HOME NEWS TV RADIO MUSIC Chi siamo

  Gigi Vesigna

LA TV, I SORRISI E LE CANZONI

di Massimo Emanuelli

 

  Gigi Vesigna nasce a Milano l’8 febbraio 1932, figlio di un industriale spezzino e di un'insegnante pugliese, immigrati a Milano all’inizio del XX secolo, la prima casa milanese di Vesigna è in Via Mac Mahon 42. Vesigna frequenta le scuole elementari alla Pucher di Via Castellino da Castello, e le scuole medie a Seveso “la mia famiglia era sfollata, l’azienda di mio padre, la Occhio Bocchini, era stata trasferita in provincia poiché producendo materiale bellico, rischiava di essere bombardata. Una bomba incendiaria era inoltre entrata nel nostro appartamento e l’aveva danneggiato. Volevano occupare la nostra casa, e allora facevamo la spoletta fra Milano e Seveso, la sera tornavamo a Milano, la sera, per riascaldarci, andavamo al cinema. Le sale erano pienissime, piccole, c’era il riscaldamento a fiato, da una necessità di calore nacque la mia passione per il cinema”.
Vesigna ricorda la Milano della ricostruzione: “ero tornato a Milano, in via Mac Mahon, c’erano ancora i prati dove noi bambini giocavamo, ricordo in particolare una voragine di una casa distrutta dai bombardamenti, vicino alla fermata del tram numero 10, dove avevamo costruito un campo di calcio, facendo delle porte regolari”. Vesigna frequenta il liceo Parini, fra i suoi compagni di classe c’è Galtrucco, al Parini Vesigna conosce anche la sua futura moglie. Diplomatosi al Parini negli anni ’50 a casa Vesigna arriva la tv: “La mia era una famiglia benestante per quei tempi, ricordo che fui fra i primi ragazzi ad avere la televisione in casa.
Mamma professoressa, televisione in casa fin dal 1955, quando a Milano la si vedeva ancora nei bar, la scuola, i professori, e la tv, saranno e sono una costante della carriera professionale di Vesigna. Sulla tv è superfluo scrivere, ma la scuola? Vesigna ha da poco finito di intervistare il professor Roberto Vecchioni, cantautore e docente, ed è intervistato da me, al bar della scuola. Molti altri sono i docenti incontrati da Vesigna in anni di carriera, anche se, io professore, giornalisticamente mi considero un suo allievo. Parliamo di Telescuola, della prima televisione culturale, ricordiamo la grande occasione mancata della Rai “dei professori”. Proprio grazie ad un compagno di scuola Vesigna, inizia per caso a collaborare come critico cinematografico con Famiglia mese mensile di Famiglia Cristiana. Nel 1958 Vesigna viene chiamato a Settimana Radio Tv. Poi Settimana Tv, sottotitolo: attualità, politica e cultura, e, naturalmente, radio e televisioni. direttore-editore era Luciano Pedrocchi, Vesigna ricorda in Pedrocchi uno dei suoi maestri di giornalismo, gli altri maestri li conobbi dopo, lavoravano per me: Enzo Biagi, Maurizio Costanzo, Maurizio Barendson, Sandro Ciotti, Adriano Aragozzini, Pippo Baudo. “Baudo iniziò Settevoci registrando negli studi milanesi della Rai. Luciano Pedrocchi era dogmatico, la sua opinione era una dogma, mi insegnò ad avere sempre ragione io, perché già così avevo torto, perché se avevo torto e basta mi radeva al suolo… Lo spettacolo era allora considerato un ambiente povero per un giornalista, un sottoprodotto dell’informazione, inferiore allo sport, ai tempi non c’era la pagina televisiva sui quotidiani e sui settimanali. Il grande merito di Pedrocchi fu quello di dare pari dignità al settore dello spettacolo e ai giornalisti che ci lavoravano”. Vesigna frequenta l’ambiente jazzistico milanese, diventa amico di Franco Cerri, Vasso e Valdambrini, assiste ai concerti milanesi di Louis Armstrong, Ella Fitzgerald, a diverse jam session di jazzisti internazionali. Poi è la volta dell’Aretusa, e di altri locali storici, Vesigna è fra i pochi giornalisti presenti alla serata rock al Palazzo del Ghiaccio di Milano, conosce fin dagli esordi ed intuisce le potenzialità di Adriano Celentano, Lucio Battisti, Giorgio Gaber, Mina, nascono delle amicizie insossidabili, allorquando tali esordienti diventeranno star non si scoderanno mai dell’amico giornalista a cui concederanno scoop: “ancora oggi Mina parla costantemente al telefono con me, quando abbiamo qualcosa da dirci ce la diciamo, se uno non trova l’altro richiamiamo”. Ottimi i rapporti anche con Mike Bongiorno, allora come oggi star televisiva: “collaborai con Mike scrivendo interviste per Lascia o raddoppia e per La fiera dei sogni”.
