Serbia

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Serbia
Serbia – Bandiera Serbia - Stemma
(dettagli) (dettagli)
Само слога Србина спасава
Samo sloga Srbina spasava
Solo l'unità salva i serbi
Serbia - Localizzazione
Dati amministrativi
Nome completo Repubblica di Serbia
Nome ufficiale Република Србија
Republika Srbija
Lingue ufficiali Serbo
Capitale Small Coat of Arms Belgrade.svg Belgrado  (1.154.589 ab. / 2011)
Politica
Forma di governo Repubblica semipresidenziale
Presidente Tomislav Nikolić
Primo ministro Aleksandar Vučić
Indipendenza Dall'Impero ottomano il 13 giugno 1878,
dalla Serbia e Montenegro il 4 giugno 2006
Ingresso nell'ONU 1º novembre 2000[1]
Superficie
Totale 88.361 km² (110º)
 % delle acque 0,13 %
Popolazione
Totale 7.556.222 ab. (2012) (86º)
Densità 98 ab./km²
Tasso di crescita -0,464% (2012)[2]
Geografia
Continente Europa
Confini Ungheria, Croazia, Montenegro, Romania, Bulgaria, Macedonia, Albania, Bosnia ed Erzegovina
Fuso orario UTC +1
Economia
Valuta dinaro serbo3
PIL (nominale) 38 539[3] milioni di $ (2012) (88º)
PIL pro capite (nominale) 5 309 $ (2012) (98º)
PIL (PPA) 77 825 milioni di $ (2012) (79º)
PIL pro capite (PPA) 10 722 $ (2012) (84º)
ISU (2011) 0,766 (alto) (60º)
Fecondità 1,4 (2010)[4]
Consumo energetico 0,34 kWh/ab. anno
Varie
Codici ISO 3166 RS, SRB, 688
TLD .rs, .срб
Prefisso tel. +381
Sigla autom. SRB
Inno nazionale Bože Pravde
Festa nazionale 15 febbraio
Serbia - Mappa
1 in Voivodina sono ufficiali anche: Croato, Romeno, Russino, Slovacco e Ungherese; in Kosovo e Metohija anche: Albanese.
2 come Repubblica Federale di Jugoslavia, rinominata il 5 febbraio 2003 Serbia-Montenegro. Secondo la Carta Costituzionale eredita direttamente il seggio della Confederazione.
3 In Kosovo e Metohija è usato l'euro.
Evoluzione storica
Stato precedente Serbia e Montenegro Serbia e Montenegro
 

Coordinate: 43°57′N 20°56′E / 43.95°N 20.933333°E43.95; 20.933333

La Serbia (in serbo Србија?, Srbija), ufficialmente Repubblica di Serbia (Република Србија, Republika Srbija), è uno Stato del sud-est dell'Europa, nella regione dei Balcani. Confina con l'Ungheria, la Romania, la Bulgaria, la Macedonia, l'Albania, con il Montenegro, la Bosnia ed Erzegovina e la Croazia. La capitale è Belgrado, che fino al 1990 era anche la capitale dell'ex Jugoslavia.

La Serbia era unita al Montenegro nell'Unione Statale di Serbia e Montenegro, ma in seguito al referendum del 21 maggio 2006, il Montenegro ha votato per l'indipendenza, la coalizione è stata sciolta e la Serbia (così come il Montenegro) è divenuta uno Stato sovrano.

La provincia autonoma del Kosovo venne posta sotto il protettorato internazionale UNMIK e NATO con la risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite numero 1244 del 1999, che prevedeva l'elezione di un Parlamento locale; falliti i negoziati che avrebbero dovuto definirne lo status, il Parlamento del protettorato ha approvato la dichiarazione d'indipendenza del Kosovo il 17 febbraio 2008.[5] Attualmente il Kosovo è riconosciuto come Stato da 108 dei 193 Paesi membri dell'ONU (tra cui 23 dell'Unione europea).

La Repubblica di Serbia è un paese membro delle Nazioni Unite, del Consiglio d'Europa е dell'Organizzazione della cooperazione economica del mar Nero. Pur essendo già tra i paesi "osservatori" dell'Organizzazione mondiale del commercio, l'entrata nell'OMC, che era prevista per l'anno 2012, non è stata ancora ratificata.[6] La Serbia è considerata dal Fondo monetario internazionale come un paese dallo sviluppo medio-alto con un'economia in crescita ed è stata dichiarata dalla Freedom House paese libero.

I cittadini della Serbia dal 2009 possono viaggiare senza obbligo di visto nei Paesi dell'Unione europea. Il 2 marzo 2012 la Repubblica di Serbia è diventata ufficialmente candidato per l'adesione all'Unione europea.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della Serbia.
Monastero ortodosso di Gračanica in Kosovo, chiaro esempio dello stile serbo-bizantino (Patrimonio dell'Umanità)
Questa voce è parte della serie
Grb Nemanjica mini transparent.png
Storia della Serbia
Serbia antica e dominio romano



Medioevo[modifica | modifica wikitesto]

Per molto tempo i serbi vissero divisi nei due patriarcali principati di Raška e Zeta. Nel 1170, Stefan Nemanja, grande zupano (veliki župan) di Raška, che aveva preso il potere nel 1166 dopo la battaglia di Zvečan (Kosovo), detronizzando ed esiliando i fratelli rivali, riuscì ad estendere il suo dominio sulle tribù serbe e sulla regione di Zeta (l'attuale Montenegro). All'epoca del passaggio della terza crociata, capeggiata da Federico Barbarossa, Stefan Nemanja tentò di assicurarsi l'appoggio dei crociati; si incontrò perfino con il Barbarossa a Niš, nel 1189, e poi di nuovo l'anno seguente, ottenendo dall'imperatore di Bisanzio, Isacco II Angelo, il riconoscimento dell'indipendenza della Serbia.

Dopo aver abdicato a favore del suo secondo figlio Stefan II detto Prvovenčani (1196-1227) ed avergli ceduto la corona di principe di Raška (al primogenito Vukan II era stato affidato invece il Principato di Zeta), Stefan Nemanja si ritirò inizialmente nel monastero di Studenica ed in seguito in quello di Vatopedi sul monte Athos, dove si trovava già un altro dei suoi figli, Rastko, il figlio minore, più noto con il nome di Sava. Stefan I riuscì, con difficoltà, a conservare l'indipendenza della Serbia, sia nei confronti dell'Impero latino di Costantinopoli, formatosi dopo la quarta crociata, che dall'Impero bizantino, ricostituito a Nicea.

