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Tunisia

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Tunisia
Tunisia – Bandiera Tunisia - Stemma
(dettagli) (dettagli)
Ordine, Libertà, Giustizia
Tunisia - Localizzazione
Dati amministrativi
Nome completo Repubblica tunisina
Nome ufficiale الجمهورية التونسية
Lingue ufficiali arabo[1]
Altre lingue berbero, francese, italiano
Capitale Tunisi  (2.321.227 ab. / 2013)
Politica
Forma di governo Repubblica parlamentare
Presidente Beji Caid Essebsi
Primo ministro Habib Essid
Indipendenza Dalla Francia, 20 marzo 1956
Ingresso nell'ONU 1956
Superficie
Totale 163.610 km² (92º)
 % delle acque   %
Popolazione
Totale 10.982.754 ab. (2014) (79º)
Densità 65 ab./km²
Tasso di crescita 0,964% (2012)[2]
Geografia
Continente Africa
Confini Algeria, Libia
Fuso orario UTC +1
Economia
Valuta Dinaro tunisino
PIL (nominale) 45 407[3] milioni di $ (2012) (81º)
PIL pro capite (nominale) 4 213 $ (2012) (105º)
PIL (PPA) 104 008 milioni di $ (2012) (69º)
PIL pro capite (PPA) 9 650 $ (2012) (90º)
ISU (2011) 0,698 (alto) (94º)
Fecondità 2,0 (2010)[4]
Varie
Codici ISO 3166 TN, TUN, 788
TLD .tn, تونس.
Prefisso tel. +216
Sigla autom. TN
Inno nazionale Humat al-Hima, Ala Khalidi
Festa nazionale 20 marzo
Tunisia - Mappa
 

Coordinate: 34°N 9°E / 34°N 9°E34; 9

La Repubblica Tunisina (in arabo: الجمهورية التونسية‎, el-Jumhūriyya it-Tūnisiyya), o Tunisia [tu-ni-Sì-a], è uno Stato del Nordafrica bagnato dal mar Mediterraneo e confinante con l'Algeria ad ovest e la Libia a sud e a est. Si ritiene che il suo nome, Tūnus, abbia origine dalla lingua berbera, con il significato di promontorio, o, più probabilmente, "luogo in cui passare la notte" (si può osservare la corrispondenza con un altro toponimo nordafricano dell'antichità, Tuniza, odierna El Kala, Algeria). Il francese è assai diffuso, ed è utilizzato nella pubblica amministrazione, nell'istruzione superiore e nel commercio.

Geografia[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Geografia della Tunisia.

La Tunisia è il più orientale e più piccolo dei tre Stati disposti lungo la catena montuosa dell'Atlante. È anche uno degli Stati del Maghreb, come la Mauritania, il Marocco, l'Algeria e la Libia. La sua capitale, decentrata rispetto al resto del territorio nazionale, è Tunisi, nel nord del paese.

Morfologia[modifica | modifica wikitesto]

Il 40% della sua superficie è occupato dal deserto del Sahara, mentre gran parte del territorio restante è composta da terreno particolarmente fertile e circa 1.300 km di coste facilmente accessibili.

Idrografia[modifica | modifica wikitesto]

Il paese possiede una rete idrografica scarsamente sviluppata. Il fiume Megerda, lungo 365 km, nasce in Algeria ma si snoda per ¾ del suo percorso in territorio tunisino prima di sfociare a nord della Tunisia.

Clima[modifica | modifica wikitesto]

Il clima si presenta mediterraneo sulle coste, con inverni miti e umidi ed estati calde e secche, mentre è di tipo semi-desertico o desertico nell'interno, con temperature estive molto elevate (fino a 45-47 °C) e precipitazioni scarse. Il caldo estivo è comunque limitato dalle brezze marine (solo sulle coste), mentre quando il vento (ghibli) soffia dal deserto, la temperatura può diventare opprimente.

Popolazione[modifica | modifica wikitesto]

In Tunisia ci sono 10.982.754 abitanti (2014) per la maggioranza berberi; ci sono tuttavia anche minoranze europee ed arabe, costituita principalmente da francesi (22.000 nel 2011[5]) e italiani (oltre 3000 nel 2011[6]).

