Saluti gastronomici da Barcellona

Come ogni anno è arrivato il turno del post con la "visita gastronomica".

Questa volta siamo stati a Barcellona, città dove si possono ammirare le splendide opere di Antoni Gaudí, come Casa Batlló

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o l'incompiuta Sagrada Familia

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Ma visto che questo non è un blog di architettura dirigiamo la nostra attenzione sulla via più famosa di Barcellona: la Rambla.

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Lasciate perdere i ristoranti qui sulla via: sono trappole per turisti. Se volete però potete fare un salto in una famosa pasticceria/cioccolateria: Escribà.

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La nostra meta è poco oltre: il mercato coperto più famoso e variopinto di Barcellona, la Boqueria.

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Appena si entra è una esplosione di colori

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E spezie colorate

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Impossibile resistere ai frullati di frutta fresca preparati al momento (addentratevi però nel mercato, non rimanete nelle file più esterne)

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Non possono mancare ovviamente gli stand dove si può trovare il famoso prosciutto Pata Negra:

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Ma ci sono anche tanti altri salumi meno noti in Italia

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Probabilmente gli stand che più stupiscono il "mangiatore moderno" sono quelli che vendono il cosiddetto quinto quarto, frattaglie e altre parti di un animale considerate poco nobili, ma non per questo meno gustose, a patto di saperle cucinare. Purtroppo anche in Italia l'uso gastronomico di fegato, rognone, cuore, piedini etc. si sta perdendo.

Vediamo se sapete riconoscere tutti i vari pezzi (cliccate per ingrandire) ...

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Anche per il pesce c'è solo l'imbarazzo della scelta (vi prego di notare il coltellino ;-) )

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Non solo pesce fresco però: questo è il banco del baccalà (o stoccafisso a seconda della zona d'Italia dove vivete)

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Alla Boqueria anche un normale venditore di uova riserva delle sorprese

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Avete mai visto le verdi uova di emù o acquistato quelle d'anitra?

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Quando si ha fame ci si può fermare in uno degli innumerevoli stand che offrono cibo. Ecco qui dei gustosissimi spiedini di pesce ancora fumanti.

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E se si ha ancora fame la sera ci si può infilare in una taperia

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e ordinare qualche piccolo piatto, preparato sotto i vostri occhi

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Buon appetito

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Dario Bressanini

Annuncio di servizio:

La sera di mercoledì 15 giugno, a Bologna, alle 21 nell'aula magna di via Selmi, terrò una conferenza aperta al pubblico sulla chimica in cucina, nell'ambito di una serie di conferenze organizzate dall'Università di Bologna dedicate all'anno internazionale della Chimica.

247 commenti RSS

  • Ciao Dario, vedo che sei stato a Barcellona, bellissima (e caotica) città.
    Vedo anche che sei stato, giustamente, alla Boqueria, ma da Pinotxo, il chiosco alla destra dell'entrata principale, non hai provato a sederti?

  • @Tlaz: ottima l'idea della jacuzzi per lo stocco!!

  • @ Carlo

    Hai capito l'Artusi quante ne sa! Grazie. Per me il Merlucius esculentus, o nasello, non va somministrato neppure ai convalescenti...
    Ciao

  • @ mauro che scrive il
    7 giugno 2011 alle 21:33

    Il pesce azzurro "sarde" (o sardelle) lo lavo intero in acqua dolce (senza sbudellare nulla delle interiora), poi lo asciugo e lo pongo in una padella con il solito infinitesimale velo d'olio. Faccio cuocere nel loro grasso con abbondanti innaffiate di limone e - qui ci sta - una spolverata di sale secondo i gusti.
    Fumo dappertutto e capacità della cappa da cucina di assorbirlo. Odori ovunque.
    Però alla fine quando sono buone!.
    Le piglio per la testa e la coda con le mani e mangio le carni saporite staccando con i denti. Le interiora riamgono attaccate alla lisca se la sarda é fresca. Dopo tre lavate di mani col sapone neutro a togliere il sentore del pesce dalle dita sono appena sufficienti...poi sciacquuo con succo di limone. La virtù e la goduria richiedono qualche sacrificio.
    Se si può fare la preparazione su un fuoco di brace ( e sulla riva di un fiume ) sembrano ancora più buone.
    Ciao

  • @ Corrado che scrive il
    7 giugno 2011 alle 15:45
    Caro Cric Croc
    devo andare a Madrid (per la prima volta).

