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giovedì 3 marzo 2016

Torta Sabiosa o Sabbiosa...e dolci ricordi.



Questo sofficissimo dolce, di origine venete, simile alla torta margherita, se vogliamo azzardare un paragone, giusto per far capire il tipo di torta, l' ho sempre "rivendicato" come di origini mantovane, dal momento che faceva parte del "dolce della domenica" o "se arriva qualcuno", e li se la giocavano la sbrisolona e questa. Mia mamma, mantovana, smentendomi, mi ha detto che lo ha imparato dalla Zaira, in Valtellina, quindi, va da sè che si è diffuso in altre regioni italiane!
Ah, la signorina Zaira, era la nostra padrona di casa delle vacanze, appunto signorina perchè non si è mai sposata, e incuteva un po' di "sano terrore" a noi bambini. Durante le vacanze, abitavamo insieme agli altri parenti, zii, nonni e cugini, in un'unica casa grandissima, vista con gli occhi di un bambino poi, tutto sembrava piu' grande, con pollaio, stalla e il fienile.
Lei abitava al piano terra, e, quando aprivi la porta di legno, sulla sinistra trovavi la porta della cucina enorme, con lavandino in granito grigio, tavolone al centro, camino e stufa economica, una madia e vari mestoli e pentole di rame appese a dei ganci, sulla destra la camera da letto, che abbiamo intravisto per sbaglio una volta sola, come se in quella stanza fosse proibito posare anche un solo sguardo.e al centro,la scala di legno che portava al piano superiore, e sul quale pianerottolo davano le nostre camere da letto, due cucine "abitabili" e un unico bagno. Senza riscaldamento. Quindi d'inverno, si facevano bollire pentoloni di acqua sulla stufa e via...in bagno, nel catino blu, a lavarci veloci veloci a turno.
La signorina Zaira, guai a chiamarla solo Zaira, perchè comunque eravamo educati e ci sembrava giusto chiamarla cosi'per portarle rispetto,vestiva dei sottanoni dalle fantasie piu' disparate e improbabili, con un grembiule nero sul davanti, il foulard in testa dal quale sbucavano i capelli e al mattino andava a piedi con la gerla sulle spalle o col trattore a "fare fieno". Noi speravamo di non incontrarla mai sul nostro cammino, quando salivamo la scala, primo, perchè quando ci vedeva o sentiva, usciva dalla cucina, si asciugava alla bell'è meglio le mani nel grembiule e ci voleva sbaciucchiare, ma con il mento con peli ispidi che ci pungevano non era affatto piacevole, e secondo, ci sgridava se correvamo sulla scala...quindi, o ci baciava o ci cazziava. Ma a parte questi "momenti", era molto riservata, schiva, si faceva i fatti suoi. E non abbiamo mai saputo quanti anni avesse. Quindi, agli occhi di noi bambini, sembrava una persona delle fiabe, circondata da un alone di mistero!
Sono andata a rivedere questa casa qualche anno fa, quando ho incontrato una delle nipoti. La signorina Zaira è morta, ovviamente. Ma quando sono entrata nel cortile e ho varcato la soglia di quella casa, mi si è fermato il cuore. Era rimasto tutto come una volta, come me lo ricordavo. Sono salita sulla scala di legno, che non mi sembrava piu' tanto larga come una volta. E una volta entrata nelle varie stanze era un continuo toccare con le mani il profilo dei mobili, gli interruttori a vista in ceramica con il filo di stoffa arrotolato, della stufa economica, delle coperte, come per accertarmi che non stessi vivendo in un sogno. E continuavo a mormorare meravigliata come fanno i bambini di fronte a qualcosa di "magico"..."Guarda qua....guarda là....ma è ancora uguale...."
E' stato veramente emozionante e ci ho lasciato là ancora un pezzo del mio cuore!

