La nuova inchiesta della Direzione distrettuale antimafia
(Dda) di Napoli è solo l'ultimo capitolo del
calcioscommesse italiano.
La mano dei clan sulle partite della Serie B non sono
un'invenzione recente.
L'INIZIO NEGLI ANNI 80. Fin dagli Anni 80 il
calcio nostrano è stato vittima, a fasi alterne, di scommesse
illegali che hanno influenzato il regolare svolgimento dei
campionati.
Totonero 1980, Milan retrocesso e Paolo Rossi squalificato
Massimo Cruciani e Alvaro Trinca durante il processo per il calcioscommesse a Roma nel 1980.
Nel 1980 una grande inchiesta coinvolse giocatori, dirigenti e
presidenti di società di Serie A.
Tutto iniziò il 23 marzo con retate direttamente sul terreno di
gioco come nel caso dello stadio Olimpico di Roma.
Dietro le sbarre finirono calciatori di primo piano, ma
soprattutto Felice Colombo e Umberto Lenzini, rispettivamente
presidente del Milan e della Lazio.
ROMA CITTÀ DELLE COMBINE. Alla base c'era
il giro di scommesse illegali orchestrato dal ristoratore Alvaro
Trinca e dal grossista di prodotti alimentari Massimo
Cruciani.
I due, entrambi romani, rivelarono tutto agli inquirenti quando
gli accordi con giocatori e società non vennero rispettati.
La giustizia sportiva fu rapida. Milan e Lazio finirono in Serie
B, mentre Avellino, Perugia e Bologna vennero punite con 5 punti
di penalità.
DUE ANNI DI STOP A ''PABLITO''.
Tra i giocatori fece discutere la squalifica di due anni
impartita a Paolo Rossi, che allora giocava nel Perugia.
Se la giustizia sportiva fu severa quella civile ribaltò tutto,
o quasi.
I giocatori coinvolti infatti vennero assolti dal reato di truffa
aggravata perché il fatto non sussisteva. Sarebbe diventato
reato solo nove anni più tardi.
Lo scandalo del 1986 colpì la Serie B: tutto partì da Carbone
A sei anni dal primo scandalo, nell'86 le scommesse tornano a
influenzare il calcio italiano.
Se sul fronte della giustizia ordinaria non cambiò niente o
quasi, con l'archiviazione di tutte le posizioni degli
imputati, dal lato di quella sportiva le condanne furono
esemplari con pesanti effetti sulla classifica.
L'inchiesta iniziò con l'arresto di Armando Carbone,
dirigente del Napoli, che scoperchiò un giro di scommesse per
influenzare l'andamento dei massimi campionati di calcio.
IL VICENZA COMPRÒ LA PROMOZIONE. Caso
emblematico quello del Lanerossi Vicenza: il suo presidente
dichiarò che aveva pagato per vincere le gare decisive per la
promozione in serie B nella stagione 1984-85.
Le indagini individuarono anche altre squadre coinvolte tra le
quali Perugia, Lazio, Cagliari e Palermo.
IN SERIE A CONDANNATA L'UDINESE. Al termine
dei processi l'Udinese, unica squadra di serie A coinvolta,
venne sanzionata con 9 punti di penalità.
In B il Vicenza fu punto con la mancata promozione, mentre Lazio,
Cagliari e Palermo vennero penalizzati.
Più dura la sanzione contro il Perugia: retrocessione in Serie
C2.
'Scommessopoli' e la nuova ondata di condanne del 2011
(© Ansa) Antonio Conte.
Dopo lo scandalo totonero-bis il calcio è rimasto
'tranquillo' per circa 25 anni, fino al 2011.
Quando scoppiò un nuovo caso, più complesso e con un numero
maggiore di società e tesserati coinvolti.
L'inchiesta partì dall'indagine Last bet della procura
di Cremona.
Alla fine i rami delle indagini diventeranno addirittura sette,
ma quelli più importanti sono stati sostanzialmente due.
Nel primo il procuratore federale Stefano Palazzi deferì 16
società di calcio e 26 tesserati.
Le accuse andavano dall'associazione a delinquere finalizzata
alla truffa fino alla frode sportiva.
AGENZIA CON BASI A SINGAPORE. Rispetto agli
scandali precedenti in questa inchiesta sono stati coinvolti
anche attori esterni, in particolare gruppi riconducibili ad
agenzie con sede in Svizzera ma con basi a Singapore che erano
penetrati nel calcio italiano grazie anche all'ex giocatore
di Lazio e Bologna Beppe Signori.
Tra gli altri coinvolti anche l'allora capitano
dell'Atalanta Cristiano Doni e l'ex viola Stefano
Bettarini.
CONDANNATA L'ATALANTA. Al termine delle
indagini del primo filone e in particolare dopo il processo di
appello, in Serie A venne sanzionata l'Atalanta con 9 punti
di penalità, in B l'Ascoli, il Benevento, la Cremonese e il
Piacenza.
Anche per i tesserati arrivarono pesanti condanne, in particolare
Cristiano Doni (3 anni e 6 mesi di squalifica), Giuseppe Signori
(5 anni di squalifica) e Vincenzo Sommese (5 anni).
CONTE SQUALIFICATO PER 10 MESI. L'altro
filone passò da Bari e vide il coinvolgimento di 35 tesserati
per 13 società.
In questa seconda linea di indagine vennero coinvolte
Albinoleffe, Bari, Sampdoria, Siena, Torino e Varese.
Ma tra i tesserati spiccò il nome dell'allora allenatore
della Juventus, Antonio Conte.
Al termine dei due gradi di giudizio Conte fu squalificato per 10
mesi (poi ridotti a quattro) come anche il suo vice Angelo
Alessio che però venne fermato solo per sei mesi.
Come in passato anche in questo caso la giustizia ordinaria ha
invece ribaltato l'esito dei processi, in particolare con
l'assoluzione dello stesso Conte.
Dirty Soccer, un altro giro di partite vendute nel 2015
Dirty soccer, l'ultima inchiesta sul calcioscommesse getta nuovo fango sul pallone italiano.
Con gli echi di scommessopoli ancora alle spalle nel 2015 la
procura di Catanzaro ha aperto un nuovo fronte contro il
calcioscommesse.
In particolare a muoversi è stata la Direzione
investigativa antimafia (Dia) del capoluogo calabrese che
indagava su eventuali accordi fraudolenti per pilotare partite
dalla Serie B all'Eccellenza.
L'inchiesta venne divisa in due filoni per un totale di 70
indagati, 50 fermi e 30 società coinvolte.
RETROCESSO IL CATANIA. In particolare nel primo
ramo venne condannato il Catania, retrocesso in Lega Pro,
penalizzato il Savona, punito il Teramo con la retrocessione in
Lega Pro, retrocesse in D il Vigor Lamezia e la Torres.
Tra i tesserati invece le condanne sono state 25 su 27 imputati
nel primo filode di indagine e 36 su 37 nel secondo.
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