Indonesia

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Indonesia
Indonesia – Bandiera Indonesia - Stemma
(dettagli) (dettagli)
Bhinneka Tunggal Ika
(lingua antica giavanese:
Uniti nelle diversità)
Indonesia - Localizzazione
Dati amministrativi
Nome completo Repubblica d'Indonesia
Nome ufficiale Republik Indonesia
Lingue ufficiali Indonesiano
Capitale Giacarta  (9 580 000 ab. / 2010)
Politica
Forma di governo Repubblica presidenziale
Capo di Stato Joko Widodo
Indipendenza 17 agosto 1945 dai Paesi Bassi
Ingresso nell'ONU 28 settembre 1950
Superficie
Totale 1 904 569 km² (15º)
 % delle acque 4,85 %
Popolazione
Totale 244 870 937 ab. (2012) ()
Densità 131 ab./km²
Tasso di crescita 1,03% (2012)[1]
Geografia
Continente Asia e Oceania
Confini Malesia, Papua Nuova Guinea, Timor Est
Fuso orario da UTC +7 a UTC +9
Economia
Valuta Rupia indonesiana
PIL (nominale) 878 536[2] milioni di $ (2012) (16º)
PIL pro capite (nominale) 3 594 $ (2012) (114º)
PIL (PPA) 1 203 634 milioni di $ (2012) (15º)
PIL pro capite (PPA) 4 923 $ (2012) (124º)
ISU (2011) 0,617 (medio) (124º)
Fecondità 2,1 (2011)[3]
Varie
Codici ISO 3166 ID, IDN, 360
TLD .id
Prefisso tel. +62
Sigla autom. RI
Inno nazionale Indonesia Raya
Festa nazionale 17 agosto
Indonesia - Mappa
Evoluzione storica
Stato precedente Flag of the Netherlands.svg Impero coloniale olandese
 

Coordinate: 2°S 118°E / 2°S 118°E-2; 118

L'Indonesia è uno Stato del sud-est asiatico. Composto da 17 507 isole, è il più grande Stato-arcipelago del mondo. Con una popolazione di 238 milioni di abitanti nel 2010[4] è il quarto Paese più popoloso del mondo e il più grande Paese musulmano nonostante nella costituzione indonesiana non sia presente alcun riferimento all'Islam.[senza fonte]

L'Indonesia è una repubblica democratica presidenziale. La capitale nazionale è la città di Giacarta. Le frontiere terrestri del paese sono con Malesia nell'isola del Borneo, con Papua Nuova Guinea nell'isola di Nuova Guinea, e con Timor Est nell'isola di Timor. Altri paesi vicini includono Singapore, Filippine, Australia, e il territorio in ambito dell'Oceano Indiano delle Isole Andamane e Nicobare.

L'interesse commerciale verso la regione dell'arcipelago indonesiano risale almeno al VII secolo, quando il Regno Srivijaya già commerciava con la Cina e l'India. I sovrani locali adottarono gradualmente dall'India il modello culturale, religioso e politico fin dai primi secoli dopo Cristo, con la fioritura di regni indù e buddhisti. La storia indonesiana è stata influenzata dalle potenze straniere, interessate alle grandi risorse naturali che poteva offrire questa terra.

L'Islam fu introdotto dai mercanti stranieri. Le potenze europee combatterono l'un l'altra al fine di monopolizzare il commercio delle isole della Sonda e delle Molucche durante l'Età delle Scoperte. Dopo tre secoli e mezzo di colonialismo olandese, l'Indonesia si assicurò la propria indipendenza dopo la Seconda guerra mondiale. La storia recente dell'arcipelago si è subito dimostrata turbolenta, con sfide poste da calamità naturali, dal problema del separatismo, dal processo di democratizzazione, e dai periodi di rapido mutamento economico.

Attraverso le sue numerose isole, l'Indonesia si compone di svariati gruppi etnici, linguistici, religiosi. Quello giavanese è il gruppo etnico più numeroso e dominante.

Come stato unitario e nazione, l'Indonesia ha sviluppato un'identità condivisa basata su una lingua nazionale, una diversità etnica, un pluralismo religioso all'interno di una popolazione a maggioranza musulmana, e una storia di colonialismo e di ribellione ad esso.