Nel 1961, dopo tre anni con Pedrocchi, Vesigna viene contattato dal direttore generale della Mondadori, lo svizzero Senn, “mi fece lavorare a Teletutto, rivista televisiva, Senn si vantava di non possedere un televisore, io la pensavo in maniera diversa, avevo intuito che era importante mettere un piede sulla porta della televisione, che sarebbe stata il fenomeno del futuro, io mi stavo destreggiando, obiettivo mio e dei colleghi di Teletutto era sottrarre una nicchia di lettori al colosso Tv Radiocorriere. La redazione era in via Fabio Filzi, a due passi dalla stazione Centrale, ricordo che mangiavo in uno dei primi ristoranti milanesi specializzato nella banana split. Il nostro lavoro di giornalisti fu vanificato poiché, dopo 52 numeri, un anno esatto, Senn prese la decisione di chiudere Teletutto. Io ero destinato a Grazia, avrei dovuto fare l’inviato dello spettacolo, invece passai continuai con Teletutto, diventato l’inserto televisivo dello storico Bolero Film. Qualche mese dopo tv, spettacolo e fotoromanzi vennero uniti nella nuova testata Bolero Teletutto. “La redazione era in via Bianca di Savoia – vi arrivai già con un grande lavoro e una serie di importanti conoscenze nel mondo dello spettacolo fatte con Settimana Radio Tv e con Teletutto”.
Nel 1961 Vesigna inizia ad occuparsi del festival di Sanremo, come giornalista da allora sarà sempre presente a Sanremo, parteciperà al festival (“era il 1964, il conduttore introduceva i cantanti raccontando brevemente le trame delle canzoni, scrissi poche righe, inevitabilmente stile soap opera, ripeterò altre volte l’operazione come “negro” di Mike Bongiorno), membro della Commissione Selezionatrice, e conducendo qualche Dopofestival, quello del 2004 sarà il suo quarantaquattresimo Festival.
Il 1961 è un anno importante anche per la vita privata di Vesigna: “fu l’anno del mio matrimonio, dopo undici anni di fidanzamento, le nozze furono ufficiate in una chiesa nei pressi di Viale Porpora, i coniugi Vesigna vanno ad abitare in zona piazzale Lotto vicino allo stadio di San Siro. E così Vesigna, da sempre tifoso milanista, può recarsi ogni domenica allo stadio con il tram 15. “La mia passione per il Milan nacque nel 1945, quando, nel dopoguerra, riprese il campionato. Allora, al contrario di oggi, i ragazzi stavano con i perdenti, il Milan era una squadra perdente, non vinceva il campionato dal 1908, eravamo i paria di Milano, era l’Inter la squadra che vinceva. Decisi quindi di stare dalla parte dei perdenti, e cioè del Milan, che negli anni ’60 inizierà a darmi soddisfazioni”.
