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I dirigenti indigeni rappresentanti del Brasile, Bolivia, Ecuador, Guayana, Peru’, Suriname e Venezuela si sono incontrati per elaborare la loro agenda che include posizioni sull’applicazione del Plan Colombia, sullo sfruttamento del petrolio, i diritti umani e lo sviluppo sostenibile.

Summit Amazzone

25/01/2002 da Quito Cristiano Morsolin


SOMMARIO:
Indigeni e Sem Terra: alleati per far rinascere la foresta
Indigeni di nove paesi definiscono l'agenda per l'Amazzonia (en español)
L'incontro coordinatore delle organizzazioni indigene (en español)



SUMMIT AMAZZONE
:: APPROFONDIMENTI ::
COICA
Coordinamento delle
Organizzazióni Indigene
della Amazzónia
Iza M. Dos Santos,
secretaria ejecutiva Coica
Teléfonos: 2407-759, 28112-098, 2814-611 (Quito)
Correo electrónico: info@coica.org rona@coica.org
Pagina web:
www.coica.org



ICCI
Instituto Científico
de Culturas Indígenas


Si e’ svolto a Quito, Ecuador, l'incontro del Coordinamento delle Organizzazióni Indigene della Amazzónia COICA con delegati provenienti da nove paesi dell’America Latina.

COICA fu creata nel 1985 con l’obiettivo di “difendere i diritti territoriali, la libera determinazione dei popoli indigeni e la continuita’ della propria specificita’ culturale”. L’organizzazione latinoamericana rappresenta 400 popoli indigeni dell’area amazónica per un totale di un milione e mezzo di persone, sopravissute alla conquista spagnola visto che prima del 1492 l’Amazzonia era popolata da 7 milioni di indios, suddivisi in 2000 popoli indigeni.
Questa “storica” organizzazione dei popoli indigeni dell’Amazzonia si proietta come opzione per sviluppare culture ancestrali, per conservare la selva ed in generale per cambiare un modello di sviluppo fondato sull’ingiustizia sociale, sulla rapina e sulla distruzione ambientale, con una versione mercantilista delle risorse naturali.
A livello internazionale la COICA ha raggiunto importanti conquiste in fovore dei diritti dei popoli indigeni. I principali risultati sono legati alla Dichiarazione Universale dei Diritti dei Popoli Indigeni, del Convegno n.169 dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro e del Convengo della diversita’ biológica e altri strumenti internazionali che hanno considerato la COICA come uno degli organismi indigeni tra i piu’ importanti a livello mondiale.


Durante la conferenza stampa Sebastiao Ají Mnachineri, del popolo Yine del Brasile, ha sottolineato che “la Coica e’ contro gli effetti negativi dell’applicazione del Plan Colombia” e ha annunciato che si stanno stabilendo “linee di lavoro e strategie comuni per impedire che i danni continuino a colpire le comunita’ indigene”, sopratutto dell’amazzonia colombiana. “I paesi coinvolti nel Plan Colombia non capiscono che e’ un intervento militare straniero in Amazzonia, con gravissime conseguenze per tutti”, aggiunge il dirigente brasiliano spiegando che “ se i Paesi sarebbero veramente sovrani non accetterebbero nessun piano militare perche’ non si tratta di un problema della Colombia, ma di un problema che colpisce gli interessi economici di tutta la regione”.
Inoltre Manchineri assicura che “il problema principale e’ che l’Amazzonia rappresenta un interesse per tutto il mondo grazie alle sue ricchezze naturali, al suo ecosistema, e quindi gli interessi degli Usa e dell’Europa sono principalmente interessi militari strategici, che contrastano col disinteresse dei governi dei paesi amazzonici”.

