Verso la grammatica pratica del resiano

HAN STEENWIJK

 La conferenza su Fondamenti per una grammatica pratica resiana tenutasi a Prato l’11-12-13 dicembre 1991 ha visto partecipare nella discussione conclusiva i seguenti: don Alfonso Barazzutti, Milko Matičetov, Pavle Merkù, Giovanni Rotta, Han Steenwijk e Willem Vermeer. Presenti erano gli altri partecipanti alla conferenza, più un pubblico attento.

 Quattro sono i problemi che abbiamo tentato di affrontare durante la conferenza. Primo, quale dovrebbe essere il tipo di libro in cui si presenta una grammatica pratica. Chi sarà l’utente del libro e come ne potrà approfittare dei suoi fini? Si capisce, che un insegnante che deve insegnare il resiano nelle elementari ha altre esigenze che uno scrittore che vuole controllare il suo testo. Secondo, quale dialetto resiano o quali dialetti resiani dovrebbero servire come base per il resiano scritto. Uno standard scritto per il resiano, come per qualsiasi lingua, non può essere spezzato in dialetti concorrenti, ma deve presentarsi in modo uniforme. Terzo, quale ortografia adottare per il resiano scritto. Vogliamo adattare sistemi di scrittura di altre lingue alle esigenze del resiano o sviluppiamo un sistema di scrittura che parte dalle qualità del resiano stesso? Dopo le polemiche della conferenza del 1980 è ormai chiaro che non bisogna accapigliarsi difendendo i meriti di tale o tale segno concreto, ma che occorre prima fare una scelta sistematica sempre tenendo presente, che ogni ortografia è un compromesso fra lingua parlata e lingua scritta. E quarto, come organizzare il lavoro necessario per arrivare a tale grammatica resiana pratica.

 Il primo ed il terzo problema sono stati trattati in contributi di vari partecipanti alla conferenza. Alla sua conclusione sono stati discussi soprattutto il secondo ed il quarto problema.

 A proposito del secondo problema, c’erano due proposte nei contributi di Aleksander Duličenko e Han Steenwijk, mentre Willem Vermeer faceva una terza proposta durante la discussione. Duličenko proponeva i dialetti di San Giorgio e Gniva come base per il resiano scritto, Steenwijk proponeva i quattro dialetti principali di San Giorgio, Gniva, Oseacco e Stolvizza e Vermeer proponeva di scegliere soltanto Gniva come base. Visto che Duličenko non era presente in persona (aveva mandato il suo contributo che veniva letto durante la conferenza) non poteva difendere la sua proposta.

 Le ragioni di Vermeer per proporre Gniva si concentravano sul fatto che il dialetto di Gniva è il dialetto più semplice fra i vari dialetti e dunque presenterà il numero minimo di problemi nell’insegnamento del resiano scritto: uno che parla un dialetto complicato ha meno problemi ad imparare un dialetto più semplice, mentre uno che parla un dialetto semplice ha più problemi ad imparare un dialetto più complicato. In favore di Gniva Han Steenwijk adduceva ancora il prestigio che il dialetto di Gniva ha per il fatto che i primi scritti resiani che conosciamo sono redatti in quel dialetto ed il periodo relativamente breve in cui si potrebbe finire tutto il lavoro per la grammatica pratica. A proposito di quel prestigio Milko Matičetov dava la precisazione, che i scritti tramandati ai nostri giorni non necessariamente riflettono la situazione di allora, perché non sappiamo cosa è andato perduto.

 In favore della proposta di Steenwijk, basando il resiano scritto sui quattro dialetti, si sono espressi Giovanni Rotta e Pavle Merkù. Per Rotta questa scelta è preferibile perché evita che uno fra i dialetti assuma un ruolo privilegiato, creando così risentimenti fra i parlanti degli altri dialetti. Merkù riteneva linguisticamente più equilibrata tale scelta, alla quale opinione si univa Milko Matičetov. Era opinione generale dei presenti, che il periodo necessario per finire il lavoro non deve giuocare un ruolo decisivo nella valutazione delle proposte.

 Questa valutazione ha avuto come esito, che tutti presenti erano in favore di un resiano scritto basato sui quattro dialetti principali.

 A proposito del quarto problema, c’era una proposta fatta nel contributo di Ben Groen: istituire un comitato resiano che incarichi uno studioso per scrivere una grammatica pratica. I risultati dovrebbero essere discussi da quel comitato o da una prossima conferenza. Parallele a questa idea si trovavano nei contributi di Aleksander Duličenko, che riferiva alle varie organizzazioni culturali (le Matice) che dalle varie nazioni slave svolgono quel ruolo culturale, e di Gunter Spiess, che mostrava come per il romancio svizzero (col Rumantsch Grischun) hanno seguito proprio questo procedimento. Pavle Merkù e Giovanni Rotta hanno sottolineato l’importanza di una conferenza per valutare il manoscritto della grammatica pratica.

 La proposta è stata accettata senza cambiamenti, lasciando al dopo conferenza l’inserimento del comitato nelle strutture sociali resiane e la nomina dei membri del comitato.

 Durante la discussione sono ancora fatti cenni utili intorno problemi precisi di ortografia e di grammatica, soprattutto dalle parti di Milko Matičetov, Pavle Merkù e Willem Vermeer.

 E finalmente era don Alfonso Barazzutti a consigliarci di fare un buon lavoro di informazione al pubblico, da cui fa testimonio questa relazione. Come diceva Giovanni Rotta alla chiusura della discussione: “Andiamo avanti con entusiasmo”.

Han Steenwijk
Università di Leida
All’Ombra del Canin/Ta pod Ćanynowo sinco
65/1, 1992
p. 3
http://purl.org/steenwijk/1992a