Dopo l'elezione del 5 luglio 1294 ad
opera del Collegio cardinalizio riunito da tempo a Perugia in sede vacante e
l'accettazione da parte di Pietro Angelerio, anziano eremita dimorante sul Monte Morrone
presso Sulmona; e dopo il corteo che condusse il sant'uomo da Sulmona all'Aquila, luogo da
lui prescelto erp la cerimonia, il 29 agosto del 1294, al cospetto di Carlo d'Angiò e di
Carlo Martello, dei Cardinali e di una immenza folla di fedeli, Pietro veniva incoronato
papa con il nome di Celestino V; Si apriva la breve ma intensa storia di un pontificato
che, alla luce degli studi più recenti, doveva segnare, senza fortuna, un tentativo di
avvento della auspicata "ecclesia spiritualis".
In questa stessa circostanza, il nuovo pontefice volle concedere al popolo dei credenti il
dono di una grande indulgenza, che un mese più tardi, il 29 settembre 1294, mentre la
Corte papale risiedeva ancora all'Aquila, ufficializzò con un privilegio scritto, con la
forma della "littera gratiosa", la "Inter sanctorum solemnia", di cui
questa è una integrale traduzione:
"celestino
vescovo, servo dei servi di Dio, a tutti i fedeli di Cristo che vedranno la presente
lettera, salute e apostolica benedizione.
Tra le solennità dei santi, la memoria di San Giovanni Battista tanto più solennemente
è da onorare, in quanto egli nascosto da grembo di sterile madrte, fu ricolmo di virtù e
sorgente eloquente di sacri doni, voce degli apostoli avendo concluso il ciclo dei
profeti, annunziò la presenza di Cristo, lucerna del mondo offuscato, sulla terra
ricoerta dalle tenebre dell'ignoranza, mediante l'annuncio del verbo e mediante miracolose
indicazioni, per cui seguì il suo glorioso martirio, misteriosamente imposto
dall'arbitrio di una donna impudica. Noi, che nel giorno della decollazione del capo dello
stesso santo ricevemmo l'insegna del diadema, posto sul nostro capo nella chiesa aquilana
di Santa Maria di Collemaggio, dell'ordine di San Benedetto, desideriamo che sia onorato
con più venerazione, con inni e canti e con devote suppliche dei fedeli.
Affinché dunque in detta chiesa la festività della decollazione di San Giovanni sia
esaltata con particolari onori e tanto più devotamente e più fervidamente sia onorata
con il concorso devoto del popolo di Dio, quanto più in tale chiesa la supplice preghiera
di coloro che cercano il signore scoprirà le gemme risplendenti dei doni spirituali della
Chiesa, che gioveranno nei tabernacoli eterni, per la misericordia di Dio onnipotente e
confidando nell'autorità dei suoi beati apostoli Pietro e Paolo, annualmente assolviamo
dalla colpa e dalla pena, che meritano per tutti i loro peccati, commessi fin dal
battesimo, tutti coloro, che veramente pentiti e confessati saranno entrati nella predetta
chiesa dei vespri della vigilia della festività, fino ai vespri immediatamente seguenti
la festività stessa.
Dato in L'Aquila, 29 settembre, nell'anno primo del nostro pontificato."
È appena il caso
di sottolineare che questa indulgenza, facilmente riconducibile nei contenuti spirituali,
per taluni aspetti, a quella concessa soltanto "vivae vocis oraculum" a San
Francesco per la Porziuncola di Santa Maria degli Angeli, appariva decisamente innovativa
rispetto alla tradizione medioevale, essendo lucrabile da tutti i fedeli e sottoposta ad
esclusivi vincoli di ordine spirituale e morale: la penitenza, la riconciliazione, la
visita al luogo sacro. Era, in effetti, una clamorosa reazione a quello che, prima e dopo,
verrà definito il "commercio delle indulgenze". Le stesse fonti coeve, ed in
particolare la cosiddetta "Vita C" edita la prima volta dal Bollandisti e
risalente ai primi anni del XIV secolo, sottolinea la pecularietà rivoluzionaria
dell'indulgenza celestiniana:
"... il sant'uomo pensò tra sé che mentre i ricchi non desistevano dal richiedere
con insistenza benefici e ricchezze materiali, i poveri non avevano finanche il pane
quotidiano; andava quindi pensando come aiutarli in qualche modo, almeno con i doni
spirituali. Decise pertanto di elargire a quelli i beni che si rinvengono negli eterni
tabernacoli, concedendo l'indulgenza plenaria..." (cap. 25°).
Si tratta di
un'indulgenza di eccezionale portata, se è vero che la formula in essa usata
"Absolvimus a culpa et a pena" fu ritenuta eccessiva, spettando alle indulgenze
il compito di incidere sulla sola pena; ma proprio tale formula, facendo seguito
all'obbligo subito prima indicato della confessione, strumento idoneo a cancellare la
colpa, agli esegeti è apparsa nella vera valenza di un voluto rafforzamento della
dimensione "plenaria" dell'indulgenza.
L'aspetto più propriamente morale e sociale coniugato a quello spirituale, ovvero il
desiderio di legare alla Perdonanza anche un concetto di "pace" più
cristianamente corrispondente a quello della "riconciliazione", e quindi della
"solidarietà" dell'umano consesso, viene maggiormente sottolineato dalla
contemporanea formalizzazione di un altro importante documento: quello con il quale Carlo
II d'Angiò, il 28 settembre 1294, accogliendo la pressante richiesta formulata in tal
senso dal Papa, concedeva agli aquilani il condono da pesanti pene e condanne già
comminate per atti di infedeltà e ribellione.
È infine da ricordare come la stessa Bolla bonifaciana del primo Giubileo, la
"Antizuorum habet digna fine relatio", appaia ai più recenti indagatori
chiaramente ispirata alla Bolla celestiniana della perdonanza di Collemaggio, sia pure
partendo da motivazioni e giungendo a modalità evidentemente diverse. Per cui oggi
all'Aquila si suole dire che accanto ad un Giubileo che si ripropone ogni venticinque anni
e dura una anno intero, la Basilica di Collemaggio gode di un Giubileo che si ripete ogni
anno e dura solo un giorno.
Nel 1967 Paolo VI, all'atto della generale revisione di tutte le indulgenze plenarie, ha
confermato quella di Celestino V annoverandola al primo posto dell'ufficiale elencazione.
A cura di
Walter Capezzali
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