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 I Balletti verdi, storia di uno scandalo

di Stefano Bolognini in "Pride", marzo 2001.

Foto Stefano Bolognini di giovanBattista BrambillaIl più grosso scandalo omosessuale del xx secolo ha finalmente trovato un cronista. E' infatti appena uscito Balletti Verdi, inchiesta storica su un episodio che ha cambiato il costume sociale italiano.

Per gentile concessione dell'autore pubblichiamo qui di seguito un estratto dal nuovo libro.

...come vivevano gli omosessuali a Brescia?

Male ovviamente: dovevano tacere la loro condizione e molti avevano paura di essere scoperti. Spesso l'unica consolazione era il sesso che si cercava e trovava facilmente in numerosi luoghi di 'battuage. I giardini di Porta Venezia, dietro le carceri, erano uno dei luoghi appartati per gli incontri tra gay.

«Si cercava un varco nella siepe di bosso che esiste ancora e tra la rete e la siepe si faceva qualcosa, i più coraggiosi aspettavano sulla strada e tra quelli ricordo un idraulico che si faceva chiamare Mucca Carolina che tutte le sere trovava qualcuno. Alcuni passeggiavano per il giardino tipo un vecchietto che noi giovani chiamavamo Pelati Cirio. I più timidi stavano nell'ombra e attendevano che qualcuno li fermasse. Nel parco si spettegolava molto: quello ce l'ha grosso o piccolo, preferisce fare sesso da dietro o da davanti e le storie migliori erano quelle, numerosissime, che avevano come oggetto i rapporti con uomini sposati. I più scoperti ti avvicinavano parlando di loro al femminile e i più seri, invece, ti chiedevano da accendere. Quella frase era una sorta di chiave per capire che l'altro era interessato.

Non esisteva l'orgoglio gay, si andava in questi posti solo per sesso, e bisognava stare attenti a come si parlava o ci si muoveva, gli idioti pronti ad urlarti culattina e ricchione per strada erano sempre all'erta».

Così ricorda quei giorni L.P., oggi sessantenne, che frequentava il posto saltuariamente e mai fino a tarda serata dove è possibile presumere che il numero di frequentanti aumentasse di molto. Un altro luogo di 'battuage' era il parco del Castello in cui ci si recava di sera in auto. Era molto frequentato in tarda serata, perché - rivela un altro omosessuale intervistato - «i ragazzi portavano le fidanzate che non li soddisfacevano a casa e per combinare qualcosa passavano a trovare i gay». D'estate i gay si incontravano anche lungo le rive del fiume Mella e presso le grotte di Catullo di Sirmione. La stazione ferroviaria non poteva mancare tra i luoghi di incontro, era un luogo di passaggio e le toilette potevano essere utilizzate per appartarsi. «Il Giornale di Brescia» ricorda il caso di due ragazzi colti in flagrante:

«Una guardia di pubblica sicurezza [...] della stazione ferroviaria è intervenuta ieri pomeriggio a porre fine ad un disgustoso episodio. Erano le 17.45 quando la custode dei luoghi di decenza notava due giovani che entravano assieme nello stesso gabinetto. Giustamente insospettita, la donna correva al vicino ufficio di P.S. e sollecitava una guardia ad intervenire. L'agente accorreva e sorprendeva i due giovani - uno dell'apparente età di 20-22 anni, l'altro poco più anziano - in atteggiamento ripugnante.[...]I due depravati venivano presi in consegna dal sottufficiale e avviati in questura.[...]non ci è stato possibile conoscere la sorte dei due fermati. Si presume comunque che, data la flagranza del reato [atti osceni in luogo pubblico, N.d.R.], essi siano stati dichiarati in arresto ed associati alle carceri di Canton Mombello».