Demografia[modifica | modifica wikitesto]

Crescita demografica in Tunisia dal 1961 al 2011

Etnie[modifica | modifica wikitesto]

Nonostante la maggioranza (circa il 98%) dell'odierna popolazione tunisina parli arabo e si identifichi nella cultura araba, sarebbe errato dedurne un'origine etnica proporzionale. Analisi genetiche condotte tra popolazioni berberofone e arabofone della Tunisia e del Nordafrica hanno mostrato un'unità di fondo nordafricana (in alcune zone meridionali), per cui a rigore parte della popolazione nella zona a sud, come a Gerba può essere considerata di etnia berbera anche se arabizzata[7] (in altre parti si è riscontrato un DNA derivante dagli antenati fenici).

Un'altra parte di popolazione che si trova nel paese è quella di origine ebraica, concentrata per lo più a Tunisi e nell'isola di Gerba, e molto ridotta dal momento in cui il paese ha ottenuto l'indipendenza dalla Francia.

Tunisini residenti all'estero[modifica | modifica wikitesto]

I tunisini residenti all'estero sono circa 1 milione, la maggior parte dei quali in Europa, principalmente in Francia (61.028 nel 1968[8]; 598.504 nel 2009) ed in Italia (48.909 nel 1998[9]; 152.721 nel 2009).

Tunisini residenti all'estero (2014)
Francia Francia 800.000
Italia Italia 102.890
Libia Libia 87.177
Germania Germania 85.532
Belgio Belgio Lussemburgo Lussemburgo 20.752
Arabia Saudita Arabia Saudita 18.582
Algeria Algeria 16.402
Canada Canada 15.272
Emirati Arabi Uniti Emirati Arabi Uniti 13.842
Stati Uniti Stati Uniti 13.726
Svizzera Svizzera 13.109

Fonte: Ministero degli Affari Esteri della Tunisia[10]

Lingue[modifica | modifica wikitesto]

La maggior parte della popolazione parla arabo. Molto parlato è anche il francese, soprattutto nelle città; in alcune località del sud e dell'isola di Gerba è ancora parlato il "berbero".

La Tunisia è lo Stato del Maghreb più omogeneo sul piano linguistico visto che la quasi totalità della popolazione parla l'arabo tunisino e quel tanto di lingua araba, che è la lingua ufficiale del Paese. L'arabo tunisino è di fatto una variante locale (o dialetto) derivato dall'arabo classico - o più correttamente un insieme di dialetti, per il quale non esiste nessun organo di normalizzazione - che è parlato più che altro in contesti confidenziali o in famiglia.

Durante il protettorato francese in Tunisia, la lingua francese si impose attraverso le istituzioni, in particolare l'educazione, che divenne un forte fattore di diffusione. A partire dall'indipendenza, il Paese si è arabizzato anche se l'amministrazione, la giustizia e l'insegnamento restano bilingui, così come la conoscenza di lingue europee da parte della popolazione è fortemente condizionata dalla televisione e dal turismo.

Al di là delle stime fornite dal governo tunisino, l'Organizzazione internazionale della francofonia ha affermato che il numero di persone aventi una certa conoscenza del francese è di circa 8,5 milioni , corrispondenti al 75% della popolazione.

Religioni[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa cattolica in Tunisia e Storia degli ebrei in Tunisia.

Circa il 97,4%[11] della popolazione è di religione musulmana. Oltre alla minoranza di fede ebraica (1,6%)[12][13], è presente anche una piccola componente di credenti di fede cristiana (1%), per lo più discendenti di coloni francesi ed italiani.

Sistema scolastico[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Istruzione in Tunisia.

Sino al 1958, l'istruzione in Tunisia era disponibile solo per una piccola minoranza, il 14% della popolazione. Adesso è certamente considerata una delle priorità del governo tunisino.

Economia[modifica | modifica wikitesto]

La Tunisia si colloca all'81º posto nel mondo con un PIL nominale di 45.407 milioni di dollari USA; negli anni 90 l'economia è cresciuta in media del 5% tanto che il paese ha oggi un sistema economico diversificato che va dall'agricoltura, al settore industriale (minerario, fatturiero, e dei prodotti chimici) fino al turismo che rappresenta il 7% del Pil; per quanto riguarda l'agricoltura molto rilevanti per le esportazioni sono l'olivicoltura, la viticoltura, la frutticoltura (pesche, albicocche, prugne, mele, pere, datteri e mandorle della regione di Sfax) e l'orticoltura (pomodori); l’allevamento è prevalentemente ovino e caprino. Il settore industriale è composto principalmente dall'industria dell'abbigliamento e delle calzature, la produzione di parti per automobili e macchine elettriche; lo Stato è riuscito inoltre ad attrarre numerose aziende e multinazionali come Airbus e Hewlett-Packard, che danno lavoro ad un cospicuo numero di addetti; nel 2009 il settore turistico dava lavoro ad oltre 370.000 persone; il primo partner della Tunisia nel commercio è l'Unione Europea; ostacolo all'economia tunisina è rappresentato dalla disoccupazione che colpisce soprattutto i giovani.