In tempi piu' "recenti", la  prima volta che i miei amici hanno avuto "la fortuna" di assaggiarla, era il lontano 1985...la nevicata del secolo. Mia mamma, guardando fuori dalla finestra esordiva dicendo "La taca no, la taca no"...ma poi i fatti hanno smentito questa sua previsione. Pranzo a casa mia, a base di cassoela e per finire il dolce "delle feste", la Sabiosa. Non vi sto a descrivere le loro facce mentre cercavano di deglutire la fetta di torta! E giu' spumante! Se lo ricordano ancora, sia per la nevicata, sia per il dolce!!
Detta cosi', sembra quasi un invito a non fare questa torta, ma vi garantisco che non è cosi'. Certo, il nome non gioca a suo favore. Diciamo che gli esagerati dicono che sembra di avere in bocca un "pastone" che non va giu' e che devi berci del vino. Questo potrebbe essere positivo! ahaha...quindi  provare per credere.
Inzuppata nel latte come prima colazione, accompagnata da un tè per una merenda o a fine pasto accompagnata da un buon bicchiere di spumante, è davvero una gioia per il palato!

Se doveste telefonare a mia mamma e chiedere le dosi vi risponderebbe "Ehhh...fai 3, 3 e 3 di tutto. Inforni a 180° per 40 minuti e via".....ma io vi scrivo per esteso gli ingredienti...che forse è meglio!
(Diciamo che la signorina Zaira, le ha insegnato la regola "dei numeri"...se usate due uova, fate due hg di tutto, se ne usate 4, usate 4 hg di tutto e cosi' via. Aumentando ovviamente anche le dosi del lievito)

Ingredienti
3 hg zucchero
3 hg di fecola
3 hg  di burro
3 uova
1/2 cucchiaino di lievito
zucchero a velo q.b.

Esecuzione
Montate bene i tuorli con lo zucchero fino a quando sono gonfi e bianchi. Questo è anche il "segreto" per avere un dolce sofficissimo. Aggiungete il burro sciolto ma non caldo. Versate la fecola man mano e il lievito. Alla fine gli albumi montati a neve fermissima. Versate in una tortiera e cuocete per 40 minuti a 180°. Nel dubbio, fate la prova stecchino, che deve uscire completamente asciutto dalla torta. Una spolverata zi zucchero a velo e.....


lunedì 29 febbraio 2016

Consommé di piccole chenelle alla Rossini per il Calendario del Cibo Italiano




Oggi, 29 febbraio, si festeggia la Giornata Nazionale di Gioacchino Rossini, per il Calendario del Cibo Italiano-AIFB- Associazione Italiana Food Blogger
Uno tra i grandi operisti italiani, compositore di pagine celebri che lo hanno reso famoso in tutto il mondo. Ma che ci fa tra le pagine di un blog di cucina, di un'Associazione di Food Blogger, tra ricette, tegami e ingredienti, questo musicista? Ci stà, perchè Rossini oltre ad essere un importante compositore, era anche un grandissimo buongustaio e intenditore di vini e altre eccellenze della buona tavola. Del resto, la sua figura, parla da sola! Troverete tutti i particolari storici e curiosi nel mio contributo in qualità di Ambasciatrice li potete leggere qui

E ora, la ricetta per realizzare queste semplicissime e gustose chenelle.

Ingredienti per 6 persone
1,5 l di brodo di pollo
120 g di semolino
2 uova
60 g di burro
100 g di parmigiano
2 cucchiai di latte
cerfoglio
noce moscata, sale e pepe

Sbattete il burro già ammorbidito. Quando comincia a spumeggiare incorporate le uova , il semolino e il latte. Aggiungete un pizzico di sale e pepe appena macinato. Coprite e lasciate riposare l'impasto per 2 ore
Con l'aiuto di due cucchiaini, formate delle piccole chenelle, che lascerete cadere nel brodo in leggera ebollizione.. Lasciate cuocere per 10 minuti, fino a quando verranno a galla. Impiattate, spolverizzate con cerfoglio e parmigiano appena grattugiato.



sabato 20 febbraio 2016

Tortine di grano saraceno con miele di castagno e delizia di miele al caffè



Seconda proposta...anche perchè piu' di due questa volta il regolamento non ne permette, per la sfida n. 54 dell' Mtc proposta dai vincitori della scorsa sfida, Eleonora e il Dott Meyers del blog Burro e Miele 

