Mario Soldati

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« Quando riusciamo a vedere la bellezza, essa è sempre perduta. »
(Mario Soldati, La messa dei villeggianti, Mondadori)
Mario Soldati

Mario Soldati (Torino, 17 novembre 1906Tellaro, 19 giugno 1999) è stato uno scrittore, giornalista, regista cinematografico, sceneggiatore e autore televisivo italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Mario Soldati nasce in via Ospedale 20 (oggi via Giolitti), a Torino, figlio di Umberto e Barbara Bargilli. Nel 1912 inizia gli studi all'Istituto Sociale dei Gesuiti, dove rimane fino alla terza liceo classico. La lezione dei Gesuiti è in questo momento molto importante per lui, ed è un fervente praticante (penserà anche di entrare nell'Ordine, salvo poi giungere a un modo molto personale e libero di concepire la fede conciliandola con la sua visione razionalistica, come trasparirà dalla sua produzione letteraria). Si diploma a diciassette anni e s'iscrive alla facoltà di lettere. La Torino degli anni venti è quella dell'intelligenza di Piero Gobetti, della pittura di Felice Casorati e del mecenatismo di Riccardo Gualino. Gli amici più cari sono Mario Bonfantini, Giacomo Debenedetti, Carlo Levi, Giacomo Noventa, Agostino Richelmy.

Nel 1925 pubblica il dramma Pilato. Nel 1927 si laurea in storia dell'arte con Lionello Venturi discutendo una tesi su Boccaccio Boccaccino (pubblicata nel 2009[1][2]), pittore del Cinquecento, e cura il catalogo della Galleria civica d'arte moderna e contemporanea di Torino. Ottiene poi, con l'aiuto di Venturi, una borsa di studio della durata di tre anni presso l'Istituto d'Arte di Roma dove incontra Adolfo Venturi e Pietro Toesca. Nel 1929 vi è l'esordio come narratore, con il libro di racconti, Salmace che ha rappresentato, come ha ben notato Cesare Garboli, una delle prime esplorazione narrative, del tutto nuove per l'Italia, della vasta terra dei sentimenti loschi. All'inizio del terzo anno, l'offerta di una nuova borsa di studio lo induce a lasciare Roma e a partire per New York, dove insegna alla Columbia University.

Nel 1931 ritorna in Italia deluso di non essere riuscito a diventare cittadino statunitense. Si sposa con Marion Rieckelman (si lasceranno tre anni più tardi), che è stata sua studentessa alla Columbia, e insieme hanno tre figli: Frank, Ralph e Barbara. In primavera inizia a lavorare per la Cines-Pittaluga, la realtà più importante del cinema italiano.

Sul set, inizia come ciacchista, ha l'impressione che i suoi studi umanistici e artistici non servano più a nulla così come i suoi libri e i suoi articoli. L'incontro, però, con l'allora presidente della Cines Emilio Cecchi, e la sua stima, lo conducono nel settore 'soggetti', dove inizia la carriera di sceneggiatore, continuando a collaborare con Mario Camerini come aiuto regista e intensificando il rapporto con Guglielmo Alberti, proveniente dallo stesso ambiente torinese.

Nel 1934, a causa dell'insuccesso del film Acciaio (tratto da un soggetto di Pirandello a cui collabora come sceneggiatore), Soldati viene licenziato.

Si trasferisce a Corconio, frazione di Orta San Giulio, un piccolo paese sul lago d'Orta. Lontano da Roma e dal cinema, vi rimane per due anni, durante i quali scrive America primo amore, diario e racconti del giovanissimo intellettuale europeo della sua esperienza di vita negli Stati Uniti, e vari altri scritti tra cui la prima parte del 'La confessione'.

Nel 1936 il regista Mario Camerini lo rivuole a Roma.