Nel 1219 Sava, riconosciuto come metropolita della Chiesa serba diventata indipendente, incoronò il fratello Stefan; di fatto si trattò di una seconda incoronazione, dal momento che il papa Onorio III aveva già inviato, nel 1217, una corona reale a Stefan II, sperando invano di riunire la Chiesa serba a quella di Roma.

Stefan I fu il vero fondatore della monarchia serba a vantaggio della dinastia dei Nemanjic. Alla sua morte, nel 1228, la Serbia completò la propria riorganizzazione attorno alla Raška, che divenne il centro di maggiore importanza durante il regno dei figli di Stefan II: Radoslav (1227-1233), Vladislav (1233-1243) e Uroš I (1243-1276).

La dinastia dei Nemanjic era riuscita a tenere la Serbia distante dalle crisi che all'epoca devastavano i Balcani ed a mantenere il Principato indipendente. Durante il regno di Stefan VI Uroš II (1282-1321) e di Stefano VII Uroš III (1321-1331), la Serbia estese il suo potere in Macedonia e in Bulgaria, ma fu con Stefan IX Uroš IV Dušan (1331-1355) che essa conobbe il suo apogeo e il massimo fiorire della sua civiltà. Stefan IX Uroš IV Dušan regnava all'epoca su di un "impero" che comprendeva la Raška, la Zeta, la Macedonia, l'Albania e la Tessaglia, per giungere infine al golfo di Corinto. Fu allora che la Serbia si rese definitivamente indipendente dalla tutela del patriarca di Costantinopoli e, nel 1346, l'arcivescovo di Peć fu elevato al rango di "patriarca di tutti i serbi". Da quel momento fino ad oggi il patriarca di Peć sarà eletto da soli vescovi serbi. D'altronde fu proprio questo patriarca ad incoronare nello stesso anno, a Üskub (Skopje), Stefan IX Uroš IV Dušan col titolo di "Imperatore dei Serbi e dei Greci". La tradizione ha fatto di Stefan Dušan il "Carlo Magno della Serbia".

La dominazione ottomana[modifica | modifica wikitesto]

Con la sconfitta avvenuta il 15 giugno 1389, quando il principe ottomano Murad I sbaragliò l'esercito cristiano guidato dal principe serbo Stefan Lazar Hrebeljanović chiamato anche Knez Lazar, nella storica battaglia della Piana dei Merli (odierna Kosovo Polje), ed i successivi scontri nel nord del Paese, per la Serbia iniziò un lungo periodo di dominazione ottomana (1459-1804). Le terre dei serbi diventarono proprietà del sultano che le trasformò in feudi militari ereditari o attribuiti a vita a funzionari turchi.

Battaglia della Piana dei Merli

Come era avvenuto già in Bulgaria e in Albania, i contadini serbi diventarono fittavoli (chi affitta terreni coltivabili) degli occupanti turchi e tutte le famiglie serbe dovettero rifornire periodicamente l'esercito di reclute per il corpo dei Giannizzeri. La Chiesa ortodossa serba diventò a quel punto l'anima della resistenza. All'inizio dell'occupazione turca, la tolleranza era quasi totale e il patriarcato serbo di Peć venne ristabilito nel 1557, ma, dopo il fallimento della rivolta del 1688-1690, migliaia di serbi guidati dal Patriarca di Peć Arsenije III dovettero rifugiarsi in Ungheria, dove il re Leopoldo I concesse loro terre e privilegi: questa fu l'origine della presenza di popolazione serba nelle provincie meridionali dell'Ungheria. Per rappresaglia, i turchi soppressero il Patriarcato di Peć e il clero serbo rimasto in patria venne annesso alla chiesa ortodossa greca.

Le terre serbe nel IX secolo secondo il De Administrando Imperio dell'imperatore bizantino Costantino VII

La Serbia, con l'inizio del XIX secolo, sostenuta anche dall'Impero russo, cercò di aumentare la sua autonomia rispetto all'Impero Ottomano strutturandosi nel semi-indipendente Principato di Serbia (1815) che si caratterizzò con una lotta interna fra le due dinastie più potenti del Paese, gli Obrenović e i Karađorđević. Il risveglio dei serbi di Serbia non fu solamente politico ma anche intellettuale. L'insegnamento compì sensibili progressi: nel 1835, secondo i dati dell'epoca, vi erano in Serbia 60 scuole elementari e nessun istituto superiore; nel 1859, il numero delle scuole elementari era arrivato a 352, di cui 15 riservate alle ragazze, alle quali bisogna aggiungere l'istituto di istruzione superiore di Belgrado, aperto nel 1855. Tuttavia i serbi di Serbia erano nettamente in ritardo in questo campo rispetto a coloro che vivevano nell'impero asburgico.

Pietro I Karađorđević

Dall'indipendenza alle guerre mondiali[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1878 il congresso di Berlino riconobbe l'indipendenza della Serbia e del vicino Montenegro. All'indomani del congresso di Berlino, in cui venne ufficialmente riconosciuta come Stato sovrano, la Serbia rimaneva un piccolo paese con poco più di 50.000 km quadrati, con strutture arcaiche e una popolazione di poco inferiore ai 2 milioni di abitanti. Senza accesso al mare, priva di ferrovie, la Serbia era costituita da un'immensa società contadina di piccoli e medi proprietari, le cui attività principali consistevano nella coltivazione dei cereali, nell'arboricoltura e nell'allevamento di maiali. Le poche industrie manifatturiere erano specializzate nella trasformazione di prodotti agricoli. La sola città importante all'epoca era Belgrado, la capitale, con circa 30.000 abitanti.

I due Stati parteciparono alle guerre balcaniche (1912-1913) contro Turchia prima e Bulgaria poi, uscendone rafforzati e ampliati territorialmente. Il progetto di una possibile unificazione dei due Regni fu bloccato però dall'Austria-Ungheria.

La stessa Austria-Ungheria dichiarò, poco tempo dopo, guerra al Regno di Serbia, a seguito dell'assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando avvenuto a Sarajevo da parte di Gavrilo Princip, un nazionalista serbo-bosniaco, che fu il pretesto che provocò la prima guerra mondiale.

Dopo la conclusione della prima guerra mondiale, la Serbia, che era stata impegnata in guerra dalla fine del luglio 1914 e aveva subito perdite umane pari a quelli delle potenze occidentali, e dopo la Conferenza di pace di Parigi del 1919, uscì ingrandita dal conflitto (con l'acquisizione della Vojvodina) e divenne parte del Regno dei Serbi, Croati e Sloveni che dal 1929 divenne Regno di Jugoslavia sotto la dinastia dei Karađorđević.

