Ciro II di Persia

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Ciro II il Grande
Re di Persia, re di Anšan, Re di Media, re di Babilonia, re di Sumer e Akkad, re dei quattro angoli del Mondo[1]
Stemma
In carica 559 a.C.529 a.C.
Predecessore Cambise I
Successore Cambise II
Nome completo Ciro II detto il Grande
Nascita 590 a.C./580 a.C.
Morte 529 a.C.
Dinastia Achemenidi
Padre Cambise I
Consorte Cassandane

Ciro (Kuruš) II di Persia, noto come Ciro il Grande (590 a.C.529 a.C.), è stato imperatore persiano e discendente di Ciro I di Persia, capostipite della dinastia degli Achemenidi.

Ciro succedette a suo padre Cambise I, liberò i Persiani dal dominio dei Medi e fu l'erede naturale delle grandi monarchie mediorientali. Ciro II unificò sotto il suo regno le varie tribù iraniche, conquistò Babilonia nel 539 a.C. senza combattere, ma con un'abile politica di propaganda; infatti, approfittò della particolare strategia politica del sovrano babilonese, Nabonedo, che al culto del dio Marduk preferì quello del dio della luna Sin (cosa mal vista dal popolo). Ciro II pensò di proclamarsi figlio di Marduk, così fece cacciare dal popolo il sovrano mesopotamico e fu accolto come salvatore. Nel 538 a.C. emise anche un editto che consentiva agli Ebrei non solo di fare ritorno in patria, ma di ricostruire il tempio di Gerusalemme. In questo modo il sovrano ottenne anche il controllo dell'area fenicio-palestinese.

Conquistò anche alcune regioni ai confini nordorientali della Persia, si assicurò il controllo della Siria e delle città fenicie, estendendo i confini del suo regno, che mantenne integro attraverso una politica avveduta, fondata nel conferire libertà ai popoli sottomessi e nel rispetto delle loro usanze.

Morì nel 529 a.C. combattendo contro gli sciti massageti guidati dalla regina Tomiri[2] e fu sepolto nella sua ormai celebre tomba a Pasargadae (non lontano da Persepoli); il suo successore fu il figlio Cambise II.

Ciro II è ricordato come un grande comandante militare, come un sovrano illuminato, amante dell'arte e della cultura, attuò una politica libertaria, fatta di autonomie locali, ma che fu destinata, in breve tempo, al fallimento.

La giovinezza[modifica | modifica sorgente]

Sua madre fu Mandane,[3] figlia di Astiage, il quale avrebbe poi tentato di uccidere Ciro stesso in quanto informato da una visione che suo nipote gli avrebbe usurpato il trono.[4] Affidato Astiage questo incarico al fidato Arpago,[4] questi non volle incaricarsene[5] e lo delegò con l'inganno[6] al bovaro Mitradate, che, informato dell'identità del neonato, si rifiutò di ucciderlo, portandolo prima a casa propria[7] e sostituendolo con il figlio morto partorito poco prima da sua moglie.[8] Ciò fatto, Arpago mandò delle guardie affinché verificassero l'infanticidio fosse stato portato a termine, mentre Ciro fu allevato da Metradate.[9] Dato che a causa di un gioco Ciro, nominato capo dei giovani del villaggio, si era messo in contrasto col figlio di Artembare, dignitario persiano,[10] venne condotto di fronte al re Astiage,[11] che però osservò delle somiglianze tra la propria fisionomia e quella del fanciullo.[12] Astiage, comprendendo che era l'omicidio di suo nipote non era stato compiuto per via del racconto di Metradate,[12] convocò Arpago[13] ma affermò che non avrebbe ucciso il ragazzo.[14] Subito dopo, si fece mandare il figlio di Arpago, lo uccise e ne fece mangiare di nascosto le carni al padre durante un banchetto: solo mani, testa e piedi furono sepolti.[15] Considerato che formalmente Ciro era già stato re, Astiage, mal consigliato dai Magi[16] inviò Ciro dai suoi genitori naturali, immaginando non costituisse più per lui un potenziale pericolo:[17] dato che la moglie del pastore si chiamava Kyno i genitori di Ciro sparsero la voce che loro figlio, abbandonato, fosse stato allevato da una cagna.[18]