Al prodotto interno lordo (PIL) l'agricoltura contribuisce per il 16%, l'industria per il 28,5%, e i servizi per il 55,5%. In particolare:

  • agricoltura e industria alimentare: la Tunisia produce ed esporta cereali (mais, frumento, avena), olive e olio di oliva, frutta (in particolare arance e datteri); possiede inoltre una notevole flotta da pesca, che entra frequentemente in concorrenza con i pescherecci italiani.
  • industria: si produce molto per l'esportazione, grazie al basso costo della manodopera: i settori industriali prevalenti sono quelli di trasformazione di prodotti alimentari, il tessile e la trasformazione di prodotti petroliferi. Inoltre la Tunisia è un grande produttore di fosfati (il 6º nel mondo).
  • turismo: settore d'importanza crescente, con circa 5 milioni di visitatori nel 2004.
    I luoghi più frequentati sono Hammamet, Monastir, Sousse (Susa), dove sorgono numerosi villaggi con animazione; il deserto del Sahara a sud e i siti archeologici come
  • Cartagine, El Jem, Boulla Reggia o Dougga.

I principali partner commerciali della Tunisia sono, nell'ordine: la Francia, l'Italia, la Libia, la Germania, il Belgio e la Spagna (dati 2003).

Il tasso di disoccupazione è alto (14,1%, stime 2007), anche a causa dell'alta natalità (crescita annua dell'0,99%), che fa sì che la metà della popolazione abbia oggi meno di 15 anni.
Anche per questo, la Tunisia è uno dei paesi mediterranei a forte emigrazione, e l'Italia, da cui la separano solo 71 km da Pantelleria e 110 dalla Sicilia, è la seconda destinazione dei migranti tunisini, almeno in transito: in Italia i cittadini tunisini con permesso di soggiorno erano oltre 152 000 nel 2009.

Turismo[modifica | modifica wikitesto]

Il turismo fornisce il 20% delle entrate. Importanti centri turistici attrezzati sono Djerba, Hammamet, Susa. Il maggior numero di turisti proviene da Italia, Francia

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della Tunisia.

La Tunisia è stata abitata fin dalla preistoria: la presenza umana è documentata fin dal paleolitico. I suoi primi abitanti noti furono tribù berbere. Sintetizzando millenni di storia tunisina bisogna ricordare lo scontro fra le due etnie dei berberi sedentari e degli arabi nomadi, avvenuto fra il XII e il XIV secolo.

Il rapporto fra queste due culture, sul piano del potere politico, è stato sempre squilibrato a favore della cultura sedentaria. I berberi sono tuttora una piccola minoranza di 50.000 persone.

Antichità[modifica | modifica wikitesto]

Nell'814 a.C. fu fondata Cartagine per mano dei fenici; dopo le Guerre Puniche Cartagine passò sotto la conquista romana, dove conobbe un periodo di grande prosperità. Si svilupparono fortemente l'agricoltura e l'urbanizzazione. Forte fu dunque l'influenza della cultura di Roma che portò anche con sé l'influenza del Cristianesimo.

Dinastie islamiche[modifica | modifica wikitesto]

A metà del VII secolo iniziò la penetrazione degli arabi e della loro nuova religione, l'Islam. Furono necessarie ben sei spedizioni, la prima nel 647, la seconda nel 661, la terza nel 670, la quarta nel 688, la quinta nel 695 e la sesta nel 698-702, per strappare il paese ai Bizantini e insediarvisi stabilmente, spezzando anche la resistenza dei Berberi. Proprio nel 670 gli invasori arabi fondano Qayrawan (francesizzata in Kairouan).

