Monachus monachus

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Foca monaca
Monachus monachus - Museo civico di storia naturale (Milan).jpg
Monachus monachus
Stato di conservazione
Status iucn3.1 CR it.svg
Critico
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Classe Mammalia
Ordine Carnivora
Superfamiglia Pinnipedia
Famiglia Phocidae
Sottofamiglia Monachinae
Genere Monachus
Specie M. monachus
Nomenclatura binomiale
Monachus monachus
Hermann, 1779
Nomi comuni

Foca monaca

La foca monaca mediterranea (Monachus monachus Hermann, 1779) è un mammifero pinnipede della famiglia delle foche.

È una specie minacciata di estinzione, di cui sopravvivono in natura meno di 500 esemplari.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Le caratteristiche somatiche della foca monaca sono analoghe a quelle delle altre Phocidae: corpo allungato, irregolarmente cilindrico, rivestito da uno spesso strato adiposo ricoperto da un fitto pelo corto, vellutato, impermeabile all'acqua. La pelliccia è di colore nero nel maschio o marrone o grigio scuro nella femmina, più chiara sul ventre che può essere fino a bianca nel maschio.

Gli arti anteriori sono trasformati in pinne mentre quelli posteriori costituiscono un'unica pinna posteriore.

Ha una lunghezza da 80 a 240 cm e può raggiungere i 320 kg di peso; le femmine sono un po' più piccole dei maschi.

Hanno la testa piccola e leggermente appiattita ed orecchie esterne prive di padiglione auricolare. Il muso è provvisto di alcuni baffi lunghi e robusti detti vibrisse.

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

La vita della foca monaca si svolge soprattutto in mare; durante il periodo riproduttivo predilige i tratti di mare vicini alle coste dove cerca spiagge isolate prevalentemente in grotte o piccoli anfratti accessibili solo dal mare, perché il parto e l'allattamento si svolgono esclusivamente sulla terra ferma.
Dorme in superficie in mare aperto o utilizzando piccoli anfratti sul fondale per poi risalire periodicamente a respirare. Si nutre di molluschi cefalopodi, patelle, crostacei e pesci, soprattutto bentonici, come murene, corvine, cernie, dentici e mostelle.

Colonia di foche monache

Anche durante le soste a terra la foca rimane vicinissima al mare, anche perché i suoi movimenti sono lenti ed impacciati.

Si spostano anche di alcune decine di chilometri al giorno alla ricerca del cibo, con immersioni continue; sono state registrate immersioni a 90 metri di profondità ma è probabile che possa superare facilmente alcune centinaia di metri di profondità durante immersioni effettuate per la ricerca di prede.

I maschi adulti sono fortemente territoriali e, nel periodo riproduttivo che coincide generalmente con i mesi autunnali, si scontrano frequentemente con altri maschi. Le femmine raggiungono la maturità sessuale a 5/6 anni, hanno un ciclo di riproduzione di circa 12 mesi e partoriscono, di solito tra settembre e ottobre; allattano, in grotte vicinissime al mare o in spiagge riparate, un cucciolo all'anno, lungo 88–103 cm e pesante 16–18 kg.

I giovani entrano in acqua già a pochi giorni dalla nascita. L'allattamento si protrae sino alla dodicesima settimana, ma la femmina lascia il suo cucciolo incustodito già dopo le prime settimane di vita, per tornare ad allattarlo periodicamente. I giovani tendono ad abbandonare il gruppo originario ed a disperdersi anche lontano dal luogo di nascita. Raggiungono la maturità sessuale intorno ai 4 anni. La foca monaca vive dai 20 ai 30 anni.

Distribuzione[modifica | modifica wikitesto]

Attuale areale della foca monaca

L'areale della foca monaca comprendeva una volta tutto il Mediterraneo, il Mar Nero, le coste atlantiche di Spagna e Portogallo, il Marocco, la Mauritania, Madera e le Isole Canarie; foche erano segnalate spesso anche nella costa sud della Francia.

La foca monaca veniva catturata per essere esibita in pubblico e, a differenza di quella comune, era molto più addomesticabile. Hermann descrisse la specie nel 1778 quando una truppa veneziana che esibiva in pubblico una foca catturata con le reti nell’autunno del 1777 nell’isola di Cherso giunse a Strasburgo. Il Buffon, naturalista famoso, trovò un'altra foca a Parigi, sempre proveniente da Cherso e ignorando la scoperta del Hermann la classificò per conto suo come Phoque a ventre blanc ovvero Phoca albiventer. Evidentemente Cherso divenne il locus classicus della specie grazie ad una ben orchestrata campagna di cattura veneziana[1].

Nel corso del '900 l’areale si è fortemente ridotto a causa delle persecuzioni dirette e la foca monaca sopravvive in poche isolate colonie in Grecia, isole della Croazia meridionale, Turchia, nell'arcipelago di Madera, in Marocco e Mauritania. Occasionalmente vengono avvistati individui in dispersione lungo le coste di quasi tutti i paesi mediterranei.

Anche dopo il 2000 comunque si sono avuti sporadici avvistamenti di animali isolati nel Canale di Piombino, a Montecristo, sulle coste della Provincia di Lecce a sud di Otranto[2], nella Liguria di Levante, nel breve tratto jonico della Basilicata e in Sicilia, ma con tutta probabilità si tratta di giovani in fase di dispersione. Le foche sono invece forse ancora presenti in Sardegna[3] e un giovane esemplare, imbrigliato nella rete di un pescatore, fu regalato intorno agli anni '60 allo zoo di Roma. Nel 2013 viene riavvistata nell'arcipelago siciliano, in particolare nelle Isole Egadi[4].

