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Giovanni di Cosimo (1421-1463) aggiungi alla cartella

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Nome:
Giovanni di Cosimo de’ Medici

Dati anagrafici:
Firenze, 1421 – Firenze, 1463

Attività:
banchiere

Luoghi:
Firenze. Inoltre: Ferrara, Milano, Roma

Biografia:
Di salute più ferma, Giovanni era visto dal padre Cosimo il Vecchio come il suo più probabile successore nella politica e negli affari rispetto al primogenito, Piero detto il Gottoso. Ma contraddicevano tali aspettative una propensione ai piaceri della vita, alle evasioni intellettuali, a una certa indolenza.
Giovanissimo, Giovanni si iscrisse all’Arte del Cambio (1426) e all’Arte della Lana (1435). Nel 1438 fece il suo apprendistato nel banco Medici presso la succursale di Ferrara. Ricevette una educazione umanistica che lo portò ad avvicinare anche la musica. Nel 1447 prestò servizio presso lo Studio fiorentino. Nel 1454 fu eletto Priore e l’anno seguente fece parte della delegazione di fiorentini inviati a Roma per rendere omaggio al nuovo papa Callisto III. Nello stesso 1455 divenne il direttore generale del banco di famiglia, ma non rispose alle aspettative del padre che dal 1463 gli affiancò Francesco Sassetti. Figura di spicco della consorteria medicea, negli anni cinquanta si fece più volte portavoce della propria fazione parlando nelle assemblee della Repubblica fiorentina.
Sposò Ginevra degli Alessandri, da cui ebbe un figlio Cosimino, morto nel 1459 ancora molto piccolo.
Come il fratello Piero, Giovanni fu un appassionato collezionista di antichità. Radunò una prestigiosa raccolta di monete, sculture e manoscritti e commissionò copie da codici antichi. In una lettera del 1443, in considerazione dell’interesse che Giovanni aveva l’arte classica, Alberto Averardi lo informa dello stato di degrado in cui si trovavano i monumenti antichi a Roma.
Tale interesse portò Giovanni a commissionare opere d’arte in cui lo stile antico romano si conciliava con il moderno gusto rinascimentale, con accenti di squisita raffinatezza e nobile erudizione. Con questo spirito negli anni cinquanta il Medici chiese a Michelozzo di costruire la villa di Fiesole e di ristrutturare la vicina chiesa di San Gerolamo con il chiostro annesso. La villa sulle pendici della collina in posizione panoramica su Firenze, nell’intento del suo committente, doveva richiamare le descrizioni delle antiche ville suburbane lette nelle pagine di Plinio il Giovane. Il progetto fu certo il frutto anche delle frequentazioni di Giovanni con Leon Battista Alberti che in una lettera lo chiama “amicissimo”.
Antico e moderno trovano un punto di incontro anche in opere scultoree commissionate da Giovanni e situate nel suo appartamento in Palazzo Medici: il proprio ritratto in busto scolpito da Mino da Fiesole link immagine (Firenze, Museo del Bargello) e i rilievi di 12 Teste di Cesari realizzate da Desiderio da Settignano, ispirate a medaglie antiche. Giovanni commissionò inoltre opere scultoree a Donatello (ricordate da documenti del 1454-1455) e dipinti a Domenico Veneziano e a Pesellino. Collezionò arazzi e dipinti fiamminghi appoggiandosi agli agenti del banco Medici nella succursale di Bruges.
Appassionato cultore della musica, riunì una eccezionale raccolta di strumenti musicali e spartiti pervenuti da varie parti del mondo grazie ai suoi collaboratori: nel 1445 Francesco Sassetti gli forniva due liuti; nel 1448 un altro liuto era oggetto di trattative per l’acquisto da parte di Piero Ricci per suo conto; nel 1450 lo Squarcialupi da Napoli lo informava che non riusciva a ottenere per lui un organo del cardinale di Santa Maria Nuova; nel 1460 Ambrogio Traversari gli mandava una raccolta di canzoni di vario genere da Venezia. Allestì la sua collezione in alcune stanze appositamente destinate alla musica nella sua villa di Fiesole. Fra i suoi amici c’erano infatti molti musicisti fra cui Guglielmo di Dufy, cantore di Canterbury. Fu lui stesso compositore di canti, dilettandosi anche di poesia. Appartenevano alla cerchia di intellettuali gravitanti intorno a Giovanni anche Leonardo Dati, Francesco d’Altobianco Alberti, Ludovico Menfredi, Feo Belcari, che con Piero Ricci parteciparono tutti al Certame Coronario. Fra i suoi amici c’era anche Domenico di Giovanni detto il Burchiello, massimo rappresentante della poesia giocosa fiorentina, che nonostante avesse scritto pungenti invettive contro i Medici, accompagnava Giovanni nei suoi soggiorni estivi alle terme presso Siena.
Nell’ambito delle relazioni diplomatiche con altri principi italiani, Giovanni si offriva come consulente artistico presentando artisti illustri fuori dai confini fiorentini Nel 1449 Sigismondo Malatesta contattò il Medici per avere indicazioni su quali pittori potessero fornire opere per il nuovo Tempio Malatestiano. Potrebbe essere stato proprio Giovanni a suggerire Piero della Francesca e Filippo Lippi. Nel 1456 il Medici commissionò a Filippo Lippi un trittico da donare al re Alfonso I d’ Aragona re di Napoli, cui pervenne due anni dopo. Dell’insieme, scomposto in epoca imprecisata, sono pervenuti due pannelli con Sant’Antonio Abate e San Michele Arcangelo (Cleveland, Museum of Art); al centro vi era una Adorazione del Bambino.
Giovanni morì precocemente nel 1463, appena un anno prima della scomparsa del padre. Si disse che causa del decesso era stata una vita troppo dedita ai piaceri e agli amori. Alcuni anni dopo, la salma venne deposta insieme a quella del fratello Piero nella tomba realizzata da Andrea Verrocchio nella Sagrestia Vecchia di San Lorenzo.




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