Durante la seconda guerra mondiale, a seguito dello smembramento del Regno di Jugoslavia, la Serbia divenne uno Stato fantoccio della Germania nazista affidato da Hitler al generale Milan Nedić, lo stesso che nel 1918 fece firmare la resa agli Imperi Centrali, in modo simile al generale Pétain in Francia, ed al nazista serbo Dimitrije Ljotić. Il Governo filonazista di Nedić collaborò pienamente con la Germania sino alla liberazione congiunta della capitale da parte dell'Armata Rossa e dei partigiani jugoslavi nell'ottobre 1944.

Il maresciallo Tito, che era a capo del movimento comunista della Resistenza jugoslava, in quell'occasione abbandonò l'isola di Lissa dove era sotto protezione inglese, e si trasferì a Belgrado dove, per rendersi accettabile alla città ostile al comunismo, concedette ampie amnistie ai collaborazionisti integrandoli nell'Armata Popolare di Liberazione, e perseguitò aspramente gli oppositori fino a costringerli alla resa.

La Jugoslavia socialista di Tito[modifica | modifica wikitesto]

Dopo la Seconda guerra mondiale, la Serbia ha costituito una delle sei Repubbliche della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia (1945-1991), guidata per un lungo periodo da Tito. Immediatamente dopo la morte del maresciallo, avvenuta il 4 maggio 1980, i nazionalismi e i particolarismi etnici e religiosi si risvegliarono. In Serbia ciò avvenne con l'ascesa al potere di Slobodan Milošević, in Croazia con la fondazione dell'Unione Democratica Croata di Franjo Tuđman e l'aria di secessione invase ben presto il territorio jugoslavo.

La dissoluzione della Jugoslavia e la riemersione della Serbia come stato indipendente nel 2006[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Repubblica di Serbia (1990-2006).

La struttura statale della Jugoslavia si bloccò definitivamente agli inizi degli anni 90, con l'ennesima crisi nella provincia del Kosovo, ormai a maggioranza albanese, che chiedeva apertamente la definitiva indipendenza dalla Serbia. La Repubblica Socialista di Serbia, che considerava il Kosovo già sufficientemente autonomo rispetto a Belgrado e preoccupata per gli effetti della formazione di un secondo stato albanese nei Balcani, respinse le richieste albanesi e chiese aiuto a Slovenia e Croazia, però i rappresentanti sloveni e croati, preoccupati dalla nuova ondata di nazionalismo in Serbia, negarono l'aiuto alla Serbia[senza fonte].

Il 25 giugno 1991 gli Sloveni, incuranti dei moniti di Belgrado, proclamarono l'indipendenza della Slovenia. La tensione si acuì e si trasformò in guerra civile dopo la proclamazione di indipendenza della Croazia. Lo scontro tra la minoranza serba che aveva proclamato uno stato autonomo sostenuto più o meno apertamente da Belgrado e le autorità croate culminò nel 1995 con l'Operazione Tempesta (Oluja), con cui Zagabria recuperò il controllo su tutte le zone occupate dall'esercito jugoslavo e dalle milizie serbe di Croazia, causando l'allontanamento verso Bosnia e Serbia di più di 200.000 serbi di Croazia.

Il 29 febbraio e il 1º marzo 1992 anche nella Bosnia Erzegovina si tenne il referendum sulla secessione dalla Jugoslavia. Il 64% dei cittadini si espresse a favore. I serbi boicottarono però le urne e bloccarono con barricate Sarajevo. Da ciò derivò una guerra civile che devastò il territorio della Bosnia e che ebbe il suo apice nel massacro di Srebrenica, considerato un atto di genocidio da ICTY e ICJ, che il governo di Belgrado solo di recente ha condannato. La guerra si concluse ufficialmente con gli Accordi di Dayton.

A seguito della guerra del Kosovo (1998-99), la Serbia perse il controllo de facto sulla ex provincia autonoma, passata sotto amministrazione ONU (UNMIK). Il Kosovo ha poi proclamato unilateralmente la propria indipendenza nel 2008, venendo riconosciuto da circa la metà degli stati membri ONU. La Serbia continua a considerarlo una provincia secessionista, nonostante gli accordi del 2013 sulla normalizzazione delle relazioni abbiano rilassato l'atmosfera tra i due paesi.

Nel 1992, in seguito allo scioglimento della RSFJ, Serbia e Montenegro si sono associati nella Repubblica Federale di Jugoslavia (1992-2003), divenuta Unione di Serbia e Montenegro nel 2003. Con il referendum che si è svolto in Montenegro il 21 maggio 2006, il Montenegro ha deciso di uscire dall'Unione e di ottenere il riconoscimento internazionale e la piena indipendenza. La Serbia ha ottenuto così la ricostituzione di un'entità statale nazionale autonoma dopo circa 90 anni in cui aveva sperimentato progetti di Federazione e Confederazione con le altre regioni abitate dagli slavi del sud. Come stabilito dalla Carta Costituzionale della Confederazione, la Serbia è stata riconosciuta come diretto successore dell'Unione Statale, ereditando il seggio della Confederazione all'ONU, le associazioni alle organizzazioni internazionali e tutti i trattati bilaterali stipulati con gli altri paesi.

Geografia[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Geografia della Serbia.

Morfologia[modifica | modifica wikitesto]

Il paesaggio della Serbia settentrionale è costituito da una vasta pianura alluvionale che si estende fino a raggiungere il Bassopiano pannonico, del quale la Serbia comprende la porzione meridionale, la Vojvodina. La zona è attraversata da alcuni affluenti del Danubio e vi si trovano poche modeste aree di rilievi come ad esempio la catena collinare di Fruška Gora (539 m s.l.m.).

La zona meridionale è invece dominata da colline e da qualche rilievo di altitudine compresa fra i 1000 e i 1500 m s.l.m. Verso sud il territorio diventa montuoso, il massiccio più importante è quello di Kopaonik, situato nel centro-sud della Serbia, nella zona fra Kraljevo, Kruševac e Novi Pazar. È un'area inclusa in un parco nazionale, famoso anche per un'importante stazione sciistica.

Idrografia[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Fiumi della Serbia.
La fortezza di Golubac, all'interno del Parco nazionale Đerdap

I laghi[modifica | modifica wikitesto]

I laghi della Serbia sono per lo più di origine artificiale, i laghi naturali sono pochi e relativamente piccoli, tra di essi vi sono il Palić (5 km²) e il Lago Ludaš nella Serbia settentrionale presso Subotica.
Il principale lago artificiale è il Lago Ðerdap (253 km²) al confine con la Romania.