Nel giugno 2009 la foca monaca è stata avvistata nelle acque antistanti la Torre del Campese, Isola del Giglio[5] e del marzo 2010 a Capo Promontore in Istria[6]. Nel settembre 2013 un altro avvistamento si è avuto in Istria nelle vicinanze di Pola [7]

Recentemente la foca monaca è tornata a farsi vedere anche nelle acque dell'isola di Marettimo, al largo della costa di Trapani. La prima segnalazione risale al 31 marzo 2010 da un pescatore locale che ha avvistato un esemplare in prossimità delle Grotta del Cammello, la 'casa' prediletta da questo mammifero 30/40 anni fa. Nei giorni successivi, secondo le testimonianze locali, l'avvistamento ha riguardato due esemplari adulti, presumibilmente maschio e femmina e un cucciolo[8]. Uno studio dell'Ispra del 2013 conferma la presenza di esemplari di foche monache dell’area marina protetta delle isole Egadi.[9]

Un ulteriore avvistamento è avvenuto a giugno 2010 nell'area marina protetta antistante il borgo di Portofino[10][11]. Nell'agosto 2013 la foca monaca è avvistata e fotografata a Isolaverde, frazione di Chioggia[12]. Alcuni ritrovamenti fossili effettuati in Toscana in argille del pliocene hanno contribuito a ipotizzare che la foca monaca discenda dalla Pliophoca etrusca che abitava il mare che circonda l'Arcipelago Toscano.

Conservazione[modifica | modifica wikitesto]

La fortissima diminuzione delle popolazioni, dovuta prevalentemente all'intervento umano, ha ridotto questi pinnipedi a piccoli gruppi familiari e individui isolati.

Secondo una stima dell'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura della foca monaca sopravvive una popolazione di appena 300-400 esemplari: circa 200 concentrati nell'Egeo e nel Mediterraneo sudorientale; 20-30 nel Mar Ionio; 10-20 nel Mare Adriatico; una decina nel Mediterraneo centrale; dai 10 ai 20 nel Mediterraneo occidentale; 134 in Atlantico. La specie è pertanto da considerarsi in rischio di estinzione.

La Società Zoologica di Londra, in base a criteri di unicità evolutiva e di esiguità della popolazione, considera Monachus monachus (anche nota come Foca Monaca) una delle 100 specie di mammiferi a maggiore rischio di estinzione.

La specie è inserita nella Appendice I della Convention on International Trade in Endangered Species (CITES).

Nel 1987 per salvaguardare la colonia di foche della grotta del Bue marino, nel golfo di Orosei, fu varato un decreto, firmato dal ministro dell'ambiente Mario Pavan che vietava la pesca e la navigazione con qualsiasi mezzo nel golfo stesso[13], decreto di fatto annullato dal successivo governo[senza fonte].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ William Klinger, Note sulla presenza storica della Foca monaca nell’Adriatico in La Ricerca, Centro di ricerche storiche – Rovigno, nº 57, 2010, pp. 6–10.
  2. ^ Esemplare di foca monaca viene avvistato nel Salento, la Repubblica, 10 giugno 2003
  3. ^ Riappare la foca monaca ma ora lasciatela in pace, la Repubblica, 24 agosto 2000
  4. ^ Torna la foca monaca alle Egadi era assente da quarant'anni
  5. ^ Avvistamento di foca monaca nel Mediterraneo, giugno 2009
  6. ^ Tornano le foche monache nell'Alto Adriatico: avvistato un maschio adulto a Capo Promontore
  7. ^ Pola, riappare la foca monaca - Video Il Piccolo
  8. ^ L'avvistamento dei pescatori di fronte all'isola di Marettimo, nelle Egadi: La foca monaca torna dopo 50 anni in Corriere della Sera, 16 aprile 2010.
  9. ^ Soddisfazione di Legambiente per il ritorno della foca monaca alle Egadi: “un evento unico in Italia ed eccezionale nel Mediterraneo” | Legambiente
  10. ^ Avvistamento a Portofino su corriere.it. URL consultato il 2 luglio 2010.
  11. ^ Esclusivo ! Avvistata una Foca monaca nell’Area Marina Protetta di Portofino - Esclusivo ! Avvistata una Foca monaca nell’Area Marina Protetta di Portofino
  12. ^ Foto Una foca monaca a Chioggia: l'avvistamento del turista - Repubblica.it
  13. ^ Un decreto per salvare la foca monaca, la Repubblica, 28 luglio 1987

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) D.E. Wilson e D.M. Reeder, Monachus monachus in Mammal Species of the World. A Taxonomic and Geographic Reference, 3ª ed., Johns Hopkins University Press, 2005, ISBN 0-8018-8221-4.
  • Spagnesi M., De Marinis A.M. (a cura di), Mammiferi d'Italia - Quad. Cons. Natura n.14, Ministero dell'Ambiente - Istituto Nazionale Fauna Selvatica, 2002.
  • Paterson A.W. Status della foca monaca Monachus monachus, in: La gestione degli ambienti costieri e insulari del Mediterraneo. Ed. del Sole, 1994.
  • Randall R. Reeves, Brent S. Stewart, Phillip J. Clapham and James A. Powell (2002). National Audubon Society Guide to Marine Mammals of the World, Alfred A. Knopf, Inc. ISBN 0-375-41141-0
  • (EN) Aguilar, A. & Lowry, L. 2008, Monachus monachus su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2015.2, IUCN, 2015.
  • Graziano Giuliani La vera storia della foca monaca dell’Argentario. Ed. Effequ, 2002.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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