RASSEGNA STAMPA

29 APRILE 2000
editoriale
Vedi alla voce "Circe"
Tra gli dèi e il mito nasceva il vocabolario oggi perduto
E' davvero uno strano, fascinosissimo, pantheon quello che Semerano restituisce attraverso i suoi "scavi" nelle sue parole antiche. Sono divinità facili da tenere a mente: efficaci, comprensibili, e solo talvolta - quando serve a mettere in guardia - spaventose. Dice il professore: "Per gli antichi il nome è sempre stato l'essenza stessa del reale, il destino e la chiave di ogni creazione". Così lui, rintracciando i significati perduti di nomi per noi ormai solo mitici, ce li restituisce proprio com'erano. Quasi una diretta dal passato... Eccoli sfilare in una rapida processione mediterranea.
Amon, il dio dell'antico Egitto che neppure i sacerdoti di lì sapevano spiegarsi da dove arrivasse, tanto che se ne dava una sfiduciata etimologia: "quello che occulta il suo nome ". Ebbene: in sumero sole si dice "Amna", a Babilonia "Amnanu".
Agamennone. In sumero "aga" è corona, in accadico "aga'um". La qual parola unita a "ummànu" finisce per dare un Agà'um-ummanu (ovvero corona, re del popolo) davvero pertinente per il capo dei capi greci.
Di Apollo si era sempre sospettato che avesse un nome non greco. Si sapeva invece per certo che era il frutto della scappatella di Giove-cigno con Leda. Il fatto che in Tessalia venisse chiamato "Aploun", e che "aplum" in accadico voglia dire figlio, ha una sua indubbia suggestione. E che, talvolta, sia lì a rappresentare il sole trova una sua giustificazione etimologica: viso in accadico si dice "appu"; e "allu", "ellum" significano lucente, luminoso, sacro. E via, poi, con cento altri: con Athena imparentata con l'accadico hatinu proteggere; con Circe che è riuscita a nascondere finora le corrispondenze sumero- accadiche del suo nome (tipo girga, kirku, karkittu, Kar-Kid ) che, poi, sempre puttana voglion dire; con Omero che Semerano collega all'antico babilonese zammeru (il cantore), all' accadico di àmaru (il veggente)...
E che dire, di tutti quei fiumi che lui fa sgorgare - quasi per magia etimologica - da tre sole sorgenti accadiche ("harru" ovvero fiume; "jarhu" ovvero pozza e "dannu" che, poi, vuol dire grande, forte, largo) per farli confluire -davvero simili - a battezzare non solo il nostro Eridano (l'antico fiume con cui viene identificato da taluni il Po, da altri il Rodano) ma anche il Giordano dei primissimi battesimi, i due Iardanos (uno scorre in Elide, l'altro a Creta), il Vardanus della Sarmazia... O quel senso nascosto dei posti... Stringe il cuore scoprire che fin dalla notte dei tempi - già nelle lettere di Tell el-Amarna del 1300 a.C., ma anche nelle più antiche iscrizioni assire - il nome Gerusalemme significa Città della Pace, come l'assiro "Ur-sa-li-im- mu" dimostra.
E continua a stupirti, il professore, quando - una volta finito di ricreare il mondo, all'antica - si mette a creare gli uomini che lo popolano, ribattezzandoli com'erano. Un esempio per tutti: cosa unisce tra loro il primo faraone Menes, al Mosè degli ebrei, e al Minosse di Creta la bella, e a Manes, capostipite degli Atiadi, signori di Lidia? "Discendono tutti dalla stessa parola "mensu, mansu, massu" ovvero leader, custode di un ordine immutabile come le leggi dell'universo".
Del resto perché sorprendersi: chi lo immaginava, prima della scoperta del cuneiforme, un megagemellaggio che inanella insieme Praga, Barga, Parga, Pergamo, Bergamo. Tutte deriverebbero dal sumero "barag", abitazione, abitacolo di un dio. Miracoli del passato...
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vedi anche
Logica e semantica