Il motto nazionale indonesiano, che si trova sorretto dalla leggendaria Garuda, ossia l'aquila mitologica che ne orna il blasone, è emblematico in questo senso: Bhinneka tunggal ika ("Unità nella diversità", letteralmente "Molti, ma uno"). Tuttavia le tensioni settarie e il separatismo hanno portato a scontri violenti che hanno talvolta compromesso la stabilità politica ed economica.

L'Indonesia è un paese di contrasti: possiede vaste aree disabitate e selvagge, che sostengono una delle maggiori biodiversità del pianeta, e isole densamente popolate (la sola Giava conta 114 milioni di abitanti). Grandi sono le risorse naturali, in parte non ancora sviluppate, ma la povertà, all'inizio del secolo XXI, è ancora una realtà su vastissime fasce della popolazione.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Storia dell'Indonesia.

Sotto l'influenza dell'Induismo e del Buddhismo, numerosi regni si formarono sulle isole di Sumatra e Giava dal VII al XIV secolo. L'arrivo di mercanti arabi, provenienti dal Gujarat (India), portò alla diffusione dell'Islam, che divenne la religione predominante.

A partire dal 1602, gli olandesi si stabilirono lentamente nell'attuale Indonesia, sfruttando il frazionamento in piccoli regni, in breve le Indie Orientali Olandesi divennero uno dei possedimenti coloniali più ricchi del mondo, grazie al commercio delle spezie.

I Paesi Bassi governarono l'Indonesia fino alla seconda guerra mondiale, prima come colonia fino allora sotto il controllo della Compagnia Olandese delle Indie Orientali, poi, dal XVII secolo direttamente alle dipendenze del governo olandese.

Fra le due guerre mondiali si sviluppò un movimento di indipendenza indonesiano, che aveva come capi studenti e giovani professionisti, molti dei quali vennero imprigionati per le loro attività politiche.

Durante il secondo conflitto mondiale, con i Paesi Bassi occupati dalla Germania, il Giappone invase la colonia e organizzò un comitato provvisorio con a capo il leader indipendentista Sukarno, Mohammad Hatta e Kyai. Nel marzo del 1945, il Giappone organizzò un comitato indonesiano per l'indipendenza, il 17 agosto Sukarno proclamò l'indipendenza e, il 17 dicembre 1949, dopo 4 anni di guerra e trattative la regina Giuliana d'Olanda riconobbe l'indipendenza della colonia, il primo presidente fu Sukarno, e Mohammad Hatta il suo vice.

Negli anni sessanta ci furono scontri armati con la Malesia e gravi difficoltà economiche. Nel 1962 all'Indonesia venne annessa la Nuova Guinea occidentale, che era rimasta sino ad allora colonia olandese, assegnandole il nome di Irian Jaya. Nel 1965, col sostegno degli Stati Uniti, salì al potere il generale Suharto, che purgò le forze armate e il parlamento di tutti gli elementi filo-Sukarno e i membri del Partito comunista indonesiano, sciolse i sindacati e ridusse la libertà di stampa, uccidendo nel processo tra 500 000 e più di un milione di persone, per la maggioranza contadini poveri, comunisti e loro simpatizzanti.

Nei 32 anni al potere Suharto incoraggiò gli investimenti esteri che produssero una crescita economica del paese, ma si arricchì anche personalmente e favorì i familiari anche grazie a una diffusa corruzione. Nel 1998, dopo grandi proteste popolari ed a causa di una crisi finanziaria, fu costretto alle dimissioni.

Fra il 1998 e il 2001, l'Indonesia ha avuto tre presidenti: Jusuf Habibie, Abdurrahman Wahid e Megawati Sukarnoputri. Nel 2004 le elezioni furono vinte da Susilo Bambang Yudhoyono.

Nel 2002, dopo 24 anni di occupazione indonesiana e tre di amministrazione ONU, Timor Est diventa indipendente. Anche altre regioni rivendicano l'indipendenza, in particolare Aceh (nord di Sumatra) e Papua, la sezione indonesiana dell'isola di Nuova Guinea.

Panorama di Bali

Il 12 ottobre 2002, nell'isola di Bali, un attentato suicida contro dei locali turistici, frequentati, principalmente, da turisti occidentali, ha provocato la morte di 202 persone.