Per addolcire la giornata di domani, momenti preziosi da trascorrere con chi si ama, e la mia giornata di oggi, che mi vede un po' "col fiato corto"... il sabato è una benedizione/maledizione.
La prima, perchè finalmente ho tutta la giornata per me, libera di fare le cose che non sono riuscita a fare durante la settimana, o anche semplicemente di non fare un bel niente, ascoltare musica, coccolare la mia gatta, curare le mie piante. La seconda, perchè appunto avendo la giornata libera, anche la mia mente lo è, e come un cavallo allo stato brado, galoppa quà e là, senza forma, senza meta, senza limiti...pensieri belli che si alternano con quelli cupi. Cosi' mi aggiro per la casa vuota. La gatta appallottolata sui morbidi cuscini nuovi della sedia, la porta della cameretta chiusa, silenziosa, con il pigiama e le ciabatte buttati come capita, dall'ultima volta che è passata per casa. Un silenzio quasi irreale, che fa "rumore" e fa male, che fino allo scorso anno era interrotto dalle note del suo violoncello. Le chiacchierate a tavola, le discussioni, sentire il suo respiro e il suo girarsi e rigirarsi nel letto, perchè una mamma non dorme mai profondamente, ma sente sempre il respiro della sua creatura dentro di sè...Anche la gatta ha i suoi momenti di nostalgia, si mette davanti alla porta e miagola, cosi' la faccio entrare e ispeziona ogni angolo, poi si ferma in mezzo alla stanza e guarda il letto in alto e sta fissa senza muoversi per un bel po'. Fa una tenerezza incredibile, vedere di quanto sono sensibili gli animali e di quanto le manchi anche a lei. E le feste che le fa quando ritorna a casa sono incredibili!

Ma domani è un' altro giorno, e visto che abbiamo a pranzo i nostri amici del cuore, ne ho assaggiata una per "precauzione". Per divertirci, ci mangeremo una buonissima Fondue moitiè moitiè, come quella che abbiamo mangiato a Ginevra, per inaugurare il caquelon, il caratteristico tegame nel quale si intinge il pane, posto sul réchaud, il fornelletto da tavola. Il fine pasto, come vuole la tradizione ginevrina, almeno cosi' me l'hanno "venduta", si deve finire con le meringhe coperte con doppia panna. Ma visto che siamo a "dieta" (ahahah), e questa è un'altra storia, ho optato per queste tortine dal sapore rustico del grano saraceno, in ricordo della Valtellina, che mi ha in pratica vista crescere, e quindi porto sempre nel cuore, reso ancora piu' deciso ma assolutamente profumato e per niente prevaricante, dall'aggiunta del miele di castagno. Insomma, profumi e gusti caserecci, rustici, montanari, per queste morbidissime tortine, intinte per ultimo nel miele al caffè....una coccola per il palato e per gli occhi. Un'esperimento azzardato ma ben riuscito, perchè non ho mai sostituito lo zucchero con una buona parte di miele. Non sapevo come avesse reagito alla cottura, invece devo dire che sono molto soddisfatta del risultato.
Annalena spiega in maniera impeccabile la storia e la geografia del miele. Vi invito a leggere il suo prezioso contributo e se avete dubbi su quale miele utilizzare per le vostre ricette, guardate nell' infografica Dani e spariranno di sicuro!

Ingredienti
per 6 tortine
125 g farina di grano saraceno fine
  25 g fecola di patate
    2 uova
125 g burro
  35 g zucchero
  90 g miele di castagno
un pizzico di sale
zucchero a velo q.b.

Esecuzione
Montate i tuorli con lo zucchero ottenendo un composto ben gonfio. Aggiungete il burro sciolto ma freddo. Aggiungete il miele, la farina, la fecola, il pizzico di sale, aggiungendo l'ingrediente successivo solo quando il precedente è ben amalgamato.Per ultimo, gli albumi montati a neve.