L'esordio alla regia[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1939 esordisce come regista con Dora Nelson, una commedia nello stile di Ernst Lubitsch. Del 1941 il film che lo renderà il regista più popolare di quell'anno, Piccolo mondo antico, un successo che metterà d'accordo la critica e il pubblico, un classico del cinema italiano, dove la ventenne Alida Valli, al suo primo ruolo drammatico, vince la coppa Volpi come migliore attrice protagonista. Questi film, molto curati dal punto di vista formale e ricchi di riferimenti figurativi e letterari, sono riconducibili al movimento del cinema calligrafista.

La fuga[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1941 aveva intanto conosciuto una ragazza di Fiume, Giuliana Kellermann, attrice con cui passerà il resto dei suoi giorni. Insieme concepiranno Wolfango, Michele e Giovanni, gli altri tre figli dello scrittore.

La notte del 14 settembre 1943 fugge da Roma con Dino De Laurentis, e l'avventura diventerà il diario di viaggio intitolato Fuga in Italia. Trascorrerà nove mesi a Napoli lavorando, tra l'altro, ai microfoni di "Radio Napoli"; al ritorno a Roma sarà corrispondente di guerra per l'Avanti! e L'Unità sulla linea Gotica. Trascorsero una settimana in un paese chiamato Torella dei Lombardi.

Nel 1948 scioglie il contratto con il grande produttore di Hollywood David O. Selznick, poiché il consolato americano nega il visto d'ingresso alla sua compagna.

Nel 1949 dirige Fuga in Francia al quale contribuirono anche Cesare Pavese e Ennio Flaiano, e pubblica La giacca Verde uscito in un volume edito da Longanesi insieme a Il padre degli orfani e La finestra, che gli valse il premio letterario San Babila.

Nel 1952, dal romanzo di Alberto Moravia, dirige La provinciale. Nel 1954 pubblica il romanzo Lettere da Capri che gli valse il premio Strega e la popolarità come scrittore.

La televisione[modifica | modifica wikitesto]

Mario Soldati nel 1967

Il giorno della nascita della RAI va in onda il film di Soldati 'Le miserie del signor Travet'. Nel 1956, a due anni dalla nascita della televisione italiana, Soldati inventa il 'reportage enogastronomico' è infatti l'ideatore, regista e conduttore dell'inchiesta televisiva: Viaggio lungo la Valle del Po alla ricerca dei cibi genuini, una delle trasmissioni più originali della TV degli inizi, considerata un documento d'importanza antropologica: con il Soldati del viaggio sul Po nasce in Italia la figura del giornalista enogastronomico. Mario Soldati, interprete appassionato dell'identità italiana, con il pretesto del cibo e del vino fa conoscere l'Italia agli italiani e 'Il Viaggio lungo la valle del PO', prima inchiesta enogastronomica in Italia inaugura anche il fenomeno del 'turismo enogastronomico', uno dei settori di maggiore successo dell'economia italiana.

Proprio nel corso di quella trasmissione stabilisce un forte e duraturo legame con i luoghi del Po, dove ha ambientato, tra l'altro, tutti i Racconti del Maresciallo e con la provincia di Ferrara, nella quale si era già recato in precedenza per girare a Comacchio La donna del fiume con Sophia Loren, e con le specialità gastronomiche di quella terra. Dopo le anguille de La donna del fiume scopre la salama da sugo della quale scriverà un famoso elogio. Con uno sguardo sempre attento all'identità italiana il suo viaggiare nel paese confluirà nel libro Vino al Vino (i tre volumi, del 1969, 1971 e 1976, verranno riuniti nel 2006 in un volume degli Oscar Mondadori) considerato da alcuni uno dei più bei viaggi in Italia mai scritti.

Il suo ultimo film Policarpo, ufficiale di scrittura, a cui prendono parte Renato Rascel e Carla Gravina, vince al Festival di Cannes del 1959 il premio per la migliore commedia.

Un'altra fuga, questa volta da Roma e dal cinema; dal 1960 vivrà tra Milano e Tellaro sull'estrema costa ligure di levante. Nel 1964 pubblica Le due città, romanzo di respiro balzachiano che abbraccia cinquant'anni di storia italiana e che nella seconda parte è ambientato nel mondo del cinema delle origini.