Il 26 dicembre 2004, la costa occidentale dell'isola di Sumatra, tra cui, in particolare, la provincia di Aceh, è stata prima colpita e devastata da un immane terremoto, che ha raggiunto magnitudo 9, e successivamente spazzata da un imponente tsunami che ha provocato onde di risalita sulle coste alte, in alcuni punti, 25 m, rendendo quest'area la più devastata dal Maremoto dell'Oceano Indiano, con più di 200 000 morti

Geografia[modifica | modifica wikitesto]

L'Indonesia è costituita da 17 508 isole, circa 7 000 delle quali abitate.[5] Esse sono disseminate su entrambi i lati dell'equatore. Le cinque isole maggiori sono Giava, Sumatra, Kalimantan (la parte indonesiana del Borneo), Nuova Guinea (in comune con Papua Nuova Guinea) e Sulawesi.

L'Indonesia è considerata un paese transcontinentale, appartenente all'Asia e all'Oceania, in quanto ha isole che si trovano ai due lati della linea di Wallace.

L'Indonesia presenta frontiere terrestri con Malesia sull'isola del Borneo, Papua Nuova Guinea sull'isola di Nuova Guinea, Timor Est sull'isola di Timor. Indonesia è prossima ai confini di Singapore, Malesia, Filippine a nord e Australia a sud. La capitale, Giakarta, è situata sull'isola di Giava ed è la più grande città dello Stato, la seguono Surabaya, Bandung, Medan e Semarang.[6]

Con una superficie di 1 919 440 k l'Indonesia è il sedicesimo paese del mondo per estensione.[7] La sua densità media è di 134 persone per chilometro quadrato, 79ª nel mondo,[8] anche se sull'isola di Giava, la più popolosa dell'arcipelago,[9] si toccano le 940 persone per chilometro quadrato. Con 4 884 m sul livello del mare, Puncak Jaya sull'isola di Nuova Guinea è la più alta montagna del paese (e dell'intero continente dell'Oceania a cui l'isola geograficamente appartiene), e il lago Toba a Sumatra è il lago più grande con una superficie di 1 145 k. I fiumi più lunghi sono nel Kalimantan (parte indonesiana dell'isola del Borneo), e comprendono il Mahakam, il Barito e il Kapuas.

Il monte Semeru nella provincia di Giava Orientale.

L'Indonesia è posizionata sul bordo di importanti faglie tettoniche, quali la placca pacifica, eurasiatica e australiana che rendono la regione altamente soggetta a fenomeni quali vulcanesimo e terremoti.

L'Indonesia possiede almeno 150 vulcani attivi,[10] compreso il Krakatoa e il Tambora, entrambi famosi per la loro devastanti eruzioni nel XIX secolo. L'eruzione del supervulcano Toba, circa 70 000 anni fa, fu una delle più grandi eruzioni mai verificatesi, e una catastrofe globale. Fra le calamità che hanno colpito il paese nei primi anni del XXI secolo si segnala lo tsunami del 2004 che uccise, secondo le stime, 167 736 persone solo nell'isola di Sumatra,[11] e il terremoto di Yogyakarta nel 2006. Tuttavia la cenere vulcanica è un importante contributo per l'elevata fertilità di moltissimi terreni, ed ha storicamente sostenuto l'alta densità della popolazione di regioni quali quella di Giava e Bali.[12]

Clima[modifica | modifica wikitesto]

Situata lungo l'equatore, l'Indonesia ha un clima tropicale con due distinte stagioni dei monsoni, una umida e l'altra secca. Le precipitazioni medie annue nelle pianure variano dai 1 780 ai 3 175 mm e nelle regioni montuose può arrivare fino ai 6 100 mm. Le zone più piovose sono le aree montane di Sumatra, Giava Occidentale, Kalimantan, Sulawesi e Nuova Guinea; l'umidità si mantiene generalmente elevata, in media circa l'80%. Le temperature variano poco durante tutto l'anno: la temperatura media giornaliera a Giacarta è tra i 26 e i 30 °C.

Popolazione[modifica | modifica wikitesto]

Demografia[modifica | modifica wikitesto]

Evoluzione demografica dell'Indonesia.

