Torneo nazionale di squadre professionistiche. Il campionato italiano di
basket
vanta una lunga tradizione e un livello tecnico complessivo che ha pochi rivali
in Europa; le nostre formazioni migliori infatti partecipano con successo alle
competizioni continentali. La storia del basket italiano è rappresentata da
grandi giocatori e squadre leggendarie, quasi sempre nate sull'asse sportivo
Lombardia-Bologna.
La pallacanestro sbarca in Italia
Sport di origine nordamericana il basket venne introdotto in Italia nel 1907, quando Ida Nomi (Dirigente della Federginnastica) tradusse in italiano le regole del gioco, originariamente denominato «Palla al cesto». La pallacanestro rimase per una decina di anni uno sport praticamente sconosciuto, finché un gruppo di pochi appassionati decise di dargli una legittimità istituzionale. Il primo incontro ufficiale si ebbe nel 1919 alla Villa Reale di Monza. L'anno seguente La Federginnastica ammise il nuovo sport fra le sue discipline e Manlio Pastorini organizzò il primo Campionato Nazionale, che fu vinto dalla Sef Costanza Milano.
Nasce la Federazione
Il 2 novembre 1921, nella Birreria Colombo di Milano,
venne approvato lo statuto costitutivo della Federazione Italiana Basketball
(Fib), e si procedette all'istituzione di un campionato fisso su scala
nazionale. Va ricordato che la pallacanestro rimaneva uno sport pionieristico,
poco diffuso tra la sportivi, che gli preferivano il calcio e il ciclismo
. Durante gli anni Venti il campionato italiano fu dominato dall'Assi Milano, che si aggiudicò dal 1921 al 1927 ben sei edizioni, con la sola eccezione del 1923, dove primeggiò un'altra squadra di Milano, l'Internazionale.
Altre squadre negli anni Trenta
Il basket stava aumentando la sua diffusione sul territorio nazionale e il campionato italiano vide affacciarsi nuovi protagonisti. Nel 1928 vinse la Ginnastica Roma, spezzando la serie di vittorie milanesi. L'anno successivo il campionato non venne disputato e questo fatto nella storia della pallacanestro italiana rappresenterà un'eccezione, bissata solamente dalla mancata edizione del 1945. Gli anni Trenta videro un continuo alternarsi di due squadre al successo finale: Ginnastica Roma e Ginnastica Triestina, interrotto nel 1936 dall'affermazione della Borletti Milano.
La grande Borletti
Nel 1936 incominciò l'avventura sportiva della
Pallacanestro Olimpia. Il fondatore fu Adolfo Bogoncelli: uomo intraprendente e dotato di uno straordinario intuito, per primo portò la sponsorizzazione nel mondo della pallacanestro italiana. Con il marchio Borletti l'Olimpia Milano vinse quattro scudetti consecutivi, dal 1936 al 1939, facendo fare al basket un deciso salto imprenditoriale. I campioni di quel periodo erano Castelli, Paganelli e Canetta, che dopo dieci anni lasceranno il testimone a Cesare Rubini .
Arriva la Virtus
Finita la Seconda Guerra Mondiale una nuova grande formazione diventava protagonista del basket italiano: la Virtus Bologna. Fondata nel 1922, l'Educazione Fisica Virtus entrò nel mondo del basket negli anni Trenta. Dopo una decina di campionati di buon livello vinse il suo primo scudetto nel 1946, confermando la propria supremazia nei tre anni successivi, fermata solamente dall'altra regina del basket italiano, l'Olimpia Milano. Per un periodo ininterrotto durato quindici anni lo scudetto fu una questione privata fra le due città, con le altre squadre a fare da comparsa. Complessivamente furono nove vittorie per Milano e sei per Bologna, maturate in un contesto sportivo che vedeva il basket in grande espansione, sia nel numero dei tifosi che dei praticanti. Il dualismo era destinato a finire in breve tempo: sul palcoscenico della pallacanestro italiana irrompeva con forza la Pallacanestro Varese.