    Adesso comprendo però non posso esserti d'aiuto per qualche "svolta" (suggerimento) a Madrid perchè manco da molto tempo e non ho amici lì ai quali chiedere.
    Qualche volta anche qui da noi la salciccia di qualità la mangio cruda sul pane...ma devo essere attento sulla professionalità del produttore.
    Non possono mancare di fare gli auguri di divertirti a Madrid...dove puoi cercare anche il pesce.
    Facci sapere qualcosa al rientro. Ciao

  • @ Dario Bressanini
    (Avete mai visto le verdi uova di emù o acquistato quelle d’anitra?).

    Da nessuna parte, gentile Dario. Ho mangiato uova di struuzo (fresche e prodotte alle rive del lago di Bracciano nel Lazio), che trovo ottime e bastano per una selva di persone. Più "leggere" rispetto le uova di gallina. L'uovo di quaglia si, l'anatra non ricordo.
    Ma se l'emù vive in Australia mi potrò fidare della freschezza a Barcelona?
    Oppure hanno creato allevamenti locali?
    Grazie

  • Non sapevo che lo struzzo fosse autoctono del lago di Bracciano :lol:
    Comunque per lo struzzo è meglio il prosciutto delle uova (pur buone).

  • Franco Cifatte 8 giugno 2011 alle 14:08

    alby, fai del sarcasmo su un povero immigrato? vergognati.

  • Alberto Guidorzi 8 giugno 2011 alle 14:41

    Quando ero ragazzino uno dei divertimenti era andare a nidi d'uccelli. Allora non vi era la Lipu e non eravamo evoluti ecologicamente ( era un problema che nessuno si poneva) ma solo pieni di fame mai totalmente soddisfatta, quindi vi imploro abbiate più pietà di me perchè qualcuno non mi ha mai perdonato la mia pesca alla bomba a mano pur avendo io chiesto venia.
    Conoscevamo i nidi e le uova di tutti i tipi di uccelli ed in primavera eravamo capaci di raccogliere anche una cinquantina di uova che andavano finire in frittata.

    Erano uova guadagnate perchè mi arrampicavo anche a 10-15 metri e più sugli alberi che a quel tempo abbondavano a dismisura (roveri e olmi di 20-25 m erano molto numerosi in campagna, poi vi erano le piantate con gli alberi tutori della vita. Allora le quaglie facevano i nidi nei medicai e noi acquattati in mezzo all'erba guardavamo dove prendevano terra e poi via a prederne le uova.

    Ancora oggi alla mia veneranda età sull'albero di ciliegie faccio concorrenza ai tordi, che mangiamo le ciliegie dei rami più alti sono ancora io e loro, abbiamo stabilito un filing.

    Penso che di tutti gli uccelli stanziali io ne abbia assaggiato le uova, ma se ni chiedete ora quali erano più buone non lo so più anche perchè i bocconi di frittata non li mangiavamo li ingurgitavamo.

    Il massimo della fortuna era quando riuscivamo a pescare un nido di faraona scappata dal pollaio e creato in campagna, era allora una vera pacchia.

  • Alberto,
    allora non è vero che i reduci delle guerre d'indipendenza sono già tutti scomparsi :-D

  • Alberto Guidorzi 8 giugno 2011 alle 15:00

    Tlazolteotl

    Se fossi vissuto in campagna negli anni 40-50 del secolo scorso (come mi suona male....) avresti vissuto ciò che ti ho raccontato. Forse si faceva anche all'epoca delle guerre d'indipendenza in quanto dopo un secolo le cose non erano cambiate molto.

  • Alberto, lo so, lo so, mi sa che mio padre è della tua generazione e quelle cose le faceva pure lui, anzi, chissà che non vi conosciate, lui ha speso la sua giovinezza in campagna dalle parti di Marengo!

  • @cric croc:il tuo modo di cucunare delle sarde mi fa venire l'acquolina in bocca, lo provo appena le trovo!
    Purtoppo è difficile trovarle le "sardelle" perchè da molti è considerato "pesce per gatti".... poveracci non sanno cosa si perdono!!!

  • Alberto Guidorzi 8 giugno 2011 alle 17:08

    Tlazolteotl

    Marengo frazione di Marmirolo?