Con la conversione dei Berberi all'Islam (702), la conquista divenne politicamente irreversibile e l'antica Provincia Africa diventò Ifriqiya nella lingua dei nuovi dominatori. Sebbene il popolo berbero avesse adottato la religione degli invasori, non fu mai disposto ad accettarne il dominio, tanto da aderire in massa al Kharigismo e a iniziare una serie di rivolte che durarono fino all'arrivo dei Turchi ottomani.

Dopo la dinastia degli Aghlabidi, soggetta ai califfi sunniti (IX secolo), proprio l'Ifriqiya vide la nascita (909) della dinastia sciita dei Fatimidi (fondatori arabi di Mahdiya, l'attuale Mahdia), loro prima capitale (nel 921). Nella prima metà del XII secolo le città della costa furono occupate dal Regno di Sicilia. Nel 1159-1160 tutta la regione cadde sotto il dominio degli Almohadi, berberi provenienti dal Marocco e dall'Algeria, che unificarono tutto il Maghreb. Tuttavia, già nel 1228 se ne rese autonoma la dinastia berbera degli Hafsidi, che regnò fino al XVI secolo, quando, in risposta alle crescenti pressioni del Regno di Spagna, si realizzò gradualmente la conquista da parte dei turchi ottomani che si completò nel 1574. Gli ottomani tuttavia furono sempre pochi e costretti a delegare il potere amministrativo a notabili locali, riservandosi l'autorità militare. Nel 1705 venne fondata la dinastia Husaynide (o Husseinide), i cui esponenti regnarono come Bey di Tunisi fino al 1957.

Colonialismo[modifica | modifica wikitesto]

Dal 1881 al 1956 la Tunisia, pur formalmente retta dal Bey, fu soggetta al protettorato francese. Il 12 maggio 1881 fu firmato il Trattato del Bardo: la Francia, già da 50 anni installata in Algeria, batté sul tempo le mire dell'Italia, che contava la colonia europea più numerosa. Il protettorato francese mirò a investire nello sfruttamento delle risorse naturali (agricole e minerarie) e quindi a sviluppare le reti di trasporto (stradale, ferroviario e navale). La feroce resistenza anticoloniale durò per tutti i 75 anni di dominazione francese, alimentata e poi diretta dagli allievi delle prime scuole e università moderne. La guidò il Partito della Libera Costituzione (Ḥizb al-Ḥurr al-Dustūrī) (1920), poi soppiantato dal più radicale Néo-Destour, (1934), (dal 1964 Partito Socialista Costituzionale). Nel 1938 il governo francese proclama lo Stato d'Assedio in tutta la Colonia, iniziando così una feroce lotta tra per l'Indipendenza della Tunisia.

La seconda guerra mondiale coinvolse la Tunisia dal giugno 1940 al maggio 1943. In seguito alla sconfitta francese da parte della Germania hitleriana, in base al Secondo armistizio di Compiègne (22 giugno 1940) la Tunisia diventò parte del regime di Vichy. Dall'ottobre-novembre 1942 la Tunisia venne occupata dai tedeschi e dagli italiani in ritirata pressati dall'8ª Armata britannica proveniente dall'Egitto e dalle divisioni americane provenienti dal Marocco. L'11-13 maggio 1943 le forze dell'Asse, comandate dal generale italiano Messe, in assenza di rifornimenti e rimpiazzi e circondate da soverchianti forze nemiche, si arresero a Capo Bon.

Indipendenza[modifica | modifica wikitesto]

Il 31 luglio del 1954 il primo ministro francese Pierre Mendès-France si impegnò, in un discorso a Cartagine, a riconoscere l'autonomia tunisina. Tahar Ben Ammar del Destour divenne Gran Vizir di Tunisi. L'anno seguente, il 3 giugno: le convenzioni firmate da Mendès-France e Ben Ammar inaugurarono l'autonomia tunisina; i colloqui proseguirono in vista dell'indipendenza. IL 20 marzo 1956 il Trattato del Bardo venne abrogato. In seguito a quest'evento la Tunisia venne dichiarata indipendente. Alle elezioni dell'8 aprile il Néo-Destour ottenne il 95% dei voti: Habib Bourguiba (1903-2000), esponente del Néo-Destour divenne Primo Ministro. Il 3 agosto la Tunisia abrogò il doppio regime (coranico e civile) nei tribunali e progressivamente attuò lo stesso nelle scuole. Il 13 agosto è approvato il Codice dello statuto della persona (CSP), che di fatto emancipa le donne (divieto della poligamia, necessità di un'età minima e del reciproco consenso per il matrimonio, abolizione del dovere di obbedienza della sposa, sostituzione del divorzio al ripudio, solo maschile). Cinque mesi dopo è vietato l'uso dell'hijab nelle scuole e sette mesi dopo alle tunisine è pienamente riconosciuto il diritto di voto.