La popolazione nazionale secondo il censimento del 2000 ammontava a 205 milioni di abitanti,[13] ma l'Ufficio centrale di statistica indonesiano stimava già la popolazione a 244 milioni di abitanti nel 2012. 130 milioni di persone vivono solo sull'isola di Giava, l'isola più popolata del pianeta.[14] Nonostante un programma di pianificazione della popolazione abbastanza efficace e in vigore dal 1960, la popolazione è destinata ad aumentare a circa 315 milioni entro il 2035, sulla base della stima attuale del tasso di crescita annuo del 1,25%.[15]

Principalmente gli indonesiani sono discendenti delle popolazioni austronesiane provenienti da Taiwan; l'altro grande raggruppamento è quello melanesiano, prevalentemente nell'Indonesia orientale.[16] Ci sono circa 300 gruppi etnici distinti nativi dell'Indonesia, e 742 differenti lingue e dialetti.[17] La lingua principale è il giavanese, parlata dal 42% della popolazione, ed è la lingua politicamente e culturalmente dominante.[18] Gli altri gruppi non giavanesi sono sundanese, malay e madurese.

Esiste un senso di appartenenza alla nazione indonesiana nonostante le forti identità regionali.[19] La società vive prevalentemente in maniera armoniosa, sebbene le inevitabili tensioni sociali, religiose ed etniche abbiano talvolta innescato terribili violenze.[20] Gli indonesiani cinesi sono un'influente minoranza etnica comprendente meno del 5% della popolazione dell'Indonesia.[21] Gran parte delle ricchezze del paese sono in mano cinese, e ciò ha contribuito ad un notevole risentimento, e alla violenza anti-cinese.[22][23][24]

Religione[modifica | modifica wikitesto]

L'Indonesia è il più popoloso paese a maggioranza musulmana del mondo, con quasi l'86,1% della popolazione di fede musulmana secondo il censimento del 2000. Il 5,7% della popolazione è protestante, il 3% cattolico, il 1,8% indù, e il 3,4% altro[25]. Il governo riconosce ufficialmente sei religioni (l'Islam, il protestantesimo, il cattolicesimo, l'induismo, il buddhismo e il confucianesimo), ma la libertà religiosa è prevista dalla costituzione indonesiana ed i rapporti tra le comunità religiose sono in genere molto pacifici. Solo negli ultimi anni si è verificata l'insorgenza di forme di fondamentalismo islamico, che, sebbene minoritarie, preoccupano le minoranze religiose per la loro capacità di influire sulle politiche governative. La maggior parte degli indù sono balinesi, e la maggior parte dei buddhisti sono di etnia cinese. Sebbene rappresentino oramai solo delle religioni minoritarie, l'induismo e il buddhismo hanno dato un'importante influenza nella cultura indonesiana. L'Islam venne adottato per la prima volta nel nord dell'isola di Sumatra nel XIII secolo, attraverso l'influenza dei commerci, e divenne la religione dominante del paese nel XVI secolo. La Chiesa cattolica venne introdotta dai colonizzatori e dai missionari portoghesi, e il protestantesimo durante il periodo coloniale olandese (calvinismo e chiesa luterana). Una grande percentuale di cittadini indonesiani pratica una forma meno ortodossa della propria religione, tale forma si basa sui costumi e sulla cultura locale.

Lingue[modifica | modifica wikitesto]

La lingua nazionale ufficiale è l'indonesiano, ed è universalmente insegnata nelle scuole, ed è parlata da quasi tutta la popolazione. È la lingua degli affari, della politica, dei media nazionali, dell'istruzione, e del mondo accademico. Fu originariamente una lingua franca per la maggior parte della regione, tra cui l'odierna Malesia, ed è quindi strettamente imparentata con il malese. L'indonesiano fu promosso inizialmente dai nazionalisti negli anni ’20 del secolo XX, e dichiarata lingua ufficiale con l’indipendenza nel 1945. La maggior parte degli indonesiani parla almeno una delle diverse centinaia di lingue locali (bahasa daerah), spesso come prima lingua. Di queste il giavanese è la più parlata, essendo la lingua del principale gruppo etnico.[26] D'altra parte Papua possiede più di 500 lingue e dialetti indigeni in una regione che conta appena 2,7 milioni di persone. Gran parte della popolazione anziana conosce ad un certo livello anche l’olandese.[27]

Ordinamento scolastico[modifica | modifica wikitesto]

Suddivisioni amministrative[modifica | modifica wikitesto]

Province[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Province dell'Indonesia.