  • Le sarde alla brace sono ottme, ma vanno cotte rigorosamente fuori casa (anche friggerle sarebbe meglio farlo all'aperto) sono tanto tanto buone...ma fanno un fumo orrenderrimo.
    Alberto, la tua preparazione del baccalá salato é praticamente la stessa che faceva la mia mamma, ma ultimamente usando olio invece di strutto...Stessa preparazione per i cefali in umido. 2 classici di quaresima e vigilia, assieme alla "pasta col tonno".
    Ma un altro classico modenese (che d lí viene la mia mamma), ma che credo esista praticamente ovunque al mondo dove esista sto benedetto pesce, sono le frittelle di baccalá (sempre quello salato), una volta ammollato il pesce lo si sfiocca e si mette in una pastella di farina (se si fa la pastella con la birra viene ancora meglio, oppure va messo un po' di lievito nella pastella) con poco aglio a piacere, pepe e se proprio siete capre un po' di sale (che dovrebbe essere giá salato di suo). Friggere a cucchiaiate e mangiare calidssime, per autenticitá andrebbero fritte nello strutto, altrimenti l'olio di arachidi va benissimo pure lui e puzza molto meno.

  • Franco Cifatte 8 giugno 2011 alle 17:59

    Confermo, Stefafra, l'olio di arachide va benissimo.
    Sarde alla piastra, in casa??? Fatte una volta, mai più, mioddìo, mai più, mai più! :evil:

  • Alberto,
    vorrai dire Marmiröl... ;-)

    Proprio là, il mio bisnonno era mezzadro.

  • Ciao Dario!
    Evviva! Che bello che farai una conferenza a Bologna!!!!
    Io ci sarò!!!!

  • Alberto Guidorzi 8 giugno 2011 alle 23:47

    Tlazolteotl

    Ma che tera trista.

    Sai che quelli di Marmirolo sono i fondatori di Massa Lombarda in provincia di Ravenna.

    Pensa cos'ho fatto oggi, sono andato a fare un giro in bicicletta per la campagna e mi sono fermato a raccogliere delle more di gelso ben mature, poi sono venuto a casa e ne ho quasi riempito una bella scodella, Ho aperto una bella bottiglia di lambrusco mantovano della cantina di Quistello ed ho riempito la scodella delle more. Ho quindi preso i quattro corni di una coppia di pane ferrarese ed ho cominciato a pocciare nel vino ed intanto mangiavo le more.

    Sono diventato giovane per tutto il tempo della scorpacciata.

    Questo lo puoi raccontare a tuo papà e se gli vengono gli occhi lucidi comprendilo.

  • Alberto,
    glielo dirò.
    Nel mosto cotto di more di gelso mi risulta che ci pociassero la polenta in tempi di magra.

    Per almeno 40 anni le more di gelso sono state un mito, dei gelsi non se ne vedevano più da queste parti, poi ne hanno piantato diversi lungo una pista ciclabile e finalmente ho potuto sapere di questo misterioso frutto di cui parlava mio padre, anzi, avevo anche in progetto di fare una bella macedonia o una crostata con more di gelso, ma Giove pluvio non mi da tregua, temo che ormai siano andate tutte a ramengo.

  • Guidorzi for President .

    Circa Barcellona , ho trovato educazione e prezzi accettabili ovunque .
    Il Can Culleretes è da provare per la tradizione , tipo "Il Latini" di Firenze .

  • Alberto Guidorzi 9 giugno 2011 alle 09:48

    Il pasto serale dei bambini nelle famiglie numerose contadine (quindi non di salariati bada bene, ma di coltivatori in proprio a vario titolo) era Polenta e vino cotto d'uva o vono cotto di more perchè a Marmiröl… i gelsi abbondavano (piatto basso su cui veniva versato un goccio di vino cotto tanto da coprirne il fondo, diciamo 5 cc...) e il bambino pocciava due o tre fette di polenta.

    Oppure al posto del vino cotto si metteva la conserva di prugne (attenzione conserva non marmellata, cioè molto più liquida).

    Oppure in autunno inverno quando le mele cominciavano a marcire, si prendevano prima che marcissero totalmente si facevano degli spicchi nella parte sana si faceva una corona infilando in ognuna un filo d refe e le si facevano essiccare sotto il camino (si facevano essisccare anche al sole, ma queste erano le mele più precoci). Il nome mantovano dato a queste mele parzialmente essiccate (che ora sono tornate di moda, la Melinda le vende come snack) è FLIPA. Una o due di queste e due fette di polenta era la cena di un ragazzini di quei tempi.
    Tanto è vero che il detto mantovano "at se na flipa fiapa" che si dice di qualcuno che non gli va mai bene niente, che è scizzinoso, che ogni giorno ha un male ecc. ha questa origine

    Se i bambini avevavno ancora fame la "rasdora" la donna che reggeva la casa li metteva in fila appena fuori dalla porta e ordinava loro di soffiare forte. Dopo di ciò diceva che con l'aria espulsa se n'era nadta anche la fame e li spediva a letto.