Repubblica e regimi[modifica | modifica wikitesto]

Il 25 luglio del 1957, avvenne la proclamazione della Repubblica. L'Assemblea Costituente dichiarò decaduta la dinastia Husseinide. Si elesse un consiglio costituzionale che attribuì a Bourguiba le funzioni di Presidente della Repubblica. Il 1º giugno 1959 venne adottata la prima Costituzione repubblicana, che conferma la natura laica dello Stato. Preceduta in primavera dalle prime elezioni municipali, l'8 novembre si tennero, unitamente a quelle parlamentari, le prime elezioni presidenziali e venne eletto Bourguiba, unico candidato. All'inizio del 1963, Bourguiba inaugurò la fase socialista, come necessaria allo sviluppo, ma in seguito a ciò la Francia azzerò gli aiuti allo sviluppo, temendo un'influenza della Tunisia sugli Stati facenti parte del Patto Atlantico. Il 15 ottobre le truppe francesi lasciarono il porto di Biserta, ultima loro base nel Paese. Nel 1970 Bourguiba cominciò a chiudere la fase socialista. Il 26 gennaio1978, "Giovedì nero" ci fu uno sciopero generale proclamato dal sindacato (UGTT) e ai disordini che seguirono, la polizia rispose brutalmente, sparando sui manifestanti, su ordine del presidente: alcune centinaia furono i morti.

L'anno seguente in seguito alla firma degli accordi di Camp David fra Egitto e Israele (settembre 1978), la Lega Araba trasferì la sua sede a Tunisi; ritornerà al Cairo nel settembre-ottobre 1990. Al congresso del PSD del 1981 Bourguiba aprì al pluralismo politico: i primi due partiti di opposizione (MSD e PUP) furono legalizzati il 19 novembre 1983. Alla fine del 1983, e il 1984, gennaio l'annuncio di un aumento del prezzo del pane e dei cereali generò violente manifestazioni spontanee; la repressione portò un centinaio di morti, ma il 6 gennaio il presidente annunciò alla televisione il mantenimento dei prezzi.

Il 7 novembre 1987 il generale Zine El-Abidine Ben Ali, Primo ministro dal 1º ottobre, depose il presidente Bourguiba per senilità con un colpo di Stato "medico", favorito fra l'altro dall'Italia[14]. Il generale costruì un regime autoritario, fondato sul sopruso ed intriso di corruzione, ponendo fidati collaboratori nei ruoli di dirigenza e costruendo leggi elettorali truffa, le quali gli permisero di ottenere dei risultati plebiscitari nelle elezioni degli anni seguenti.

Rivoluzione e Democrazia[modifica | modifica wikitesto]

Il 17 dicembre 2010, un giovane ambulante, Mohamed Bouazizi si diede fuoco davanti al palazzo del Governatorato di Sidi Bouzid a seguito della volontà delle autorità di revocargli la licenza. Quest'episodio portò alla nascita della Primavera Araba, un insieme di movimenti popolari che si svilupparono in diverse Nazioni di cultura araba.

Il 14 gennaio 2011 si dimise il dittatore Ben Ali, il quale fuggì all'estero. Le sommosse popolari in Tunisia del 2010-2011 contro il carovita furono una miccia. Ad assumere provvisoriamente la presidenza, secondo la costituzione tunisina di allora, fu il presidente della Camera Fouad Mebazaa, inaugurando un'incerta fase transitoria[15]. Un mese dopo circa, il 6 febbraio il ministro degli Interni tunisino annunciò la cessazione delle attività del partito del deposto presidente Ben Ali, l'RCD (Rassemblement Constitutionnel Democratique), con la chiusura di tutte le sedi del partito.

Il 23 ottobre 2011 si sono svolte le elezioni per l'Assemblea Costituente della Tunisia che hanno visto la netta affermazione del partito islamico moderato Ennahda, seguito dal Congresso per la Repubblica. Il difficile cammino costituente, caratterizzato da tensioni anche tra i partiti si è concluso con alcune intese, che hanno permesso di mantenere un quadro politico-istituzionale.