Le grandi sfide Milano-Varese
Gli
anni Sessanta iniziarono nel segno della Ignis Varese. Una piccola cittadina lombarda a nord di Milano si aggiudicava lo scudetto sconfiggendo i più quotati rivali del capoluogo. Non si trattava certo di una vittoria fortuita ma della nascita di una realtà sportiva che a distanza di quarant'anni è ancora in grado di ottenere brillanti successi. Nei Campionati 1962 e 1963 Milano, che in quel periodo era sponsorizzata Simmenthal e schierava la squadra più vittoriosa di sempre, ottenne la rivincita, ma Varese bissò il successo nel 1964.
Tre scudetti consecutivi della Simmenthal consacrarono la squadra milanese nell'Olimpo del Basket. La formazione, che nel 1966 vinse anche la Coppa dei Campioni era formata da giocatori immarcabili come Riminucci o il grandissimo Bill Bradley, asso dell'Nba americana che per un anno aveva deciso di giocare in Italia. I successi di Milano fecero da preludio all'affermazione senza precedenti dell'Oransoda Cantù. Dopo Varese un altro piccolo centro lombardo (Cantù non è nemmeno capoluogo di provincia) riuscì ad aggiudicarsi il campionato italiano.
Gli anni Settanta
La pallacanestro era ormai uno sport che poteva vantare un grande seguito di pubblico, veniva regolarmente praticato nelle scuole e i campionati giovanili sfornavano in continuazione nuovi talenti. Giocatori stranieri appartenenti a varie nazionalità diventarono protagonisti del campionato di serie A1, mentre il professionismo si diffondeva anche nelle serie minori.
Varese fu la protagonista assoluta di quegli anni, forse
i più ricchi di successi per il nostro basket. Sette scudetti e cinque Coppe dei
Campioni rappresentano un palmarés
ineguagliabile, soprattutto se si pensa che è stato accumulato in soli nove anni (1968-1979). Era una squadra formidabile, un gruppo di giocatori unici per talento, professionalità e carattere, e quindi irripetibile. Nel 1966 esordiva un certo Dino Meneghin, il più grande giocatore italiano di tutti i tempi, che nella sua straordinaria carriera è stato capace di giocare ventotto anni ad altissimo livello. Insieme a lui nella Ignis giocava il messicano Manuel Raga Navarro, detto «l'elicottero», per la sua capacità di librarsi in aria. Nel 1972 arrivò Bob Morse, il formidabile tiratore da molti considerato il migliore straniero mai approdato nel campionato italiano.
Ritorna Bologna
Nel 1976 lo scudetto tornò a Bologna, dopo un digiuno durato ventuno anni. Tecnico della squadra era lo statunitense Daniel Lowell Peterson, un nome che segnerà negli anni successivi la storia del basket italiano. I quattro anni finali del decennio videro due successi di Varese, seguiti da due di Bologna che nel frattempo si era vista strappare Dan Peterson da Milano, la nemica di sempre.
Milano si riorganizza
Il primo campionato degli anni Ottanta fu vinto dalla
Squibb Cantù di Pierluigi Marzorati. La squadra brianzola era ormai una realtà
importante in campo nazionale e da lì a poco lo sarebbe diventata anche a
livello europeo. Nel frattempo Milano, che non vinceva uno scudetto dal 1972,
incominciò una importante campagna di rafforzamento. Preso Dan Peterson nel
1977, nel 1980 acquistò niente di meno che Dino Meneghin, simbolo della
Mobilgirgi Varese, a torto considerato al capolinea. Le strategie del nuovo
allenatore portarono la Billy Milano (dopo Simmenthal aveva cambiato più volte
sponsor) a vincere il campionato nel 1982. Erano gli esordi della squadra che
avrebbe dominato tutto il decennio, capace di disputare otto finali scudetto
vincendone cinque. Guidati da Mike D'Antoni, playmaker
di grande sapienza tattica (soprannominato «Arsenio Lupin» per la sua innata capacità di rubare la palla all'avversario), i milanesi trionfarono anche in Europa, aprendo un ciclo che ha pochi rivali nel basket contemporaneo.
