Brogli elettorali a Palermo
tre candidati "azzurri" arrestati
Assieme a Teresi, Potenzano e Corso ai domiciliari è finita pure la cognata di Corso. Nelle urne delle amministrative 2007 finirono 450 schede contraffatte. Determinante le rivelazioni di un presidente di seggio
di Salvo Palazzolo
Sala delle Lapidi
Quattrocentocinquanta schede false sono finite nelle urne delle
elezioni amministrative del maggio 2007: i tre candidati che ne
avrebbero beneficiato si trovano da questa mattina agli arresti
domiciliari. La Digos ha notificato il provvedimento a Francesco
Paolo Teresi, oggi consigliere della Sesta circoscrizione; Vito
Potenzano, piazzatosi primo dei non eletti, alla Terza
circoscrizione; Gaspare Corso, l'ex consigliere comunale che
tentava nuovamente la scalata a Sala delle Lapidi ma si piazzò solo
quarto dei non eletti. Militavano tutti nella lista "Azzurri per
Palermo", quella che sosteneva il futuro sindaco del capoluogo
siciliano, Diego Cammarata. Assieme ai tre politici è finita ai
domiciliari anche Silvana Lo Franco, cognata di Corso, che avrebbe
svolto un ruolo determinante per l'organizzazione dei brogli,
avvenuti in due sezioni, la 460 del quartiere Cruillas e la 19
della zona Guadagna.
Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Maria Forti,
avevano già portato a marzo all'arresto di due presidenti di
seggio, Gaetano Giorgianni e Giovanni Profeta (è il fratello del
serial killer di Padova). Giorgianni ha confessato: "Corso mi
invitò alla sua segreteria politica - ha messo a verbale - mi offrì
un posto di lavoro per quello che avrei potuto fare. A me e a
Profeta, l'altro presidente, chiese di inserire delle schede
contraffatte nelle urne per il consiglio comunale ma anche in
quelle per le circoscrizioni. Mi disse: ho necessità di farmi
riconfermare al consiglio comunale, così posso aiutarti meglio sul
versante lavorativo". Giorgianni aveva avuto inizialmente qualche
perplessità: "In sei anni di attività come presidente di seggio mi
sono sempre attenuto alla massima regolarità. Ma quello che mi
urgeva era un lavoro, restare disoccupato a 45 anni è un dramma.
Corso mi ripeteva: il lavoro l'avrai sicuro". L'accordo fu
suggellato con un brindisi.
Così la segreteria politica del candidato Corso, in via Monfenera,
nella zona della cittadella universitaria, sarebbe diventata la
centrale dei brogli. Lì, i presidenti di seggio infedeli portarono
le schede da contraffare, il sabato pomeriggio prima delle
votazioni. Avrebbero pensato a tutto Corso e la cognata. Ai
presidenti non restò che falsificare ad arte i registri elettorali
delle due sezioni.
Poi, però, il giorno degli scrutini, qualcosa andò storto. Le
proteste dei rappresentanti di lista del centro sinistra
innervosirono non poco Giorgianni, che telefonò decine di volte a
Corso e alla cognata, per chiedere sul da farsi. Ma non si poteva
aggiustare più nulla. Le denunce dell'altro candidato sindaco,
Leoluca Orlando, avevano già sollevato un caso nazionale. E adesso,
i tabulati di quelle convulse telefonate durante gli scrutini sono
diventate un riscontro importante alle accuse della Procura. Il
provvedimento per i quattro indagati è firmato dal gip Antonella
Consiglio.
(08 ottobre 2008)