LA STORIA DELLA DIOCESI DI AREZZO
La diocesi
di Arezzo è sorta durante il secolo IV, dopo l’editto
di Costantino che liberalizzò i culti. Arezzo è una delle pochissime
diocesi antiche, una quindicina in tutto, che possiede l’elenco completo
dei vescovi (i dittici). Se si considera che i vescovi aretini sono 107 e
che i vescovi di Roma (cioè i papi) sono 265, si capisce che la diocesi
non può essere sorta in epoca apostolica, come affermano magniloquenti
leggende medievali, ma più realisticamente nel corso del 300 (F. Lanzoni). È però del
tutto logico pensare che fossero già presenti da tempo gruppi di cristiani;
Arezzo era collegata direttamente a Roma con la via Cassia, e il cristianesimo
viaggiava lungo le strade consolari. Una leggenda altomedievale racconta
che durante la persecuzione di Decio (250-252) furono uccisi per la loro
fede i fratelli Lorentino e Pergentino, ritenuti protomartiri della città.
Di fatto, è ricordato nel Martirologio geronimiano ad Arezzo un martire
di nome Lorenzo (Lorentino), il 3 giugno.Primo vescovo e fondatore della
chiesa aretina fu S. Satiro. Più celebre
il suo successore, S. Donato, patrono della città e diocesi. I più antichi
documenti (Martirologio geronimiano, Sacramentario gelasiano) lo ricordano
al 7 agosto coi titoli di vescovo e confessore, termine quest’ultimo
che fa riferimento a sofferenze e persecuzioni sopportate per Cristo nell’evangelizzazione
della vastissima diocesi, la più grande della Toscana. Passioni leggendarie
successive lo hanno descritto invece come martire, ucciso sotto Giuliano
l’Apostata
il 7 agosto 362 con il taglio del capo; questa tradizione è rimasta
fino ai nostri giorni. Il suo culto si diffuse in tutto il mondo cristiano.
Papa Vittore II (1057) definì S. Donato “Apostolo della Toscana”.
Ancora oggi solo in Italia più di 70 diocesi hanno chiese a lui dedicate,
e molti luoghi portano il suo nome.
La diocesi aretina, dopo la sua istituzione,
si andò organizzando in
più di 60 distretti plebani, ognuno dei quali aveva a capo una pieve. È rimasta
celebre la disputa tra Arezzo e Siena per il possesso di 19 pievi poste nel
comitato senese ma in diocesi aretina, che giungeva oltre Montalcino. Nel
1220 il papa Onorio II concluse la plurisecolare questione attribuendo ad
Arezzo il possesso di quelle pievi, le cui origini risalivano “al tempo
dei Romani” (a tempore Romanorum), secondo le carte longobarde dell’Archivio
Capitolare.
Intorno all’anno 1000 Arezzo raggiunse una grande fama con Guido monaco,
inventore dell’alfabeto musicale, che permise di passare dal canto
tramandato a memoria a quello rigorosamente scritto.
Nello stesso periodo
un altro monaco, S. Romualdo, fondava nell’appennino
casentinese l’Eremo di Camaldoli; fu il vescovo Teodaldo a donare il
terreno e a consacrare la chiesa nel 1027. L’ordine camaldolese ebbe
un grande sviluppo e contribuì alla riforma della vita ecclesiastica.
Nel 1203 la cattedrale, per ordine di Innocenzo III, dalla collina del Pionta
dove era sepolto S. Donato, fu trasferita dentro le mura, nel luogo attuale.
Il 10 gennaio 1276 Papa Gregorio X, di ritorno dal II Concilio di Lione,
morì ad
Arezzo. Il suo corpo riposa in cattedrale, riedificata in magnifico stile
gotico con il determinante contributo economico lasciato dal pontefice.