Presso Arnoldo Mondadori Editore pubblica il romanzo L'attore, best-seller nel 1970, che si aggiudica il Premio Campiello.

Nel 1974 collabora con Folco Quilici nella serie L'Italia vista dal cielo, curando il commento del documentario dedicato al Piemonte e Valle d'Aosta.[3]

Nel 1981 esce L'incendio, romanzo stevensoniano ricco di colpi di scena, ambientato nel mondo dell'arte.

È sepolto nel Cimitero monumentale di Torino, in una tomba di famiglia, insieme alla moglie Jucci Kellermann.

Il figlio Giovanni Soldati, nato nel 1953, è anch'egli un regista cinematografico, ed è l'ormai storico compagno dell'attrice Stefania Sandrelli.

Nel 2006 a 100 anni dalla nascita di Mario Soldati viene istituito un "Comitato Nazionale per le celebrazioni" sotto l'alto patronato del Presidente della Repubblica presieduto da Volfango Soldati. Le numerose iniziative che hanno coinvolto il mondo della letteratura, del giornalismo, del cinema, della televisione,del teatro e dell'arte visiva hanno rafforzato l'immagine del "l'interprete dell'identità italiana" che ha attraversato il novecento con un'opera che per prima ha fatto dialogare la scrittura con il cinema e gli altri "media". Nel 2007 nasce l'"Associazione culturale Mario Soldati" guidata da Anna Cardini Soldati che intende rappresentare un punto di riferimento per tutti coloro che sono interessati alla figura e all'opera di Mario Soldati.

Il profilo artistico[modifica | modifica wikitesto]

Soldati, come ha scritto Aldo Grasso, ci ha lasciato opere memorabili in letteratura, nel cinema e nella televisione.

Lo scrittore[modifica | modifica wikitesto]

« Fra gli scrittori del novecento italiano, Soldati è l'unico che abbia amato esprimere, costantemente e sempre, la gioia di vivere. Non il piacere di vivere, ma la gioia; il piacere di vivere è quello del turista che visita i luoghi del mondo assaporandone le piacevolezze e le offerte ma trascurandone o rifuggendone gli aspetti vili, o malati, o crudeli; la gioia di vivere non rifugge nulla e nessuno: contempla l'universo e lo esplora in ogni sua miseria e lo assolve. »
(Natalia Ginzburg)
Mario Soldati al Lido di Venezia negli anni '80
« L'assoluta leggerezza della scrittura di Soldati significa fraternità. Il suo rapporto col lettore non è autoritario, ma mitemente fraterno »
(Pier Paolo Pasolini)
« Una delle grandi qualità di Soldati, come è noto, è la capacità di farci apparire degna di racconto, e quindi interrogabile dall'intelligenza qualunque realtà, grande o piccola indifferentemente: la tragica immensità di Manhattan nell'età del proibizionismo non meno della vita di un pollaio al di là dello squallido cortiletto di un hotel della Valtellina »
(Cesare Garboli)
« Qualcosa che somiglia alla felicità... e questo è, esattamente definito, il mio sentimento di lettore di Soldati da quando, per la prima volta su "Il Mondo" di Pannunzio, lessi un suo racconto. »
(Leonardo Sciascia)

Il regista[modifica | modifica wikitesto]

Nella sua carriera di sceneggiatore e regista cinematografico ha diretto ventotto film fra gli anni trenta e cinquanta, allestendo cast con i più grandi attori dell'epoca, ricordiamo 'Piccolo mondo antico' 'La provinciale' ma il fatto di essere anche uno scrittore di talento e di successo ha rischiato spesso di far passare Soldati come un regista mancato o come uno scrittore frustrato dall'incapacità di trasferire nelle pellicole un uguale talento artistico. Soldati ricordava infatti che i cineasti storcevano il naso di fronte al 'letterato' e i letterati disapprovavano 'l'uomo di spettacolo'. In realtà il regista, come sostenne egli stesso, era per lui una cosa diversa dallo scrittore:

« Il cinema non è come lo scrivere, appartiene meno a chi la fa ed i registi sono meno individuali, più collettivi, sono più a contatto con il popolo. »

Soldati pertanto alternò l'attività di scrittore, vissuta come prolungamento romantico di un esercizio privato e soggettivo dello spirito, a quella di regista, vissuta in costante compromesso con la dimensione commerciale e in "ascolto" dei gusti del pubblico:

« Il cinematografo talvolta è arte, ma è sempre industria; l'artista che fa del cinema deve per forza venire a patti con questa industria... »

Il filo che tiene unita tutta la produzione cinematografica di Soldati, così varia e multiforme, consiste proprio nella messa a punto di una pratica creativa plasmata sulle logiche dell'industria culturale e dell'impatto col pubblico.
Il primo filone è caratterizzato da opere come Piccolo mondo antico, Malombra e Daniele Cortis, tratte tutte dai romanzi di Antonio Fogazzaro, romantici e romanzeschi, melodrammatici e popolari. Nel 1948 dirige Fuga in Francia e nel 1954 La provinciale, due classici del cinema italiano. Il secondo filone, con Botta e risposta, È l'amor che mi rovina, O.K. Nerone e Italia Piccola, film girato ad Arena Po in provincia di Pavia nel 1957 purtroppo andato perduto (non esiste più una copia proiettabile) è invece la coabitazione tra popolare ed élite, che caratterizza i primi anni cinquanta Le varie fasi della cinematografia di Soldati hanno sempre in comune il contatto ravvicinato con il popolo, e, sia pure con tanti stili diversi, uno per ogni film, con un minimo di continuità poetica.

Il "personaggio"[modifica | modifica wikitesto]

È stato sicuramente un protagonista, seppur discusso e controverso (come sempre accade agli anticonformisti e ai pionieri), della cultura italiana della prima e della seconda metà del Novecento, considerato un "personaggio' per il coraggio di conciliare la cultura cosiddetta alta all'arte popolare e quindi allo spettacolo: ritenuto, da sempre, in ambito letterario un "buon narratore" (America primo amore, del 1935, più volte riedita, è considerata da alcuni la sua opera migliore insieme a La giacca verde definito, da alcuni letterati autorevoli, il più bel racconto del Novecento italiano, Lettere da Capri e Il vero Silvestri[4]), non è stato solo uno scrittore di primissimo ordine, ma anche l'autore di alcuni capolavori del cinema italiano (Piccolo mondo antico, Malombra, Fuga in Francia, La provinciale). Da non sottovalutare poi, l'opera pionieristica che questo scrittore portò avanti nel piccolo schermo. Senza essere stato considerato dalla critica militante del secondo dopoguerra, tra i più grandi registi del cinema italiano, attualmente è considerato uno dei maestri del cinema italiano moderno, è però sempre stato annoverato tra i "registi intellettuali" o meglio tra gli "intellettuali registi" (lo storico del cinema Mario Verdone lo ha definito un formalista, al pari di Alberto Lattuada). Ebbe peraltro un'ampia popolarità sia tra il pubblico cinematografico sia tra i lettori italiani. In occasione del centenario della nascita, il regista Carlo Lizzani il 27 giugno 2006 all'Archiginnasio di Bologna ha spiegato che Soldati ha tracciato l'altra strada del cinema italiano; una strada parallela a quella intrapresa dal cinema neorealista; Marco Müller, direttore artistico della Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, ha presentato il film di Soldati Fuga in Francia del 1948 al pubblico della sala Perla nel 2006 come l'opera di uno dei maestri del cinema italiano moderno.