Dopo quasi dieci anni di attività giornalistica Vesigna ormai conosce la Milano del mondo dello spettacolo, ciò influirà nella decisione di Giuseppe Campi, allora editore di Tv Sorrisi e Canzoni, nel sceglierlo come responsabile della redazione milanese. “Direttore di Sorrisi era allora Antonio Lubrano, era estate, ero in viaggio per la Sicilia, mi fermai a Napoli a causa di un temporale. Pernottai all’albergo Caracciolo di Napoli, chiamai la redazione di Bolero Teletutto e mi avvisarono che mi aveva cercato Antonio Lubrano, chiamai Lubrano il giorno dopo, mi invitò a casa sua Roma offrendomi di lavorare come giornalista a Sorrisi. A quel punto partii per Roma, Lubrano mi ricevette a casa sua, in terrazza mi parlò della sua idea di affidarmi la redazione milanese di Sorrisi dall’inizio del mese di ottobre del 1967. Tornato dalla Sicilia in settembre Lubrano mi richiamò comunicandomi che non avrebbe potuto assumermi in quanto non era più il direttore di Sorrisi. Circa quindici dopo venni contattato dall’allora editore di Sorrisi Giuseppe Campi che mi disse: ‘di lei mi hanno detto che talmente figlio di p…, che uno così lo voglio a lavorare con me”. E così iniziai a collaborare con la redazione milanese di Sorrisi, la redazione milanese di fatto ero solo io, ero aiutato da Antonio Cocchia, un intellettuale napoletano pigro, e da una segretaria che non era per niente interessata ai cantanti, la sua unica passione era la rivoluzione, ricordo che aveva tappezzato l’ufficio, un piccolo monolocale in Corso Europa, di poster di Che Guevara”. E così Sorrisi e Canzoni, fino a quel momento romanocentrico, grazie a Vesigna inizia ad avere di fatto una redazione milanese, è Gigi a spostare il baricentro sulla televisione (“prima Sorrisi era una sorta di Novella 2000 dei cantanti”). Vesigna da Milano ha il vantaggio di operare nella capitale dell’industria discografica, la redazione milanese di Sorrisi è a due passi dalle case discografiche, Vesigna instaura rapporti ottimi rapporti con Mike Bongiorno, Daniele Piombi, personaggi televisivi, sportivi, e di attualità. Vesigna da Milano si sposta in Italia e in Europa per effettuare servizi ed inchieste. Fra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70 Vesigna organizza, in qualità di responsabile della redazione milanese di Sorrisi, organizzai un’iniziativa per i lettori al Museo della Scienza e della Tecnica di Milano, in tale occasione conobbi il sindaco Aniasi, e l’assessore Cannarella, che intervistai sui loro gusti musicali: il sindaco preferiva Giorgio Gaber, Cannarella invece Adriano Celentano”.
Nel 1973, dopo oltre sei anni di intensa esperienza, Vesigna viene nominato direttore di Tv Sorrisi e Canzoni. E’ lui a trasferire la redazione a Milano, ad intuire che il futuro sarebbe stato della televisione e delle emittenti private, e a portare il giornale ad uno strepitoso successo di vendite, mai battuto finora in Italia. La prima rivoluzione dell’era vesignana è quella del giornale, finora in bianco e nero e con la sola copertina a colori, interamente stampato a colori: “La Milano degli anni ’70 era una città cupa, grigia, erano gli anni del terrorismo, provai a fare il giornale a colori, noi a Sorrisi ci rendevamo forse meno conto degli altri della durezza del momento perché facevamo un giornale leggero, ma furono comunque anni difficili, azzardai il colore in anticipo sui tempi. A metà degli anni ’70 si iniziò a parlare della televisione a colori, ma i comunisti, una parte dei democristiani e i repubblicani di La Malfa, si opponevano, Sorrisi, con editore i fratelli Campi e la Rizzoli, mi lasciarono carta bianca, così è sempre stato il mio rapporto con gli editori: libertà assoluta, fedeltà ai lettori. Io per accelerare i tempi, decisi di stampare il giornale interamente a colori, anche per anticipare come erano i colori dei costumi degli sceneggiati e dei varietà” I fatti mi diedero ragione, così come inizia ad interessarmi, sempre nella seconda metà degli anni ’70, del fenomeno delle televisioni via cavo e delle prime tv private.” Nel 1973 Vesigna pubblica il palinsesto di TeleBiella la mitica emittente di Peppo Sacchi, ed è subito scandalo: "fu uno scandalo - ricorda Vesigna - perchè era un'emittente privata, l'unica esistente in Italia, ed era considerata fuorilegge. Io che credevo nel pluralismo pubblicai il palinsesto di Telebiella al fianco di quello di Rai1,  gli altri settimanali, in primis il RADIOCORRIERE TV (organo ufficiale della Rai), non gradirono.  