L'Indonesia è suddivisa in trentatré province (provinsi o propinsi), di cui due sono territori speciali e una è il territorio cittadino della capitale. Le province sono a loro volta costituite da reggenze (kabupaten) e municipalità (kota), formati a loro volta da distretti (kecamatan) e comuni (desa o kelurahan). Le province sono:

  1. Bali
  2. Bangka-Belitung
  3. Banten
  4. Bengkulu
  5. Giava Occidentale
  6. Giava Centrale
  7. Giava Orientale
  8. Isole Riau
  9. Jambi
  10. Kalimantan Settentrionale
  11. Kalimantan Centrale
  12. Kalimantan Meridionale
  13. Kalimantan Occidentale
  14. Kalimantan Orientale
  15. Lampung
  16. Nusa Tenggara Occidentale
  1. Nusa Tenggara Orientale
  2. Gorontalo
  3. Maluku
  4. Maluku Settentrionale
  5. Papua
  6. Papua Occidentale
  7. Riau
  8. Sulawesi Centrale
  9. Sulawesi Occidentale
  10. Sulawesi Meridionale
  11. Sulawesi Settentrionale
  12. Sulawesi Sudorientale
  13. Sumatra Meridionale
  14. Sumatra Occidentale
  15. Sumatra Settentrionale

I territori speciali (daerah istimewa) sono:

  1. Aceh (o Nanggroe Aceh Darussalam)
  2. Yogyakarta, che è un Sultanato islamico;
  3. Giacarta, il territorio cittadino della capitale.

Città principali[modifica | modifica wikitesto]

La più importante città indonesiana è la capitale Giacarta, centro economico e culturale del Paese. Altre città che superano i 2 milioni di abitanti sono Surabaya e Bandung, anch'esse nell'isola di Giava, mentre nell'isola di Sumatra il maggiore centro è Medan.

Politica[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Politica dell'Indonesia.

Il potere legislativo è esercitato dal Majelis Permusyawaratan Rakyat (MPR) o 'Assemblea Consultiva del Popolo', che consiste del Dewan Perwakilan Rakyat (DPR) o Consiglio Rappresentativo del Popolo, eletto con un mandato di 5 anni, e dal Dewan Perwakilan Daerah (DPD) o Consiglio Rappresentativo Regionale. In seguito alle elezioni del 2004, il MPR diventerà un parlamento bicamerale, con l'istituzione del DPD come seconda camera.

Il potere esecutivo è esercitato dal presidente e dai suoi consiglieri. Dal 2004 il presidente viene eletto dal popolo, il mandato dura 5 anni.

Il sistema politico è stato liberalizzato solo nel 1998. L'elezione parlamentare del 7 giugno 1999 fu la prima libera dal 1955: 48 partiti parteciparono ma solo cinque superarono la soglia del 2%:

  • Partito Democratico Indonesiano - Lotta (PDI-P) 33,76% 153 seggi
  • Partito dei Gruppi Funzionali (Gol-Kar) 22,46% 120 seggi
  • Partito del Risveglio Nazionale (PKB) 12,62% 51 seggi
  • Partito Unito per lo Sviluppo (PPP - islamista) 10,72% 58 seggi
  • Partito del Mandato Nazionale (PAN) 7,12% 34 seggi
  • altri partiti (<2% e <15 seggi) 13,32% 46 seggi

L'elezione parlamentare del 5 aprile 2004 diede i seguenti risultati:

  • Partito dei Gruppi Funzionali (Gol-Kar) 21,6% 128 seggi
  • Partito Democratico Indonesiano - Lotta (PDI-P) 18,5% 109 seggi
  • Partito del Risveglio Nazionale (PKB) 10,6% 52 seggi
  • Partito Unito per lo Sviluppo (PPP - islamista) 8,1% 58 seggi
  • Partito Democratico (PD) 7,5% 57 seggi
  • Partito della Giustizia Prospera (PKS - islamista) 7,3% 45 seggi
  • Partito del Mandato Nazionale (PAN) 6,4% 52 seggi
  • altri partiti (<3% e <15 seggi) 20,0% 49 seggi