« Mario Soldati è stato un dispensatore d'allegria. Nel senso dell'allegria vera, quella che qualche essere raro riesce a diffondere intorno a se. Lo scrittore torinese aveva infatti il potere di alleggerirti lo spirito. Non era fatuo. Era alacre e inquieto. (...) Nei tanti anni in cui l'ho frequentato, non l'ho mai visto un istante accasciato, in disarmo o scettico. Al pari di tanti suoi personaggi, Mario intendeva la realtà come 'suspense'. (...) Stando con Soldati si aveva la sensazione di abitare in uno dei suoi racconti. Di diventare un colore della sua tavolozza, un comprimario sul suo palcoscenico. (...) Come dissipatore di se Soldati non ha conosciuto uguali. La sua capacità di spendersi era l'altra faccia del suo narcisismo: il suo lato più commovente, se l'aggettivo non fosse disadatto al personaggio. Non alludo soltanto al fatto che una grande firma della narrativa italiana del Novecento abbia prodotto le sue opere più nitide e mature sottraendo qualche ora (o qualche giorno)al lavoro di regista in cinema e tivù, quasi fosse un dilettante della letteratura, uno scrittore 'domenicale'. Mi riferisco,in generale, a quel desiderio di non perdersi mai nulla che per Soldati era un imperativo esistenziale. La prodigalità di sé faceva corpo con il suo talento. (...) Un altro grande scrittore, Pier Paolo Pasolini, decretò una trentina d'anni fa che le lucciole erano scomparse dai campi, vittime dell'industria e dei suoi veleni. Mario pur ammirandolo, s'era assunto la missione di smentirlo: a cercarle bene, sosteneva, le lucciole si trovano ancora. Così come è ancora possibile scoprire, in tanti angoli di un'Italia da lui prediletta ed esplorata, vini dal sapore antico, gatti ammiccanti ed enigmatici, pretini che sbucano da sorprendenti chiesette campestri, osti, ostesse e cantinieri, contadini e marescialli. L'importanza è accostarsi a questa archeologia dell'anima senza sussiego. Non negarsi emozioni. Non tirarsi indietro. (...) »
(Nello Ajello, Mario Soldati. Racconto d'una vita allegra, "Illustrissimi", Laterza, Bari-Roma 2006.)
« Del talento di Soldati c'era poco da dubitare: bastava una serata con lui per rendersene conto. E a qualunque cosa lo avesse applicato – letteratura, cinema, teatro, forse anche musica -, purché lo avesse fatto a tempo pieno, cioè con totale dedizione, sarebbe diventato un numero uno. Malauguratamente per lui, e per tutti, egli era capace di fare qualsiasi cosa – racconto, saggio, sceneggiatura – ma senza riuscire ad esserne nessuna. Perché la sua vera natura e vocazione erano quelle dell'attore. In ogni momento e circostanza, anche nella conversazione tra amici come Longanesi, Maccari, Flaiano, il sottoscritto, anche – credo – a letto, Soldati recitava una parte in cui s'immedesimava, ma a scadenza. »
(Indro Montanelli)

Nel corso della sua vita si è anche occupato di politica, sempre da 'artista' e in fuga dal potere, iniziando a militare nell'area socialista subito dopo il delitto Matteotti. Nel Dopoguerra si è candidato varie volte alle elezioni nelle liste del Partito Socialista Italiano, durante le segreterie di Pietro Nenni e Bettino Craxi. Nel 2011 il professor Ossola in occasione dei 150 anni dell'unità d'Italia ha definito Soldati l'interprete dell'identità italiana[senza fonte]: 'Essendo ormai imminenti le celebrazioni per i 150 anni dell'Unità italiana e avendo Mario Soldati percorso e interpretato l'identità della penisola con acume,lucidità e felicità inventiva, non vedrei miglior maniera per onorare tale anniversario civile e culturale che conferendo alla figura di Mario Soldati il posto centrale che le spetta nella storia del Novecento letterario e artistico italiano ' 'Archivio Volfango Soldati'

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Il 28 ottobre 1922, all'adolescente Soldati, fu conferita la Medaglia d'argento al Valor Civile per un gesto di coraggio compiuto il 17 marzo, con il salvataggio dall'annegamento nelle acque dei Murazzi del Po di Lello Richelmy, suo amico e coetaneo, fratello di Agostino (Tino) Richelmy[5].