Nella seconda metà degli anni '70 le emittenti televisive via cavo aumentano, poi (con la famosa sentenza della Corte Costituzionale del 1976) sono finalmente legalizzate e si convertono all'etere. E’ stato Vesigna ad avere la geniale intuizione che il futuro avrebbe segnato il trionfo delle tv private e di Milano, sua la decisione storica, primo in Italia, di pubblicare i palinsesti delle tv private, dapprima sotto forma di inserto, poi all’interno del giornale a fianco dei palinsesti Rai. I benpensanti scuotono la testa, ma poi devono tutti ricredersi: i concorrenti, iniziando dal Tv Radiocorriere, organo della Rai, devono adeguarsi a Vesigna e a Sorrisi, anche se non riusciranno mai ad emulare il modello infallibile. E di Vesigna l'idea di pubblicare le date di nascita dei vip, sempre imitato successivamente da tutti gli altri giornali. E’ Vesigna ad inventare il Telegatto, Vota la voce, la Superclassifica dei dischi più venduti della settimana, inizialmente una rubrica di Sorrisi, poi trasmissione televisiva condotta da Maurizio Seymandi. Annata calcistica 1979-80, è l’anno del decimo scudetto del Milan, della stella, dopo anni di sofferenza una grande vittoria, foriera però di grandissime delusioni, fra le quali due retrocessioni in serie B. “Negli anni ’70 potevo permettermi un posto in tribuna numerata, proprio a San Siro conobbi Silvio Berlusconi, tifoso milanista, giovane e brillante imprenditore edile, Silvio arrivava col padre Luigi e con il fratello Paolo, avevamo i posti vicini”
Arrivano gli anni ’80, Vesigna crea Telepiù (piccolo settimanale radiotelevisivo, fratello minore di Sorrisi), Tutto (rivista musicale giovanile), Ciak (rivista di cinema), e a rilanciare Forza Milan. Vesigna crea anche molti concorsi per i lettori, è lui ad inventare i primi sondaggi televisivi, ad avere sempre un filo diretto con i lettori-telespettatori. Vesigna è fra i pochi che riescono ad intervistare personaggi schivi, sia ai giornalisti in generale, che alla stampa popolare in particolare: Sandro Pertini, Papa Wojtla, Francesco Cossiga, si fanno intervistare per Sorrisi in esclusiva, Lucio Battisti e Mina rilasciano proprio a Sorrisi le loro ultime interviste. “Mina – ricorda Vesigna – venne invitata da me a tenere una rubrica fissa settimanali”. Una copertina di Sorrisi fa la fortuna di un divo, ne aumenta la popolarità, o ne consacra il successo. Un divo è ormai tale quando appare sulla copertina di Sorrisi. Nel mondo dello spettacolo non si muove foglia che Vesigna non voglia.
Nel 1982, alla vigilia del Festival di Sanremo, Vesigna azzarda una copertina dedicata a Riccardo Fogli, che partecipa al Festival con Storie di tutti i giorni. “Era già successo con Alice dodici mesi prima, ma quell’anno la vittoria finale era praticamente sicura. Persino i bookmaker inglesi, che per anni hanno accettato scommesse sul vincitore di Sanremo, davano Fogli alla pari. Riccardo vinse e successo il quarantotto. Dalle edizioni successive, per evitare polemiche, decisi che la copertina di presentazione del Festival raggruppasse l’intero cast dei Big. In questo caso nessuno si sarebbe mai più lamentato, però, salvo rarissime eccezioni, il vincitore di Sanremo l’ho sempre conosciuto in anticipo. Esperienza? Arti divinatorie? No, semplicemente conoscenza del mondo della canzone, delle strategie dei discografici, e, soprattutto, dei motivi per i quali un cantante straffermato decide di giocarsi la popolarità, perdendo, e non vincendo, a Sanremo.”
