Ultimo aggiornamento mercoledi 02.09.2009 ore 09.47
SPORT - CALCIO

L'inchiesta avviata nel 2007 dopo un pagamento estero su estero di uno sponsor
Il figlio avvocato minimizza: "Su mio padre accertamenti di routine in quanto vip"

Capello indagato per frode fiscale
redditi non dichiarati per dieci milioni

Il ct ha voluto subito rassicurare la Federcalcio inglese

<B>Capello indagato per frode fiscale<br>redditi non dichiarati per dieci milioni</B><br>

Fabio Capello

TORINO - Ha subito voluto rassicurare la Federcalcio inglese: l'inchiesta in corso non avrà alcuna ripercussione sul suo lavoro. Fabio Capello è indagato a Torino per presunta frode fiscale. L'indagine si riferisce ai compensi percepiti dall'allenatore a Roma e in parte a Torino. Gli accertamenti, affidati alla Gdf, sono scattati lo scorso inverno dopo una segnalazione dell'Agenzia per le Entrate. Circa dieci milioni di euro per contratti di sponsorizzazione e sfruttamento dei diritti di immagine percepiti da Capello quando allenava la Roma e, in parte, quando sedeva sulla panchina della Juventus non sono stati dichiarati. Il terminale delle somme sarebbe la società Sport 3000, che ha sede nel Lussemburgo.


"Siamo assolutamente tranquilli" dice all'Ansa Pier Filippo Capello, il figlio avvocato dell'allenatore. "Si tratta di accertamento fiscale, scaturito da controlli sui bilanci della Juventus, un filone di qualche tempo fa e noto a tutti. Il fatto rientra nel modus operandi adottato fino a oggi, quello cioè di accertare le entrate - quando sono consistenti - di personaggi di grande notorietà per l'opinione pubblica. Uno dei motivi per tale modo di agire è che questi personaggi, come appunto mio padre, cambiano spesso residenza per motivi di lavoro".

Tecnicamente, ha chiarito ancora Capello junior, è l'Agenzia delle entrate a dover fare gli accertamenti, ma per cifre superiori ai centomila euro, questa si rivolge automaticamente alla Procura della Repubblica. "E' quindi automatico - spiega il figlio dell'allenatore - che, dovendo sottoporre a controlli i patrimoni di mio padre, questi sia stato avvertito". La linea difensiva di Capello sarebbe quella di dimostrare che i soldi dati in "trust" (gestione a una banca fiduciaria) non possono essere controllati direttamente dall'affidatario: se quella banca, in sostanza, nell'investire un certo patrimonio, finisce in una "black list" o commette irregolarità, non sarebbe responsabile colui che ha affidato il denaro, dando solo indicazioni di massima sulla sua destinazione e non potendo controllare i movimenti successivi.

L'inchiesta della procura di Torino è stata avviata in seguito a una segnalazione da parte dell'Agenzia delle entrate che riferiva di pagamenti fatti a Capello da parte di sponsor "estero su estero", cioè versati ad alcune società che l'allenatore ha costituito in Lussemburgo. Di qui l'ipotesi di evasione fiscale.
Capello risulta iscritto sul registro degli indagati dal giugno del 2007, periodo in cui avvennero anche delle perquisizioni disposte dalla procura presso le sedi di Roma e Juventus (due squadre allenate dal tecnico prima di passare al Real Madrid e alla nazionale inglese) e nel corso delle quali venne acquisita documentazione cartacea.

In passato Capello era già finito nel mirino del fisco, ai tempi in cui aveva la residenza a Campione d'Italia, enclave italiana in terra svizzera. La notizia di questa nuova indagine ha trovato subito ampia eco su tutti i principali siti dei media britannici. Dalla Bbc a SkyNews, tutti le edizioni on line hanno annunciato la notizia con una Breaking News (una ultim'ora importante), così come l'agenzia di stampa britannica Reuters, che ha fatto un flash.

(16 gennaio 2008)
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