Riempite degli stampini monoporzione, sbatteteli delicatamente sulla superficie del tavolo per pareggiare bene il composto. Infornate a 170° per 30/40 minuti, fino a quando la superficie risulterà dorata e lo stuzzicadenti uscirà asciutto dalla torta.
(io li ho riempiti fino all' orlo, e sono lievitati "a cupola". Se li riempite per 1/3, ne ricaverete di piu' e saranno meno gonfi. Dipende dai vostri gusti.
Lasciateli raffreddare, spolverizzateli con zucchero a velo e servite con il miele al caffé



con questa ricetta partecipo alla sfida n 54 di Mtc


Waffle con Gruyère e miele d'Acacia e Reblochon de Savoie au lait cru ai due mieli


Sembra quasi uno scioglilingua. Invece è la mia ricetta per la sfida n. 54 dell' Mtc proposta dai vincitori della scorsa sfida, Eleonora del blog Burro e Miele e il Dott. Meyers. Quando ho visto il tema di questa sfida, mi sono cascate le braccia. Ho persino pensato di gettare la spugna, perchè proprio non pensavo si potesse improntare una sfida con questo importante ingrediente, che in casa usiamo per alcune preparazioni, ma non proprio per cucinare un pasto completo!. Va da sè, che come tutte le volte, arrivo trafelata all'ultimo, con tante idee che mi sono frullate per la testa e con la convinzione di non essere degna di considerazione e all'altezza, vista la semplicità e banalità della mia proposta.
Ma quando una ha a disposizione la materia prima di un certo livello, non deve inventarsi niente di nuovo, altrimenti andrebbe a snaturare e ad alterare il gusto del piatto.
Quindi, ho pensato di servire la mia ricetta nella maniera piu' semplice e naturale possibile.
Reduce da una tourneé a Ginevra di mio marito che era a suonare con la OSR, ho utilizzato i formaggi che abbiamo acquistato prima di tornare a casa.
Mentre preparavo il tutto, pensavo a come mi ero sentita bene durante quei giorni, con la mente serena, lasciando a casa tutti i pensieri, anche se ad una certa ora del giorno, o quando ero sola, perchè lui era alle prove d'orchestra, questi cercavano di entrare forzatamente e violare quello stato di temporaneo benessere che stavo vivendo e che non volevo assolutamente intaccare con i pensieri negativi. Quindi, rivissuti brevemente ma scacciati altrettanto velocemente, ecco che i miei giorni di "grazia" e beatitudine, si sono succeduti uno dopo l'altro, facendomi sentire una "signora in trasferta". Tutte le volte che entravo nell'appartamento in affitto, e guardavo fuori dall'immensa vetrata che dava sulle case e sulle montagne di fronte, mi sentivo veramente felice. In quella cucina con poche "caccavelle" a disposizione ho preparato pranzi, pizze e focacce con grande piacere e ottimi risultati. Senza radio nè televisione. Lontano da tutto e da tutti.
Durante le giornate libere, le lunghe passeggiate sul lago o in qualche parco, e tutto il tempo solo per noi due, senza orari, scadenze, corse e altre cose che rendono la vita cosi' invivibile e poco "umana".
La consapevolezza che il suo lavoro, che una volta era stato anche il mio, è il lavoro piu' bello del mondo. La consapevolezza che ho la fortuna di potermi ritagliare un po' di tempo per me stessa e noi, quando mi è possibile, ora che la nostra bambina non è piu' bambina, e ha spiccato ormai il volo nel suo nido, e questa è sicuramente la faccenda piu' "dolorosa" che mi rattrista.
La consapevolezza, una volta ritornata a casa, e ricevuto notizie non molto belle, che mi han fatto piombare di colpo con i piedi per terra, che noi siamo di passaggio e non sappiamo veramente cosa ci aspetta domani. Nello spettacolo della nostra vita, il sipario si puo' chiudere alla fine o all'improvviso, lasciando tutto in sospeso. Il Carpe diem, sta diventando il mio modus operandi. Non sappiamo come vanno le cose, quindi voglio cogliere il massimo e l'attimo di tutto quello che mi si presenta giornalmente. Perchè " di doman non v'è certezza".... quindi, al diavolo se non ho passato l'aspirapolvere ma trascorso qualche ora in compagnia con un'amica a sorseggiare un té e guardarci negli occhi. Al diavolo se i vetri hanno gli aloni, e ho preferito passeggiare in un parco in una giornata di sole....è che purtroppo non tutti siamo liberi di gestire il nostro tempo come meglio ci aggrada. Vuoi per i mila mila impegni che ci assillano e riempiono la vita. E arrivati a fine giornata magari a dire "sarebbe bello se....". Ecco, io non voglio piu' arrivare alla fine della giornata e pensare che forse ho mancato un'occasione, o non fatto una certa cosa, che sarebbe stato bello se.....

