Adolfo Kind
Gli sci, originari della Norvegia, vennero introdotti dai
turisti sulle nostre montagne solo a fine ottocento. I
valligiani fino ad allora si muovevano sulla neve
esclusivamente con slitte e racchette. L’ingegnere
Adolfo Kind fu uno dei pionieri dello sci in Italia. Nato
nel 1848 in Svizzera, Kind si trasferì in Italia come
direttore di fabbrica presso Venezia, trasferendosi poi a
Torino nel 1890. Nel novembre del 1896 si fece spedire dal
suo paese d’origine alcune paia di “ski
norvegesi” e, dopo averli provati sulle colline
torinesi, si spinse fino in montagna. Una delle prime
ascese fu proprio a Balme. Esiste una precisa testimonianza
della sua avventura: il racconto del tenente Luciano Roiti
che accompagnò Kind e suo figlio nella ascesa da Balme al
Pian della Mussa. Nella sua relazione del marzo 1897
scrisse: “Andando da Balme, nelle valli di Lanzo al
Piano della Mussa, con due amici, l’ingegner Kind e
suo figlio, ebbi a provare per la prima volta
l’utilità somma di questi pattini. La neve era
ricoperta di una crosta gelata, incapace assolutamente di
reggere un uomo a piedi; eppure noi, quantunque poco
pratici nel servirci degli sky, potemmo percorrere il
tragitto in meno di un’ora, lasciando appena traccia
del nostro passaggio”.
L'acqua del Pian della Mussa e la Nasa
L’acqua del Pian della Mussa è nota in tutta la
provincia di Torino per la sua bontà. Il suo sapore puro,
la sua particolare freschezza, derivano dalla collocazione
della sorgente ad oltre 1500 metri di altezza, in un luogo
incontaminato e protetto dalla natura da inquinamento e
smog. Sono molti i torinesi, e non, che ancora oggi si
riforniscono di quest’acqua direttamente alla fontana
costruita nel centro del pianoro. Per la particolare
purezza l’Alenia ha scelto quest’acqua per i
suoi progetti spaziali ed è noto che è stata espressamente
richiesta al Salone del Gusto di Torino da un famoso chef
di Kioto. Un’ultima curiosità: sul piazzale di fronte
allo stabilimento di imbottigliamento dell’acqua
“Pian della Mussa” campeggia il ben noto
toretto verde, così comune nelle vie del capoluogo
piemontese. Possiamo considerarlo senza dubbio…il
toretto verde numero 1!
Le iscrizioni sulle rocce
L’abitato di Balme è sovrastato da una grande parete
rocciosa esposta al sole sulla quale, in tempi passati, i
pastori si inerpicavano per portare le capre in cerca di
pascoli, seppur magri, durante l’inverno. Sulle rocce
sono visibili ancora oggi centinaia di incisioni e
iscrizioni che recano nomi, date, massime di vita o di fede
religiosa (“tuti abiamo da morire”), commenti
sul tempo (“sale la nebia, fa fredo”), e
perfino scale musicali o antichi motivi decorativi. Le
iscrizioni servivano principalmente ad orientarsi in caso
di maltempo ma in parte anche ad impossessarsi in qualche
modo di luoghi impervi ed ostili vissuti in solitudine. Un
particolare suggestivo per gli amanti della storia oltre
che della natura, un inedito modo di accostarsi al nostro
passato recente, alla vita reale e concreta degli abitanti
della valle.
La Sindone
Sulla base di riferimenti storici precisi (dagli affreschi
della cappella di Voragno di Ceres agli affreschi
conservati a Bessans, villaggio savoiardo al confine con
Balme), autorevoli studiosi ritengono che nel 1535 la Sacra
Sindone passò per Balme e venne qui ospitata in occasione
del suo trasferimento da Chambéry a Torino attraverso i
valichi che uniscono la Haute Maurienne con la Valle
d’Ala. Il passaggio attraverso valli interne e leali
alla chiesa cattolica fu la probabile scelta del Ducato di
Savoia in un momento di grave crisi, per evitare le insidie
di Valdesi e Calvinisti. Si ipotizza che la reliquia venne
ricoverata nel primitivo luogo di culto balmese, chiamato
appunto ancora oggi Cappella della Sindone (Lou Rivòt dìi
Luiss), sita nel vecchio centro di Balme.