La difesa di un continente
Da parte sua, il rappresentante dell’Organizzazione dei popoli indigeni dell’Oriente, Chaco e amazzonia colombiana, Jose’ Soria, del popolo iagua, dichiara che “i popoli indigeni della Colombia hanno manifestato varie volte la loro opposizione al Plan Colombia perche’ e’ un piano di guerra contro i nostri popoli.(..) L’applicazione di questo piano ci danneggia soprattutto nella regione del Putumayo e di Caqueta’ dove le fumigazióni distruggono il nostro habitat, il nostro sostento economico, l’alimentazione delle nostre comunita’ e tutto’ cio’ sta segnando il deterioramento della vita delle comunita’ indigene”.
Soria assicura che “la violenza lascia le comunita’ vuote perche’ si stanno desplazando molte persone verso i centri urbani e cio’ comporta una serie di difficolta’ dei popoli indigeni che si disgregano, perdono le loro identita’”.
Inoltre il dirigente colombiano aggiunge che le comunita’ indigene non hanno partecipato al processo di dialogo tra il Gobernó e la FARC, pero’ “le comunita’ indigene sono convinte che il processo di dialogo non si puo’ rompere perche’ porterebbe gravi conseguenze per le nostre comunita’ chiuse tra due fuochi, l’insurgencia e il gobernó”.
In quanto ad azioni concrete, Soria dichiara che le comunita’ hanno sollecitato che si rispettino i diritti internazionali indigeni sottoscritti dal gobernó colombiano: “vogliamo che il popolo indigeno non si coinvolga in questo processo di guerra, che non si continua a violare i diritti umani, che si rispettino le forme di gobernó comunitario.· Concludendo il dirigente indigeno denuncia che, a causa della posizione che ha scelto il movimento indigeno in Colombia, negli ultimi giorni sono morti cinque dirigenti indigeni del popolo Inga nella zona di Caqueta’.



Durante l’incontro Franco Viteri del Consiglio di governó di Tayajasaruta-Sarayaku, della provincia equatoriana centro orientale di Pastaza, ha denunciato che emissari delle imprese petroliere fin dal 1998 propongono varie offerte ai dirigenti dell’organizzazione indígena per dividerla, visto che finora hanno rifiutato lo sfruttamento del petrolio nel loro territorio ancestrale.
Queste azioni delle compagnie petrolifere lesionano i diritti collettivi riconosciuti dalla Costituzione dell’Ecuador e dal Convegno n.169 approvato nel 1989 dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro, riferito ai diritti dei popoli indigeni. “Siamo un popolo kichwa di 1.500 persone che viviamo in un territorio di 1.400 kilometri quadrati praticando la nostra cultura e il nostro sistema economico, político, culturale e sociale. Se e’ necesario lottare per mantere tutto cio’, lo faremo”, afferma Viteri. Il controllo del territorio e’ l’unica garanzia di sopravvivenza del popolo kichwa di Sarayaku, sostiene il dirigente.
“Siamo testimoni di come nelle ultime tre decadi l’attivita’ petroliera ha cambiato la vita e l’ambiente di altri popoli fratelli che non hanno ricevuto nessun beneficio”, argomenta il leader kichwa.
Basandosi sul riconoscimento dei diritti collettivi stabiliti nella Costituzione ecuatoriana, esige l’abbandono della compagina petroliera CGC ed esige il “riconoscimento dell’autonomia della giurisdizione territoriale del popolo kichwa di Sarayacu” . “Nasciamo liberi e viviamo felici, lotteremo come leoni e non termineremo come schiavi”, segnala.
Durante l’incontro internazionale i rappresentanti della nazionalita’ COFAN che abitano la provincia nordorientale di Sucumbio alla frontiera con Colombia, denunciano che lo Stato non firma i titoli di proprieta’ delle terre che abitano da secoli con l’argomento che si incontrano dentro parchi nazionali. “Tutto cio’ genera problemi con i coloni ecuatoriani e colombiani che estraggono legname nella zona”, sottolinea Toribio Aguinda, presidente della Federazione del Popolo COFAN.