Oltre ai luoghi all'aperto, tutti i cinematografi bresciani offrivano la possibilità agli omosessuali di incontrarsi. Ancora dalla testimonianza di L.P.:

«L'incontro nei cinema funzionava più o meno così: ci si guardava nel buio e se il tuo vicino pareva interessato, con la gamba si sfiorava timidamente la sua gamba. Se dall'altra parte veniva fatto lo stesso gesto, si provava, sempre molto timidamente ad allungare una mano sulla coscia dello sconosciuto. Se funzionava ci si accordava o per trovarsi fuori dal cinema o per recarsi insieme alla toilette. La cosa peggiore era quando non funzionava, e il tuo vicino, si lasciava toccare per un istante per poi rifilarti un malrovescio quando le carezze diventavano troppo audaci. Molto spesso nelle sale si sentiva il rumore di qualche schiaffo. Tra le sale cinematografiche bresciane ricordo il cinema Sole era molto piccolo e si poteva fare poco. Nel cinema Corso di via San Faustino poteva andare meglio, ma spesso era frequentato da gente equivoca. Il cinema Moderno sempre in via San Faustino era il migliore perché proiettava film di successo. La domenica era pienissimo e si batteva stando in piedi. Ci si avvicinava, ci si toccava e poi si usciva. Il 'Brixia' nella stesa via era molto più grande del precedente. Lo schermo era bellissimo e c'era pieno di militari che provenivano dalla vicina caserma e che facevano marchettine. Si faceva sesso nei due gabinetti, con il cuore alla gola perché se fosse arrivato qualcuno a bussare chissà che cosa sarebbe potuto succedere. Se fosse successo io avrei detto che il mio partner era un amico che stava male, ma chi ci avrebbe creduto con la porta chiusa?

All''Ambra' si batteva bene. Bisognava stare molto attenti però, perché cassiera, proiezionista e maschera erano zitelle e avevano capito che il via vai tra la sale e il gabinetto esterno era equivoco. Ricordo che quando entrava nel cinema qualcuno a loro sospetto si strizzavano l'occhio.

Al cinema 'Magenta' ricordo una scena memorabile, due fratelli gay che non sapevano l'uno del segreto dell'altro che si sono incontrati. I bagni erano dietro lo schermo, ma erano pericolosi perché non si sentiva se qualcuno si avvicinava

Anche all'Aquiletta' si poteva fare sesso ma era più difficile. Il cinema 'Pace' era l'ultima spiaggia, quando si erano girati gli altri cinema e non si aveva ancora trovato nessuno.

Il lunedì era il giorno delle 'parrucchiere' [s'intende barbieri e parrucchieri omosessuali]. Erano bei tempi. I film come Ben Hur facevano il pienone, e trovare sesso era facilissimo. La TV non c'era il cinema era l'unico svago. Il cinematografo era un luogo di incontro frequentatissimo dagli omosessuali, tutti i cinematografi andavano bene per incontrarsi, bastava essere intraprendenti... è impressionante come oggi sia tutto cambiato».

 

 Recensione da "Pride", marzo 2001

Anche chi nel 1960 non era ancora nato conosce certo il nomignolo coniato per definire lo scandalo scoppiato in quell'anno a Brescia: "balletti verdi". Fu un evento dì proporzioni colossali, senza paragone nella storia italiana., ben 187 omosessuali furono inquisiti e "gettati in pasto" all'opinione pubblica dalla stampa. Si sparse voce che Brescia fosse centro di un'organizzazione, ramificata in varie città, che sfruttava minorenni per rapporti "contro natura". Cosa accadde realmente? Come vivevano gli omosessuali in quegli anni? Brescia era davvero una nuova Sodoma? Stefano Bolognini, un giovane ed entusiasta ricercatore gay di Brescia, ha scrupolosamente ricostruito la vicenda in un saggio brillante che si legge come un romanzo ma che si basa su una documentazione rigorosissima, comprendente anche testimonianze (ovviamente anonime) di protagonisti.

Grazie alle sue ricerche Bolognini ha scoperto che le motivazioni per quello scandalo, ancora in parte oscure, furono, in parte politiche: la bomba fu fatta scoppiare inizialmente per colpire in modo mirato un qualche personaggio "in alto loco", ma sfuggì rapidamente di mano, costringendo alla fine le autorità a un sostanziale insabbiamento. Peccato che nel frattempo la vita di decine di persone fosse stata rovinata...

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pagina aggiornata il 24/09/03