Dopo
la morte del Beato Gregorio X, in città si radunò il primo
conclave della storia della chiesa: le norme erano state approvate proprio
nel II Concilio di Lione (Ubi periculum, 1274). Il 20 gennaio 1276 alla prima
votazione e all’unanimità fu eletto il domenicano Pietro da
Tarantasia, il Beato Innocenzo V. Era vescovo Guglielmino degli Ubertini,
uomo di carattere energico, che governava con il pastorale, ma anche con
la spada, da vescovo-conte del sacro romano impero. Morì nella famosa
battaglia di Campaldino, presso Poppi, combattendo contro i fiorentini per
la difesa del territorio comunale e diocesano (1289). Ma il suo nome è legato
anche ad altri fatti importanti: nel 1260 consacrò solennemente
la Chiesa della Verna, presente S. Bonaventura, generale dell’ordine;
approvò gli statuti della Fraternita dei Laici in S. Domenico (1263),
dove veniva allora dipinto il Crocifisso di Cimabue; a Cortona approvò nel
1286 gli statuti della Fraternita cortonese e dell’ospedale, suggeriti
da S. Margherita. Insieme alla santa cortonese si devono ricordare il beato
Benedetto Sinigardi, iniziatore della preghiera dell’Angelus, e il
santo eremita casentinese Torello da Poppi.
Con il vescovo Guido Tarlati la città raggiunse il massimo sviluppo
economico. Purtroppo il vescovo invase anche la diocesi di Città di
Castello e per questo motivo venne scomunicato e deposto da papa Giovanni
XXII; nello stesso anno il papa staccò dal territorio diocesano aretino,
e in parte da quello tifernate, la nuova diocesi di Cortona (1325). Nonostante
la scomunica il vescovo Guido, uno dei capi riconosciuti del ghibellinismo
italiano, incoronò Ludovico il Bavaro re d’Italia a Milano con
la corona ferrea (1327). Morì nello stesso anno, riconciliato con
la Chiesa. Anche il vescovo Guido fu un grande pastore; approvò le
regole dell’ordine olivetano del Beato Bernardo Tolomei e benedì la
prima pietra dell’abbazia di Monte Oliveto, allora in territorio diocesano
aretino (1319); in questo periodo fiorì la santità di Giustina
Bèzzoli, di Agnese da Montelpulciano e di Bonizzella da Trequanda.
Nel
1384 Arezzo, dilaniata da lotte fratricide, e senza più una guida
autorevole, divenne preda di capitani di ventura e infine di Firenze, che
la comprò per 40.000 fiorini.
Nei secoli XV e XVI la diocesi aretina vide sorgere mirabili opere d’arte
(La Leggenda della vera Croce, di Piero della Francesca; il loggiato di S.
Maria delle Grazie, di Benedetto da Maiano; la SS. Annunziata, del Sangallo;
il Palazzo della Fraternita, del Rossellino e del Vasari; le vetrate del
Marcillat; le Logge del Vasari…), ma subì altri smembramenti:
nel 1462 vennero erette sul suo territorio le nuove diocesi di Pienza e di
Montalcino. Fu aggregata a Pienza anche l’Abbazia di Monte Oliveto,
in seguito divenuta essa stessa autonoma (Abbazia “nullius dioecesis”,
anno 1765).
Nel 1561 fu fatta la diocesi di Montepulciano, che si portò via
un’altra
parte del territorio aretino. La creazione della diocesi di Sansepolcro (1515,
1520) non comportò invece per Arezzo gravi perdite territoriali: solo
dei piccoli tagli confinari; questa volta il grosso delle parrocchie furono
sottratte a Città di Castello. Insieme alla perdita di tanti territori,
Arezzo dovette subire l’ingiuria
della distruzione dei suoi luoghi più cari ed antichi, in particolare
l’abbattimento del Duomo Vecchio. L’incredibile distruzione del “Vaticano
aretino” fu voluta
da Cosimo I nel 1561 per motivi di carattere militare: dal Pionta si poteva
bombardare facilmente la città. Il Concilio di Trento (1545-1563),
aperto dal cardinale Giovanni Maria Ciocchi di Monte S. Savino, prelato di
origine aretina, poi papa Giulio III, portò anche
nella nostra diocesi un profondo rinnovamento spirituale. Tra i vescovi si
distinse Tommaso Salviati, fondatore del Seminario (1639), che operò nello
spirito di S. Carlo Borrromeo. La santità raggiunge la vetta nella
figura di S. Teresa Margherita Redi, morta nel Carmelo di Firenze nel 1770
all’età di
22 anni.