Altri bacini artificiali sono il Lago Vlasina nella parte sudorientale del paese, il Lago Gazivode sul Fiume Ibar (sud-ovest), sul Fiume Drina si trovano il Lago Zlatar nella Regione del Sangiaccato e il Lago Zvornik.

Clima[modifica | modifica wikitesto]

La parte settentrionale del Paese ha un clima di tipo continentale influenzato dalle masse d'aria provenienti dal nord ed est europeo, con inverni freddi e estati calde e umide, le precipitazioni sono distribuite lungo tutto l'anno[7].

Nella parte meridionale e sud-occidentale del Paese il clima subisce delle influenze da parte del Mediterraneo anche se le Alpi Dinariche formano uno sbarramento per le masse d'aria calda; il clima è prevalentemente caldo e secco in estate e autunno e relativamente freddo e ricco di precipitazioni nevose in inverno[8]. La più bassa temperatura mai registrata in Serbia è di −39.5 °C, registrata il 13 gennaio 1985 in un villaggio del comune di Sjenica, mentre la più alta è stata di 44.9 °C registrata a Smederevska Palanka il 24 luglio del 2007[9].

Popolazione[modifica | modifica wikitesto]

Costume tradizionale serbo tipico della Šumadija, con la Šajkača, un particolare tipo di cappello

La Serbia è costituita ufficialmente da tre territori: la Serbia Centrale (in lingua serba: Централна Србија, Centralna Srbija), la provincia della Vojvodina e la provincia di Kosovo (quest'ultima attualmente sotto protettorato ONU e autoproclamatasi indipendente nel 2008). Le aree sono etnicamente molto diverse, in quanto il paese è stato storicamente diviso tra l'Impero Ottomano musulmano che occupava il sud e il cattolico Impero Austro-Ungarico che comprendeva il nord della Serbia. Per Serbi di Serbia si intendono i serbi che vivono in Serbia. Vi sono infatti serbi che vivono in Croazia, Slovenia e così via. La nazionalità così come è conosciuta in Italia non corrisponde ai paesi slavi per i quali le etnie indicano la nazionalità.

La provincia settentrionale della Vojvodina è dal punto di vista economico la regione più sviluppata della nazione. Insieme alle altre ex-Repubbliche jugoslave della Slovenia e della Croazia (e per un periodo più breve la Bosnia ed Erzegovina), la Vojvodina faceva parte dell'Austria-Ungheria prima della Grande Guerra. La Vojvodina è uno dei territori maggiormente variegati etnicamente in Europa, con più di 25 differenti comunità nazionali. Secondo l'ultimo censimento completo (2002), la provincia ha una popolazione di circa 2 milioni di abitanti, così suddivisa: serbi 65%, ungheresi 14,3%, slovacchi 2,79%, croati 2,78%, non dichiarati 2,71%, jugoslavi 2,45%, montenegrini 1,75%, romeni 1,50%, rom 1,43%, bunjevci 0,97%, ruteni 0,77%, macedoni 0,58%, ucraini 0,23%, altri (sloveni, tedeschi, polacchi, cinesi, ecc.).

Mappa etnica della Serbia segnalante l'etnia maggioritaria nelle singole località da censimento del 2002

Nel Sangiaccato, una regione storica priva di status ufficiale, situata a cavallo tra Serbia e Montenegro, una parte consistente della popolazione è costituita da bosgnacchi (bosniaci musulmani).

Popolazione residente in Serbia (Stima maggio 2005)

Serbia (senza Kosovo): 7.396.411
Voivodina: 2.116.725
Serbia Centrale: 5.479.686

Demografia[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Demografia della Serbia.

Etnie[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Gruppi etnici della Serbia.

Il gruppo etnico predominante in Serbia è quello serbo. Minoranze significative sono rappresentate da albanesi, ungheresi, bosgnacchi (bosniaci musulmani), rom, croati, slovacchi, ruteni, bulgari, rumeni. I serbi rappresentano una minoranza nella regione a statuto speciale del Kosovo.

Il Tempio di San Sava a Belgrado

Religione[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa cattolica in Serbia.
Religioni in Serbia (2011)[10]
Cristianesimo ortodosso
  
84,6%
Cristianesimo cattolico
  
5,2%
Islam
  
2,9%
non dichiarato
  
2,0%
altri
  
1,5%
Cristianesimo protestante
  
1,1%
Ateismo
  
1,1%

Punto di incontro (e scontro) tra la Chiesa ortodossa, il cattolicesimo e l'Islam, la Serbia risulta essere uno dei paesi europei più variegati dal punto di vista religioso. Si possono notare differenze marcate da regione a regione: la Voivodina è per il 25% cattolica e protestante; oltre il 90% degli abitanti della Serbia centrale (compresa la regione di Belgrado) professano la confessione ortodossa.

Tra le Chiese ortodosse, quella serba è la più occidentale. Secondo il censimento del 2002, l'82% della popolazione dichiara di essere di etnia serba, per la stragrande maggioranza ortodossa. Gli altri gruppi di culto ortodosso sono i montenegrini, i romeni, i macedoni, i bulgari, i valacchi. In tutto, essi rappresentano l'84% dell'intera popolazione.

Il cattolicesimo è presente soprattutto in Vojvodina, specie nella zona settentrionale e vi aderisce almeno il 20% della popolazione regionale. Qui infatti si concentrano minoranze quali ungheresi, slovacchi, croati, bunjevci, cechi. Si stima che in Serbia vivano 433.000 cattolici battezzati, attorno al 6,2% della popolazione.

Il protestantesimo, pure diffuso al nord, raggruppa l'1,5% degli abitanti. L'Islam è invece molto forte nelle regioni meridionali e conta seguaci tra i bosniaci (2%).

La Serbia ospitò per secoli anche una fiorente comunità giudaica sefardita, che giunse nella penisola balcanica in seguito alle espulsioni dalla Spagna. Già colpita dalle numerose guerre, che costrinsero molti appartenenti a fuggire altrove, fu decimata durante gli stermini nazisti e, nel 2002, solo 1.200 persone si dichiaravano giudee.

Ordinamento dello Stato[modifica | modifica wikitesto]

Suddivisioni storiche e amministrative[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Suddivisioni della Serbia.
Serbia location map.svgDistretti della Serbia, e il territorio kosovaro distinto con tonalità bluastra per evidenziare

La Serbia è suddivisa in 29 distretti (5 dei quali si trovano in Kosovo, quindi fuori dell'amministrazione del Governo centrale), a cui si aggiunge la città di Belgrado.