In seguito Sebastiao Manchineri, Presidente della COICA, ha presentato l’agenda indígena amazónica elaborata dall’assemblea per “cercare di definire un programma di sviluppo sostenibile in Amazzonia affinche’ in nostri popoli indigeni non abbiano bisogno di mandicare nelle citta’, per poter vivere nelle nostre comunita’ con dignita’ per poter poter sviluppare le nostre culture ancestrali”.
Per quanto riguarda lo sfruttamento del petrolio, il Presidente della COICA ha spiegato che la proposta della COICA e’ che le imprese di petrolio “paghino i danni arrecati alle comunita’ e non come regali”: l’obiettivo e’ anche quello di “creare strumenti giuridici affinche’ i governi rispettino le comunita’ ubicate nelle zone di estrazione del petrolio”.
Manchineri, concludendo, ha evidenziato che l’obiettivo generale dell’Agenda indígena amazónica e’ quello di “organizzarci meglio di fronte ai governi, alle multinazionali, all’insurgencia, affinche’ i nostri diritti siano rispettati nella cosmovisione en el pieno rispetto della vita dei popoli indigeni.

Rifiuto del Plan Colombia
Nel documento finale elaborato dall’assemblea si cita “il rifiuto all’implementazione del Plan Colombia nei nostri ambienti per gli effetti ambientali, sociali, culturali, economici e principalmente per la violazione sistematica dei diritti umani.
Disconosciamo gli attori del tavolo di negoziazione sul processo di pace in Colombia perche’ i popoli indigeni non sono rappresentati in modo diretto. Per questo ci rivolgiamo al Dr. Andrés Pastrana Arango e agli attori del conflitto armato affinche’ siamo presi in considerazione nei dialoghi per il processo di pace.”
Oltre al problema della demarcazione dei territori indigeni e dell’indenizzazione dei danni provocati dalle multinazionali del petrolio, si sottolinea l’importanza di consolidare i popoli indigeni amazzonici dei nove paesi latinoamericani a livelli di riconoscimento, difesa e applicazione dei diritti fondamentali.
“Considerando gli effetti negativi delle politiche di governó nei territori indigeni che attentano la nostra sopravvivenza, chiediamo ai governi che si sviluppino i settori legati alla salute, all’educazione, allo sviluppo economico integrale per i nostri popoli indigeni che sono in pericolo di estinzione” conclude l’agenda indígena amazónica della COICA·