Cosi' eccomi a trafficare con i miei "ricordi" ginevrini, dopo aver visto la fantastica infografica della Dani sull'uso  e abbinamenti dei mieli. la storia e la geografia del miele spiegato da Annalena, il mio banale ma gustoso contributo....le waffle, il mio cavallo di battaglia ormai, che mi salva in tante occasioni, prese dal nostro libro L'ora del paté alla pag 134, con qualche piccola modifica per l'occasione.

Ingredienti
per le waffle
    2 uova
  60 g burro fuso
100 g formaggio Gruyerè
150 g farina 00
un pizzico di sale
200 ml latte intero
un cucchiaio abbondante di miele d'Acacia

formaggio Reblochon de Savoie, miele di castagno e delizia di miele al caffè

Esecuzione
Sbattete le uova con una frusta, aggiungete il burro fuso e raffreddato, il Gruyerè grattugiato. Amalgamate il tutto, aggiungete il miele, la farina setacciata alternandola con il latte, il pizzico di sale e lasciate riposare il composto in frigorifero per almeno un'ora.
Versate un mestolo di impasto per volta sulla "gofriera" o piastra fino ad esaurimento degli ingredienti.
Dalla forma di formaggio, ritagliare dei dischi, o taglio preferito, adagiarli sulle waffle e aggiungere un cucchiaio di miele di castagno e sull'altro il miele al caffè.



con questa ricetta partecipo alla sfida n. 54 di Mtc



lunedì 15 febbraio 2016

Giornata Nazionale dei Pizzoccheri per il Calendario del Cibo Italiano


Sono particolarmente legata a questo piatto della tradizione valtellinese. Per un po' di motivi...in Valtellina ci ho passato piu' di cinquant'anni delle mie vacanze estive ed invernali. Conosco ogni angolo di Teglio, il paese soleggiato tra Sondrio e Tirano, con la sua bella pineta con la Torre saracena che si staglia sulla valle, che ha fatto da contorno alle varie tappe della mia vita. Quando ero piccola e il viaggio "infinito", quando dalla valle vedevo la Torre, era una gioia, perchè voleva dire che mancava poco ad arrivare su al paese. Momenti indimenticabili, vissuti con la mia amica Luciana, con la quale ho un rapporto molto "sentito" e fraterno. Quante ne abbiamo passate sempre insieme! E sin da piccola, ho potuto gustare le eccellenze del luogo, apprezzando tutto quello che la cucina povera montanare puo' offrire. Che di povero direi non ha niente, perchè è ricca di tradizioni, di genuinità, di gesti compiuti con il cuore, la sapienza tramandata a voce, perchè è facendo le cose, la quotidianità, che rende speciali questi piatti. O magari ricette scritte in grafia incerta, su quadernetti a quadretti, ingialliti dal tempo.
Se sfoglio le fotografie, mi vedo ritratta con la mia famiglia e gli amici, in campi di grano saraceno, dai minuscoli fiori bianchi, e poi la raccolta, il mulino, e infine, la classica mangiata di pizzoccheri, fragranti Sciatt, formaggi locali, ruote di pan di segale...che fortuna aver vissuto quei momenti, dove non esisteva tutta la tecnologia del giorno d'oggi, ma quanta sana felicità nell'apprezzare le piccole e "banali" cose....