    P.S. Da mantovano a mantovano voglio fare un regalo a tuo padre. Io ho scritto un libro dove spiego la vita nei campi di quei tempi. Purtroppo è esaurito ma ho il testo e le foto su PDF. Se lo gradite mi fai trasmettere la tua mail da Dario Bressanini e te lo mando ben volentieri.

  • @stefafra

    La pastella con la birra; una preparazione che non conoscevo. Normalmente la preparo con l'acqua gassata, quando occorre, anche per il fritto di verdure.
    Mi piacerebbe provarla, anche per capire come il gusto un poco amaro della birra si sposa con quello del baccalà.
    Quindi che quantità di birra (se il caso anche il tipo) devo considerare per preparare la pastella?.

  • Alberto,
    ti ringrazio molto, anche mio padre ha scritto diversi racconti che ha pubblicato in proprio, vi metto in contatto così vi scambiate ricordi e PDF ;-)

    Lasciamo in pace il Brixenini che c'ha già il suo da fare, la mia mail è
    cflav chiocciola tin punto it
    poi io provvedo a mandarti l'indirizzo di mio padre.

    Grazie!

  • sig. Carlo con o senza sig.,
    se permette, mentre l'esimia Stefafra ci pensa, le fornisco la mia versione dei fatti, perché anche io di solito uso birra nella pastella.

    http://www.tlazolcalli.it/2008/12/baccal-fritto-o-frittelle-di-baccal.html

    Cerveza mexicana clara, claro ;-)

  • Da senza sig.

    Grazie per le indicazioni alla prima occasione proverò a preparare la pastella secondo le tue indicazioni. Riguardo alla birra, in mancanza di una mexicana clara, una lager light può andare bene?

  • C'è un "indicazioni" di troppo.

  • ma direi proprio di sì, tenga presente che le fabbriche di birra messicane sono state tutte fondate da emigranti tedeschi.

    Dicevo messicana solo per motivi patriottici... :-)

  • cari loro! se vogliono ottenere una pastella con la P grande come una padella, che si separi la chiara dell'ovo, che la si monti a neve ben ferma e che la si incorpori delicatamente alla pastella pre-riposata giusto quando si vadi 8) per friggere.
    E la birra me la trinco io! :D

  • E bravo yopenzo, mi pare che le premesse per una P grande come una padella ci siano eccome. :D

  • Carlo, tra l'altro quella è dell'Artusi: 156. Pastella per le fritture.

  • Franco Cifatte 9 giugno 2011 alle 12:43

    Immancabile! Quando si parla di birra, lui c'è sempre! E' capace di stare lì, in attesa, per giorni e giorni. Poi... :-)

  • Franco Cifatte 9 giugno 2011 alle 12:46

    Comunque, memento: l'acqua (o acqua gassata, o birra) dev'essere TASSATIVAMENTE ghiacciata!

  • @yopenzo

    E già proprio così.

    156. PASTELLA PER LE FRITTURE

    Farina, grammi 100.
    Olio fine, una cucchiaiata.
    Acquavite, una cucchiaiata.
    Uova, n. l.
    Sale, quanto occorre.
    Acqua diaccia, quanto basta.

    "Spegnete la farina col rosso d'uovo e cogli altri ingredienti, versando l'acqua a poco per volta per farne una pasta non troppo liquida. Lavoratela bene col mestolo, per intriderla, e lasciatela in riposo
    per diverse ore. Quando siete per adoperarla aggiungete la chiara montata. Questa pastella può servire per molti fritti e specialmente per quelli di frutta ed erbaggio."

    Tu la prepari con o senza acquavite?

  • con. La birra non la uso mai perché mi viene in mente quando l'ho già bevuta tutta, dannato Cifatte! ;)

  • Franco Cifatte 9 giugno 2011 alle 14:19

    "con" = in accompagnamento; alla pastella o a te?

  • Sardelle e sardoni qui da me si mangiano in tutti modi, fritti, sfilettati e impanati, in savor ...non è vero che puzzano quando si cucinano, puzzano se non sono freschi o se l'olio in cui si friggono è sporco!

  • ottima dritta Yop!

    Se il buon Dario è in ascolto magari ci potrebbe illuminare proprio sulla questione del liquido freddo (birra o acqua gassata che sia), spiegando in punta di fisica-chimica che differenza fa o se si tratta solo dell'ennesimo mito culinario...