Nel 1982 Vesigna è indiretto protagonista del “caso Villa”, il Reuccio, da anni assente a Sanremo voleva partecipare al festival, ma Gianni Ravera non lo voleva. “Mi venne allora un’idea, che mi sembrò buona, ma che finì per coinvolgermi in un mare di polemiche. Convinsi Villa ad iscriversi fra coloro che dovevano battersi per accedere alla finale, visto che Ravera non lo voleva fra i Big che andavano direttamente in finale. Nel corso di una telefonata convinsi Claudio a fare il gesto clamoroso, sarà una notizia – gli dissi – che comunque farà scalpore. A Villa le sfide erano sempre piaciute, e così andò a gareggiare fra i non big. Peccato che tutta l’operazione, preceduta, com’era prevedibile, da un gran cassa di risonanza da parte dei media, finirà con il voto delle giurie che bocciarono spietatamente Villa. Il Reuccio parlò di P2, ma, soprattutto, non mi perdonerà mai quel suggerimento.”
A metà degli anni ’80 l’editore di Sorrisi Rizzoli è in crisi a causa dello scandalo P2, Peppino Campi, l’altro editore, era ormai troppo piccolo per sostenere da solo un colosso simile, decise di vendere Sorrisi. “Tutti volevano acquistare Sorrisi, mi incontrai con Rusconi, con Mondadori, con i responsabili delle edizioni Lancio. A un certo punto girò la voce che Silvio Berlusconi, voleva acquistare Sorrisi. Tutti gli sconsigliarono di acquistare il settimanale, qualcuno mi ha riferito che alla fine, a convincerlo a fare tale operazione furono una zia suora e/o mamma Rosa, assidue lettrici di Sorrisi”. Le trattative andarono per le lunghe, Vesigna nel frattempo, “direttore senza editore”, si occupa del festival di Sanremo ed è protagonista ancora una volta. Nel 1984 Claudio Villa torna a a Sanremo, a titolo di risarcimento per la bocciatura di due anni prima, come ospite: “La sera prima che cominci il Festival, l’1 febbraio c’è un talk-show in diretta dal Teatro del Casinò. Ci sono, fra gli altri, Enzo Biagi, Mario Merola, Gianni Ravera e Claudio Villa. Anch’io sono tra gli invitati; ma preferisco declinare: la veemenza con cui Villa mi aveva accusato di essere il responsabile della sua eliminazione mi induce alla prudenza. Ma poiché, per ragioni di frequentazione (e di anagrafe) sono considerato un po’ “la memoria storica” del Festival, Baudo insiste. Gli spiego che non mi va di essere coinvolto in una bagarre, che non è nel mio stile. Arriva come ambasciatore di pace Mario Merola che mi dice: “Vesì , tu devi venire, che tanto non succede niente!’. Ed è proprio così: il caso Villa cade dimenticato fra le polemiche del passato. Ma, e me ne dispiace, con Villa non riuscirò più a ricostruire un rapporto decente, eppure eravamo amici da tanti e tanti anni”.
Poco dopo la finale del festival Vesigna viene contattato telefonicamente da Silvio Berlusconi: “sto cercando di acquistare Tv Sorrisi e Canzoni, mi piacerebbe diventare il tuo editore, ad ogni modo, anche se non riuscirò ad acquistare Sorrisi, voglio diventare il tuo editore. Ho intenzione, se non diventerò editore di Sorrisi di fondare un nuovo giornale che ti avrà come direttore, c’è un assegno in bianco per te.” Io risposi: “io credo che gli uomini non si comprano, si compra l’amicizia, la fiducia, l’amicizia, la simpatia. Stringiamoci la mano, ti assicuro che se non compri Sorrisi sarò comunque il direttore del tuo nuovo settimanale.” Pochi mesi dopo una nuova telefonata di Berlusconi che comunica a Vesigna: “ho comprato Sorrisi, sono il tuo nuovo editore”.
