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Fotogramma originale del film
Fotogramma originale del film
Mario Verger e Monkey Punch
Mario Verger e Monkey Punch

Schizzo originale con autografo di Monkey PunchPlanet O - Tribute to Lupin III è il primo film d'animazione di Mario Verger, che realizzò ancora diciannovenne, disegnando a mano ogni fotogramma di pellicola 35 mm delle dimensioni di 2 x 2,5 cm., per un totale di oltre 1500 immagini. Scoperto dall'allora giovane Luca Raffaelli, all'epoca già noto studioso e oggi tra i massimi esperti in ambito internazionale di cinema d'animazione, fu portato in concorso al Festival di Lucca nel '90 assieme a Bruno Bozzetto, Guido Manuli e Giuseppe Laganà. In seguito se ne interessarono anche Marco Giusti ed Enrico Ghezzi che lo vollero inserire in Blob e in Fuori Orario, registrando più di duemilioni e mezzo di telespettatori, tanto che diedero carta biaanca a Mario Verger per i suoi successivi cartoni animati all'interno delle reti Rai.

(A destra lo schizzo originale con l'autografo di Monkey Punch)

Mario Verger: "Ero all'ultimo anno del liceo e, dovendo fare qualcosa come prova d'ammissione, la mia mentalità originale mi suggerì di realizzare un breve film d'animazione. Cosa che mi fu accordata. All'epoca, i cartoni giapponesi erano visti, praticamente da tutti quelli che non se ne intendevano, anche dagli "studiosi italiani", diseducativi, violenti e dilettantisticamente realizzati. Per quanto italiano, ero stato tra i soli animatori italiani ad apprezzarne l'enorme sofisticatezza e professionalità e, cercando di non imitare il passato, decisi di utilizzare una tecnica certosina e colta, come il disegno diretto su pellicola, per rendere omaggio al personaggio animato da Isao Takahata e Hayao Miyazaki. Disegnai, dapprima con una lente d'ingrandimento, ciascun fotogramma con l'inchiostro di china e poi, una volta asciutti, li colorarai con vernici trasparenti ottenendo colori accesi e brillanti. Cercai inoltre, nonostante le dimensioni ridottissime di ciascun fotogramma, grandi in pratica come un francobollo, di esprimere l'astmosfera, tridimensionale e schiacciata al tempo stesso, caratteristica degli Anime giapponesi. In particolare ho cercato di (ri)suggerire per la maggior parte delle sequenze del mio breve film, l'atmosfera del Lupin della prima serie (nonostante abbia colorato in rosso la giacca), dando risalto soprattutto allo sguardo inconfondibile con due ellisse che conferiscono brillantezza agli occhi, propri dei cartoon di Miyazaki. Per mia fortuna, nonostante lo scetticismo di sedicenti esperti, trovai la piena approvazione di Luca Raffaelli, e in seguito di autentici innovatori come Marco Giusti e Enrico Ghezzi, i quali, grazie a questo mio primo cartone animato, cointribuirono a darmi nuove opportunità per il mio futuro all'interno del mondo del cinema di animazione"




 

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