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Articolo pubblicato il 17-02-2006
di Marina Pinto
Numero 25 - Anno 3 17 Febbraio 2006
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La mano sinistra di Niccolò Paganini
Niccolò Paganini (1792-1840) fu un personaggio che fece scandalo e che suscitò vero
clamore nel mondo musicale. Nessun musicista ebbe mai un successo così straordinario,
tanto che il suo grande virtuosismo fu considerato la prova di un misterioso patto con
il diavolo.
Naturalmente questa diceria è assolutamente falsa – ci mancherebbe altro – ma è vero che
nella sua vita si annoverano diversi episodi particolari.
Il primo risale addirittura all’infanzia, all’età di sei anni, quando fu considerato morto
in seguito ad un violento attacco di morbillo: il bambino fu avvolto nel sudario e cominciò
il servizio funebre, quando, inspiegabilmente ed all’improvviso, egli fece un piccolo
movimento che venne notato, e così sfuggì ad una sepoltura prematura.
Nessun medico seppe spiegare l’avvenuto.
Durante la fanciullezza Niccolò fu molto condizionato dallo studio: egli era costretto dal
padre ad esercitarsi per giorni interi, al punto che la sua follia e la sua vita dissennata
condotta nell’età adulta è certo ricollegabile alle coercizioni paterne, così dure e crudeli.
Quando infatti riuscì a liberarsi dal giogo paterno egli iniziò una vita disordinata ed
assolutamente dissoluta, di cui però non si vergognava affatto, tanto che affermò:
“Quando finalmente fui padrone di me stesso mi buttai a capofitto nei piaceri della vita
e li bevvi a grandi sorsate”.
Paganini amava bere ed era dedito al gioco d’azzardo, inoltre era brutto e blasfemo
ma ugualmente corteggiato dalle donne; non esistono prove che abbia mai contratto la
sifilide, anche se gli ultimi anni della sua vita furono orribili, con sofferenze
causate da una malattia della laringe e da forti dolori addominali la cui natura non
fu mai pienamente accertata.
In più gli venne un ascesso ad un dente che i medici non riuscirono a debellare,
cosicché l’infezione si propagò presto a tutta la mascella inferiore causandogli seri
problemi di osteomielite, fino a che non fu necessario estrargli tutti i denti inferiori,
costringendolo a sostentarsi con una monotona dieta semiliquida integrata da numerosi
farmaci (tra cui il mercurio e l’oppio) che il musicista assumeva per calmare il dolore.
Questo problema costrinse Paganini a tenere una benda legata intorno al viso per sostenere
la mascella che altrimenti avrebbe penzolato inerme, ed il suo aspetto a quel punto
divenne davvero spettrale ed inquietante.
La personalità di Niccolò Paganini merita qualche commento. Egli disprezzò sempre la
morale comune, e per questo a volte poteva comportarsi in modo molto sgradevole.
Quando i critici lo stroncavano egli quadruplicava il prezzo dei biglietti dei suoi
concerti per dimostrare provocatoriamente la sua presa sul pubblico, che era sempre
numerosissimo alle sue esibizioni.
Un elemento importante a proposito dell’influenza che egli aveva sulle platee era
senz’altro il suo aspetto fisico, piuttosto conturbante e tendente al demoniaco ed
all’esoterico, che egli ebbe sempre molta cura di conservare.
Egli si presentava vestito rigorosamente di nero – e con la benda attorno al viso -
con abiti larghi che lo facevano sembrare ancora più emaciato e consunto di quanto
fosse in verità, ed il suo portamento era legnoso e rigido, davvero impressionante;
egli portava i capelli lunghi e scompigliati attorno al volto, che era pallido ed
ossuto, con sulle guance due pieghe profonde simili alle effe del suo violino,
dove spiccava un gran naso dalla forma aquilina, e, come se non bastasse,
indossava degli occhialini rotondi scuri che gli davano un’aria
assolutamente raccapricciante.
Negli ultimi anni della sua vita visse appartato dalla società, aveva avuto molte
donne nella sua vita ma mai un vero amore, solo il sentimento per il figlio
illegittimo Achille fu sempre sincero e disinteressato, l’amore e l’attenzione
per lui furono sempre profondi.
La moderna scienza medica può comunque fornire una spiegazione razionale sia del
suo virtuosismo sia del comportamento bizzarro che ebbe tutta la vita.
Il primo elemento è un talento musicale innato: Paganini era un genio musicale
unico, con un orecchio perfetto ed un infallibile senso tonale, con in più una
prodigiosa memoria, e le sue interpretazioni erano sbalorditive.
Anche l’atteggiamento del corpo favoriva il suo modo di suonare. Francesco Benati,
un medico famoso che lo frequentò per molti anni affermò:
“Senza la peculiare conformazione del suo corpo, delle spalle, delle braccia e
delle gambe, egli non sarebbe mai diventato lo straordinario virtuoso che il mondo
ha conosciuto. La spalla sinistra è più alta della destra, una circostanza che fa
sì che il lato destro appaia più lungo del sinistro.