A metà degli anni ’80 un’altra geniale intuizione: quella di trasformare il premio assegnato grazie ai voti dei lettori alle trasmissioni televisive, fino a quel momento una cerimonia testimoniata dapprima con fotografie pubblicate su Sorrisi, poi un piccolo spazio all'interno di Domenica In, in una premiazione teatrale, prima presso il Manzoni, poi al Nazionale, e in una trasmissione televisiva: La grande notte dei Telegatti. Vesigna è il re della tv, dei sorrisi e delle canzoni. La testata si era trasformata, pochi anni prima dell’ingresso di Vesigna, in Tv illustrazione, direttore era il romano Tarquinio Maiorino, che nella seconda metà degli anni ’60 voleva puntare sulle fotografie e sulle illustrazioni”. Ma l’esperimento non fu felice. Sorrisi senza più canzoni? Impossibile, il giornale per la prima volta nella sua storia ha un calo di vendite, e con Vesigna torna alla vecchia testata Tv Sorrisi e Canzoni, oltre a recuperare i lettori persi arriverà alla cifra record di 3.300.000 copie settimanali, cifra mai più raggiunta da nessun altro giornale italiano. Nel 1991 si festeggiano i quarant’anni di Sorrisi con un’iniziativa al Circolo della Stampa e alla Rotonda di Via Besana: “in tali occasioni incontrai il sindaco di Milano Paolo Pillitteri, a parer mio il miglior sindaco di Milano, ma il mio è un giudizio fazioso, poiché Pillitteri è un cinefilo come me, è sempre stato un uomo allegro, tendente a sdrammatizzare le situazioni. La Milano degli anni ’80, la Milano da bere, verrà ricordata per la linea 3 della metropolitana, per Paolo Pillitteri e per Tv Sorrisi e Canzoni. Paolo Pillitteri è però interista, io sono milanista, ci divide la fede calcistica.”
Vesigna che ricordava i suoi maestri, ricorda anche i suoi allievi: “iniziando da Pierluigi Ronchetti, suo successore alla direzione di Sorrisi, Virginia Ciuffini, Rossella La Bella, Patrizia Ricci, avevo una bellissima redazione composta da bravissimi colleghi”.
I lettori premiano Vesigna e Sorrisi, per la dirittura morale e la correttezza, anch’io da Vesigna ho appreso non soltanto a conoscere tutti i retroscena, ma la fedeltà al lettore che, come un amico, non va mai tradito. Vesigna ha sempre privilegiato i personaggi, non ha mai accettato artisti raccomandati, ciò ha fatto la fortuna del giornale. Vesigna ha sempre avuto un occhio verso il futuro, e l’altro verso il passato, cambiamento nella continuità, è stato lui a suggerire ad un ancor giovane Massimo Emanuelli la lettura delle vecchie annate di Sorrrisi e a farne una storia dello spettacolo italiano che è uscita, dopo dieci anni di lavoro, nel 2004, in concomitanza con i cinquant'anni di televisione in Italia.
Ma Vesigna, milanista da sempre, si ritrova Berlusconi Presidente, è consigliere di amministrazione del Milan, fidato, al punto di essere contattato da Berlusconi in merito all’acquisto di alcuni calciatori strategici per le future vittorie rossonere. Si perché Berlusconi intuisce la poliedricità di Vesigna che diventa anche direttore di Forza Milan. Il settimanale, fino a quel momento un bollettino per i tifosi, decuplica le copie, e diventa una specie di Sorrisi del calcio, i divi del mondo del pallone sono intervistati da Vesigna e dai suoi collaboratori (fra di essi vi è Vittorio Mentana, fratello dell’interista Maurizio, tifoso interista)
Gli anni ’80 sono quelli del boom economico, della Milano da bere, Vesigna dal suo ufficio al settimo piano di Corso Europa, vede il centro di Milano, il Duomo, regna sovrano. Il regno finisce nel 1994, paradossalmente, proprio mentre il suo editore “scende in campo” in politica, Vesigna lascia la direzione che aveva da oltre vent’anni, ancor prima dell’acquisto da parte di Berlusconi (editori in precedenza erano stati i fratelli Campi e la Rizzoli). Ciò è paradossale anche nelle fortune politiche di Berlusconi, popolare fra la “ggente”, hanno fatto molto di più Vesigna e Sorrisi che altre testate politiche, quotidiane e settimanali. Per Gigi Vesigna si parla subito della Presidenza della Rai, della direzione del Tv Radiocorriere, ma non se ne farà nulla. Paradossalmente Vesigna, come Tony Renis, essendo amico di Berlusconi non può dirigere né la Rai, né il Radiocorriere. “Rifiutai comunque la direzione del Tv Radiocorriere, come l’ho rifiutata recentemente, perché vi era una situazione impossibile. A propormi come direttore della Rai fu Renzo Arbore, Berlusconi mi propose la direzione di un quotidiano nazionale politico, ma la verità è che io ero stanco, volevo continuare a fare il giornalista in trincea, non volevo fare il giornalista a contatto con il marketing, con la pubblicità, che si stavano impossessando dei gangli vitali dei giornali”.
