Linguistica

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La linguistica è la disciplina scientifica[1] che studia il linguaggio umano (inteso come la capacità dell'uomo di comunicare) e le sue manifestazioni (le lingue parlate nel mondo).[2] Un linguista è una persona specializzata in linguistica e non va confuso con un poliglotta, che è invece una persona che parla più lingue.[1]

Introduzione[modifica | modifica wikitesto]

La linguistica ha come scopo quello di definire e comprendere le caratteristiche del linguaggio (la facoltà mentale dell'uomo di comunicare attraverso una lingua) attraverso l'analisi delle lingue del mondo: un linguista indaga e descrive quindi le strutture delle lingue per capire come sono quest'ultime e cerca di spiegare perché queste sono come sono (e perché non sono in altro modo).[3]

L'obbiettivo di un linguista quindi non è quello di studiare le lingue per imparare a parlarle, cioè a comunicare con i parlanti di quelle lingue. La distinzione è parallela a quella che sussiste tra un pilota di aeroplani e un meccanico: il pilota conosce i comandi per pilotare il veicolo e come ad ogni pulsante corrisponda una precisa funzione; un meccanico, invece, conosce le singole parti dell'aeroplano, come queste siano connesse tra loro e come insieme permettano all'aeroplano di volare.[1] Idealmente, un pilota potrebbe non conoscere i circuiti dell'aeroplano e come funzionalo e viceversa un meccanico potrebbe non essere in grado di guidare un aeroplano. Parallelamente, un poliglotta è simile ad un pilota, mentre un linguista corrisponde al meccanico.

Sincronia e diacronia[modifica | modifica wikitesto]

La linguistica indaga le lingue secondo due aspetti: quello sincronico e quello diacronico. Una lingua o, più in particolare, un fenomeno linguistico possono essere studiati nella loro evoluzione storica, ossia nel loro mutare nel tempo: tale approccio, nonché metodo di analisi linguistica, è chiamato diacronico. La linguistica storica è quella branca della linguistica che si occupa dello studio diacronico delle lingue. Quando invece si osserva e si analizza una lingua o una sua caratteristica in un preciso momento storico (sia esso presente o passato), senza interessarsi del suo aspetto diacronico, si conduce una analisi sincronica. Quest'ultima è condotta dalla linguistica sincronica.[4]

Ogni livello di una lingua (dalla fonologia alla semantica e alla pragmatica) può essere studiato sia sincronicamente che diacronicamente: ad esempio, è possibile studiare il sistema nominale del latino (ossia le declinazioni: quali sono e come sono strutturate) per come ci è stato conservato nei testi letterari di un determinato periodo (studio sincronico); oppure possiamo ricostruire i mutamenti che hanno portato al sistema nominale latino come lo osserviamo, seguendo la sua storia dal protoindoeuropeo fino al latino (studio diacronico).

Discipline[modifica | modifica wikitesto]

La linguistica è un campo di ricerca ampio che include varie discipline, alcune delle quali collegate alle varie parti che compongono il sistema lingua. Le principali sottodiscipline della linguistica (che corrispondono in linea di massima ai livelli che compongono un sistema lingua) sono:

A seconda dei punti di vista dai quali il linguaggio viene studiato, è possibile inoltre distinguere altre sottodiscipline:

Teorie linguistiche[modifica | modifica wikitesto]

Teorie generative e teorie funzionali[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Linguistica generativa e Linguistica funzionale.

Molte teorie linguistiche sono state proposte negli ultimi due secoli. Tuttavia, se si osservano le teorie oggi più diffuse, è possibile distinguere principalmente due approcci ai quali tali teorie fanno riferimento: si possono avere teorie generative che si oppongono a teorie funzionali.[6] Purtroppo è difficile delineare dei confini precisi e delle caratteristiche esclusive dell'uno o dell'altro approccio; inoltre, non è possibile individuare facilmente dei principi che siano davvero condivisi rispettivamente nelle due cornici teoriche.

Nonostante ciò, si può generalizzare dicendo che le teorie generative si basano su una serie di postulati i quali presuppongono che:

  1. la facoltà umana del linguaggio sia innata, ossia che alla nascita si sia già equipaggiati con delle entità linguistiche di base che permettono all'infante di apprendere la lingua in poco tempo,
  2. che la competenza di un parlante sia un insieme di regole e unità astratte, prive di dettagli che possono essere derivati da altri fattori,
  3. e che le unità innate di base (le quali complessivamente formano quella che viene chiamata Grammatica Universale o semplicemente UG, Universal Grammar) siano le stesse per tutti i membri della specie umana. Le teorie generative sono interessate alla competenza del parlante, non alla performance effettiva dello stesso, al reale atto comunicativo.[6]