  • per chi fosse sprovvisto dell'imprescindibile tomo dell'Artusi, segnalo che si può scaricare in formato PDF dal sito http://www.pellegrinoartusi.it/il-libro/

  • Un po' di grappa o altro spirito ci stá bene nelle pastelle per friggere mele o altre cose dolci (fiori di sambuco, fiori di cassia, mele, fate voi ).
    Io la chiara d'ovo la metto nella pastella per i fiori di cassia (robinia pseudoacacia), che gonfiando isola i fiorellini e mantiene l'aroma all'interno.

    Quanto alla birra da usare per la pastella, usate la piú economica che avete, che tanto serve solo per dare bollicine, volendo se siete astemi e non avete la birra in frigo potete pure usare l'acqua gasata, ma nel mio frigo é piú facile trovare birra che "acqua col gas". La birra decente é meglio berla.

    Se il liquido é freddo si tiene le bollicine disciolte di gas fino all'ulitimo momento, mi sa che é il motivo del liquido freddissimo.

  • La birra "decente" è meglio farla bere agli altri ;-)
    Non dico sempre e solo birra "ottima", ma almeno "buona"

    Ah, i fiori della robinia sono gradevoli (giovani e freschi) pure in insalata oppure nelle frittate ... anche senza uova di emù o dei poveri uccellini depredati dal Guidorzo di turno.

  • Franco Cifatte 9 giugno 2011 alle 15:52

    Spesso si fa la pastella senza l'uovo. Più leggera e viene bene lo stesso.

  • Scusa ma tonno e spada a 7,99€ al kilo ????

  • Franco Cifatte 9 giugno 2011 alle 16:56

    Sempre a proposito di baccalà "impastellato", è da provare anche un altro metodo.
    Dopo aver ben bene dissalato il baccalà, si toglie la pelle e le eventuali spine, quindi lo si sbriciola a pezzetti minuti.
    Li si amalgama quindi con la pastella e, nell'olio caldo, si fa cadere un cucchiaio per volta di pastella-al-baccalà.
    Il risultato saranno singoli bocconi dorati al punto giusto.

  • daniela esposito 9 giugno 2011 alle 20:06

    dottor Bressanini! è la prima volta che scrivo a qualcuno che non conosco tramite internet, ma lei è davvero speciale. oltre che spassosissimo, davvero interessanti le sue elucubrazioni culinarie. ma, purtroppo, devo (per amore di verità e cucina) fare una precisazione: il baccalà e lo stoccafisso non sono la stessa cosa, benché in alcune regioni italiane a volte vengano utilizzati come sinonimi. L'origine (ossia il pesce) è lo stesso, il merluzzo, ma mentre il baccalà viene salato e quindi conservato, lo stoccafisso (a Napoli "familiarmente" abbreviato in "stocco") viene essiccato all'aria. E, a onor del vero, le due specialità hanno ben diversi sapore e consistenza, tanto da venir utlizzati per preparazioni differenti: lo stoccafisso bollito e mangiato in insalata o tutt'al più cotto in umido con il pomodoro. il baccalà è molto più versatile.
    cordialmente, d.e.

  • In un impulso di masochismo ho deciso di farmi insultare da tutto i commentatori! Procedo (che i miei avi veneti mi perdonino):
    ma si possono fare così tanti commenti e dotte dissertazioni su una cosa immangiabile come il merluzzo ?

  • @Corrado
    saranno 20 anni che non mi faccio il baccalà. Pensa che per pigrizia e perchè ne sono ghiotto, me lo mangio crudo (lo stoccafisso) a pezzettini come se fossero degli snacks. Non ci crederai ma, come lo teneva nascosto mio padre perchè non glielo fregassimo, io devo fare la stessa cosa con i miei figli.

  • @amadeo
    non ci credo o meglio non riesco a concepirlo. A questo punto però proverò anch'io ad assaggiarlo crudo non sia mai che così mi piace

  • baccalà (ops....stoccafisso, of course) mantecato e fette di polenta arrostite..... altro che crudo!!

  • @Tlazolteotl

    A proposito del "tomo dell'Artusi", penso che si tratti del manuale più inflazionato della storia universale della cucina italiana.
    In casa mia ne circolano parecchie edizioni a partire da quella con legatura in marocchino per i giorni di festa, alla brossura per tutti i giorni, per finire con l'economica tascabile utilizzabile in campeggio o nella baita alpina, inclusa quella in formato elettronico.
    In tutti i casi si tratta della prima raccolta sistematica, di taglio moderno, delle tradizioni gastronomiche del nostro paese che implica però il possesso, per chi vuole provare a cimentarsi con le sue ricette, di una più che discreta esperienza e capacità di stare ai fornelli.

