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Cenerentola alla Scala: quando Cenerentola perse una scarpetta a Hollywood

Isabella Sala - 17.04.2006 -

E' sicuramente una Cenerentola versione cinematografica, quella in cartellone al Teatro alla Scala di Milano per il mese di aprile. Roberto Bolle e Massimo Murru, étoile maschili del corpo scaligero, si alterneranno nel dare vita alla coreografia che Rudolf Nureyev ideò nel 1986, sulla musica originale di Sergei Prokofiev. Quest'ultimo, nel comporre la propria partitura, si ispirò alla celebre fiaba di Charles Perrault con l'intento di narrare"l'amore poetico tra la fanciulla ed il principe, la nascita e il fiorire del sentimento, gli ostacoli su questa via, la realizzazione di un sogno."
Proprio dal concetto di sogno, Nureyev trae la sua felice intuizione: se la storia di questa eroina è una storia da sogno, perchè non ambientarla a Hollywood, antica fabbrica dei desideri per migliaia di ragazze, aspiranti attrici? Così prendono vita un soggetto e una coreografia perennemente in bilico tra l'aulica classicità del balletto di Prokofiev e una nuova, coraggiosa, rilettura hollywoodiana.
Il primo atto sarebbe integralmente all'insegna della tradizione, se non fosse per  il  proclama del ballo a palazzo, sostituito da una locandina cinematografica, che occhieggia tra le pieghe del grembiule di Cenerentola. Lei non sogna più di ballare alla festa del principe, ma vuole raggiungere il set e affrontare i provini. Perciò, tra una faccenda e l'altra, si dà da fare imitando Chaplin. La grande occasione arriva all'improvviso: un produttore cinematografico bussa alla sua porta per chiedere ristoro. É affaticato, forse reduce da qualche incidente, lei lo soccorre e lui si sdebita aprendole le porte di Hollywood.
Al termine del primo atto Cenerentola è già una diva affermata, piena di ingaggi. Segue un ricco divertissement (con questo termine si indicano le suite danzate, d'assolo o di gruppo,  inserite soprattutto nei grandi balletti ottocenteschi e usate spesso per mostrare talenti individuali) di citazioni cinematografiche per raccontare Hollywood attraverso i suoi personaggi più noti, tra cui Groucho Marx e King Kong. Poi una zucca rotola sul set  e sulla scia di flash fotografici, entra in scena lei, la Cenerentola Hollywoodiana, un po' Greta Garbo e un po' Marylin Monroe. Incontra il suo principe, un divo del cinema, e con lui si cimenta in uno dei più ortodossi pas de deux, alla maniera di Tchaicowsky, che Prokofiev prese volutamente a modello.
Ma la parabola dei novelli Ginger Rogers e Fred Astaire sta per subire una battuta d'arresto. Lei è stanca, spaventata, stressata e fugge lontano da una vita che comincia a sembrarle un po' inconsistente. Lui la cerca disperato in tutto il distretto hollywoodiano, dando motivo al dispiegarsi di un nuovo divertissement studiato per mostrare la vita notturna e i locali delle stelle. Finalmente il suo viaggio insonne lo conduce alla dimora di Cenerentola, dove ha luogo la consueta prova della scarpetta. Dapprima le sorellastre e l'acida matrigna si cimentano in un grottesco tentativo, che non dà esiti positivi. Poi dalle mani di Cenerentola scivola inavvertitamente la scarpa gemella. Il principe la riconosce e abbraccia la fanciulla con passione.
I due vorrebbero tornare insieme al tempo del loro amore, a Hollywood, ma manca il tocco finale, che non è un bianco cavallo, bensì un contratto per la diva pentita. Provvidenzialmente il produttore -fata turchina compare in scena con il documento da sottoscrivere. Cenerentola firma e sorride raggiante fra le braccia del suo principe – divo; ora possono nuovamente calcare le scene e vivere felici e contenti ... ma, è questo il monito di Nureyev, solo per lo spazio di un contratto.



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