I primi anni di regno[modifica | modifica sorgente]

Nel 559, alla morte di Cambise I, Ciro diventò Gran Re, nonostante fosse ancora un vassallo dei Medi. Ciro era re di Anšan, ove si conservavano le antiche tradizioni militari che i Medi andavano perdendo. Appena salito al trono, Ciro cercò di rafforzare il potere della sua famiglia sulle altre tribù persiane e per fare ciò si appoggiò al nuovo re di Babilonia, Nabonedo, che aveva intenzione di espandere ad est il suo impero ed abbattere i Medi. Con il passare del tempo, Nabonedo riuscì ad alimentare la rivolta di Ciro contro i Medi. Infatti ora che la lotta fra le tribù persiane si era quasi spenta, Ciro proiettava la sua ombra sui Medi di Astiage, che non potevano più contare su un esercito forte. In più tutte le popolazioni locali non erano solidamente legate al re dei re di Media, che aveva grandi difficoltà a governare l'impero. Astiage, figlio di Ciassare non godeva del carisma paterno e neppure della sua visione diplomatica. Il vecchio re dei Medi, infatti, era stato promotore, da quanto si legge nel testo di Erodoto di un sistema di "bilanciamento di poteri" ante litteram tra le potenze regionali, allo scopo di mantenere lo status quo ed impedire la rinascita di una potenza egemone quale l'Assiria che era stata appena abbattuta (614 a.C. - 609 a.C.). Tale politica assegnava, in pratica, delle "aree d'influenza" alle seguenti potenze: Media (espansione verso l'India ed il Pamir), l'Egitto (espansione verso la Nubia e la Libia), Babilonia (espansione verso l'Arabia), Sparta (espansione verso la Grecia ed i Balcani), la Lidia (espansione verso il Caucaso e la Crimea). Ciro, appoggiandosi ora ad una, ora all'altra potenza regionale, riuscì a sottometterle tutte, una alla volta[19].

La ribellione di Ciro e la vittoria sui Medi[modifica | modifica sorgente]

La ribellione tanto sobillata da Nabonedo infine avvenne. Mentre Nabonedo invadeva i territori dei Medi che i Babilonesi reclamavano da tempo, in Siria e nel Kurdistan (regione settentrionale dell'odierno Iraq), Ciro insorse nel 553 a.C. mentre il grosso dell'esercito dei Medi - stando alle fonti babilonesi elencate nel cilindro di Abū Ḥabbah di Nabonide stavano assediando la città babilonese di Harran. Astiage, forse sottovalutando il pericolo rappresentato da Ciro, marciò a tappe forzate verso Susa, capitale dell'Elam con una minima parte dell'esercito, avendo lasciato il grosso delle truppe ad affrontare i babilonesi. Ciro si scontrò con i Medi e, in seguito alla ribellione delle truppe dei medi, gli fu consegnato lo stesso Astiage. Ciro poté così raggiungere Ecbatana, capitale della Media, che fu saccheggiata. La Media divenne così dipendente dalla Persia ma la vecchia classe dirigente rimase accanto a quella persiana. Vi fu così una fusione fra i vincitori ed i vinti e le stesse strutture territoriali dei Medi, tra cui la divisione del territorio in satrapie, furono mantenute.

Le conquiste di Ciro[modifica | modifica sorgente]

L'impero achemenide all'epoca di Ciro II.

Con la conquista della Media, Ciro assumeva il titolo di re dei re e poteva avanzare rivendicazioni territoriali in tutto il Medio Oriente. Voltate così le spalle a Nabonedo, Ciro si rese conto che per la sopravvivenza economica dell'Impero Persiano era necessario il possesso di terre quali la Mesopotamia, la Siria, la Cappadocia, nonché un accesso al mare.