Le teorie funzionali, invece, concepiscono il linguaggio come uno strumento funzionale alla comunicazione ed è questa sua funzione che modella e trasforma il linguaggio. Le regolarità del linguaggio non sono quindi spiegate da caratteristiche innate nell'uomo, ma dal fatto che le lingue sono usate per comunicare. Le teorie funzionali sono quindi più interessate alla performance e per spiegare i pattern osservati nelle lingue del mondo ricorrono a fattori esterni al linguaggio stesso.[6]

Teorie descrittive ed esplicative[modifica | modifica wikitesto]

Una seconda tipologia di classificazione, parallela a quella esposta sopra, è stata proposta secondo la quale le teorie linguistiche sono divisibili in teorie descrittive e teorie esplicative.[3] Le teorie descrittive sono teorie che riguardano la descrizione delle lingue, cioè come sono strutturate le lingue. Diversamente, le teorie esplicative sono teorie che spiegano perché le lingue sono in un modo piuttosto che un altro. Descrizione e spiegazione sono quindi intese come due concetti separati, al contrario di quanto generalmente affermato dalle teorie generative: secondo queste infatti, una teoria può e deve essere descrittiva e al contempo permettere di spiegare i fenomeni considerati.[3]

Secondo questa visione, non è possibile concepire una "linguistica teorica" in opposizione ad una "linguistica descrittiva", dato che la distinzione non è appunto tra "teorico" e "ateorico/descrittivo", bensì tra descrittivo ed esplicativo. In altre parole, la descrizione non potrà mai essere "ateorica", ma dovrà necessariamente rifarsi ad una teoria (di tipo descrittivo).[3]

Universalismo e particolarismo categoriale[modifica | modifica wikitesto]

Le teorie linguistiche possono essere ulteriormente suddivise a seconda di come concepiscono le categorie linguistiche delle lingue.[7] Le teorie che affermano l'universalismo categoriale si propongono di individuare categorie universali, pertinenti a tutte le lingue, e spiegarne le caratteristiche: per esempio, cercano di individuare la categoria "passivo" in tutte le lingue del mondo, osservandone il comportamento e definendone delle caratteristiche universali che permettano il riconoscimento della categorie stessa in tutte le lingue osservate. Le teorie che invece seguono il particolarismo categoriale sostengono che ogni lingua possegga le sue categorie (di qui il termine "particolarismo") e che non sia possibile equiparare una categoria di una lingua con la stessa di un'altra lingua.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della linguistica.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Genetti 2014, p. 18
  2. ^ Simone 2008,  p. 3–4.
  3. ^ a b c d Dryer 2008.
  4. ^ Graffi e Scalise 2002, p. 43.
  5. ^ a b Genetti 2014,  p. 21–22.
  6. ^ a b c Haspelmath e Sims 2010, p. 9
  7. ^ Haspelmath 2010.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Berruto, Gaetano e Massimo Cerruti, La linguistica. Un corso introduttivo, Novara, UTET-DeAgostini, 2011.
  • De Mauro, Tullio, Minisemantica, Bari, Laterza, 1982.
  • (FR) de Saussure, Ferdinand, Cours de linguistique générale, Lausanne-Paris, Payot, 1916.
  • de Saussure, Ferdinand, Corso di linguistica generale, traduzione e commento di Tullio de Mauro, Bari, Laterza, 1970.
  • de Saussure, Ferdinand, Introduzione al 2º corso di linguistica generale (1908-1909), a cura di Robert Godel, edizione italiana a cura di Raffaele Simone, Roma, Ubaldini, 1970.
  • (EN) Dryer, Matthew, Descriptive theories, explanatory theories, and basic linguistic theory in Ameka, Felix K., Dench, Alan Charles e Evans, Nicholas (a cura di), Catching language: The standing challenge of grammar writing, Amsterdam, Mouton de Gruyter, 2008.
  • (EN) Genetti, Carol, How Languages Work: An Introduction to Language and Linguistics, Cambridge, Cambridge University Press, 2014.
  • Graffi, Giorgio e Sergio Scalise, Le lingue e il linguaggio. Introduzione alla linguistica, Bologna, Il Mulino, 2002.
  • (EN) Haspelmath, Martin, Comparative concepts and descriptive categories in crosslinguistic studies in Language, vol. 86.3, pp. 663–687.
  • (EN) Haspelmath, Martin e Sims, D. Andrea, Understanding Morphology, Londra, Hodder Education, 2010.
  • Lepschy, Giulio, La linguistica strutturale, Einaudi, 1990, ISBN 88-06-11796-3.
  • Lyons, John, Lezioni di linguistica, Bari, Laterza, 1982.
  • Simone, Raffaele, Fondamenti di linguistica, Roma-Bari, Laterza, 2008.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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