I CASTELLI, LE DOMUS E LO

STATUTUM DE REPARATIONE CASTRORUM

di Alberto Gentile

Il presente articolo sui castelli federiciani e sulla loro gestione amministrativa non ha la pretesa di esaurire completamente l'argomento, ma si propone di fornire all'utente del sito solamente un'idea delle innumerevoli costruzioni che l'imperatore volle erigere e/o riadattare, e di come egli cercò di amministrarli.

 

Federico II era notoriamente una figura controversa, non solo per gli uomini del suo tempo, ma ancora oggi solleva pareri discordanti. "Un miscredente astuto, scaltro, avaro, lussurioso, malvagio, iracondo", lo definì il francescano Salimbene da Parma. "Tra i principi della terra è il più grande, stupor mundi e miracoloso trasformatore" gli ribatte il monaco inglese Matteo Paris. Appassionato cacciatore, celebre tra i naturalisti come autore del de arte venandi cum avibus, letterato e saggio legislatore, l'imperatore amò profondamente il Mezzogiorno d'Italia.

Per affermare la presenza imperiale sul territorio ma anche per scopi di difesa dello stesso, nonché per i suoi spostamenti e per praticare il suo sport preferito, la caccia, fece erigere e rimaneggiare un considerevole numero di castelli, che raggiungeva accompagnato da un seguito di armigeri, falconieri e notabili della curia e da un folto stuolo di animali esotici. Per organizzare l’attività edilizia all’interno del regno l’Imperatore fece redigere lo "Statutum de reparatione castrorum", di cui la prima stesura risale al 1231. Esso si rifaceva al diritto consuetudinario dell’epoca normanna. Lo Statuto per la riparazione dei castelli consisteva in un elenco di castelli e delle "domus solaciorum" (case di svago) alla cui riparazione erano obbligate alcune comunità e persone; al suo interno si opera una precisa distinzione tra le domus ed i castra (castelli).

Le differenze sono legate alle destinazioni d’uso: le domus erano collegate ad una funzione di svago, invece ai castelli era assegnata una funzione squisitamente militare. Ma è bene sottolineare che le differenze tra i due tipi di costruzione era sfumata nella realtà dei fatti. Nelle parti dello Statuto che ci sono pervenute sono citate circa 225 località in cui vi erano castelli e domus solaciorum imperiali con l’esclusione delle torri di guardia lungo le coste. Il più delle volte si tratta di costruzioni antecedenti all’epoca sveva, più raramente sono riportate opere nuove.

 

Lo Staufen, nell'intento di migliorare la gestione dei castelli, con un decreto imperiale del 5 ottobre 1239 aumentò il numero dei Provisores Castrorum del Regno, questo funzionario aveva l'incarico d'ispezionare personalmente e senza alcun preavviso ogni tre mesi i castelli della propria giurisdizione, redigendo un rapporto sulle loro condizioni. 

 

Resti del Castello di Lucera, Jean Louis Desprez 1785.

 

I provisores avevano anche il compito di rifornire i castelli di armi e di vettovaglie, di provvedere alla loro ordinaria e straordinaria manutenzione e di garantire il pagamento delle guarnigioni. Contemporaneamente Federico II stabilì che alcune fortificazioni, le castra exempta, fossero esentate da tale giurisdizione e che fosse demandato il loro controllo alle dirette dipendenze dell'imperatore.

 

Le costruzioni, nello statuto, sono classificate in:

  • Castrum

  • Rocca

  • Palatium o Domus

I castelli erano ovunque numerosi, mentre le domus erano rare ad eccezione che in Puglia ed in Basilicata. Lo Statuto ci fornisce per ogni provincia le cifre relative agli edifici interessati:

Il giustizierato di Terra di Lavoro (già Principato di Capua) e Contea di Molise ospitava 42 castelli imperiali e nessuna domus; 

Nel Principato e Terra Beneventana, vi sono 37 castelli e 4 domus: a Eboli e Battipaglia  (sull’orlo della piana del Sele, che possiede le stesse caratteristiche della Capitanata), a Sarno, ad Apice (presso la pontificia città di Benevento);