  • Bravo Carlo! L'Artusi ha indubbiamente scritto un libro bellissimo da leggere, interessantissimo e di gran valore storico ma, ai giorni nostri, per usarlo come manuale di cucina bisogna essere in gamba. Le dosi, quando non sono indicate con "quanto basta", sono sempre per plotoni; il lievito (chiamato "polverina inglese") non è praticamente mai utilizzato, quindi bisogna fare stragi di uova per compensare e, ovviamente, è tutto concepito per gli utensili di cucina del secolo scorso. Detto questo è un libro che vale comunque la pena avere.

  • beh, maaaa, non aveva mica tutti i torti il Pellegrino, in cucina ci deve stare chi sa :-D

    Gli altri intanto sono liberi di intrattenere la cuoca o il cuoco mentre spignatta con gustosi aneddoti e storie edificanti ;-)

  • Ciao!
    mi presento: son Giovanna una giovane "pasticcera"..anche un po' chimico, visto che studio chimica all'università di Venezia! mi piacerebbe che tu facessi una piccola ricerca sulla pasta sfoglia soprattutto riguardo alla sua cottura. Non mi risulta che ci siano già nel suo blog (anche se devo ancora esplorarlo per intero) e visto che fa parte di una di quelle ricette per molti "impossibile" sarebbe interessante! Anche sui libri di This non c'è uno studio molto approfondito. Io ho qualche problema a riguardo...se lei riuscisse a risolvere i miei arcani altrimenti non mi resta che continuare a sperimentare ;D Tantissimi complimenti per tutto quello che fa, dal momento che mette perfettamente insieme le mie passioni...per me lei è un mito!

  • @ Giovanna, mi sono permesso di ritrascrivere il tuo post ANCHE nel comparto apposito intitolato "VUOI SUGGERIRE UN ARGOMENTO?", vedi colonna di destra, in alto.

  • Una domanda per yopenzo: perchè la birra bionda italiana P bevuta anche in quantità non ubriaca (me) ed invece una birra media ad es.tedesca con pari contenuto alcolico quindi leggera è un tantino+ pesante? Scusami se lo chiedo a te ma navigando sul blog ho pensato che tu possa rispondermi. Più acqua?
    P.S. non rispondermi male...sono una semplice!

  • Hai individuato subito il nostro esperto, eh, arcangela! Brava davvero.
    A naso Yopenzo ti risponderà che, anzi!, è proprio l'acqua ad essere totalmente indigeribile! Tutto al contrario della birra.
    Ma non voglio togliergli la parola... :-)

  • arcangela, questa poi che tu temi che io possa "risponder male" a qualcuno che mi si rivolge cortesemente come hai fatto tu mi induce (quasi) a risponderti male.
    È probabile perciò che se ti sembra che la birra tedesca, a parità di quantità e gradazione, ti sbronza più di una italiana, in realtà può essere solo perché, come al solito, hai perso il conto di quanta ne hai bevuta. Hic! :D

  • ti ringrazio per la risposta ma devo proprio contraddirti: a parità di 2 birre P nazionali da 66 cl ed una birra media spina es.tedesca il risultato è differente.
    Infatti nel prima caso mi sento mamma felice non disperata e formicolio alle gambe...serena. Nel secondo disperazione totale, fallita, ed ubriaca...!(le faccine non le so ancora fare).Cmq con estrema simpatia a Cifatte e a te yopenzo "duro" solo all'apparenza ma per me estremamente sensibile brindo alla piacevolezza della vita ...qualunque sia!

  • L'unica, cara arcangela, è che tu è Yop vi incontriate per una seria verifica scientifica di quanto rispettivamente asserito.
    Se volete, faccio da osservatore imparziale :lol:

  • Ops! Preciso che qui al sud una pizza dura almeno 2 ore un pranzo al ristorante 4...pertanto la quantità indicata è al limite massimo! Occasionalmente...si può fare!

  • No, non si può. Dài una pizza (buona, eh) a Yop e quella dura 27-28 secondi max. :mrgreen:

  • Aracangela, ma sei sicura che sulle 2 birre nazionali da 66cl non ci sia scritto "cedrata"?