La conquista della Lidia[modifica | modifica sorgente]

Sottomessa la Media nella primavera del 550 a.C., il re della Lidia, Creso, imparentato col deposto re della Media, propugnò una campagna comune contro Ciro da parte delle nazioni dell'alleanza creata da Ciassare, defunto re dei Medi. L'espansione persiana in Mesopotamia causò l'intervento di Creso, re di Lidia, che si alleò con Babilonia per tentare di fermare i Persiani. Ciro, ben conscio di non poter vincere contemporaneamente contro tutti gli avversari, promise all'Egitto la restituzione della terra di Israele ed a Babilonia la restituzione dell'Assiria. Ritiratisi Egitto e Babilonia dalla coalizione, rimaneva unicamente la Lidia cui s'era unito un forte contingente spartano. Come risposta Ciro penetrò in Alta Mesopotamia (l'Alta Mesopotamia era un territorio controllato dai Lidi, mentre la Bassa Mesopotamia era un territorio soggetto a Babilonia) e, approfittando dell'impossibilità di intervenire da parte dei Babilonesi, sottomise la Cilicia, la Cappadocia e l'Armenia. Lo scontro con i Lidi avvenne a Teria (battaglia di Pteria, una roccaforte persiana sita presso il fiume Halys - l'odierno Kizil Irmak che segnava il confine della Media con la Lidia), nel settembre del 547 a.C. dove l'esito della battaglia fu incerto. In seguito al combattimento, Creso preferì ritirarsi e chiudersi a Sardi, capitale della Lidia, per raccogliere le forze. Il re dei re non diede tuttavia tregua al nemico: tra il 547 e il 546 a.C. Ciro marciò su Sardi e la espugnò dopo sedici giorni di assedio (ottobre 547 a.C.). Nella primavera del 546 a.C. tutte le roccaforti della Lidia e le città greche sul Mar Egeo capitolarono. Il re persiano fece della Lidia due satrapie (Sardis e Daskvilion) e Creso, dopo essere scampato alla pira fatta innalzare da Ciro grazie ad una fortuita tempesta che fece spegnere il fuoco, divenne consigliere dello stesso Ciro e poi del figlio Cambise.

Negli ultimi decenni la storiografia tradizionale di questo periodo, basata quasi esclusivamente sul fantasioso Erodoto, è stata sottoposta a critiche e revisioni, basate su una rilettura più accurata delle fonti Neobabilonesi. Questi studi tendono a posporre di alcuni anni la conquista della Lidia e ad attribuire al 547 a.C. la conquista di Urartu, un regno nel nord dell'Anatolia, probabilmente vassallo dei Medi[20].

Ciro II e gli ebrei

La conquista di Babilonia[modifica | modifica sorgente]

Il continuo indebolimento di Babilonia era evidente e significativo. Con le vie terrestri in mano ai Persiani, il commercio delle spezie e della seta dall'India e dalla Cina erano passate sotto il controllo di Ciro. A Babilonia, l'inflazione arrivò anche al 400 % e si segnalarono diversi casi di carestia[21]. Il regno di Babilonia, un tempo prospero, si trovava ora isolato e piegato dalle tensioni interne tra la casta sacerdotale e il sovrano. Il re babilonese, poi, era impegnato a sottomettere l'Arabia per poter aprire il commercio delle spezie con l'odierno Yemen, quando Ciro si volse contro Babilonia. Dopo aver sottomesso le popolazioni che abitavano la parte orientale degli altopiani iranici, Ciro pensò di approfittare della situazione e, utilizzando come pretesto l'alleanza tra Babilonia e la Lidia, nel 539 a.C. attaccò il Regno di Babilonia. Vinti i Babilonesi sulle rive del Tigri, Ciro occupò la città senza combattere il 18 ottobre 538 a.C., dopo aver deviato il corso dell'Eufrate e si dichiarò successore di Nabonedo per volere del dio Marduk. Per ottenere il consenso della popolazione babilonese fece rimanere al potere la vecchia classe dirigente e promise di rispettare le credenze religiose di tutti, Babilonesi compresi.