L’avvenimento che ha segnato nel profondo la storia di Arezzo
e ha reso più viva la fede degli aretini è stato il miracolo
della Madonna del Conforto. Il 15 febbraio 1796, mentre la città era
terrorizzata da violente scosse di terremoto, quattro popolani, tre uomini
e una donna, videro diventare luminoso il volto annerito di un’immagine
di terracotta raffigurante la Madonna di Provenzano nella cantina di un ospizio
camaldolese presso Porta S. Clemente. Il vescovo Niccolò Marcacci,
dotto e prudente, dopo un’accurata inchiesta sui fatti concluse che
nessuno poteva ragionevolmente porre in dubbio “la miracolosa mutazione
di questa Madonna di oscura e quasi nera in bianca, risplendente e bella”.
Nel 1799 fu cacciato fuori di Arezzo e della Toscana l’esercito invasore
francese (insurrezione del “Viva Maria”), che aveva oppresso la
popolazione e profanato i luoghi religiosi. L’anno successivo i francesi,
tornati in forze, assaltarono Arezzo ed entrati in città la saccheggiarono
orrendamente (18-19 ottobre 1800).
Nel 1805 venne in visita il Papa Pio VII, di ritorno dall’incoronazione
di Napoleone a Parigi. Dopo la caduta di Napoleone, l’immagine della
Madonna del Conforto poté essere solennemente incoronata il 15 agosto
1814 dal piissimo vescovo Agostino Albergotti.
Nel 1896 fu celebrato il 1° Centenario del miracolo, che risultò solennissimo.
Negli anni 1948-1951 la sacra immagine venne portata in tutte le parrocchie
della diocesi, con commoventi manifestazioni popolari, accompagnata personalmente
dal vescovo Emanuele Mignone, ultraottantenne; è stato il vescovo
che ha guidato la diocesi per il periodo più lungo: 42 anni, dal 1919
al 1961. Anche in occasione del 2° Centenario, nel 1995-1996, si è svolta
la peregrinatio Mariae nelle parrocchie più popolose, con risultati
consolanti. Memorabile è stata la visita di Giovanni Paolo II, il
23 maggio 1993, domenica dell’Ascensione. In quella occasione il papa
ha affidato la nuova diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro alla protezione
della Madonna del Conforto. Il papa ha visitato, il 17 settembre successivo,
anche la Verna e Camaldoli.
La diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro era sorta
ufficialmente il 30 settembre 1986, con il riordino di tutte le diocesi italiane.
Furono soppresse le precedenti tre diocesi di Arezzo, di Cortona e di Sansepolcro
e venne eretta la nuova, guidata dal vescovo Giovanni D’Ascenzi. Le
tre diocesi erano di fatto unite, in persona episcopi, già dal tempo
di mons. Giovanni Telesforo Cioli, energico reggitore della diocesi (1961-1983),
che ha dato grande impulso alla costruzione delle moderne chiese nella periferia
urbana e in molti luoghi della diocesi. Il Cioli è stato l’ultimo
vescovo ad usufruire delle insegne arcivescovili del pallio e della croce
astile. Dopo mons. D’Ascenzi (1983-1996), è stato nominato vescovo
P. Flavio Roberto Carraro, che ha voluto ricevere l’ordinazione episcopale
in Cattedrale (7 agosto 1996). Attualmente è vescovo mons. Gualtiero
Bassetti, 3° della nuova diocesi, 107° sulla cattedra di S. Satiro
e S. Donato. È stato nominato il 21 novembre 1998 ed è entrato
in diocesi il 6 febbraio 1999. Con lui la diocesi ha varcato serenamente
le soglie del III millennio.