Milano, 20 novembre 2015 - 09:47

Mali, strage jihadista all’hotel
Gli ostaggi liberati in un blitz

Commando fa irruzione nell'albergo degli stranieri, nel centro della capitale. Prese in ostaggio 170 persone. Rivendicazione via Twitter del gruppo Morabitun, legato ad al Qaeda

di Redazione online

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Sono almeno 21 i corpi senza vita trovati all’interno dell’hotel Radisson a Bamako, in Mali, attaccato venerdì mattina da un commando armato. Morti anche due degli assalitori. Le forze speciali maliane, dopo un'operazione durata diverse ore, hanno messo fine all'azione del gruppo terroristico di matrice jihadista, che venerdì mattina aveva preso in ostaggio 170 persone (140 ospiti e 30 persone dello staff) nell'albergo nel centro della capitale del Paese africano.

L’attentato

Venerdì mattina, ore 7.15 di Bamako, un commando di almeno 3 terroristi ha aggirato le misure di sicurezza all’ingresso dell’hotel Radisson, il più grande albergo della capitale maliana, quello dove soggiornano i rappresentanti delle delegazioni di Nazioni Unite e Francia, oltre a turisti e uomini d’affari stranieri. . Hanno ferito a raffiche di mitra i sorveglianti. Gli attentatori hanno proseguito verso l’edificio principale. Una volta nella hall, hanno cominciato a sparare. In quel momento il Radisson ospitava 140 clienti e 30 dipendenti, era pieno al 90% della sua capacità d’accoglienza, con stanze riempite da persone di 14 diverse nazionalità, ad ampia maggioranza francese. I membri del commando hanno radunato una cinquantina di ostaggi e si sono asserragliati al settimo e ultimo piano dell’hotel. Chi conosceva i versi del Corano poteva uscire, gli altri no. Un primo assalto dell’esercito maliano non ha avuto alcun risultato se non quello di un furibondo conflitto a fuoco. In tarda mattinata il secondo tentativo, con quaranta teste di cuoio francesi a dare manforte ai locali, insieme a soldati americani dell’Onu. È cominciato un assedio durato più di 7 ore, durante il quale gli ostaggi superstiti sono stati rilasciati, a gruppi di cinque per volta. I primi a essere liberati sono stati 12 membri di un equipaggio di Air France e 6 cittadini americani, particolare che lascia pensare a un attacco di natura «interna», teso a destabilizzare l’attuale precario equilibrio del Mali.

La rivendicazione

Il gruppo Morabitun, affiliato ad Al Qaeda - che si sarebbe recentemente unito all'Isis - ha rivendicato la responsabilità dell’assalto, prima con un tweet, poi direttamente ad Al Jazeera: «Noi, Murabitoun, con la partecipazione di Al-Qaeda nel Maghreb Ismaico, rivendichiamo la presa di ostaggi nell’hotel», afferma la registrazione di una voce maschile inviata al canale televisivo. Dietro l’attacco all’hotel Radisson di Bamako potrebbe esserci Mokhtar Belmokhtar, ex comandante di Al Qaida in Maghreb. A riferirlo il ministro della Difesa francese Jean-Yves Le Drien.

Hollande ai francesi: «Prudenza»

Una settimana esatta dopo la strage di Parigi, insomma, non si ferma il terrore. Il presidente Boubacar Keïta, ha condannato «nella maniera più ferma possibile, questo atto barbaro che non ha niente a che vedere con la religione», ha detto. Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, che si trovava in Malesia, è stato informato. «Ancora una volta i terroristi hanno voluto segnare la loro presenza barbara, in luoghi dove possono uccidere e impressionare» ha detto. E il presidente francese, Francois Hollande, ha dichiarato: «Dobbiamo dimostrare la nostra solidarietà al Mali, un Paese amico» e ha invitato i francesi a Bamako a raggiungere l'ambasciata e a mettersi al sicuro, e tutti i cittadini francesi nei Paesi a rischio ad adottare precauzioni. Le truppe francesi sono presenti nel Paese dal gennaio del 2013, quando è stata lanciata l'Operazione Serval, poi ribattezzata nell'agosto del 2014 Operazione Barkhane ed estesa al Sahel nel tentativo di sostenere le forze governative contro gli islamisti.