Il 26 gennaio 2014 è entrata in vigore una nuova Costituzione, contenente garanzie di libertà ed uguaglianza, principi di tutela delle tradizioni e un'"introduzione rivoluzionaria" dei "nuovi diritti".

Elezioni legislative, per l'attribuzione dei 217 seggi previsti per l'Assemblea del Popolo (il Parlamento tunisino), si sono tenute senza incidenti e contestazioni in Tunisia il 26 ottobre 2014.[16] La propaganda elettorale ha avuto inizio dal 4 Ottobre 2014.[17] Esse costituivano le prime elezioni,[18] giudicate a livello internazionale sostanzialmente rispettose delle tradizioni democratiche parlamentari e realmente multipartitiche. I risultati ufficiali, previsti per il 23 novembre 2014,[19] hanno delineato un primo risultato in favore dell'Appello della Tunisia, che avrebbe guadagnato oltre 80 seggi sul totale di 217, a fronte dei 67 seggi attribuiti al Movimento Ennahda.[20] Un esame preliminare, pubblicato dalla Agenzia Anadolus, ha fornito i seguenti risultati provvisori: 83 seggi per il Appello della Tunisia (38,24%), 68 per Ennahda (31,33%), 17 per l'Unione Patriottica Libera, 12 per il Fronte Popolare, 9 per Afaq Tunus, 5 per Corrente Democratica, 4 per L'Iniziativa e 4 infine per il Congresso per la Repubblica.[21]

Ordinamento dello Stato[modifica | modifica wikitesto]

Una nuova Costituzione è entrata in vigore il 26 gennaio 2014. Essa è composta da 149 articoli ed organizza la forma di Stato della Tunisia come liberal democratica ed indica nella forma di governo una Repubblica parlamentare con un Presidente della Repubblica ed un esecutivo con un Primo ministro.

Freedom House, secondo il suo rapporto "Freedom in the World 2015", classifica la Tunisia come un stato politicamente libero, unico caso nel mondo arabo, con un punteggio di 1 sulla scala dei diritti politici e 3 su quella dei diritti civili.

Il potere legislativo è affidato all'Assemblea dei Rappresentanti, composta da 150 membri eletti a suffragio universale. La nuova Carta introduce inoltre due nuove istituzioni per la Tunisia: la Corte Costituzionale e il CSM.

Suddivisioni amministrative[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Governatorati della Tunisia.

La Tunisia è suddivisa in 5 regioni (minṭaqa, in arabo: ﻣﻨﻄﻘـة‎) con 24 province (wilāyāt, in arabo: ﻭلاﻳـة‎), che prendono il nome dalle città capoluogo. Ciascuna provincia è retta da un governatore nominato dal Presidente. Le province sono a loro volta suddivise in "delegazioni", che raggruppano diversi comuni o "consigli rurali". La più piccola suddivisione amministrativa è l'ʿimadat.

Città principali[modifica | modifica wikitesto]

Rovine di Cartagine

Le città principali sono la capitale Tunisi, importante centro economico amministrativo e turistico, Hammamet, Tabarka, Susa, importanti città turistiche e bagnate dal mare, Sfax, industriale, Qayrawan (Kairouan), la capitale religiosa, Biserta, Gabès, Tozeur, ultima città prima del deserto, e Douz (detta anche "la Porta del Deserto").

Politica[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Politica della Tunisia.

Sport[modifica | modifica wikitesto]

Negli ultimi anni la nazionale di calcio è un po' in crisi, nonostante sia una delle migliori squadre africane. Fra i trofei vinti spicca la Coppa delle Nazioni Africane del 2004; in quella edizione la Tunisia era il Paese ospitante e ha ottenuto la vittoria battendo in finale il Marocco per 2-1.

Tradizioni[modifica | modifica wikitesto]

Gastronomia[modifica | modifica wikitesto]

I piatti principali della gastronomia tunisina sono il couscous, il tajine, la mulukhiyya, la meshweyya, il Brik, l'osbane, le kefta, il makluba, la chorba, il mlawi, la blabi, le merguez.

Fra i dolci si annoverano le Samsa, le Adlia, la Baklawa, i Kaak Anbar, i Kaak Tressé, i Mlabes, i Machmoum, i Miniardise Jiljlane e i Makroud.

Relativamente alle bevande, la Tunisia produce sia vini bianchi che rossi.