Indigeni e Sem Terra:
ALLEATI PER FAR
RINASCERE LA FORESTA

di Alessandra Garusi © - MISSIONE OGGI


 L’acqua è razionata. Da São Paulo a Recife, da Rio de Janeiro a Fortaleza: in tutto il Brasile, è scattata l’emergenza. Ogni cittadino, o industria, è obbligato a ridurre del 20% i propri consumi. Se questi non diminuiscono, l’energia verrà tagliata direttamente. Del resto, già ora i black out sono all’ordine del giorno. È probabile, dunque, che si arrivi all’utilizzo dell’acqua e dell’elettricità solo in determinate ore. E i segnali preoccupanti, sul fronte ambientale, non finiscono qui: le piogge sono arrivate con tre settimane di ritardo. Questo influisce negativamente sia sulle centrali idroelettriche sia sulle coltivazioni, a volte compromettendole in modo irrimediabile. Il Brasile delle cascate di Iguaçu ha improvvisamente scoperto che le proprie risorse naturali non sono poi così infinite. P. Angelo Pansa, saveriano da 37 anni in Brasile, lo sapeva (vedi anche MO 8/1999 e 1/2000). Come lo sapevano gli indios xavante che dal 1998, su idea del missionario e con l’aiuto economico della Valcucine di Pordenone, hanno avviato un progetto di riforestazione nel Parabubure. Gli scopi sono questi: il recupero di aree in via di desertificazione mediante ricostruzione della copertura vegetale nativa (con piantine prese dal sottobosco, cresciute in vivai e ripiantumate ai margini della macchia); la produzione agricola – fra albero e albero – su base familiare o comunitaria di generi di sussistenza, in modo da garantire l’autosufficienza alimentare e culturale di popolazioni indigene e di coloni "senza terra"; la salvaguardia delle sorgenti d’acqua e dei corsi dei fiumi; il ripristino della biodiversità vegetale e, di conseguenza, della fauna della regione; la "nuova cooperazione" fra coloni "senza terra" e indigeni, due schieramenti fino ad oggi contrapposti, ma che invece in questo contesto mostrano di poter e saper lavorare assieme. I primi appartengono ai municipi ai Paranatinga, Campinàpolis, Novo São Joaquim, Gaucha do Norte, Planalto da Serra, Vila Rica, Tangarà da Serra, Confresa, Porto Alegre do Norte, Canabrava, Ribeirao Cascalheira e Agua Boa. Sono circa 118mila le famiglie di coloni attualmente interessate dal progetto. Alcuni gruppi – specie quelli coinvolti sin dall’inizio – sono già autonomi e continuano l’attività senza necessità di aiuti esterni, poiché i prodotti agricoli e le pianticelle cresciute nei vivai possono essere commercializzati e costituiscono una fonte di reddito per le famiglie. Del secondo gruppo fanno parte gli abitanti di alcuni villaggi indigeni xavante, bakairí, tapirapé e umutina. Circa 14mila persone, la cui sopravvivenza fisica e culturale è legata a doppio filo a questo progetto. Ci sono altri due partner del progetto: alla Valcucine, dopo l’istituzione di Bioforest (Onlus), si sono aggregati altri gruppi di industriali, come la Same, la Foppapedretti, la Electrolux, ecc.; ultimamente l’Azienda dei servizi municipalizzati (Asm) e il Comune di Brescia hanno aderito con 300 milioni, destinati al recupero di altri 12.500 ettari nel Mato Grosso. Come braccio operativo di Bioforest, nel gennaio 2000, si è inoltre costituita a Paranatinga la fondazione "Amazzonia foresta viva". "Già nei primi tre anni di attività, i risultati sono stati superiori al previsto", dice con soddisfazione p. Pansa. "Negli otto vivai istallati, sono state prodotte circa 930mila nuove piantine di 215 specie diverse (sulle 287 finora catalogate), successivamente messe a dimora sia nelle aree indigene che nei territori dei coloni. Da questo inizio di riforestazione, abbinata alla semina di prodotti agricoli, è stata raggiunta una situazione non solo di autosufficienza alimentare, ma addirittura di eccedenza. La fauna sta tornando e facilitando anche la propagazione di certi tipi di alberi, le cui sementi germinano solo dopo essere passate attraverso l’apparato intestinale di uccelli e roditori".
 