I distretti sono suddivisi in 108 comuni.

Dalla conclusione della Guerra del Kosovo, il Kosovo è sotto protettorato delle Nazioni Unite in base alla risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU 1244 e di fatto indipendente e autonomo.

La parte della Serbia esterna al Kosovo e alla Vojvodina viene chiamata Serbia centrale ma non è una suddivisione amministrativa del Paese e non ha, al contrario delle due province autonome, un governo regionale proprio.

Rivendicazioni territoriali ed exclavi[modifica | modifica wikitesto]

Sul territorio serbo si trova la piccola exclave bosniaca di Sastavci, attualmente amministrata dalla Serbia (distretto di Priboj) e rivendicata dalla Bosnia. I confini non sono definiti con precisione.

La posizione precisa del confine tra Serbia e Croazia nel tratto fluviale del Danubio è controversa. Negli ultimi secoli il corso del Danubio ha subito modifiche; il confine non correva quindi a metà del fiume ma lungo rami in secca dello stesso. Nel corso del tempo si sono formate isole che pur essendo in territorio serbo appartengono alla Croazia.

A titolo di curiosità: il 17 luglio 1945 Winston Churchill, per permettere la nascita in territorio jugoslavo dell'erede al trono jugoslavo Aleksandar Karađorđević i cui genitori erano in esilio a Londra, dichiarò, per un giorno, la suite 212 del Claridge Hotel territorio jugoslavo[11]

Città principali[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Città della Serbia.
La sede della Banca Nazionale di Serbia, nei pressi della Piazza Slavija a Belgrado.

Principali città con più di 100.000 abitanti (dati 2011) in Serbia centrale e Voivodina:

Istituzioni[modifica | modifica wikitesto]

Il 4 febbraio 2003 la Repubblica Federale di Jugoslavia ha adottato una nuova Carta Costituzionale che ha stabilito l'unione fra la Serbia e il Montenegro. Il 21 maggio 2006 nella Repubblica del Montenegro si è tenuto un referendum per l'indipendenza; il Parlamento Serbo ha stabilito che la Serbia rappresenta la continuità dell'Unione fra Stati rendendo le due Repubbliche indipendenti l'una dall'altra.

L'attuale Costituzione della Serbia, che sostituisce quella del 1990, è stata approvata tramite un referendum tenutosi il 28 e 29 ottobre 2006 ed è stata ratificata dal Parlamento l'8 novembre dello stesso anno[12].

La Serbia è una Repubblica Democratica Parlamentare nella quale il Primo Ministro è il capo del Governo e vige un sistema a pluralità di partiti.

Il potere esecutivo viene esercitato dal Governo della Serbia (Vlada Republike Srbije) guidato da un Primo ministro (Predsednik Vlade), comunemente abbreviato in premier (premijer). Il Primo ministro è scelto dall'Assemblea Nazionale; mentre i Ministri sono nominati dal Primo Ministro e scelti dal Parlamento.

Il potere legislativo è detenuto dall'Assemblea Nazionale della Repubblica di Serbia (Narodna skupština Republike Srbije) composta da 250 membri, che vengono eletti per un mandato quadriennale.

Il potere giudiziario è separato ed indipendente dall'esecutivo e dal legislativo.

Ordinamento scolastico[modifica | modifica wikitesto]

L'Accademia delle Scienze e delle Arti della Serbia

Nel 2001 è stata avviata una radicale riforma del sistema scolastico che, tra gli altri interventi, ha completamente rivisto e rimodernato i programmi scolastici e ha allungato la durata della formazione primaria portandola a nove anni. Il primo anno di entrata in vigore della riforma è stato il 2003 e il completamento della stessa è previsto per l'anno scolastico 2007/2008.

L'obbligo scolastico inizia a 7 anni con l'inizio del ciclo primario suddiviso in cicli triennali con materie obbligatorie e opzionali. La formazione secondaria prevede la scelta fra il liceo (4 anni), di altre scuole superiori di durata compresa fra i due e i 4 anni oppure l'accesso alla formazione professionale (due o tre anni). L'età lavorativa in Serbia inizia dai diciotto anni.

In Serbia secondo i dati del 2009 vi sono quindici università [1]. Otto di queste sono statali e sette, invece, sono private. Di tutte queste, addirittura otto hanno la propria sede nella capitale. Fra quelle statali troviamo:

  • Università di Belgrado
  • Università delle Arti, Belgrado
  • Università della Difesa, Belgrado
  • Università di Kragujevac
  • Università di Niš
  • Università di Novi Sad
  • Università di Novi Pazar

Fra quelle private vi sono:

  • Singidunum, Belgrado
  • Megatrend, Belgrado
  • Metropolitan, Belgrado
  • L'Accademia del Sistema Economico, Novi Sad
  • Edukons, Sremska Kamenica
  • Università Europea, Belgrado
  • Union - Nikola Tesla, Belgrado


Politica[modifica | modifica wikitesto]

Serbia

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Politica della Serbia









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Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Politica della Serbia, Presidenti della Serbia, Primi ministri della Serbia e Governo della Serbia.

Il 4 febbraio 2003 il Parlamento della Repubblica Federale di Jugoslavia ha votato un nuovo accordo di cooperazione fra Serbia e Montenegro, creando una Confederazione di Stati chiamata Serbia e Montenegro, definitivamente sciolta nel giugno del 2006.

Politica interna[modifica | modifica wikitesto]

La vita politica pluralista della Serbia si è aperta con le elezioni del 1992, che segnano la continuità del predominio di Slobodan Milošević e del suo Partito Socialista di Serbia (SPS), erede della Lega dei Comunisti Jugoslavi.

Dopo la sconfitta di Milošević nelle elezioni presidenziali in Jugoslavia del 2000, alle successive elezioni parlamentari in Serbia del 2000 trionfò la coalizione Opposizione Democratica di Serbia (DOS), composta da Partito Democratico (DS), Partito Democratico di Serbia (DSS) e da varie altre forze di minor seguito, che ha governato il Paese. Tuttavia, nel corso del tempo, le tensioni all'interno dei vari partiti che formavano la coalizione sono aumentate, fino all'uscita dal governo del DSS di Vojislav Koštunica, di tendenza conservatrice. L'esecutivo venne retto da quel momento dai riformisti del DS di Zoran Đinđić, che venne assassinato nel marzo 2003.