Economia[modifica | modifica wikitesto]

Il prodotto interno lordo indonesiano nel 2012 è stato di 879 miliardi di dollari statunitense (1 204 miliardi di $ a parità di potere d'acquisto).[2] Nel 2012 secondo le stime nominali il PIL pro capite è stato di 3 594 $, e il PIL pro capite a PPP è stato di 4 923 $.[2] Il settore dei servizi garantisce la percentuale più elevata della ricchezza del paese, contribuendo al 45,3% del PIL (2005). Segue l'industria (40,7%) e l'agricoltura (14,0%).[28] Tuttavia l'agricoltura occupa la parte preponderante della forza lavoro rispetto agli altri settori, rappresentando il 44,3% dei 95 milioni di lavoratori di cui dispone l'Indonesia. Il settore dei servizi occupa il 36,9% delle persone impiegate e l'industria il 18,8%.[29] Le principali industrie includono quella petrolifera e del gas naturale, dei prodotti tessili, dell'abbigliamento, e il settore minerario. I principali prodotti agricoli sono olio di palma, riso, , caffè, spezie, e gomma, tradizionalmente trasportati lungo le vie d'acqua per mezzo di caratteristiche imbarcazioni soprannominate Klotok.

Giacarta, capitale nazionale e primo centro produttivo e del terziario del paese.

I principali mercati di sbocco delle esportazioni indonesiane (2005) sono il Giappone (22,3%), gli Stati Uniti (13,9%), la Cina (9,1%) e Singapore (8,9%). I principali paesi da cui provengono le importazioni indonesiane sono nell'ordine Giappone (18,0%), Cina (16,1%), e Singapore (12,8%). Nel 2005 l'Indonesia ha registrato un surplus commerciale (saldo tra esportazioni e importazioni) con esportazioni per 83,64 miliardi di $ e importazione per 62,02 miliardi di miliardi di $. Il paese ha grandi ricchezze naturali, che vanno dal petrolio greggio, gas naturale, stagno, rame e oro. I principali prodotti d'importazione includono macchinari e attrezzature, prodotti chimici, combustibili e prodotti alimentari.[26]

Durante gli anni sessanta l'economia peggiorò drasticamente a causa dell'instabilità politica e di scelte che si rilevarono inadeguate, provocando grave povertà e fame.[30] Dopo la caduta del Presidente Sukarno nella metà degli anni sessanta, le nuove amministrazioni governarono meglio la politica economica, riducendo rapidamente l'inflazione, stabilizzando la moneta, riprogrammando il debito estero, e attirando gli aiuti e gli investimenti internazionali.[31] L'Indonesia, fino al 2009 unico membro dell'OPEC fra i paesi del Sud-Est asiatico, durante la crisi petrolifera degli anni settanta, giovò dell'aumento del prezzo del petrolio, i cui proventi dalle esportazioni contribuirono agli alti tassi di crescita economica.[32] Ulteriori riforme in campo economico verso la fine degli anni ottanta, attirarono nuovi investimenti esteri, in particolare nel settore manifatturiero orientato all'esportazione. Dal 1989 al 1997 l'economia indonesiana crebbe ad un ritmo medio di oltre il 7% annuo.[31][33]

L'Indonesia fu però il paese più colpito dalla crisi finanziaria asiatica del 1997-1998. Nei confronti del dollaro statunitense, la rupia indonesiana si deprezzò fortemente passando da circa 2 000 rupie per un dollaro a 18 000 Rupie per un dollaro e l'economia in recessione si ridusse del 13,7%.[34] In seguito la rupia indonesiana si stabilizzò a circa 10 000 per dollaro e ci fu una lenta ma significativa ripresa economica. L'instabilità politica dal 1998, la lentezza delle riforme economiche e la corruzione a vari livelli, segnarono però una natura frammentaria del recupero.[35] La crescita del PIL, tuttavia, superò il 5% sia nel 2004 che nel 2005, con ulteriori previsioni di aumento.[36] Questo tasso di crescita non fu sufficiente a limitare significativamente il tasso di disoccupazione,[37] e nemmeno la crescita dei salari ne trasse beneficio, bensì l'aumento del prezzo dei carburanti e dei prodotti alimentari peggiorarono i livelli di povertà.[38]