Prima vittoria di Roma
Il 1983 è l'anno del Bancoroma. Allenata da Valerio Bianchini (che aveva già trionfato a Cantù), la squadra romana ebbe la meglio su Milano dopo una burrascosa finale. Nel corso delle tre partite, il playmaker americano Larry Wright diede sfoggio di tutta la sua classe, trascinando la squadra romana verso la meritata vittoria. Lo scudetto alla capitale interrompeva il lungo predominio delle squadre del Nord Italia sul Campionato Italiano.
Milano e Pesaro
La Granarolo Bologna vinse il campionato del 1984,
chiudendo il ciclo della squadra vittoriosa negli anni Settanta. Un'altra accesa
rivalità stava per scatenarsi, quella fra Milano e Pesaro, che con i loro
scontri segnarono la metà degli anni Ottanta. La formazione milanese,
sponsorizzata da Simac e Tracer, dal 1985 al 1987 vinse tre scudetti
consecutivi. Grazie alla buona congiuntura economica del campionato, in quel
periodo arrivarono in Italia alcuni grandi giocatori professionisti americani: a
Milano militavano i migliori, come Bob McAdoo, Joe Barry Carroll e Russ Shoene,
insieme a italiani come Roberto Premier e il sempreverde Dino Meneghin. Nel 1987
la Tracer si aggiudicò il Grande Slam del basket, ovvero campionato, Coppa
Italia e Coppa dei Campioni. Nel frattempo la squadra di Pesaro era molto
cresciuta tecnicamente. La Scavolini Pesaro, guidata da Walter Magnifico,
miglior pivot
italiano di quel periodo, vinse gli scudetti 1988 e 1990, interrompendo la serie di vittorie milanesi.
Il campionato alle provinciali
Mentre la stella di Milano incominciava a declinare, sul palcoscenico della serie A1 irrompevano nuove forze, tutte provenienti dalla provincia. Dopo lo scudetto di Pesaro, nel 1991 si impose la Phonola Caserta di Nando Gentile e Vincenzo Esposito, giocatori talentuosi e spettacolari. Fu una vittoria importante, che per la prima volta consegnò il campionato di basket a una squadra del Sud Italia. L'anno successivo trionfò la Benetton Treviso, zeppa di campioni stranieri fra cui quel Tony Kukoc che di lì a poco sarebbe diventato una stella della Nba .
L'era di Bologna
A metà degli anni Novanta nel campionato italiano la squadra di Bologna, sponsorizzata prima Knorr e poi Buckler, si dimostrò troppo forte per tutti. Illuminata dalla stella jugoslava Predrag Danilovic, la formazione bolognese dal 1993 al 1995 si aggiudicò tre scudetti consecutivi, giocando un basket efficace e implacabile. Nel 1996 Bogdan Tanjevic, allenatore serbo che in seguito guiderà la Nazionale italiana alla conquista dei Campionati Europei, portò un insperato scudetto alla Philips Milano, con Dejan Bodiroga, Gregor Fucka e Nando Gentile. Nel 1997 tornò al successo la Benetton Treviso.
Le ultime quattro edizioni del Campionato Italiano di
Basket sono state ancora caratterizzate dal dominio bolognese. Se escludiamo il
meritato scudetto di Varese del 1999, gli altri tre sono rimasti nella città
felsinea. Ma con una novità: l'affermazione nel 2000 della Fortitudo Bologna,
seconda squadra della città. Guidata da Carlton Myers, fortissima guardia
italo-giamaicana, la Fortitudo (sponsorizzata Paf) riuscì finalmente, dopo
diversi tentativi falliti, a conquistare il primo scudetto della sua storia. Gli
investimenti miliardari di entrambe le formazioni bolognesi hanno messo in crisi
le altre tradizionali «grandi» del campionato italiano: nell'edizione del 2001
squadre dalla grande tradizione come Milano (alle prese con gravi problemi
societari), Cantù e Varese hanno giocato in zona retrocessione. A conferma di
questa tendenza, la Virtus Bologna
nella stagione 2001 si è aggiudicata il Grande Slam, dimostrando una superiorità
a tratti imbarazzante. Nelle stagioni 2001/2002 e 2002/2003 i bolognesi della Skipper hanno dovuto cedere
in finale alla squadra di Treviso.