La Repubblica gli offre una rubrica sul neonato Televenerdì ma Vesigna poco dopo lascia tale incarico: “volevano a tutti i costi che io parlassi male del mio editore precedente, essendogli rimasto amico, e non essendo mio costume fare tali cose, me ne andai"” Nel 1995 Vesigna dirige Il Telegiornale, quotidiano stile Sorrisi, l’idea era originale per l’Italia: dare vita ad un quotidiano popolare che parlava di televisione, che vedeva le notizie attraverso la televisione. 48 pagine al prezzo di 1500 lire, versione cartacea dei tg e dei programmi tv, il venerdì compare, ad esempio, la rubrica Superclassifiche curata da Maurizio Seymandi, già conduttore di Superclassifica Show su Canale5. Ma Il Telegiornale dura solo 33 giorni, slegato dai grandi gruppi industriali, con l’ostilità degli altri quotidiani, con un pubblico non pronto ad un quotidiano popolare, era già fallito L’Occhio di Maurizio Costanzo, fallirà quasi contemporaneamente La Voce di Montanelli. Nessuno riesce ad ottenere il successo de La Notte di Nino Nutrizio, a rilanciare La Notte ci prova in quegli anni un bravissimo giornalista Massimo Donelli, l’attuale direttore di Sorrisi. Vesigna mi parla benissimo di Donelli, anche Massimo Donelli, da me intervistato a giugno per L’Opinione, mi ha parlato benissimo di Vesigna. Non so se i due si conoscano, io che li ho conosciuti entrambi, so che sono due grandissimi giornalisti e due galantuomini. Il Telegiornale è stato l’ulteriore esempio dell’impossibilità di creare un quotidiano popolare nel nostro paese. Io stesso ricordo la redazione milanese in Viale Certosa, e una rubrica mai nata, a causa della chiusura del giornale, che avrebbe portato il mondo della scuola direttamente su un giornale.
Vesigna passa quindi a Famiglia Cristiana per cui cura ancora oggi una rubrica settimanale, argomento? Naturalmente la tv e le canzoni. Collabora inoltre con Radio Italia Solo Musica Italiana, è curatore di Papaveri e papere, trasmissione condotta da Pippo Baudo e Giancarlo Magalli, de Il boom con Teo Teocoli e Simona Ventura, interviene al Dopofestival (una volta con Bruno Vespa, una con Fabio Fazio), e a Telenova, come memoria storica dei Telegatti e del festival di Sanremo, è fra gli organizzatori del Gran Premio della Televisione organizzato dalla Rai, di cui è stato anche Presidente della giuria: “non sono mai stato disoccupato un giorno” mi dice.