Alberi che erano in via di estinzione o addirittura scomparsi da alcune aree indigene, ora misteriosamente sono riapparsi. Erano piante, come il cotone selvatico o il burití, che venivano utilizzate nell’artigianato, nell’alimentazione. Il loro uso era spesso connesso a pratiche rituali. La corsa del burití – dove chi vince, ricoprirà il ruolo di coordinatore del villaggio per un certo tempo – era stata ad esempio modificata, dopo la semi scomparsa della pianta. Oggi si sta tornando alle vecchie abitudini. E i risultati non finiscono qui: gli incendi annuali delle sterpaglie, convertite in concime organico, sono stati bloccati; i coloni "senza terra", anziché migrare continuamente in cerca di nuove aree da coltivare, stanno diventando stanziali; è nato un inedito spirito di collaborazione tra indigeni e coloni. "Questo programma ha dunque una forte valenza politica", continua p. Pansa. Lo ha compreso anche il governatore dello stato del Mato Grosso, Dantas de Oliveira, cui si deve una recente proposta di legge in materia. In pratica, se questa passa, ogni municipio dovrà recuperare e riforestare un’area proporzionata alla superficie e al numero di abitanti. Ciò varrebbe per lo stato del Mato Grosso, ma il provvedimento potrebbe essere presto esteso a livello federale. Dall’interesse di un governatore a quello dei vescovi. Tutti quelli che hanno partecipato all’ultima Assemblea annuale della Regione del Mato Grosso, lo scorso agosto, a Cuiaba, si sono detti interessatissimi al progetto. Già quattro diocesi hanno cominciato ad allestire vivai. Mentre la Conferenza episcopale italiana, utilizzando parte dell’8 per mille, ha contribuito alla costruzione del Centro di formazione agroforestale a Paranatinga. Qui, a partire da febbraio 2002, si terranno corsi per gruppi di 25-30 indigeni e coloni interessati ad acquisire conoscenze base per avviare le attività inerenti alla riforestazione e alle coltivazioni. In un secondo momento, gli stessi parteciperanno ad un corso successivo su come utilizzare le eccedenze del lavoro agricolo e forestale. È in preparazione un testo con le foto degli alberi da ripiantare e didascalie che spieghino quali tipi di terreno preferisce, quando fa il fiore e quando è maturo il frutto, come raccogliere e trattare la semente, come preparare le pianticelle in vivaio, quali sono i tempi della germinazione e della piantumazione nel campo, quando la pianta raggiunga l’altezza necessaria per proteggersi da erbacce e animali. Sono state inoltre intraprese trattative per comprare un’area di 1086 ettari nelle vicinanze di Paranatinga, dove svolgere le pratiche di riforestazione e di agricoltura. "Più si va avanti e più diventa chiaro che questo progetto ha tutte le caratteristiche per essere riprodotto ovunque, in Brasile, ma anche nei vari paesi della fascia equatoriale, dove il rischio di deforestazione come qui è già una triste realtà", conclude p. Pansa. Dal 2 all’11 settembre 2002, a dieci anni di distanza dalla Conferenza di Rio de Janeiro, si terrà a Johannesburg, in Sud Africa, un nuovo vertice sulla Terra per discutere di sviluppo sostenibile, alla presenza di capi di stato di tutto il mondo. L’imperativo è agire e farlo con la massima urgenza. Non sono fumi metaforici quelli che si levano dalle foreste dell'Amazzonia, dell'Africa equatoriale e del Sud est asiatico, dove immani incendi stanno divorando i polmoni dell'ossigeno con cui respira il pianeta. Come non lo sono i gas inquinanti frutto dell'industrializzazione selvaggia dei paesi forti – Usa e Giappone in testa – che si ostinano a non voler cambiare politica e a dilazionare ogni soluzione che comporti per loro delle restrizioni. Si è detto: alla globalità del problema corrisponda una cultura altrettanto globale in grado di offrire proposte di soluzione concrete e condivisibili da tutti. Oggi, gli indigeni e i coloni "senza terra" brasiliani mettono sul piatto questa controproposta. Forse conviene ascoltarli.


Boletín de prensa #1


Indígenas de nueve países
definirán agenda amazónica



QUITO.- Dirigentes indígenas de nueve países, miembros de la Coordinadora de las Organizaciones Indígenas de la Cuenca Amazónica (Coica), definirán este fin de semana en Quito su posición y las estrategias a seguir sobre los efectos de la aplicación del Plan Colombia, la actividad petrolera y minera, el desarrollo sostenible, derechos humanos y profesionalización de los indígenas.

La Agenda Amazónica Indígena se adoptará en la reunión del Consejo de Coordinación y del Consejo Directivo de la Coica que se realizará este sábado 19 y domingo 20 de enero en el Hotel Chalet Suisse (Reina Victoria y Calama). El sábado a las 09:30 se llevará a cabo una rueda de prensa previo a la inauguración del encuentro.

En el evento participarán los representantes de las organizaciones indígenas Cidob, Coiab, Opiac, Confeniae, Apa, Foag, Aidesep, Ois y Conive de Bolivia, Brasil, Colombia, Ecuador, Guayana, Guayana Francesa, Perú, Surinam y Venezuela, respectivamente.

La Coica, nació hace 17 años con el objetivo de defender los derechos territoriales, la libre determinación de los pueblos indígenas y la continuidad de su especificidad cultural. Esta organización representa a cerca de un millón y medio de 400 pueblos indígenas que habitan en un territorio de más de 7 millones de kilómetros cuadrados de la cuenca amazónica

A nivel internacional la Coica ha logrado las más importantes conquistas a favor de los derechos de los pueblos indígenas. Los logros alcanzados en relación a la Declaración Universal de Derechos de los Pueblos Indígenas, del Convenio 169 dela OIT, del Convenio de Diversidad Biológica y de otros instrumentos internacionales han posicionado a Coica como uno de los organismos indígenas más importantes a nivel mundial.