Si possono osservare facilmente l’elasticità dei tendini delle spalle,
il rilassamento di quelli che collegano il polso all’avambraccio e la giunzione
delle mani con le falangi.
La sua mano non è più lunga del normale, ma grazie all’elasticità caratteristica
di tutto il corpo essa ha un’estensione doppia: in questo modo egli può piegare
le articolazioni delle dita della mano sinistra in direzione laterale con grande
facilità e rapidità.
La natura deve aver concesso a Paganini una predisposizione fisica che
l’esercizio ha poi condotto alla perfezione tecnica”.
La mano sinistra di Paganini aveva un’insolita flessibilità, che lui sfruttava
fino in fondo a suo vantaggio. Anche l’articolazione della spalla era
eccezionalmente elastica, tanto che qualcuno osservò che egli quando suonava
“accavallava i gomiti praticamente uno sull’altro”. Questa eccezionale mobilità
consentì a Paganini di usare la tecnica violinistica con grande fantasia,
ed il risultato è l’estrema difficoltà di certi passaggi, tanto che alcuni dei
suoi “Ventiquattro capricci” restano impossibili da eseguire per chiunque altro.
Francesco Benati fece un lungo rapporto basato sulle sue osservazioni delle mani
e della postura del corpo del violinista, affermando anche che
certi atteggiamenti dell’arto sinistro potevano essere la conseguenza di un
ripetuto trauma meccanico dei legamenti, che alla fine li condusse a quella loro
particolare iperestensibilità.
I legamenti danneggiati prima della pubertà si riparano da sé, e dopo movimenti
ripetuti essi possono effettivamente allungarsi. Il continuo esercizio potrebbe
aver indotto uno strappo cronico di secondo grado dei legamenti della mano
sinistra, dal quale sarebbe dipesa quell’eccezionale duttilità.
Un allievo di Paganini confermò che il violinista si esercitava regolarmente
esigendo che ogni giorno venissero ripetute le scale e gli esercizi tecnici,
e che si allenava febbrilmente, migliorando in questo modo la sua tecnica ed
aumentando sensibilmente la sua flessibilità.
Un collega del dottor Benati, il dottor Sirus Pirondi, che conobbe Paganini
nel 1839, scrisse su di lui, smentendo la teoria precedente:
“Le dita della mano destra sono effettivamente più lunghe di almeno un
centimetro. E, come risultato indubbio di una particolare disposizione dei
muscoli della spalla destra, Paganini non appoggia l’archetto sul violino
finché il suo braccio non ha compiuto un ampio cerchio con l’arto disteso”.
Ma è assai discutibile che la mano sinistra fosse davvero più grande della destra,
ed in più queste affermazioni sul suo modo di tenere in mano lo strumento non sono
supportate da alcuna prova, perché il dottor Pirondi non vide né ascoltò mai
Paganini suonare, dato che all’epoca in cui lo conobbe – un anno prima della morte -
il violinista era già molto malato e non si esibiva più.
Più di recente – nel 1956 - un medico tedesco, il dottor Schoenfeld,
ha sostenuto che Paganini soffrisse della “distrofia mesodermica ereditaria di Marfan”,
un’anomalia congenita del tessuto connettivo.
Il fisico di chi è colpito da tale malattia è, in effetti, spesso alto e sottile in
modoanomalo, e le mani sono molto grandi,
iperflessibili, con le dita eccezionalmente lunghe (dita di ragno).
Anche se questa tesi risulta abbastanza attendibile – visto il fisico del musicista
– la prova certa che Paganini avesse questa sindrome non c’è.
Se a quella iperduttilità si deve proprio dare una spiegazione che coinvolga una malattia
del tessuto connettivo, si potrebbe parlare ad una blanda variante della
“sindrome di Ehlers-Danlos” (iperelastosi cutanea), ma, tutto sommato,
non ne vediamo alcuna necessità.
In realtà il quadro sindromico marfaniano è solo la fotocopia della malattia di
Paganini, che morì nel 1840 in seguito ad una “tisi laringea di origine sifilitica”,
specie se si pensa alla sua accennata malattia nervosa, alla tosse stizzosa che aveva
in continuazione, ed alla afonia da supposta laringite, oggi inquadrabile in un
aneurisma dell'aorta superiore che comprimeva, dilatandosi, gli attigui nervi laringei.
I tratti importanti della struttura della mano sinistra di Paganini e dell’atteggiamento del corpo sono:
- Sebbene magro e sottile non era eccezionalmente alto e probabilmente non era affetto da sindrome di Marfan.
- La spalla sinistra appariva realmente più alta della destra, ma essa era una deformità posturale dovuta al fatto che suonava il violino.
- La mano sinistra era di dimensioni normali.
- Poteva eseguire molto rapidamente dei movimenti insoliti con la mano sinistra (ipertensione del pollice, possibilità di flessione laterale passiva delle falangi distali, grandi estensioni).
- Poteva allungare la mano sinistra fino a coprire tre ottave sul violino.
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Autore: Marina Pinto
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