In Abruzzo 27 castelli e 3 domus situati ad Atri, Trasacco e Sulmona;La Terra di Otranto ospitava 13 castra e 3 domus: Garagnone, Gravina e Santeramo, nella zona della Murgia;

La Basilicata 20 castra e 9 domus;

La Capitanata 24 castra e 28 domus;

Nello Statuto era previsto che i castelli venissero edificati quasi sempre nelle città e nei porti più importanti dello stato, ad eccezione delle domus. Castelli posti in località isolate appaiono solo raramente. A questi sporadici esempi appartiene il più fastoso degli edifici imperiali: Castel del Monte, il quale, sia nello Statuto che nell’unico documento edilizio pervenutoci, viene sempre definito Castrum, pur non servendo agli scopi per i quali erano destinati gli altri castelli. Infatti, nello Statutum non sempre il nome attribuito all’edificio corrisponde con la reale utilizzazione che viene fatta di esso.

Castelli di caccia furono quelli di Melfi e Gravina, mentre Nicolò Jamsilla, cronista del XIII secolo, parla di innumerevoli case di caccia fatte costruire in Capitanata, tra le quali ricordiamo San Lorenzo in Pantano presso Foggia. Queste costruzioni definite "Domus et loca solaciorum" erano posti in prossimità di boschi chiusi e recintati per la caccia imperiale. Questo tipo di costruzioni non mancano nella parte più meridionale del regno, come in Sicilia. Infatti, l’Imperatore costruì ad esempio il castello Belvedere presso Napoli, il " Palatium nemoris de Carra" presso Nicastro in Calabria, il "Palatium" presso Catona ed in Sicilia la "domus" vicino al <<locus Lignariae>> presso Palagonia (?) …

Tra le domus nei pressi di foreste è citato quello di Lagopesole, edificio che, pur essendo stato realizzato per il soggiorno della corte e per la caccia, in realtà la sua struttura corrispondeva ad un vero e proprio castello fortificato. Alcune domus erano poste in città (anche se non si trattava sempre di vere e proprie civitas, ma di agglomerati urbani), come quelle di Foggia, Lucera, Fiorentino (il luogo ove si spense l’Imperatore), Salpi, Troia, Apricena e Cerignola, in Capitanata, mentre altre come quella di Gravina, in terra di Bari, era più distante dal centro abitato, in aperta campagna. In Capitanata occorre anche ricordare le domus di Ordona, di Castiglione, di Visciglieto a nord di Lucera e di Sant’Eleuterio nei pressi di San Severo.

Le domus erano fiancheggiate solitamente da una particolare costruzione, ovvero un casale, tipo di insediamento poco importante che veniva utilizzato per fornire servizi.

In Capitanata i castelli erano: 

Nel tavoliere: quelli di Versentino e Tressanti (località ormai scomparse).

Nel Gargano: a Castelpagano, Sannicandro Garganico, Devia sul monte Delio fra i laghi di Lesina e Varano, Vico del Gargano, Peschici, Vieste, Monte Sant'Angelo, Isole Tremiti, Lesina e Termoli (zona del Molise limitrofa al Gargano). In questo, secondo le testimonianze del Quaternum exadenciarum, Federico II fece ampliare e rimaneggiare strutture preesistenti.

Nel Subappennino Dauno: a Lucera, Troia, Biccari, Bovino, Castelluccio Valmaggiore, Deliceto, Sant'Agata di Puglia, Monteverde oggi in provincia di Avellino.

Al confine nord-ovest della Capitanata i castelli di Serra Capriola e San Marco Lacatola.

In Terra di Bari ricordiamo i castelli sul mare di Bari, Barletta e Trani, nell'entro terra quello di Gioia del Colle, Canosa, Andria, Castel del Monte, Corato, Ruvo, Terlizzi, Acquaviva, Gravina e ad est di Spinazzola il castello di Garagnone.

Nella terra d'Otranto: sulla costa: Brindisi, Otranto e Gallipoli, nell'interno: Oria, Ostuni, Mesagne, Lecce, Nardò, Mottola, Massafra, Ginosa.