Le elezioni parlamentari del 2003[modifica | modifica wikitesto]

Le elezioni parlamentari del 2003 videro il crollo del Partito Socialista di Serbia e la scomparsa di molte forze minori, a vantaggio del Partito Radicale Serbo (SRS) di Vojislav Šešelj, che è divenuto il primo partito. Tuttavia, i quattro partiti filo-occidentali (DS, G17+, DSS, SPO-NS) ottennero la metà dei voti e la maggioranza assoluta dei seggi.

Nei primi mesi del 2004, il DSS ha formato un nuovo Governo di minoranza, con l'appoggio del G17 Plus, una formazione politica liberale costituita soprattutto da economisti e guidata da Miroljub Labus, il Movimento del Rinnovamento Serbo (SPO) di Vuk Drašković e il partito Nuova Serbia (NS) di Velimir Ilić. Divenne primo ministro Vojislav Koštunica, leader del Partito Democratico di Serbia, mentre Drašković venne nominato ministro degli affari esteri. Il governo di Koštunica ha goduto dell'appoggio esterno del (SPS).

Le elezioni presidenziali del 2004[modifica | modifica wikitesto]

L'ex-presidente Boris Tadić con Gerhard Schröder

Le elezioni presidenziali del 2004, tenutesi dopo che tre elezioni erano state invalidate per mancanza di quorum, videro la vittoria di Boris Tadić, del Partito Democratico (DS), che divenne presidente della Serbia.

Nei giorni del 28 e 29 ottobre 2006 si è svolto un referendum per la ratifica di una nuova costituzione, già approvata a larga maggioranza dal parlamento serbo.

Le elezioni parlamentari del 2007[modifica | modifica wikitesto]

Le elezioni parlamentari del 2007 hanno visto la crescita del Partito Democratico (DS) e la tenuta degli altri partiti democratici, benché i nazionalisti del Partito Radicale Serbo (SRS) si siano confermati come prima forza politica del Paese.

Il 14 maggio, dopo mesi di difficili trattative, si è formato un nuovo esecutivo, guidato ancora da Koštunica (DSS), sostenuto da una coalizione che comprende sia i riformisti di centrosinistra (DS), sia i nazional-conservatori e liberali di centrodestra (Partito Democratico di Serbia (DSS) e G17 Plus). Il Partito Democratico, pur rinunciando a indicare come primo ministro un proprio esponente, controlla nel nuovo esecutivo ben 13 ministeri, compresi Affari Esteri e Difesa.

Le elezioni presidenziali del 2008[modifica | modifica wikitesto]

Le elezioni presidenziali del 2008 hanno visto la conferma di Boris Tadić, che ha sconfitto al ballottaggio Tomislav Nikolić, esponente del Partito Radicale Serbo, seppur di strettissima misura.

Due settimane dopo, a seguito della proclamazione di indipendenza da parte del Kosovo, il governo serbo retto dall'ex presidente Vojislav Koštunica entra in una crisi interna, dovuta principalmente al disaccordo tra DS e DSS sulla via da perseguire verso l'integrazione europea dopo il riconoscimento del Kosovo da parte della maggioranza degli Stati dell'UE. Mentre i DSS di Koštunica ritenevano prioritario l'obiettivo del mantenimento dell'integrità territoriale serba, i DS (seppur contrari all'indipendenza) ritenevano quello del Kosovo un problema secondario rispetto all'integrazione nelle strutture europee.

Le elezioni parlamentari del 2008[modifica | modifica wikitesto]

Le elezioni parlamentari del 2008 si sono caratterizzate da un sostanziale pareggio tra blocco europeista (con la coalizione "Per una Serbia Europea" sostenuta dal presidente Tadić, al 39%) e conservatore (con il SRS al 28% ed i DSS di Koštunica all'11%); dove il Partito Socialista Serbo (SPS, partito che fu di Milošević) con un inaspettato 8% giocava un ruolo di ago della bilancia.

Dopo ben due mesi di colloqui con il presidente della Repubblica, l'8 luglio 2008 viene nominato un nuovo governo di coalizione tra partiti europeisti (tra cui DS, G17+) e SPS; con l'appoggio esterno dei liberali di Čedomir Jovanović. Mirko Cvetković, già ministro delle finanze nel precedente governo Kostunica, venne designato come primo ministro.

Le elezioni generali del 2012[modifica | modifica wikitesto]

Il quarto presidente della Serbia Tomislav Nikolić, capo di stato dal 31 maggio 2012.

Dopo essersi dimesso, il presidente Tadic ha indetto nuove elezioni parlamentari e presidenziali il 6 maggio 2012. Alle elezioni parlamentari al primo posto è arrivata la coalizione di centro-destra guidata dal Partito Progressista Serbo (SNS) di Tomislav Nikolić (che aveva abbandonato SRS nel 2008), che ha formato una coalizione col Partito Socialista di Serbia (SPS), con le Regioni Unite di Serbia (URS) e altri. Come premier è stato nominato il leader di SPS Ivica Dačić.

Alle elezioni presidenziali, invece, dopo aver passato il primo turno, si sono nuovamente sfidati Boris Tadić candidato del DS e Tomislav Nikolić candidato del SNS. Nel secondo turno, il 20 maggio, Tomislav Nikolić è riuscito a battere il suo rivale dopo tre competizioni elettorali, diventando nuovo capo di stato del paese.

Le elezioni anticipate del 2014[modifica | modifica wikitesto]

La fine dell'accordo tra SNS e SPS ha posto fine al governo di Dačić e il 16 marzo 2014 si sono tenute le elezioni parlamentari. Esse hanno visto la vittoria del SNS e l'elezione del suo leader Aleksandar Vučić come nuovo primo ministro.