La Montanara
Forse non molti sanno che il più famoso canto dedicato alla
montagna, “La Montanara”, fu scritto proprio a
Balme, precisamente al Pian della Mussa,
dall’alpinista Toni Ortelli. La storia racconta che
l’Ortelli trascrisse testo e musica di un motivo
cantato da un pastore presso l’Alpe di Pian
Ciamarella e già sentito in una osteria del paese. Era il
luglio del 1927. Il canto cominciò a diffondersi in tutto
il mondo, diventando uno dei più noti in assoluto. Una
targa al Pian della Mussa ricorda la storia e testimonia i
natali.di quello che ancor oggi è considerato l’inno
internazionale della montagna.
Gli stambecchi in paese
I primi esemplari di stambecco ricomparvero sulle montagne
balmesi all’inizio del secolo, dopo un lungo periodo
di assenza.che perdurava dall’inizio del 1800. La
specie era ridotta a pochissimi esemplari nella zona del
Gran Paradiso. Oggi invece a Balme l’avvistamento
dello stambecco, soprattutto in primavera, è assai
frequente. Se in inverno ed in piena estate l’animale
predilige le quote elevate, nei mesi di aprile e di maggio
è assai facile poterlo osservare in gran numero sulle
pendici erbose appena a ridosso dell’abitato. Grossi
branchi di maschi dalle lunghe corna scendono a brucare i
germogli freschi e non è infrequente poterli avvicinare a
poche decine di metri. Lo spettacolo è assicurato!
Il Grande Torino
Estate 1939: il Torino calcio si avvia verso il suo futuro
di gloria sportiva che tutti oggi conosciamo e sceglie
proprio Balme come luogo per la sua preparazione estiva.
Sono passati quasi settant’anni da quell’estate
e per celebrarla il Comune, in collaborazione con
l’Associazione Storica Memoria Granata, ha dedicato a
quel ricordo una targa commemorativa posta in frazione
Cornetti e una serie di belle tavole di fotografie storiche
che hanno trovato posto nel già ricco ed interessante
Ecomuseo delle Guide Alpine.
La Carex Atrofusca
Ai 2100 metri dei pascoli d’Arnas, cresce una
pianticella rara, la Carex Atrofusca,relitto glaciale che
trova il suo ambiente propizio all’interno di una
torbiera. La stazione è con probabilità l’unica
rinvenuta in Italia, la cui permanenza è giustificata dalle
caratteristiche ambientali del luogo, un area coperta per
lungo tempo dalle nevi e dalle valanghe, con breve
insolazione e umidità favorita dal ristagno di nebbie.
(Notizie a cura del dott. Daniele Rosenkrantz)
La peonia Pellegrina
Tra larici radi e pascoli sassosi, cresce la peonia
pellegrina (paeonia peregrina),specie molto vistosa per i
suoi grandi fiori rossi. A causa dell’attenzione e
della raccolta che ne consegue, questa pianta è scomparsa
da moltissime località dell’arco alpino in cui era
presente, diventando rara ovunque.
La stazione Meteorologica
Nel 1876 su iniziativa di Padre Francesco Denza, fu
costituita una stazione meteorologica, la prima nelle Valli
di Lanzo e tra le prime in Italia. L’osservatorio,
rimasto quasi ininterrottamente in funzione, registra
tuttora i dati relativi alla quantità di pioggia e di neve
caduta, contribuendo statisticamente allo studio delle
variazioni climatiche della zona.