Según Sebastião Haji Manchineri, del pueblo Yine de Brasil y coordinador general de Coica, el objetivo de la Agenda Indígena Amazónica es que todas las organizaciones de la cuenca trabajen desde una misma visión y de manera coordinada.

“La idea es que como indígenas tengamos una agenda propia, porque hasta ahora no hemos tenido una misión como pueblos amazónicos”, asegura Manchineri y explica que el interés de las nueve organizaciones es “tener un horizonte propio y proponer acciones de acuerdo con nuestra realidad, basada en nuestros pensamientos”.

En relación con el Plan Colombia, según Manchineri, la Coica busca impedir que “se agrave la militarización de la amazonía que genera fuertes impactos en los pueblos indígenas” como “el hecho de que los pueblos ya no sabemos a quién recurrir para solventar nuestras necesidades más urgentes y al no tener opciones, las poblaciones llegan a extremos de pobreza”.

(torna al sommario)



ENCUENTRO COORDINADORA
ORGANIZACIONES INDÍGENAS
DE CUENCA AMAZONICA
DE 9 PAISES LATINOAMERICANOS



1. Presentación COICA y los Pueblos Amazónicos
2. Indigenas de la cuenca amazonica rechazan Plan Colombia, Boletín de prensa n.2
3. Acuerdos y Resoluciones
4. Indígenas de nueve países definirán agenda amazónica, Boletín de prensa n.1


1. PRESENTACION COICA Y LOS PUEBLOS AMAZONICOS

Situación actual de los pueblos amazónicos
La población indígena amazónica se estima en un millón y medio de personas distribuidos en alrededor de 400 pueblos diversos. Antes de la conquista ibérica superaban los siete millones de personas que conformaban unos 2.000 pueblos indígenas. La historia ha reconocido que la desaparición de los pueblos indígenas está ligada a procesos agresivos de colonización y explotación de diversos recursos naturales. En las diferentes épocas estos procesos se han caracterizado por el desconocimiento de los más elementales derechos de los pueblos indígenas.

En la actualidad la ocupación amazónica se ha intensificado como resultado de factores políticos, económicos y sociales que buscan integrar la Amazonía a las respectivas economías nacionales, como estrategia para aliviar los efectos de la pobreza y tensiones sociales crecientes dentro de los países de la región. Asimismo, el proceso de globalización promovido por sistemas económicas agresivos, también ha significado un aumento en la presión a los recursos naturales en la Amazonía.

Las evidencias sobre la magnitud y repercusiones de los problemas que han afectado a los pueblos indígenas amazónicos han dado lugar a diversos procesos organizativos emprendidos por los pueblos indígenas. Este desarrollo organizativo ha tomado lugar a nivel local, nacional y regional. La Coordinadora de las Organizaciones Indígenas de la Cuenca Amazónica (COICA) que reúne organizaciones nacionales y regionales indígenas de los 9 países amazónicos es la máxima expresión de una organización regional.

Este desarrollo ha tomado lugar en un contexto internacional marcado por un mayor reconocimiento de los derechos de los pueblos indígenas. El Convenio 169 sobre Pueblos Indígenas de la Organización Internacional de Trabajo, OIT, ha logrado un reconocimiento amplio internacionalmente como también ratificada por varios de los países de la Cuenca Amazónica y reflejada en sus Constituciones (Bolivia, Colombia, Ecuador, Perú y Venezuela).

Así mismo, hay un debate progresivo sobre las declaraciones de los derechos de los pueblos en las Naciones Unidas y la Organización de los Estados Americanos. Un mayor logro por los pueblos indígenas ha sido el establecimiento del Foro Permanente para Cuestiones Indígenas, lo cual trabajará asuntos de relevancia para los pueblos indígenas en un alto nivel dentro de las Naciones Unidas.

A un nivel más concreto se puede notar los logros que los pueblos indígenas han conseguido dentro del trabajo con la implementación del Convenio sobre la Diversidad Biológica, entre ellos el reconocimiento formal del Foro Internacional Indígena sobre Biodiversidad como asesora al Convenio. COICA ha participado activamente en estos procesos internacionales y juntado sus esfuerzos con otras organizaciones indígenas para promover los derechos de los pueblos indígenas.