Rossi
Bianchi

Per quanto riguarda i liquori, sono prodotti localmente il Thibarine ed il Boukha; esiste poi una bevanda chiamata Laghmi che consiste in linfa di palma estratta e servita senza alcun trattamento.

Festività[modifica | modifica wikitesto]

  • 14 gennaio, festa della Rivoluzione e della Gioventù
  • 20 marzo, festa dell'indipendenza
  • 24 giugno, anniversario della fondazione dell'esercito nazionale
  • 20 marzo, festa nazionale
  • 25 luglio, festa della repubblica
  • 15 ottobre, festa della liberazione
  • Eid Ul Edha
  • Eid Ul Fitr
  • Ramadhan (mese celebrativo e di religiosità)
  • Mawlid (che ricorre il 12 del mese lunare di Rabi' al-awwal )

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ L'articolo 1 della Costituzione afferma: "La Tunisia è uno Stato libero, indipendente, sovrano, la cui religione è l'Islam e la cui lingua è l'arabo. Il suo ordinamento è quello repubblicano".
  2. ^ (EN) Population growth rate su CIA World Factbook. URL consultato il 28 febbraio 2013.
  3. ^ Dati dal Fondo Monetario Internazionale, ottobre 2013
  4. ^ Tasso di fertilità nel 2010. URL consultato il 12 febbraio 2013.
  5. ^ L'inquiétude des Français de Tunisie, TF1 News, 16/01/2011
  6. ^ Italiani nel mondo, Preoccupati i connazionali in Tunisia, ItaliachiamaItalia, 12/01/2011
  7. ^ "The lack of differentiation between North African Arabs and Berbers has also been observed using other genetic markers such as classical markers (Bosch et al. 1997); autosomal STRs (Bosch et al. 2000), Alu insertion polymorphisms (Comas et al. 2000); and Y-chromosome lineages (Bosch et al. 2001).. This pattern suggests that the Arabization of the area was mainly a cultural process, rather than a demographic replacement of the Berber populations that inhabited the region where the Arabic expansion took place." (Fadhlaoui-Zid et al. 2004: 231).
  8. ^ Quid 2003, Géographie humaine de la France - Nationalité des Étrangers, p. 624, b
  9. ^ Rapporto della Caritas 1998
  10. ^ (ARFR) La communauté tunisienne à l'étranger en 2008 (Fonte: Ministero degli Affari Esteri della Tunisia), Office des Tunisiens à l'Etranger.
  11. ^ Dati CIA
  12. ^ (FR) Sito degli ebrei tunisini
  13. ^ HARISSA.COM: di Elia Boccara
  14. ^ la Repubblica/fatti: Tunisia, il golpe italiano 'Si', scegliemmo Ben Ali''
  15. ^ Colpo di Stato in Tunisia, il premier assume il potere, AGI-Agenzia giornalistica italiana
  16. ^ Tunisie : les législatives fixées au 26 octobre et la présidentielle au 23 novembre in Jeune Afrique, 25 giugno 2014.
  17. ^ Campaigning begins for Tunisia’s parliamentary elections in Asharq Al-Awsat, 5 ottobre 2014. URL consultato il 7 ottobre 2014.
  18. ^ Tunisia begins landmark election race, AFP, 4 ottobre 2014. URL consultato il 19 ottobre 2014.
  19. ^ Elections: Tunisia’s ISIE Reveals Final Voter Registration Figures in Tunisia Live, 28 agosto 2014. URL consultato l'8 settembre 2014.
  20. ^ Tunisia's secular party Nidaa Tounes takes lead in parliament vote: source in Reuters, 27 ottobre 2014. URL consultato il 27 ottobre 2014.
  21. ^ Natasha Turak, Nidaa Tounes Leads Ennahdha by Strong Margin in Tunisia Live, 27 ottobre 2014. URL consultato il 27 ottobre 2014.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

K. Fadhlaoui-Zid, S. Plaza, F. Calafell, M. Ben Amor, D. Comas, A. Bennamar El Gaaied, "Mitochondrial DNA Heterogeneity in Tunisian Berbers", Annals of Human Genetics, 68:3 (2004), pp. 222–233. - Print ISSN 0003-4800 / Online ISSN 1469-1809

Perkins, Kenneth J. , Tunisia. La via pacifica all’indipendenza, Beit casa editrice, Trieste 2014, ISBN 978-88-95324-33-3

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autorità VIAF: (EN264373469 · GND: (DE4061206-5