Anche la Basilicata era ricca di castelli:

Il gruppo più consistente di castelli era concentrato nella parte più alta della regione, dal Vulture al sud di Potenza: Melfi, Lagopesole, San Felice, Pescopagano, Moro Lucano, Brindisi di Montagna, Calvello, Anzi, Albriola.

Un secondo gruppo era nella valle dell'Agri: Maontescaglioso, Torre a Mare presso il sito di Metaponto, Policoro, Montalbano Jonico, Petrolla vicino a Pisticci, Rocca Imperiale, Golgoglione e Petra de Alcino. I soli castelli di Matera e Lagonegro erano posti sul versante tirrenico.

In Campania ovvero nel territorio degli antichi giustizierati di Terra di Lavoro e del principato e Terra Beneventana ricordiamo: il Castellum Sancti Salvatoris, l'attuale Castel dell'Ovo a Napoli, quello di Ischia e di Gaeta sul mare. Castel Capuano a Napoli, Caserta, Rocca Mondragone, Capua, Aversa, Calvi, Somma Vesuviana, Alife e Caiazzo in Terra di Lavoro; Turris Maior di Salerno, Tramonti, Pogerola, Rocca Piemonte, Bisaccia, Giffoni, Olevano, Pietrastornina, Campagna, Capaccio, Roccagloriosa, Sarno e Scala nel principato e al confine con lo stato della Chiesa a Sora, Fontana Liri, Rocca d'Arce, Lenola e Monticrelli.

All'indomani della crociata (1228-1229), Federico II cambiò completamente l'impostazione generale ed i criteri di trasformazione e di adattamento dei castelli normanni alle sue esigenze abitative, inoltre, costruì dei nuovi castelli sulla base di un modello d'ispirazione orientale, caratterizzato da una pianta quadrata. Dopo il 1232 fece costruire i castelli a pianta quadrata di Castello Maniace a Siracusa, di Castello Ursino a Catania, di Augusta.

Ma anche nell'Italia del nord Federico II fece erigere castelli e palazzi, tra questi citiamo il castello di Prato che venne edificato tra il 1242 e il 1248, su una preesistenze Fortezza.

Ricordiamo inoltre la rocca di san Miniato presso Pisa ed un palazzo nella città di Parma.

La presenza di Federico II a Parma, città a lui fedele almeno fino all'elezione di Sinibaldo Fieschi con il nome di Innocenzo IV, ed in altri centri padani è abbondantemente documentata (Chronicon Parmense). L'imperatore utilizzò per un lungo periodo il palazzo imperiale appartenuto al nonno Federico I, nel 1238 Federico II fece ampliare e ricostruire questo palazzo che aveva a Parma, chiudendolo tutto intorno con una salda cinta muraria.

E’ evidente, nell’analizzare questi dati, che nella Capitanata e la Basilicata si trovano i tre quarti delle località ove si poteva agevolmente praticare la caccia con il falco, lo svago preferito da Federico II.

 

Copyright  ©2002 Alberto Gentile

| Elenco dei Castelli e Domus secondo lo Sthamer |

 

Note bibliografiche:

  • Artur Haseloff, Architettura Sveva nell'Italia Meridionale, Mario Adda Editore, Bari, 1992.

  • J. M. Martin, Errico Cuozzo, Federico II Le tre capitali del regno Palermo - Foggia - Napoli, Procaccini Editore, Napoli, 1995.

  • Giovanna Valenzano, Sulle tracce del Palazzo Imperiale, in "Federico II e l'Emilia Occidentale", Catalogo della mostra, Archivio di Stato di Parma - Amministrazione Comunale di San Secondo, 1995.

  • Eduard Sthamer, L'amministrazione dei castelli nel Regno di Sicilia sotto Federico II e Carlo I d'Angiò, Bari, ed. M. Adda, 1995.

  • Alberto Gentile, Itinerari federiciani, Malacoda bimestrale di varia umanità n° 79 anno XIV - Luglio-Agosto 1998, Parma.

 


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