Con la conquista di Babilonia, solo l'Egitto resisteva alla potenza persiana. Infatti, anche le città fenicie, parte del regno di Babilonia, facevano ora parte dell'organismo politico persiano. In tal modo i Fenici entrarono a far parte di un impero universale con grande vantaggio per i commerci. I preparativi di guerra contro l'Egitto e Sparta furono iniziati, ma la morte di Ciro li farà aggiornare ai suoi successori: gli Egizi furono sconfitti nel maggio 525 a.C. prima sul Torrente d'Egitto (odierno El Arish, un fiume del Sinai che segnava il confine tra Egitto ed Israele), poi a Pelusio, non lontano dal delta del Nilo. La Grecia, nonostante l'invio di spie da parte del re Dario I anche in Magna Grecia, non sarà mai conquistata.

Gli ultimi anni di Ciro[modifica | modifica sorgente]

Rilievo di Ciro il Grande nel Parco Olimpico in Australia

In seguito alla conquista di Babilonia, Ciro rientrava in Iran come Re dell'Universo, cioè come titolare di tutti i titoli reali della Mesopotamia e dell'Asia Minore. Ciro era re di Sumer, di Akkad, degli Hittiti, degli Assiri e dei Medi, oltre che dei Persiani. Tuttavia non riuscì a realizzare la trasformazione politica dello Stato persiano che aveva in mente. Difatti, quando nel 529 morì combattendo le tribù dell'Asia centrale (Massageti) che minacciavano le satrapie orientali, il suo progetto non era ancora concluso.

Note[modifica | modifica sorgente]

  1. ^ Formula usata nel cilindro di Ciro
  2. ^ Questa la morte di Ciro secondo Erodoto (Storie, Libro I, 205 segg.) e Pompeo Trogo (Historiae Philippicae nella riduzione di M. G. Giustino, 1. 8). Secondo Ctesia di Cnido, invece, la morte sarebbe stata la conseguenza di una ferita subita in battaglia contro i Derbici. Senofonte, infine (Ciropedia, Libro VII) offre una versione di fantasia, secondo la quale il grande re sarebbe saggiamente morto di vecchiaia nella sua reggia.
  3. ^ Mandane, Enciclopedia Treccani online.
  4. ^ a b Erodoto, op. cit., I, 108.
  5. ^ Erodoto, op. cit., I, 109.
  6. ^ Erodoto, op. cit., I, 110.
  7. ^ Erodoto, op. cit., I, 111.
  8. ^ Erodoto, op. cit., I, 112.
  9. ^ Erodoto, op. cit., I, 113.
  10. ^ Erodoto, op. cit., I, 114.
  11. ^ Erodoto, op. cit., I, 115.
  12. ^ a b Erodoto, op. cit., I, 116.
  13. ^ Erodoto, op. cit., I, 117.
  14. ^ Erodoto, op. cit., I, 118.
  15. ^ Erodoto, op. cit., I, 119.
  16. ^ Erodoto, op. cit., I, 120.
  17. ^ Erodoto, op. cit., I, 121.
  18. ^ Erodoto, op. cit., I, 122.
  19. ^ Arsacidi E Sasanidi - Storia Universale
  20. ^ Si vedano i lavori di Cargill (1977), Oelsner (1997) e Rollinger (2004) citati in [1]
  21. ^ Babilonesi

Bibliografia[modifica | modifica sorgente]

Voci correlate[modifica | modifica sorgente]

Altri progetti[modifica | modifica sorgente]

Predecessore
Astiage
Re dei Re
559-530 a.C.
Successore
Cambise II
Predecessore
Cambise I
Re di Ansan
559-530 a.C.
Successore
Cambise II

Controllo di autorità VIAF: 54940341 LCCN: n50070141

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