Nel 2006 si stimava che il 17,8% della popolazione vivesse al di sotto della soglia di povertà, che il 49,0% della popolazione vivesse con meno di 2 dollari al giorno [95],[39] e il tasso di disoccupazione fosse al 9,75%.[40]

L'Indonesia (insieme a Malesia, Filippine, Singapore e Thailandia) è inoltre una delle 5 nazioni fondatrici dell'ASEAN, l'Associazione delle Nazioni del Sudest Asiatico. Fa inoltre parte dell'Associazione dei paesi produttori di caffè (APPC). A decorrere dal mese di gennaio 2009 l'Indonesia non è più membro dell'OPEC (Organization Petrolium Exporting Countries).


Ambiente[modifica | modifica wikitesto]

L'orango, animale in pericolo, endemico dell'Indonesia.

L'estensione geografica, il clima tropicale, il fatto di essere un arcipelago e la variegata orografia, fanno sì che l'Indonesia sostenga il secondo più alto livello di biodiversità del pianeta dopo il Brasile.[41] La sua flora e la sua fauna sono una miscela di specie asiatiche e australasiatiche.[42] Anticamente collegate al continente asiatico, le isole della Sonda (Sumatra, Giava, Borneo, e Bali) sostengono prevalentemente specie di origine asiatica. Mammiferi di grandi dimensioni, come tigre, rinoceronte, orangutan, elefante, e leopardo, una volta erano abbondanti, ma il numero è andato drasticamente diminuendo.

Le foreste coprono circa il 60% del paese.[43] A Sumatra e Kalimantan, la flora è composta prevalentemente da specie asiatiche. Le foreste di Giava, isola più piccola, ma estremamente popolata, sono state in gran parte rimosse per lasciare spazio alle attività umane, riducendo così buona parte della flora e fauna locale. Sulawesi, Nusa Tenggara e Maluku, a lungo separate dalla massa continentale hanno sviluppato una propria unicità biologica.[44][45] Papua, a lungo parte dell'Australia, mantiene ancora uno stretto legame della sua flora e fauna con questa parte del pianeta, tra cui oltre 600 specie di uccelli.[46]

L'Indonesia è seconda solo all'Australia nel suo grado di endemismo, con il 26% delle 1 531 specie di uccelli presenti (p.e. Lichmera lombokia) e il 39% delle sue 515 specie di mammiferi.[47] Le coste che si estendono su 80 000 km, e i mari tropicali contribuiscono ulteriormente all'alto livello della biodiversità. Gli ecosistemi sono i più diversi, e vanno dal mare, agli ecosistemi costieri, comprese le spiagge, dune di sabbia, estuari, foreste di mangrovie, barriere coralline, praterie, distese fangose costiere.

Il naturalista britannico, Alfred Russel Wallace, ha descritto una linea di demarcazione tra la distribuzione delle specie asiatiche e australiane in Indonesia.[48] Conosciuta come la linea di Wallace, passa tra Kalimantan e Sulawesi, e al largo dello Stretto di Lombok, tra Bali e Lombok. Ad ovest della linea la flora e la fauna sono prevalentemente asiatiche; a est di Lombok, prevalentemente australiane. Nel 1869 con il libro, L'Arcipelago Malese, Wallace descrisse numerose specie uniche dell'area[49] che ora portano il suffisso Wallacea.[48]

La forte presenza umana e la rapida industrializzazione presentano però gravi problemi ambientali, che è spesso una priorità più bassa a causa degli elevati livelli di povertà.[50] I problemi riguardano la deforestazione su larga scala (in gran parte illegale) e i conseguenti incendi che portano nuvole di smog oltre i confini nazionali (Malesia e Singapore); l'eccessivo sfruttamento delle risorse marine; problemi ambientali connessi con la rapida urbanizzazione e sviluppo economico, tra cui inquinamento atmosferico, congestione del traffico, la gestione dei rifiuti, l'affidabilità dei servizi idrici.[50] La distruzione degli habitat minaccia la sopravvivenza delle popolazioni indigene e delle specie endemiche, tra cui 140 specie di mammiferi identificati dalla World Conservation Union (IUCN), come minacciate, e 15 identificate come a rischio di estinzione, compreso l'orango di Sumatra.[51]

Arte[modifica | modifica wikitesto]

Architettura[modifica | modifica wikitesto]

In campo architettonico le maggiori influenze sono quelle della tradizione indiana, sebbene siano state molto importanti anche quelle cinesi, arabe ed europee.