Politica estera[modifica | modifica wikitesto]

La politica estera della Repubblica Federale di Jugoslavia era caratterizzata fondamentalmente dal desiderio di consolidare la sua posizione politica e geopolitica tramite il sostegno della popolazione di etnìa serba residente nell'area balcanica. La campagna nazionalista serba sostenne e sfruttò l'espansione di violenti conflitti etnici in Bosnia Erzegovina, Croazia e nel Kosovo.[13]

Poco prima dell'inizio dei bombardamenti NATO nella primavera del 1999 la maggioranza dei Paesi occidentali interruppe le relazioni diplomatiche con la Repubblica. Dall'ottobre del 2000 gran parte delle ambasciate sono state riaperte e la Serbia, in quanto successore della Repubblica Federale di Jugoslavia, ha riottenuto il suo posto come membro di varie organizzazioni internazionali come le Nazioni Unite; partecipa inoltre a progetti del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale.[13]

Dall'ottobre 2000 la Serbia ha pressoché eliminato la sua retorica nazionalista e ha stabilizzato le relazioni bilaterali con i paesi confinanti. Nel 2002 la Repubblica Federale di Jugoslavia ha risolto le dispute di confine con la Macedonia e ha riallacciato relazioni diplomatiche complete con la Croazia.[13]

Sempre nel 2002 la Repubblica Federale di Jugoslavia ha costituito una commissione per coordinare la cooperazione con il Tribunale Penale Internazionale per l'ex-Jugoslavia (ICTY) e ha iniziato a emettere ordini di arresto per persone accusate di crimini di guerra rifugiate entro i confini della repubblica. L'assassinio del Primo Ministro Zoran Đinđić e la successiva lotta alla criminalità organizzata hanno provocato il trasferimento a L'Aia di molti accusati.[13]

L'integrazione europea[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Allargamento dell'Unione europea.

Nel 2003 la Serbia è stata ammessa al Consiglio d'Europa. Ha inoltre espresso il desiderio di aderire al programma di Partenariato per la pace della NATO. Sia la NATO, sia l'Unione Europea hanno posto come condizione per la collaborazione la piena cooperazione da parte della Serbia con il Tribunale Penale Internazionale per l'ex-Jugoslavia. Dal 2004 in poi diversi indiziati si sono costituiti al tribunale internazionale, e la Serbia sembra aver dato prova di una certa volontà di collaborazione.

Nel settembre 2007 la Serbia e l'Unione europea hanno concluso i colloqui sul testo dell'Accordo di Stabilizzazione e Associazione, primo passo verso l'integrazione europea. L'accordo è stato firmato il 29 aprile 2008 (dopo due anni e mezzo di negoziati). La piena applicazione dell'Accordo è stata vincolata alla collaborazione con il Tribunale dell'Aja, e in particolare all'arresto e alla consegna dei latitanti ancora liberi.

Tra questi spiccano gli arresti di Stojan Župljanin (latitante dal 2001) nel giugno 2008, di Radovan Karadžić nel luglio 2008, di Ratko Mladic nel maggio 2011 e di Goran Hadžić. Quest'ultimo, catturato il 20 luglio 2011 a pochi chilometri da Novi Sad in Voivodina, era l'ultimo criminale di guerra serbo ricercato dall'ICTY rimasto in fuga.

Nel maggio 2008 inoltre i partiti filoeuropeisti hanno vinto le elezioni, circostanza che verosimilmente favorirà il processo di integrazione del Paese.

Il 30 novembre 2009 l'Unione europea ha ufficialmente abolito i visti per i cittadini della Repubblica di Serbia, sbloccando de facto e de iure, dopo più di un anno, l'Accordo di Associazione e Stabilizzazione. Dal 19 dicembre 2009 i cittadini della Repubblica di Serbia provvisti del nuovo passaporto biometrico possono viaggiare liberamente nei paesi dell'Area Schengen.

Il 26 maggio 2011, dopo l'arresto di Ratko Mladic, una nota dell'Alto rappresentante dell'UE per la politica estera e di sicurezza Catherine Ashton, afferma che l'arresto è "un importante passo in avanti per la Serbia e per la giustizia internazionale".[14]

Con Pristina e Belgrado avviate sulla strada della riconciliazione[15], il 2 marzo 2012 la Serbia ottiene lo status di paese candidato all'ingresso nell'Unione europea[16].

Economia[modifica | modifica wikitesto]

In economia molto pesanti sono le conseguenze delle guerre e delle scelte politiche in cui la Serbia è stata coinvolta dal Governo di Slobodan Milošević (isolamento, decrescita economica, lungo periodo di sanzioni economiche internazionali, danneggiamento delle infrastrutture nazionali e della reputazione del Paese).

Nel gennaio del 2005 il PIL si attestava al 50-60% del valore raggiunto nel 1990. A partire dal 2001 tuttavia molti indicatori economici sono positivi, anche grazie a numerosi investimenti stranieri. La crescita del PIL si attestava nel 2004 attorno all'8%, nel 2009 il PIL ha subito una contrazione del 3,5%, nel 2010 la crescita è stata dell'1%, nel 2011 del 2,3%.

Statistiche economiche
PIL prodotto (PPA): $77,8 miliardi (stima 2012)[3]
PIL pro capite (PPA): $10.722 (stima 2012)[3]
Tasso di crescita della produzione industriale: 7,1% (2004), 1,3% (2005), 3,5% (2011)
Tasso di disoccupazione: 16,7% (2011)
Inflazione: 11,3% (2011)
Debito estero: $15,43 miliardi (2005)
Debito pubblico: 41% del PIL (2011)
Investimenti stranieri nel 2005: $1.481 miliardi (Source: NBS Народна банка Србије)

Settore primario[modifica | modifica wikitesto]

Attualmente il 16% circa della produzione mondiale di lamponi viene dalla Serbia
Attualmente la Serbia è seconda al mondo nella produzione di prugne

La quota di addetti nel settore primario ammonta al 3%. L'agricoltura risulta essere particolarmente importante in Europa dell'est, in Serbia grazie alla presenza di grandi aree di terreno fertile. Si coltivano prevalentemente cereali (mais, frumento), patate e barbabietole. Estesa è anche la viticoltura. Molto diffusa è la coltivazione degli alberi da frutto, come il prugno: dalle prugne si ricava un distillato tipicamente nazionale, la sljivovica. La Serbia può vantare di essere il terzo produttore mondiale di lamponi subito dietro alla Russia e alla Polonia e seconda al mondo nella produzione di prugne subito dietro la Cina. Attualmente un terzo della produzione mondiale di lamponi avviene nella Serbia Centrale, soprattutto nei pressi di Arilje. Mentre circa il 70% della produzione di prugne serbe è destinata alla produzione della Sljivovica.

L'allevamento è costituito soprattutto da suini, bovini, ovini e animali da cortile.

Settore secondario[modifica | modifica wikitesto]

Gli addetti nel settore secondario sono circa il 30%. I settori industriali più importanti sono quelli agroalimentari, chimici, meccanici e manufatturieri. Le industrie più importanti sono localizzate a Belgrado (Novi Sad, Kragujevac, Subotica) e Smederevo. A Kragujevac, Serbia Centrale, ha sede la fabbrica di autovetture e autocarri Zastava, che ha siglato un contratto con la FIAT per la produzione in Serbia della Punto (seconda serie) con il nome di Zastava 10. Sempre a Kragujevac dal 2012 viene prodotta la Fiat 500L; entro la fine dell'anno verranno realizzati circa 40.000 esemplari che saliranno a 100.000 l'anno, una volta a regime nel 2013. Il lancio della nuova vettura coinciderà con il compleanno della Fiat 500[modello ambiguo], il 4 luglio.