Ci sono versioni un po' diverse di questo piatto, in base alla stagionalità o al gusto delle verdure che si usano, il paese o la valle dove vengono preparati, le tradizioni famigliari....c'è chi ci mette le coste, chi gli spinaci, al posto della verza, chi poco burro e aglio, chi invece molto...comunque sia, sono un piatto fantastico. Ma per me, e per gli intenditori, quello vero e originale vede la sua patria a Teglio, garantito e tutelato dall' Accademia del Pizzocchero.

La mia ricetta, che ho visto fare non so quante volte dalla mia nonna e poi mia mamma, insegnata dalle anziane di Teglio, la trovate qui.

E vi invito a leggere il contributo che l'Ambasciatrice Alessandra Petteni del blog Polpetta Pop ha scritto qui, dove troverete altri contributi per Calendario del Cibo Italiano, promosso da AIFB- Associazione Italiana Food Blogger

lunedì 1 febbraio 2016

Giornata Nazionale del Radicchio per il Calendario del Cibo Italiano


Oggi si festeggia la Giornata Nazionale del Radicchio, per il Calendario del Cibo Italiano che vede come Ambasciatrice Elisa  del blog Il fior di cappero, che ho avuto il piacere di conoscere, una donna che sprizza energia da tutti i pori nel vero senso della parola, e che ha scritto un prezioso contributo su questo fantastico "miracolo rosso", che vi invito a leggere.
Ho sempre adorato il radicchio, non dovrebbe mai mancare nemmeno sulle vostre tavole, perchè contiene importanti elementi che fanno bene alla nostra salute, ma l'ho apprezzato ancora di piu', quando ho avuto l'occasione di partecipare ad uno dei blog tour organizzati da AIFB- Associazione Italiana Food Blogger proprio nella terra del radicchio, Castelfranco Veneto. Abbiamo avuto la possibilità di andare a visitare un'azienda coltivatrice di questo fantastico tesoro rosso, scendere veramente sul campo, e vedere tutte le fasi della lavorazione, dallo sbianchimento allo stoccaggio del prodotto. Incredibile di quante fasi di lavorazione avvengono, prima di trovare sui banchi dei supermercati e negozi, questa fantastica cicoria. Una visita veramente interessante, dove abbiamo anche conosciuto persone che amano il loro lavoro e difendono con grande professionalità e dedizione, un prodotto della nostra tradizione italiana. La mia esperienza, che mi piacerebbe condividere con voi, la trovate descritta qui.
Quando sono ritornata a casa, ovviamente con una sporta piena di radicchio, e di altri prodotti che abbiamo ricevuto in omaggio o acquistato in questa occasione,  mi sono sbizzarrita a creare ricette.

Una "nuova" la propongo oggi, niente di speventosamente eccezionale, ma gustosa e semplicissima, visto che il mio tempo è veramente inesistente in questo periodo per una serie di motivi. Ma dovendo cucinarlo, ho pensato di stufarlo con un po' di aglio e chiuderlo dentro uno scrigno di pasta sfoglia, (per evitare che la verdura bagnasse troppo la sfoglia, ho fatto una base con il formaggio gratuggiato, ho messo il radicchio stufato, ho chiuso il tutto, come nella foto e spolverizzato con una generosa manciata di Parmigiano Reggiano


Senza altre aggiunte, per assaporare in tutta la sua bontà, il gusto leggermente amaro ma cosi' piacevole, e la croccantezza della sfoglia dorata... 20 minuti di cottura in forno a 180° ed ecco pronto...



In questo collage invece sono raffigurate alcune delle ricette che ho fatto nel tempo, non tutte, ma quelle che ritenevo piu' semplici, sfiziose, originali, da farvi conoscere.


e che potete visionare consultando i link sottostanti...