Programmi per il futuro? “Continuare su questa strada, fare il consulente.” Vesigna direttore di Rai2? Vesigna direttore del Tv Radiocorriere? “No, grazie, non ho più voglia di andare in posti dove in qualche modo si sente l’influenza della politica, non voglio in nessun modo di essere messo nella condizione di ricevere telefonate da qualcuno che mi impone di fare una cosa a cui non credo. Dopo avere fatto per tantissimi anni ciò che volevo, rispondendo ai miei editori solo sulle vendite e non accettando linee editoriali, non vedo perché devo iniziare adesso. Sono sempre stato e ci tengo a restare un uomo libero”. La televisione oggi? “La Rai naviga a vista, statisticamente prima o poi imbroccheranno una trasmissione giusta, se ragioniamo solo in termini d’ascolto va benissimo solo L’isola dei famosi, ma spero si vada oltre a livello di qualità. Trovo interessante il progetto per Rai2 a Milano, la televisione era a Milano, una rete deve tornare al nord, una restare al centro, una andare al Sud, anche Napoli ha un bellissimo centro. Mediaset ha invece un’altra filosofia, quella della tv commerciale, che purtroppo sta adottando la Rai, soltanto che Mediaset la sa fare, la Rai no. Trovo innovative le televisioni locali con lo sport e alcuni programmi locali.” Il futuro delle tv? Sarà di Sky, che a lungo andare vincerà, e delle piccole televisioni locali se si decideranno ad investire sulla cultura e sullo spettacolo , ogni sera ci sono 29.000.000 di persone davanti alla televisioni, a mezzogiorno ce ne sono 13.000.000, le locali potrebbero sottrarre pubblico ai network in questi orari proprio puntando sulla cultura e sullo spettacolo.”
Vesigna ha sempre avuto il pregio di parlare di matrimoni di cantanti ed attori come notizie di politica estera, crede totalmente in quello che scrive, se aveva un’indiscrezione su un fidanzamento o su una gravidanza, lo dice come se fosse un segreto militare.
Vesigna è stato un grande maestro di giornalismo, come ha giustamente dichiarato Massimo Donelli, attuale direttore di Tv Sorrisi e Canzoni, “è stato uno dei più grandi direttori italiani del dopoguerra, un vero maestro di giornalismo”.
Vesigna ha contribuito alla formazione di ben tre generazioni di giornalisti: da quella di Maurizio Seymandi e del compianto Giorgio Lazzarini, a quella dei cinquantenni, molti dei quali ancora oggi in forza a Sorrisi, fino a quella degli attuali quarantenni che comprende Mario Furlan e il sottoscritto. Del resto, come ha dichiarato Maurizio Seymandi, in senso positivo, e come dichiarano i miei avversari in senso dispregiativo: Emanuelli riesce a parlare di Nilla Pizzi o di Fiorello con la serietà con la quale parla di Garibaldi o di Giulio Cesare, e parla Giulio Cesare o di Garibaldi con la medesima semplicità con la quale affronta i personaggi Nilla Pizzi o Fiorello. Sa spiegare il diritto del lavoro con la naturalezza con la quale parla del festival di Sanremo, e sa spiegare il festival di Sanremo con la serietà con la quale si fa una lezione di diritto del lavoro.
Se mi sono tolto il tono e l’atteggiamento professorale ed iniziatico, se so scrivere e parlare con semplicità, facendomi comprendere da tutti, lo devo a Vesigna, maestro nella comunicazione.

GIGI VESIGNA E IL GIORNALISTA DI TELEACRAS LELIO CASTALDO ALLA MANIFESTAZIONE ORGANIZZATA DA www.storiaradiotv.it IN COLLABORAZIONE CON L'ANVI IL 26 NOVEMBRE 2006 AL CIRCOLO DELLA STAMPA DI MILANO.

 

Questo il ritratto di Gigi Vesigna pubblicato quattro anni orsono sullOpinione delle Libertà, oggi Gigi Vesigna è sempre fra gli organizzatori del Gran Premio TV, continua a collaborare con FAMIGLIA CRISTIANA, ha iniziato a scrivere per JESUS, e, cosa che ci fa onore, a dirigere il nostro sito.  I suoi preziosi consigli sono sempre accettati, e poi ci chiamano, lo chiamano tutti: cantanti, attori, registi, produttori.  Il sogno?  Fare di questo sito una sorta di inserto delle tv locali italiane, il terzo polo che esiste, ma di cui nessuno scrive e parla.  Come molti anni orsono e in effetti ancora una volta Gigi Vesigna, Maurizio Seymandi, Enzo De Mitri, Massimo Emanuelli, Roberto Marelli, si ritrovano per un progetto comune, fra poco si aggiungeranno altri nostri vecchi amici e collaboratori, protagonisti della storia dell'emittenza televisiva privata italiana.

 

MASSIMO EMANUELLI, MAURO ROFFI, UN GIORNALISTA DI MILLECANALI, E GIGI VESIGNA