La respuesta de COICA y los desafíos
La organización de nosotros pueblos indígenas en la Amazonía se proyecta como la opción para desarrollar nuestras propias culturas, para conservar la selva y, en general, para empezar a cambiar los patrones de injusticia social, la destrucción ambiental y una visión mercantilista sobre los recursos naturales. La COICA, en este sentido constituye una alternativa real para iniciar ese cambio y reivindicar nuestros derechos.

La COICA está compuesta y representa a los pueblos indígenas amazónicos y trabaja sobre todo a nivel regional e internacional en actividades de incidencia para defender nuestros intereses. El importante rol que desempeña ha sido posible únicamente por el nivel de legitimidad y representatividad que ha logrado a nivel de la región y por el reconocimiento que ha ido construyendo en los foros internacionales en los cuales se debate varios aspectos concernientes al ejercicio de nuestros Derechos.

Sin embargo, para enfrentar la multitud de problemas que existen, es necesario que COICA haga su promoción y defensa de nuestros derechos en una manera que aproveche las fortalezas de la organización, como también utiliza sus recursos como institución, es decir sus representantes políticos y apoyo técnico y administrativo - en la manera que más aprovechen a estos recursos. Para maximizar las potencialidades de la organización es necesario formular un plan estratégico, lo cual contempla las prioridades de trabajo, reflejan la manera más eficaz para lograr los resultados esperados y programar para las actividades para así facilitar la coordinación y el mejor aprovechamiento de los recursos disponibles.

El plan estratégico se ha nominado “Agenda Indígena Amazónica” para reflejar su alcanza regional y la pretención de reflejar una agenda propia desarroolado por los pueblos indígenas amazónicos. El plan estrétegico cubre el periódo 2002-2005.

2. Introducción a la organización

La COICA es una organización con personería jurídica de derecho privado y sin fines de lucro, regida por las normas correspondientes de los países de la región. Cuenta con registro de inscripción legal en el Ministerio de Bienestar Social del Ecuador, con el No. 1255 del 24 de agosto de 1995, Su duración es indefinida y el domicilio permanente es Quito (Ecuador).

Sus miembros son: Asociación Interétnica de Desarrollo de la Selva Peruana, AIDESEP; Asociación de Pueblos Amerindios de Guyana, APA; Confederación de los Pueblos Indígenas de Bolivia, CIDOB; Coordinadora de las Organizaciones Indígenas de la Amazonía Brasileña, COIAB; Confederación de las Nacionalidades Indígenas de la Amazonía Ecuatoriana, CONFENIAE; Federación de Organizaciones Amerindias de Guyana Francesa, FOAG; Consejo Nacional Indio de Venezuela, CONIVE; Organización de los Pueblos Indígenas de Surinam, OIS; y Organización de los Pueblos Indígenas de la Amazonía Colombiana, OPIAC.

Objetivos de COICA
Los objetivos estatutarios de la organización son:

- Promover, desarrollar e impulsar los mecanismos para la interacción de los pueblos y organizaciones indígenas miembros de la COICA

- Defender las reivindicaciones territoriales, la libre determinación de los pueblos indígenas, los derechos humanos de sus integrantes y demás derechos e intereses

- Coordinar con las organizaciones miembros ante las diversas instancias intergubernamentales y organizaciones no gubernamentales de nivel internacional

- Fortalecer la unidad y la colaboración mutua entre todos los pueblos indígenas

- Promover la revalorización y reivindicación cultural y el desarrollo integral de sus integrantes

La organización política de COICA está establecida en la siguiente manera:

El Congreso es el órgano legislativo máximo de la organización. Se reúne ordinariamente cada cuatro años y participan diez representantes de cada organización confederada.

El Consejo de Coordinación, CCC, es la instancia alterna del Congreso y está conformado por los Presidentes o sus Delegados de todas las organizaciones miembros.

El Consejo Directivo de Coordinación, CDC, es la instancia de decisión ejecutiva de la COICA. Está compuesto por el Coordinador General, un Vice Coordinador General y por los Coordinadores de las tres áreas de gestión: Derechos Territoriales, Recursos Naturales, Ambiente y Biodiversidad; Derechos Humanos, Socioculturales y Educativos; y Cooperación Económica y Derecho Internacional.