Le testimonianze

L'albergo è frequentato da diplomatici, uomini d'affari occidentali e militari della missione Onu in Mali (Minusma), e potrebbe essere stato preso di mira perché tra i clienti ci sono molti francesi: tra gli ostaggi c'erano anche dodici dipendenti dell'Air France, tra i primi a venir liberati. Anche sette membri della Turkish Airlines erano nell'albergo. Cinque sono stati liberati nelle prime ore del blitz. Tra i clienti anche otto cinesi: la Cina ha una lunga tradizione di scambi commerciali e investimenti in Mali. Inoltre la palestra del Radisson Blu è molto frequentata anche dai cittadini maliani, che vi si recano solitamente dopo la preghiera del mattino. Nessun italiano coinvolto. Fra gli ostaggi liberati, anche il cantante della Guinea, Sekouba Bambino, la cui musica è popolare nell'Africa occidentale. Smentita la presenza del nigeriano Aliko Dangote, considerato l'uomo più ricco d'Africa.

I precedenti

Il 7 marzo un attacco contro un bar ristorante a Bamako aveva ucciso cinque persone, tra cui un francese e un belga, e ferito 8 persone. L'8 agosto invece uomini armati appartenenti sempre al gruppo jihadista dei Mourabitoun, attivo nell'area sahelo-sahariana, assaltarono l'hotel Le Byblos a Sevare, nel centro del Paese, prendendo in ostaggio diverse persone, tra le quali alcuni dipendenti dell'Onu. Nell'assalto all'hotel e nel successivo blitz per liberare gli ostaggi delle forze speciali del Mali, coadiuvate da militari francesi, persero la vita 12 persone: tre dipendenti di Le Byblos, cinque soldati maliani, un contractor della missione Minusma di peacekeeping delle Nazioni Unite e tre militanti jihadisti. Il Mali era caduto nella primavera del 2012 sotto il controllo di gruppi jihadisti legati ad Al Qaeda, dopo lo scontro tra l'esercito e gruppi ribelli. Il territorio è stato liberato in gran parte nel 2013 dall'intervento della Francia e dalla missione internazionale dell'Onu, promossa sotto l'egida della Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale, ma restano comunque intere zone al di fuori del controllo delle forze del Mali e delle forze di sicurezza internazionali. E se fino a qualche tempo fa gli attacchi jihadisti erano rimasti concentrati nel nord, dall'inizio del 2015 si sono estesi al centro e, da giugno, al sud del Paese.

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Mali, dentro l?hotel della strage

Prodi: «Gruppi legati tra loro»

Romano Prodi, inviato nel 2012 in missione dal segretario generale dell’Onu, con il compito di raccogliere elementi per tentare un’opera di mediazione nei conflitti interni fomentati sia da formazioni jihadiste sia da trafficanti, ha detto parlando a SkyTg24 che «in Mali metà del paese non è sotto controllo, quindi non è una sorpresa quello che è avvenuto». Da un paio d’anni, spiega l’ex premier, la situazione è in stallo. E ipotizza che «i vari gruppi terroristici» siano «legati fra loro. Non è possibile che queste cose avvengano senza che ci sia, non dico una regia unica, ma dei collegamenti organici fra le diverse fazioni». Quanto al luogo dell’attentato Prodi dice di conoscerlo bene: «Ci sono stato più volte, in apparenza, è mezzo albergo, mezzo ministero, mezzo luogo di appuntamenti familiari perciò è abbastanza naturale che abbiano scelto questo come punto di riferimento per un attacco terroristico».

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