    ;-)

  • "a parità di 2 birre P nazionali da 66 cl ed una birra media spina es.tedesca"
    a parità de che?! 1,32 litri italiani contro 4 dl tedeschi? arcangela, non è che prima di fare i conti ti sei fatta un paio di birrette? ;) comunque salute pure a te!
    Guarda i Tedeschi come sono variati e precisi nelle misure e denominazioni:
    http://de.wikipedia.org/wiki/Bierma%C3%9Fe

  • segnalo in particolare alla cortese attenzione la
    Karaffe: 2,0 Liter (studentische Maßeinheit) („Bis zu 8 Liter“)
    ah, che ricordi!...

  • Ovvio che mi sono espressa male. No...non ho bevuto. Quando vado in montagna non posso davvero bere + di una birra media anche perchè non mi piace stare male.Il paragone con la birra italiana è perchè quando è successo di aver esagerato mi sono stupita della mia non reazione fisica.Chiedo scusa per la "leggerezza" dei post ma così come non tollero un bicchiere di vino probabilmente forse una birra di maggiore qualità con pari grado alcolico ha un effetto diverso su di me. Pensavo ci fosse una motivazione "scientifica"...

  • forse è solo banalmente la concentrazione alcolica...
    Le birre hanno un contenuto di alcol molto variabile, dal 3-4% fino al 15%.
    E' facile ingurgitare molto alcol bevendo birra, anche se non sembra...
    Basta guardare yopenzo...
    :mrgreen:

  • Vero che con Yopenzo non sembra? Sempre così lucido, incisivo, equilibrato... E' un prodigio, quell'uomo!

  • Perché sento come un graffiare di unghie sui vetri? :mrgreen:

  • Dario, ma vendere le uova così (per quanto pittoresco) non è super illegale? sono 1. senza le indicazioni 2.al SOLE!!!!

  • (o forse è solo un interno ben illuminato?)

  • zeb, sentissi le madonne che sto tirando a causa di mike... :D
    "... perchè la birra bionda italiana P bevuta anche in quantità non ubriaca (me) ed invece una birra media ad es.tedesca con pari contenuto alcolico quindi leggera..."
    se no di che stiamo parlando?

  • arcangela, comunque rientrando un po' nella scienza di questa cucina, non è che tu magari, magari eh - visto che oltre la parità di gradazione alcolica sottolinei anche se non troppo chiaramente, "birra chiara" - hai bevuto di quelle birre tedesche che sono le Weizen/Weissbier o "birre bianche", e che sono a base di frumento, e tu hai magari una lieve intolleranza al glutine?

  • Anamnesi familiare fino al quarto grado di parentela orizzontale e verticale, allora, per constatare eventuali ascendenze islamiche, anche no? :twisted:

  • sì sì... il pari contenuto alcolico di una birra alla spina lo leggi sulla schiuma, vero?
    ;)

  • infatti, ma è LEI che lo dice, mica io :P

  • La supercazzola non s'è ancora vista (non è un riferimento Arcangelico, sia ben chiaro M'Girl, che se vuoi restar qui attorno ti sia ben chiaro con chi aver a che fare... ;) ), però ci si potrebbe aggiornare... :mrgreen:

  • Ma secondo voi, il "Doctor Yopenzo" zoppica e insulta gli assistenti?

  • Angela: il mercato è un mercato coperto. Le uova non sono al sole, e se vai in un supermercato italiano non sono neanche refrigerate, anche perchè è vietato.

    Daniela esposito: so bene che baccalà e stoccafisso non sono sinonimi. IO quello in foto lo chiamo baccalà. Ma se si legge tutti i commenti capirà perchè ho scritto così. In regioni d'Italia diverse si chiama la stessa cosa con nomi diversi, e con lo stesso nome cose diverse. Era già saltato fuori nei commenti di un vecchio post e quindi ho preferito mettere entrambe le dizioni perchè solitamente le due fazioni linguistiche ignorano l'esistenza l'una dell'altra.

    Cric croc: sul burro ho scritto vari articoli. Li hai letti?

    Giovanni dall'Olio:: grazie dell'offerta, me la segno per la prossima volta ;-)

    Vittoria: per ora non ho in programma una conferenza a Torino. Ne ho tenuta una lo scorso anno al museo di scienze naturali.

    Emibel: già, un prezzo molto inferiore a quelli italiani

    Cric croc: non so se ci sono allevamenti a Barcellona, ma le uova si mantengono comunque abbastanza a lungo per essere spedite. Visto il prodotto "speciale" non mi stupirei di questo...

