Gioconda di Leonardo Da Vinci: il paesaggio sullo sfondo è Montefeltro e non Valdarno
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Ancora misteri per la Gioconda di Leonardo Da Vinci: il paesaggio sullo sfondo è Montefeltro e non Valdarno, come ci hanno sempre insegnato i testi di storia dell’arte. Questa signora enigmatica, dopo 500 anni continua ancora a far parlare di sé. Mentre a Sant’Orsola si continua a scavare per cercare le spoglie mortali di Monna Lisa, ecco che ancora una volta il quadro mette in discussione tutto quello che pensavamo di aver imparato su di esso.
Sono state due studiose italiane che hanno affermato che il paesaggio che si intravede sullo sfondo del dipinto più famoso di Leonardo Da Vinci non è Valdarno, in particolare l’area circostante il Ponte Buriano, bensì Montefeltro. Olivia Nesci, geomorfologa dell’Università di Urbino e Rosetta Borchia, pittrice e fotografa hanno indagato minuziosamente su questo dettagli paesaggistico e non hanno dubbi sulla loro conclusione: Leonardo non stava affatto pensando ai territori del Valdarno per lo sfondo, località che si trova fra la Val di Chiana e le campagne intorno ad Arezzo.
A sostegno di questa loro tesi, le due studiose sottolineano come in primo luogo il territorio non si presenti in maniera lineare e in secondo luogo che la parte sinistra è evidentemente più bassa di quella destra. Proprio a destra di Monna Lisa campeggia infatti un ponte di stile romanico, molto simile al Ponte di Buriano, per questo tutti hanno sempre pensato al Valdarno come fonte di ispirazione. Il problema è che finora gli esperti non si erano mai presi la briga di pensare a location diverse, in quanto tutti pensavano che Leonardo avesse semplicemente dipinto lo sfondo in momenti differenti.
La tesi sostenuta da Nesci e Borchia, invece, appare decisamente più affascinante. In essa Leonardo Da Vinci si sarebbe ispirato al Montefeltro, visto dalle alture della Valmarecchia, dove era sito l’antico Ducato di Urbino, territorio che all’epoca si estendeva fra le Marche, la Toscana e l’Emilia Romagna e che sarebbe compatibile con gli spostamenti effettuati dal Maestro: probabilmente rimase affascinato dallo splendido paesaggio che si vede dalle sue alture. Secondo le due ricercatrici il territorio dipinto non sarebbe immediatamente riconoscibile in quanto, visto il poco spazio a disposizione sulla tela, avrebbe utilizzato la tecnica della compressione che permette di raffigurare in maniera prospettica in uno spazio ridotto territori decisamente più ampi. Cosa che comporta però la non linearità del paesaggio.
Alle due ricercatrici si aggiunge poi anche la voce di Andrea Dignani, geologo che ha utilizzato immagini satellitari e schemi geomorfologici del territorio, fornendo dunque una base scientifica a queste supposizioni. Se siete interessati all’argomento, proprio a dicembre dovrebbe uscire il libro ‘Codice P. Atlante illustrato del paesaggio della Gioconda’ (Ed. Mondadori Electa), nel quale le due studiose spiegano nei dettagli la loro scoperta. Le due ricercatrici infatti sono note per la loro attività di cacciatrici di paesaggi, questo è il nome del loro sito ufficiale e oltre a scomodare Leonardo Da Vinci, si stanno interessando anche di altri nomi importanti come Raffaello e Piero della Francesca. Voi per chi tifate? Valdarno o Montefeltro?
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