Barchette di radicchio e rapanelli
Crackers con crescenza e radicchio
Focaccia al radicchio
Cuori di frittata al radicchio
Radicchio Variegato di Castelfranco IGP con tonno, olive, aglio piccante, noci e mandorle
Pan grigliato con lardo, Basajo, castagne e Radicchio Rosso Tardivo di Treviso IGP
Risotto con verza, Radicchio Rosso Tardivo di Treviso IGP, castagne e Vento d'estate
Lasagne di castagne con radicchio e funghi porcini
Occhiata con radicchio glassato e zeste d'arancia



lunedì 25 gennaio 2016

Minestrone invernale con tagliatelle di grano saraceno



Pizzicatemi. Anzi no, lasciatemi dormire ancora un po'. Lasciatemi assaporare ancora per un attimo, questo stato di beatitudine, di pace con il mondo ma soprattutto con me stessa, di incredibile benessere! Ma non sto sognando! Sono sveglissima e...mi sembra di vivere in un sogno...
Poche, anzi, rarissime volte mi sono sentita in questo stato, e le poche volte che ho minimamente goduto di un attimo di serenità si è sempre abbattuto il classico fulmine in ciel sereno. Ed ora, che mi sento cosi, ho quasi paura! Ma sono troppo contenta e rilassata, per farmi adombrare dalle nubi di quello che potrebbe accadere, dei se e dei ma, per non godermi fino in fondo questa buona dose di positività. 
Dopo una notte quasi insonne, per un materasso non molto adatto per la mia schiena, e il primo traffico mattutino, io, abituata a casa mia nel silenzio assoluto con il mio bel memorex, ho alzato le tapparelle e ho visto una spettacolare giornata, soleggiatissima e caldissima, troppo, per questo strano inverno, che mentre negli States sta sotterrando tutto, qua, nemmeno l'ombra o pochi centimetri.
Dal settimo piano di questo momentaneo nido d'amore, in questa città, lontano da tutto e da tutti, mi sento proprio bene. Le porte dei vicini che si aprono, le voci dei bambini che vanno a scuola, l'ascensore che sale e scende. Rumori di ordinaria vita quotidiana. Mi guardo intorno, e mi piace proprio. Mi sento come se fossi a casa mia, se non fosse per le poche pentole, accessori, strofinacci e altre caccavelle che riempiono la mia cucina. Penso che mi piacerebbe proprio abitarci. E quando dopo colazione sono scesa a fare una passeggiata, per le vie che ormai erano animate di persone, mi sono sentita padrona del mio tempo, di me stessa. Mi sono ritagliata un mio piccolo spazio, per il momento non piu' timbrature di cartellino, non piu' impegni assegnati, piombati tra capo e collo, scelti. No. Saro' io e solo io. Con mio marito ovviamente. Ma solo noi due. Ed é uno stato di grazia che ringrazio il cielo di poter provare e condividere una volta ogni tanto, con chi voglio. 
Ed é in questi momenti, che mi rendo conto di come la vita frenetica di ogni giorno, ci abbruttisce, ci incattivisce, ci allontana da quelli che sono, sarebbero i valori piu' importanti per e della nostra vita.
Invece passiamo la maggior parte del nostro tempo, a contatto con persone, colleghi, delle quali non ce ne frega poi piu' di tanto, forse perchè appunto considerati in veste di colleghi, lontani da casa, dalle persone che piu' contano, tutto perché dobbiamo lavorare e persone sopra di noi sono padrone del nostro tempo e della nostra vita. Che passa inesorabile, e quando è il momento magari di tirare le somme, c'è qualcuno che le tira prima di te...
E allora, decido che finchè posso, la vita me la voglio godere adesso con chi voglio, qui, ora. Non un domani avere rimorsi o rimpianti per quel ritaglio di tempo che non mi sono potuta ritagliare per stare vicino a chi conta. 
Certo, non lo posso sempre fare, ma visto che, come mi dicono e mi dico "mica ti danno la medaglia" "tanto non ti fanno mica il monumento"....ho indossato le ali della libertà e viaaaa.....