    Massimo D'Alma: da Pinotxo c'era una fila allucinante ed era impossibile sedersi :(

  • Guidorzi,
    ti avevo scritto qualcosa sulle nespole ma non mi ricordo in quale thread..
    vabbé.

  • @ Federico, era ne "il caso del pomodoro di Pachino". Comunque, ecco qua:
    Federico scrive:
    10 giugno 2011 alle 16:44
    Alberto Guidorzi,
    avrei bisogno di un tuo suggerimento (forse un po’ OT).
    Ho un albero di nespole che crescono ormai sempre nere o quasi nere. Ho provato a tagliarlo in passato ma nulla da fare. Sembra affetto da qualche problema non facilmente risolvibile. Qualche consiglio? Grazie

    Alberto Guidorzi scrive:
    10 giugno 2011 alle 17:28
    Federico

    Innazitutto mi devi dire se si tratta di Nespolo del Giappone o Nespolo comune.
    Basta che mi dica se i frutti si possono mangiare subito alla raccolta.

    Tuttavia in bibliografia di avversità particolari non ne sono descritte.

    Dimmi anche se l’annerimento avviene sulla pianta o dopo raccolta è accompagnato da muffe e come evolve l’annerimento.

  • Quando chiedo una birra chiedo sempre che non superi i 5 gradi di alcol. Reazione soggettiva non oggettiva + degna di riflessione. Se avessi fatto un paragone tra una media ed una da 66 avrei causato meno ilarità con uguale risultato. Ingenuamente ho sparato alto!Chiedo nuovamente scusa soprattutto a Bressanini. Andrò da un medico ....faccina che sorride...e mi ritiro!

  • elisabetta moretti 14 giugno 2011 alle 16:34

    che ricordi, la vacanza più bella della mia vita

  • @ Dario
    Peccato davvero, ma riuscire a sedersi da Pinotxo è impresa ardua, lo so.
    L'ultima volta ci siamo riusciti solo dopo 3 tentativi in 3 giorni diversi :)

  • Sono reduce dalla conferenza di Bressanini, mi sono diverto molto e ho perfino avuto l'onore di stringere la mano al guru.

    Tutto molto bello e divertente.

  • Adesso guarda bene di non lavartela, eh!

  • Frengo,
    quello è niente, pensa che ho scoperto persino di avere delle affinità gustative con il Bressanini: nemmeno a lui piace l'aceto.

  • Siete fatti l'uno per l'altro.

  • Frengo,
    non so perché ma scorgo una punta di gelosia nelle tue stringate parole, ma voglio rassicurarti, credo che a Dario piaccia la maionese mentre io la aborro :-P

  • Gelosia? Eccome, dannazione! Se, poi, penso che anche io, come Lui, amo la maionese e che la metterei perfino sulla Sacher...

  • Frengo,
    mi hai mosso a compassione, eccoti un tiramisú, no, un soufflé della serata con Dario.

    Buon appettito ;-)

    http://www.tlazolcalli.it/2011/06/lectio-magistralis-di-dario-bressanini.html

  • Tlazzo! Vuoi farmi morire... :evil:

  • lo stoccafisso non è un merluzzo essiccato ma disidratato in condizioni atmosferiche particolari ed utilizzate nel nord europa. diventano stoccafisso solo i merluzzi migliori con tempistiche più lunghe e pertanto lo rendono un prodotto più costoso e senza alcun dubbio migliore rispetto al baccalà. curioso è il fatto che con questo pesce fu realizzato il primo 'barometro naturale'

  • Caro Dario, sono un semplice cuoco appasionato di Brescia.
    Ti seguo da ormai molti anni, cercando anche di contattarti, senza successo.
    Ho scritto 5 libri di cucina, su intolleranze, tecniche evolute ed intolleranze, validati dalla scienza medica, della tecnologia alimentari e scienza dell'alimentazione.
    Vorrei avere il privilegio di scambiare due parole con te oppure, addirittura,invitarti nella struttura dove opero ed eseguo sperimentazioni.
    Sarà possibile?..tutto in un abbraccio

  • pero', io che non mi sposto e non mangio molto, mi ha incuriosito il mercato della rambla

    ma manca una vostra recensione sulla pasticceria catalana, mi pare strano che gli spagnoli cosi calienti sappiano fare dei dolci raffinati, ho visto quella foto della pasticceriacioccolateria, com'è?

  • Articolo bellissimo e belle anche le immagini!

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