Pittura e scultura[modifica | modifica wikitesto]

La pittura indonesiana è famosa per i dipinti rupestri antichi e preistorici ma anche per pittori di arte moderna come Raden Saleh e Kusuma Affandi.

Letteratura[modifica | modifica wikitesto]

La più antica fonte scritta in Indonesia è una serie di iscrizioni in sanscrito risalenti al V secolo d.C. Le principali figure indonesiane nella moderna letteratura comprendono: Multatuli, autore olandese che criticò il trattamento degli indonesiani sotto la dominazione coloniale olandese; Muhammad Yamin e Hamka, che influenzarono scrittori e politici del periodo precedente all'indipendenza; e Pramoedya Ananta Toer, il più famoso romanziere.

Musica[modifica | modifica wikitesto]

La musica tradizionale comprende gamelan e keroncong. Il dangdut è un genere popolare di musica pop contemporanea che richiama l'influenza della musica folk araba, indiana, malese.

Cultura[modifica | modifica wikitesto]

L'Indonesia possiede circa 300 gruppi etnici, ciascuno con proprie peculiarità culturali sviluppate nel corso dei secoli, e influenzate dal contatto con il mondo indiano, arabo, cinese, malese ed europeo. Le danze tradizionali giavanesi e balinesi, ad esempio, contengono aspetti della cultura e della mitologia indù, così come i wayang kulit. Tessuti quali batik, ikat e songket vengono creati in tutto il paese con stili che variano da regione a regione.

Anche la cucina indonesiana varia a seconda dell'area geografica e subisce influenze cinesi, europee, mediorientali e indiane.[52] Il riso è l'alimento base e viene servito con pietanze a base di carne e verdure. Altri ingredienti fondamentali sono spezie (in particolare il chili), latte di cocco, pesce e pollo.[53]

L'industria cinematografica nazionale raggiunse l'apice negli anni ottanta[54] e dominò il cinema in Indonesia prima di diminuire in maniera significativa nei primi anni novanta,[55] ma tra il 2000 e il 2005 il numero di film indonesiani prodotti ogni anno è andato costantemente aumentando.[54] Molti popoli indonesiani hanno radicate tradizioni orali, che aiutano a definire e preservare la loro identità culturale.[56] La libertà di stampa è aumentata notevolmente dopo la caduta del presidente Suharto, che durante il proprio governo teneva sotto controllo i media nazionali, e limitando i mass media stranieri.[57] Il mercato della televisione comprende dieci reti commerciali nazionali e provinciali in concorrenza con la rete pubblica TVRI. In Indonesia si sono segnalati 20 milioni di utenti internet nel 2007.[58] L'accesso alla rete è quindi limitato a una minoranza della popolazione, circa l'8,5%.

Sport[modifica | modifica wikitesto]

Lo sport nazionale indonesiano è il Pentjak Silat arte marziale indonesiana molto complessa che prevede anche l'uso delle armi come il coltello, il bastone e il machete. Gli sport più popolari sono badminton e calcio; la Liga Indonesia è la principale serie calcistica per club. Uno sport tradizionale è invece il sepak takraw. Alcune regioni storicamente soggette a guerre tribali, la lotta è tenuta in buon conto, come ad esempio il caci a Flores, e il pasola a Sumba. Fra le arti marziali indonesiana vi è il Pençak Silat, che prevede il combattimento a strettissimo contatto (il sistema prevede l'utilizzo di mani, avambracci, gomiti, ginocchia, oltre ad armi da taglio e da impatto); tipico il sarong, una fascia con la quale si cinge la vita del praticante. Gli sport sono generalmente di tipo maschile e spesso associati con il gioco d'azzardo.[59]

Galleria fotografica[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

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Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • A. Schwarz, A Nation in Waiting: Indonesia in the 1990s, Westview Press, 1994, ISBN 1-86373-635-2.

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