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Di variante in variante tutti i nodi sono poi venuti al pettine

Ponte di Calatrava, il giallo della lettera

Alberto Vitucci
Nel 2001 Creazza scrisse a Scibilia «Statica più sicura con i microtunnel»
 
I problemi statici sono superati. I ritardi ancora no. E il groviglio di perizie, varianti, consulenze, aumenti di spesa e di tempi di realizzazione del ponte di Calatrava compie in questi giorni undici anni. Ma cinque anni fa, nell’ottobre del 2001, era stato proprio il Comune a decidere, contro il parere dei consulenti per la statica, di adottare la soluzione che avrebbe poi procurato nuovi problemi alle fondazioni.
 Ecco la lettera, fino ad oggi rimasta riservata, in cui l’ingegnere Giuseppe Creazza - docente di Scienza delle costruzioni e nominato da Calatrava suo consulente per le fondazioni - esprime i suoi dubbi per la scelta attuata. Una scelta che era stata fatta dall’allora direttore dei lavori, l’ingegnere capo del Comune Roberto Scibilia.
 «Egregio ingegnere», scrive Creazza a Scibilia il 12 novembre del 2001, «l’architetto Santiago Calatrava mi ha nominato suo collaboratore per la realizzazione del ponte con particolare riferimento alle fondazioni. Ed è a questo proposito che mi sono state chieste indicazioni più precise sulla necessità di ulteriori indagini sulle fondazioni». «Ho ricevuto da Calatrava il 19 ottobre scorso», continuava la lettera dell’ingegnere, scomparso quattro anni fa, «nella quale mi si comunica che lei ha deciso per la soluzione dei diaframmi. Poiché ritengo che i microtunnel diano maggiore garanzia di stabilità, come già espresso nella lettera del 3 settembre scorso, le chiedo un incontro urgente». Una lettera a cui Creazza non ebbe risposta. La decisione del Comune resta agli atti. E viene motivata in questo modo: «La soluzione del tunnel di colegamento subacqueo tra i due elementi di fondazione suggerita da Calatrava e dal suo consulente risultava molto più costosa». Ma chi avrebbe dovuto pagare i maggiori costi per l’adeguamento del progetto? E’ una domanda a cui i tecnici ancora non hanno dato risposta, e su cui è aperta un’indagine della Procura della Corte dei conti, dopo i numerosi esposti presentati sull’argomento. Secondo alcuni infatti, le maggiori spese del progetto avrebbero potuto essere addebitate al progettista. Che aveva donato alla città il suo progetto di massima nel 1996 ed era stato poi incaricato tre anni dopo di redigere la progettazione esecutiva con un compenso di 474 milioni di lire. Quattro anni dopo a Calatrava veniva conferito un altro incarico di consulenza per 91 mila euro. La pattuglia dei consulenti e collaudatori si ingrossa. Ecco allora Hermes Redi (109 milioni di lire e poi 48 milioni di euro), ma anche Luigi Liccardo, Edoardo Dal Medico (41 mila euro), Tullio Campostrini, Giovanni Signor e Enzo Siviero (77 mila euro) e più avanti l’ingegnere Vitaliani e da ultimo il professor Marco Romaro.
 Dal 1996 soni passati undici anni, il costo del ponte è triplicato rispetto ai 7 miliardi di lire previsti nel progetto originario. Ora per la data dell’inaugurazione si parla di luglio, forse il Redentore. Anche se nessuno a Ca’ Farsetti azzarda più previsioni.
 «Ma il ritardo adesso non è dovuto a problemi statici, che sono stati risolti», ha spiegato ieri il sindaco Massimo Cacciari, «ma dalla straordinaria delicatezza e novità del progetto, come ha riferito anche il professor Romaro, che avrebbe reso nessario di procedere senza i lacci e lacciuoli del tutto irragionevoli della legge sugli appalti».
(08 maggio 2007)
 
 
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