Ultim'ora
  • Washington, 10:25
    USA 2008: CNN, HILLARY E MCCAIN IN TESTA A LIVELLO NAZIONALE
  • Palermo, 10:03
    PER L'UFFICIO DELLA TASSE E' MORTA NEL '98: "SONO VIVA"
  • Parigi, 10:00
    OMICIDIO BHUTTO, NO DI MUSHARRAF A UN'INCHIESTA DELL'ONU
 
L'espresso local
 
 
 
www.chiesa
Notizie, analisi, documenti -
a cura di Sandro Magister
 
Spreconi
slangopedia
Contribuisci al primo dizionario online dei linguaggi giovanili
 
Dizionari on line
 
Trovacinema
 
 Solo la città
 Solo la provincia
 
Cerca per film oppure per cinema
 
 Tutti i film
 Tutti i cinema
 
 
 
 
«  GENNAIO 2008 
Dom
Lun
Mar
Mer
Gio
Ven
Sab
 
 
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31
 
 
articoli provenienti dal settimanale
PUBBLICITÀ
TELEFONA E RISPARMIA
 
ATTUALITA'

 

Il consultorio? E' un miraggio

di Roberta Carlini
Pochi. Fondi e personale insufficienti. Aperti solo raramente. Difficilmente accessibili. Un'indagine svela le carenze dei centri di assistenza alle donne
 
Otto donne su dieci. Anna Vitelli, ostetrica di Trebisacce, vanta un primato nazionale: il record dei pap test. La percentuale di donne che ha raggiunto e inserito nel programma di screening contro il tumore al collo dell'utero è dell'81,5 per cento. Il che, dalle parti della Asl 3 di Rossano dove ha sede il suo consultorio, non era facile: ci è riuscita andando un giro comune per comune, contrada per contrada, quasi casa per casa. Portandosi dietro lettino e attrezzatura, chiedendo ai sindaci gli ambulatori, parlando con tutte. 'Offerta attiva', si chiama nelle leggi che hanno introdotto e regolato i consultori familiari in Italia, basandoli su due pilastri: diffusione sul territorio e gratuità del servizio. Offerta attivissima, nel caso di Anna. Peccato che quasi ovunque, nell'Italia dei Family day, i consultori se la passino assai male: ridotti in numero, poco accessibili e svuotati nell'organico.

Un consultorio ogni 20 mila abitanti, era l'obiettivo scritto nella legge che nel '96, a 21 anni di distanza dalla prima istituzione dei consultori, dettò gli standard nazionali, lasciando alle leggi regionali l'attuazione specifica. Da allora sono passati altri 11 anni, e l'obiettivo è clamorosamente lontano, nei dati ufficiali e soprattutto in quelli reali. Ufficialmente, nella media nazionale, c'è un consultorio ogni 28 mila abitanti: 2.063 consultori pubblici nel 2005, quasi cento in meno rispetto al 2004. A questi vanno aggiunti i 134 consultori privati, laici e cattolici, che le regioni accreditano e spesso finanziano. Ma la media è tirata su dai soliti primi della classe: Emilia Romagna, Toscana, Liguria. La Lombardia ha la metà dei consultori richiesti, Lazio e Campania i due terzi. Ma tutti i numeri fanno riferimento alle strutture esistenti sulla carta. Che spesso si rivelano chiuse, o corrispondenti a semplici sportelli o ancora ad altri tipi di servizi, se si va a vedere concretamente cosa succede.


È quel che ha fatto Altroconsumo con un'indagine a tappeto su 146 strutture in sei città: Bologna, Milano, Napoli, Palermo, Roma e Torino. Quasi ovunque alle liste ufficiali non corrisponde la realtà. Sedi in ristrutturazione, strutture accorpate, altre chiamate 'consultori', ma in realtà dedicate a servizi specifici, specialistici. Così, nell'indagine di Altroconsumo, il numero reale di consultori scende da 14 a nove a Bologna, da 18 a 12 a Napoli, da 21 a 15 a Torino. A Milano risultano chiusi due consultori su 21, a Roma sette su 51. Tutto questo fa salire il numero di persone servite da ogni consultorio. E fa salire anche i tempi di attesa delle visite: per un ginecologo si arriva anche a due mesi. Ma non è tutto: le leggi sui consultori chiedono anche che questi siano facilmente accessibili al pubblico. Invece, dall'indagine di Altroconsumo viene fuori che una su tre delle 146 strutture visitate ha barriere architettoniche o è poco accessibile per il luogo in cui è ubicata. Fare tre piani di scale per andare al corso pre-parto non è il massimo.

Se i dati delle città presenti nell'indagine di Altroconsumo fossero estesi a livello nazionale, ne verrebbe fuori che in Italia c'è un consultorio ogni 57 mila abitanti e un terzo di essi è poco accessibile. In difficoltà, e quasi nascosti. Sarà per questo che, pur essendo spesso associati alla legge sull'aborto, in realtà solo un terzo delle certificazioni per l'interruzione di gravidanza passa per i consultori: per la precisione, il 35,7 per cento nella media nazionale, fatta però da un 44-45 per cento del Centro-nord e un 14-17 di Sud e Isole. È un problema, perché al momento dei colloqui e delle procedure per l'Ivg si può iniziare a preparare la contraccezione per il futuro.

I consultori non si occupano solo di aborto e contraccezione: dalla preparazione alla nascita ai programmi di prevenzione, dai corsi di educazione sessuale nelle scuole ai colloqui per le adozioni, dall'assistenza psicologica al primo livello delle cure, la lista dei loro compiti sarebbe lunga. E se non riescono a soddisfarla la colpa non è solo nel loro ridotto numero. "Non solo sono pochi, ma spesso è l'organico che è carente", spiega Michele Grandolfo, che dall'Istituto superiore di sanità ha seguito dalla nascita i consultori. Ostetriche, ginecologi, assistenti sociali, psicologi, infermiere, pediatri, (molti) dirigenti medici: sui loro ruoli ogni legge regionale è diversa dall'altra. Ma la tendenza, dettata dai più ampi guai sanitari nazionali, è comune: poche persone, spesso assorbite anche da altre funzioni fuori dal consultorio. "E se si perde la continuità, si perde il lavoro d'équipe, ogni operatore diventa uno specialista che fa alcune ore di qua altre di là. Così il consultorio si spezzetta in una somma di ambulatori", dice Grandolfo.
(18 ottobre 2007)
Pagina 1 di 2
 
 
6 commenti per questo articolo
SDxSE
09 gennaio 2008 @ 18:51
http://espresso.repubblica.it/dettaglio-local/Dirottate-a-Savona-per-abortire/1951449/6
6
gabrielik69
07 gennaio 2008 @ 09:13
scherziamo? il ginecologo obiettore non può rifiutarsi di somministrare un contraccettivo, la pillola del giorno dopo non è un farmaco abortivo!!!
5
drorlandella
04 novembre 2007 @ 15:42
Per molto tempo la stampa non ha indagato sulla realtà dei consultori familiari, perché l'argomento non era d'attualità, non notiziabile. Ora se ne parla per il livello del disservizio. Anche le donne, dopo il periodo iniziale di slancio non hanno controllato la praticabilità dei consultori. Gli operatori sono rimasti soli a difendere degli spazi che lavorando sulla prevenzione, danno spese e risparmi non quantificabili se non misurati. Sarà il caso di continuare così? Il disinteresse è utile?
4
 
Il tuo commento
Numero caratteri:
Vuoi che la tua email sia visibile?
 
© 1999-2008  Gruppo Editoriale L'Espresso Spa - Partita IVA 00906801006 | Pubblicità