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Nato a Padova l’11 novembre 1906,
morto a Udine il 18 marzo 1945, commerciante.
Non ancora ventenne, nel 1925, con il fascismo ormai
imperante, aveva aderito alla Federazione giovanile
comunista di Padova. L’anno successivo era già davanti
al Tribunale speciale. Le sue parole in difesa della
libertà gli valsero una condanna a sette anni e sei mesi
di reclusione. Non la scontò completamente, perché
beneficiò dell’amnistia del 1932. Contin, tornato in
libertà, riprese i contatti clandestini con il suo
partito. Di nuovo arrestato, nel 1935, con altri venti
antifascisti, fu assegnato per tre anni al confino di
Ponza, dove scontò anche sei mesi di carcere per aver
partecipato ad una protesta dei confinati. Liberato, non
riuscì a raggiungere la Spagna e a battersi per la
Repubblica e si fermò in Francia, a dirigere un’organizzazione
di emigrati. Nel 1939, arrestato dalla polizia francese,
Giulio Contin fu internato nel campo di Vernet d’Ariège.
Vi rimase il tempo di contrarre una grave malattia
polmonare. Nel 1941, consegnato dal governo
collaborazionista francese alla polizia italiana, fu di
nuovo mandato al confino, questa volta alle Tremiti, di
dove tornò libero soltanto alla caduta del fascismo.
Subito dopo l’armistizio ecco che Giulio Contin entra
nelle formazioni partigiane friulane. E’ nominato
commissario di distaccamento del Battaglione Garibaldi
"Friuli", poi commissario del Battaglione
"Mazzini" e della Brigata "Ippolito
Nievo" e, infine, commissario politico del Gruppo
Brigate Est. Il suo nome di battaglia è
"Riccardo" (in Francia si faceva chiamare
Richard). Il 16 marzo 1945, il valoroso antifascista,
mentre si stava recando in missione a Codroipo, cade in un’imboscata
delle Brigate nere. E’ ferito, ma i fascisti lo portano
nella caserma "Piave" di Palmanova e lo
torturano per ottenere informazioni. "Riccardo"
non parla. Quando lo portano all’ospedale di Udine, è
ormai in condizioni disperate. Si spegne due giorni dopo.
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