Settore terziario[modifica | modifica wikitesto]

Lago nel centro della località turistica di Kraljeve Vode a Zlatibor
Felix Romuliana
Aeroporto Nikola Tesla a Belgrado

C'è un 67% di addetti a questo settore. Negli ultimi anni in Serbia si è assistito a massicci investimenti stranieri, in particolare dalla Germania, dall'Italia e dalla Grecia, e per questo il turismo è diventato una delle attività più importanti nel Paese. Non disponendo di un accesso al mare, il turismo in Serbia si concentra soprattutto su quello termale, sull'agriturismo e sulle grandi città come Belgrado e Novi Sad adesso completamente ricostruite dopo i bombardamenti. Sulla riva destra del Danubio, poco lontano dal confine con la Croazia, si incontra la Fruska Gora una catena di colline alte non più di 600 metri che movimentano il paesaggio della piatta pianura. L'area è stata dichiarata Parco Nazionale e ospita al suo interno una ricca varietà di flora e fauna oltre a custodire i monasteri ortodossi, veri scrigni della cultura serba.

I laghi e le cascate naturali di Zlatibor, che in lingua serba significa "pino dorato" in ricordo del Pinus silvestris ormai non più presente nell'area, costituiscono un'altra attrattiva turistica e, per gli amanti degli sport di montagna, vi sono più a sud, al confine col Kosovo, gli impianti sciistici di Kopaonik. Le terme di Vrnjacka Banja per esempio risalgono all'epoca dell'impero romano e non sono le uniche, inoltre negli ultimi decenni sono stati scoperti numerosi siti archeologici di origine romana, ma anche più antica come la città romana di Sirmium, vicino a Sremska Mitrovica o quella di Viminacium, nei dintorni di Pozarevac.

Nella Serbia occidentale, nei pressi del confine con la Bosnia ed Erzegovina, si trova il Parco nazionale di Tara istituito nel 1981; qui le più orientali propaggini della dorsale dinarica offrono un habitat ideale per le tante varietà di flora e di fauna che si trovano tra picchi che sfiorano i 1500 metri e l'ampio canyon scavato dalla Drina. Altri centri che dal 2007 hanno cominciato ad attirare i turisti sono Djavolja Varos (la città del Diavolo) e i vari centri spirituali tra i quali spicca Studenica con il suo monastero.


Difesa e Sicurezza[modifica | modifica wikitesto]

Esercito della Serbia
Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Forze armate della Serbia.

La difesa della Serbia è composta da 2 forze armate:

  • Esercito di terra

L'esercito serbo è attualmente composto da 31.000 unità di professionisti e da molti riservisti. All'interno dell'esercito vi è anche la Flottiglia fluviale che ha funzioni di supporto per le forze di terra. L'esercito serbo è considerato l'erede della Armata Popolare di Jugoslavia (JNA) sia per i mezzi che per il personale.

Allo scoppio delle guerre jugoslave molti soldati disertarono per unirsi ad altre formazioni; nel giro di poco tempo gli unici soldati della JNA erano serbi e montenegrini.

Anch'essa erede della JNA, l'aeronautica serba è composta da 4000 unità e da più di 200 aerei.

La Serbia dispone anche di diverse unità speciali antiterrorismo:

La pubblica sicurezza è assicurata da due forze di polizia: Gendarmeria e Polizia, entrambi dipendenti dal ministero degli interni.

Ambiente[modifica | modifica wikitesto]

La Tabula Traiana, Parco nazionale di Đerdap
Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Aree naturali protette della Serbia.

Nella Repubblica sono stati istituiti cinque parchi nazionali[17]:

Flora[modifica | modifica wikitesto]

Il manto forestale del paese, particolarmente ricco nella sezione orientale, è caratterizzato da querce e faggi sui bassi versanti e da conifere alle alte quote.

Fauna[modifica | modifica wikitesto]

Nella regione sono presenti, tra gli altri, l’orso bruno, il lupo e il cinghiale. Uccelli rapaci come il falco, l’aquila e l’avvoltoio abitano le regioni montuose.

Galleria fotografica[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ La Serbia ha ereditato il seggio che fu della Repubblica Federale di Jugoslavia.
  2. ^ (EN) Population growth rate su CIA World Factbook. URL consultato il 28 febbraio 2013.
  3. ^ a b c Dati dal Fondo monetario internazionale, ottobre 2013
  4. ^ Tasso di fertilità nel 2010. URL consultato il 12 febbraio 2013.
  5. ^ Tale proclamazione non è stata accettata e dichiarata nulla e priva di ogni effetto dal Parlamento serbo il giorno seguente.
  6. ^ (EN) World Trade Organization. URL consultato il 20 febbraio 2014.
  7. ^ Encyclopedia Britannica Online - Serbia (in inglese)
  8. ^ Hydrometeorologic Service of Serbia (in inglese)
  9. ^ (EN) Temperature regime Serbia (PDF), Hydrometeorological Service of Serbia.
  10. ^ Book 4: "Confession, Mother Tongue and National Identity or Ethnicity" (brief summary,, p. 1. URL consultato il 22 febbraio 2013.
  11. ^ Notizia citata su varie fonti e sul sito ufficiale dell'hotel.
  12. ^ (EN) Second special sitting of the national assembly of the Republic of Serbia in 2006. URL consultato l'8 maggio 2007.
  13. ^ a b c d US State Department
  14. ^ Ansa.it - Serbia, arrestato Ratko Mladic. Tadic: ora l'Ue ci accolga
  15. ^ Salta l'ultimo ostacolo alla candidatura della Seria per l'ingresso nell'UE
  16. ^ ANSA - La Serbia ottiene lo status di paese candidato
  17. ^ Federparchi - Sito ufficiale

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Libri[modifica | modifica wikitesto]

Articoli e Saggi[modifica | modifica wikitesto]

  • Stevo Ostojic, Grande Serbia e Grande Croazia: progetti a confronto, in «Limes. Rivista italiana di geopolitica», 2 (1994), n. 1
  • Dusan T. Batakovic, Progetti serbi di spartizione, in «Limes. Rivista italiana di geopolitica», 6 (1998), n. 3

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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