modifica | modifica sorgente]

Gli anni bisestili[modifica | modifica sorgente]

Orologio che riporta sia la datazione tradizionale sia quella decimale, con le ore da 100 minuti, basata sul sistema repubblicano

Gli anni bisestili del Calendario rivoluzionario sono un argomento di grande dibattito, a causa delle situazioni contraddittorie che nascono dal far partire l'anno dall'equinozio d'autunno aggiungendo invece un anno bisestile ogni quattro anni come nel calendario gregoriano. Mentre gli anni III, VII e XI furono osservati come bisestili, e gli anni XV e XX fossero stati programmati come tali, non fu mai sviluppato un algoritmo per la determinazione dei bisestili dopo il XX.

Sono ipotizzabili tre metodi di calcolo dei sestili:

  • il primo prevede l'"allineamento" al calendario gregoriano dal 1812 in poi.
  • il secondo ne recepisce i criteri (bisestili tutti gli anni divisibili per 4, ma non bisestili quelli divisibili per 100 e non per 400).
  • il terzo ne formula di diversi (bisestili tutti gli anni divisibili per 4, ma non bisestili quelli divisibili per 128: un sistema lievemente più accurato del gregoriano).[5]

L'abolizione del calendario repubblicano non permette di sapere quale metodo poteva venir preferito, e rende incerta la conversione fra le date gregoriane e le ipotetiche date repubblicane dopo l'anno XX, anche se il primo sistema è più diffuso poiché più semplice da calcolare. Considerando bisestile l'anno solo se lo è nel gregoriano, il giorno bisestile cade alla fine, quindi negli anni sestili la coincidenza dei giorni col gregoriano slitta a partire dal 29 febbraio. Tuttavia il più corretto astronomicamente è il terzo.

Uso al di fuori della Francia rivoluzionaria[modifica | modifica sorgente]

Il calendario rivoluzionario, nato con la proclamazione della repubblica in Francia, venne poi adottato anche in Italia negli Stati creati da Napoleone e in Belgio. Dopo l'abolizione da parte di Napoleone, venne usato solo nel periodo della Comune e poi abbandonato. Nessuno stato al mondo lo ha più utilizzato.

Note[modifica | modifica sorgente]

  1. ^ E. Liris, Calendrier révolutionnaire, 2006, pp. 179-180.
  2. ^ eliminando i cicli settimanali della religione ebraica e cattolica, definita "complice di tutti i crimini del Re" dal deputato Boissy d'Anglais
  3. ^ Fabre d'Églantine, Rapport fait à la Convention nationale ... au nom de la Commission chargée de la confection du Calendrier, 1793.
  4. ^ la variazione è in genere di 1-2 giorni rispetto agli altri due sistemi
  5. ^ Il calendario rivoluzionario francese

Bibliografia[modifica | modifica sorgente]

  • Cesare Cantù, Cronologia per servire alla Storia Universale, Torino, Pomba, 1838 (tabelle a p. 26 e 174-183)
  • Mara de Paulis, Giuseppe Pontremoli, Mario Salomone, La Rivoluzione del Calendario, Torino, il manifesto / rossoscuola, 1988
  • Elizabeth Liris, Calendrier révolutionnaire, in AA. VV., Dictionnaire historique de la Révolution française, Paris, PUF, 2006, pp. 179-180 ISBN 2-13-053605-0

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