Attraverso il grande parco, vedo enormi scacchiere dove sono posizionate enormi pedine di dama e scacchi. Il ritrovo di pensionati, giovani, persone che si ritagliano un briciolo di tempo. Incrocio lo sguardo della signora che porta a passeggio il cane, la signora che tacchetta tutta elegante, il ragazzo con le cuffie nelle orecchie che slalomeggia con la bici, ragazzi e ragazze con gli zaini...e mi sento bene e persino bella. Fa niente se non parlo la loro lingua anche se la capisco abbastanza. Questo rimarrà comunque sempre un mistero. 
Il collega di mio marito, stringendomi la mano, mi dice "anscianté" (lo so che non si scrive cosi!!), anche se ho il cappello di lana, perché comunque l'aria mattutina é appena appena fresca, stile nonna Abelarda, con tutto il rispetto delle nonne che hanno questo nome.
Mi sento un po' "sciura" e penso a come sono le casalinghe e che cosa fanno, sempre ammesso che ci siano le casalinghe qua!!
Sarò lontana dalle solite notizie nefaste, dai gossip, dalle notizie inutile bombardate nel tuo cervello non appena accendi la radio o la tv. Qui, in questo appartamento, non ci sono né radio né televisione. E se il primo impatto é stato di sorpresa, adesso proprio non me ne frega niente.
Salgo dalla passeggiata e mi metto a cucinare questa minestra tutta invernale. Perchè ho avuto un'ispirazione, con quello che avevo a disposizione. Perchè la sfida di questo mese è "confortevole ed emozionante". Brava la Vitto (Vittoria), del blog La cucina piccolina, che ci ha dato la possibilità di "riesumare" ricette del cuore o cimentarci con altre preparazioni. E anche alla Dani e alla Annalena con le loro stupende infografiche che trovate pubblicate anche qui. Mi rendo conto che non è molto rifornita come cucina, ma il tavolo di cristallo temperato, le sedie trasparenti, la finestra che spara la giusta luce...mi intrigano. Con un attimo di disappunto mi rendo conto che non bolle quasi subito come a casa. Qui le piastre sono elettriche, e già temo che il bollore arrivi chissà quando. Ma ho deciso che il tempo lo lascio trascorrere come viene, senza fretta e come per incanto ecco che comincia a diffondersi il profumo del cavolo, carote, cipolle. Il tutto tagliato grossolanamente. Perchè mentre tagliavo, pensavo alla mia nonna, a quando faceva il minestrone con le verdure dell'orto, e lo faceva in maniera "rustica", senza pensare a "julienne" o "cubetti" ecc...ma tagliando tutto comunque con buongusto e armonia.
Butto la pasta, le tagliatelle di grano saraceno, che sono nient'altro che i pizzoccheri, che invece di finire alla "solita maniera", questa volta finiscono nella minestra. Ancora un po' di tempo e...pronti a tavola! Con un certo effetto perchè sul tavolo di cristallo, sembra tutto sospeso nel vuoto!
Mi racconta che prima della prova, il primo violino lo ha presentato all'intera orchestra e al direttore e tutti gli ahanno fatto l'applauso! Conoscendo la sua umilità e assenza di esibizionismo, immagino di come sia diventato rosso!,,,, "Attension si vu plé. Messieur Rino' Ghiretti' ".... sarei voluta essere li...che emozione!

E con una vista cosi', e spaccati di vita cosi', penso che anche il piu' povero dei piatti, assuma un sapore e un valore tutto suo...


Ingredienti
crauto rosso, cavolfiore, verza, sedano rapa, cipolla, patata, carota, indivia riccia, sale
100 g pizzoccheri 
olio extravergine di oliva q.b.
parmigiano gratuggiato, pepe nero q.b. 

Esecuzione
Togliete la parte esterna del sedano rapa. Tagliare tutte le verdure a tocchetti grossolani (o se volete dare un tocco piu' "raffinato", in maniera piu' accurata). 
Riempite di acqua, portate a bollore, salate e quando le verdure cominciano a diventare tenere, buttate la pasta e fatela,cuocere per una ventina di minuti.
Impiattate aggiungendo un filo di olio extravergine di oliva, una splverata di pepe nero  e grana gratuggiato....


 con questa ricetta partecipo alla sfida n.53 dell'Mtc