Per commemorare quel gesto e questo particolare aspetto della figura umana di Soldati, il Comune di Torino, il 16 febbraio 2010, accogliendo una proposta avanzata dal "Centro Pannunzio, di cui Soldati fu tra i fondatori e di cui fu presidente per circa vent'anni"[5], ha deliberato di dedicargli una targa ai Murazzi del Po, dettando il seguente testo[6]:

« Qui il 17 marzo 1922 / un giovanissimo Mario Soldati (1906-1999) / esempio di coraggio ed altruismo ai giovani di ogni tempo / trasse in salvo dalle acque del fiume Po / un coetaneo in pericolo di vita / meritando la medaglia d'argento al merito civile »
Medaglia d'argento al Valor Civile - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia d'argento al Valor Civile
— Roma, 28 ottobre 1922

Il presidente della Repubblica Scalfaro lo nominò Cavaliere di Gran Croce al Merito della Repubblica massima onorificenza della Repubblica e la Città di Torino gli conferì la cittadinanza onoraria nel 1991.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

(parziale)

Sceneggiature[modifica | modifica wikitesto]

Filmografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ La casa editrice Aragno pubblica la tesi di laurea di Soldati, a cura di Giacomo Jori
  2. ^ Presentazione del volume "Boccaccino" di Mario Soldati. Bologna 1º ottobre 2009 dal sito della casa editrice Nino Aragno Editore
  3. ^ [1], Sito Esso Italia ora Exxon Mobile.
  4. ^ Il miglior percorso d'avvio alla conoscenza del lavoro letterario di Soldati è quello offerto da: Introduzione e fortuna critica preparate da Cesare Garboli nel 1991 per il primo volume dell'edizione rizzoliane delle opere. Compongono un ritratto critico le pagine a lui dedicate da Giovanni Raboni, Salvatore Silvano Nigro, Bruno Falcetto, Emiliano Morreale, Massimo Onofri, Raffaele Manica
  5. ^ a b Proposta del Centro Pannunzio al Comune di Torino: una targa ai Murazzi per ricordare un episodio giovanile di Soldati da comitatomariosoldati.it
  6. ^ Soldati: eroe lo scrittore torinese. (19/2/2010), da cittAgorà, periodico del consiglio comunale di Torino

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Francesco Savio: Cinecittà anni Trenta. Parlano 116 protagonisti. Bulzoni Editore, Roma, 1979. ISBN non esistente
  • Orio Caldiron (a cura di): Mario Soldati: un letterato al cinema. Edizioni della Cineteca nazionale, Roma, 1979. ISBN non esistente
  • Gianpiero Brunetta: Storia del cinema italiano (3 voll.) Editori Riuniti, Roma, 2003 (2ª ed.) ISBN 88-359-3730-2
  • Luca Malavasi: Mario Soldati, Edit Il Castoro cinema, Milano, 2006. ISBN 88-8033-372-0
  • AA. VV. (a cura di Emiliano Morreale): Mario Soldati e il cinema, Donzelli Edit, Roma, 2009. ISBN 978-88-6036-386-2
  • AA.VV. Storia del Cinema Italiano, in particolare volume VI (1940-1944) ISBN 978-88-317-0716-9 e volume VII (1945 - 1949). ISBN 978-88-317-8229-0. Editori: Marsilio, Venezia e Scuola Nazionale del Cinema, Roma. 2003.
  • AA.VV. (a cura di Giorgio Barberi Squarotti, Paolo Bertetto, Marziano Guglielminetti): Mario Soldati: la scrittura e lo sguardo. Editori: Museo Nazionale del cinema e Lindau, Torino, 1991. ISBN 88-7180-030-3 .

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