Programas de COICA y sus Objetivos de Desarrollo
Para responder a los objetivos de la organización y la situación actual que está viviendo nosotros los pueblos indígenas en la Cuenca Amazónica, COICA ha estructurado su programa de trabajo alrededor de siete programas específicos. Los programas están interrelacionados, complementarios y mutuamente reforzados. Los programas y sus objetivos de desarrollo son:

- Desarrollo Sostenible: Un desarrollo sostenible en la Cuenca Amazónica a través del respeto y el reconocimiento de nuestros derechos como los pueblos indígenas.

- Derechos de los Pueblos Indígenas: Un mayor reconocimiento de nuestros derechos a nivel nacional, regional e internacional.

- Recursos no-renovables: Un mayor reconocimiento de nuestros derechos al frente a la explotación petrolera en nuestros territorios.

- Desarrollo Económico: Mediante una sistematización de actividades económicas y una profesionalización en nuestros pueblos de la Cuenca Amazónica se ha logrado una mejora en la calidad de vida.

- Profesionalización: Mediante un mayor profesionalización se ha logrado una mejora en la calidad de vida y en la defensa de nuestros derechos e intereses.

- Fortalecimiento COICA: Se ha establecido un marco para el desarrollo y el mantenimiento de las relaciones y la cooperación con organismos intergubernamentales y de la cooperación, alianzas internacionales y organizaciones de cooperación internacional. Además, COICA ha mejorado su capacidad institucional para elaborar y difundir propuestas y políticas y para gestionar, a nivel regional e internacional, el respecto y reconocimiento de nuestros derechos, como también ha fortalecido su capacidad institucional de gestión, planificación, administración y manejo financiero


PUEBLOS INDÍGENAS AMAZONICOS

GUYANA Y GUYANA FRANCESA:
1.- Kalina (2.000 hab.)
2.- Pahikweneh (600 hab.)
3.- Wayapi (400 hab.)
4.- Wayana (300 hab.)
5.- Lokono (200 hab).
6.- Teko (200 hab.)

COLOMBIA:
(los más numerosos de un total de 38 pueblos)

1.- Sicuani (18.772 hab.)
2.- Piaroa (12.000 hab.)
3.- Inga (11.114 hab.)
4.- Curripaco y Baniva (6.948 hab.)
5.- Cubeo (4.616 hab.)
6.- U´wa (4.266 hab.)
7.- Cuiba (2.305 hab.)
8.- Desano (2216 hab.)
9.- Guayabero (1237 hab.)
10.- Guanano (1.113.hab.)
11.- Piaroa (12.000 hab.)

ECUADOR:
1.- Achuar (2.000 hab.)
2.- Cofán (780 hab.)
3.- Huaorani (1157 hab.)
4.- Quichua amazónicos (80.000 hab.)
5.- Secoya (300 hab.)
6.- Shuar (15.000 hab.)
7.- Siona (300 hab.)
8.- Zapara (170 hab.)

BRASIL:
(los más numerosos de un total de 260 pueblos)

1.- Tikuna (18.686 hab.)
2.- Tenetehara (10.649 hab.)
3.- Xavanté (6.259 hab.)
4.- Baniwa (5.460 hab.)
5.- Nhengatu (5.000 hab.)
6.- Mundurukú (4.486 hab.)
7.- Sateré (4.700 hab.)
8.- Kayapó (4.000 hab.)
9.- Yanomámi (4.188 hab.)
10.- Apurina (3.165 hab.)
11.- Hupdë (1.208 hab.)

BOLIVIA:
(los más numerosos de un total de 22 pueblos)

1.- Moxeño, 16.474 hab.
2.- Movima, 11.688 hab.
3.- Tonama, 5.010 hab.
4.- Tacana, 5.058 hab.
5.- Tsimane, 5.695 hab.
6.- Baure, 3.886 hab.
7.- Joaquiniano, 2.081 hab.
8.- Yucaré, 2.136 hab.
9.- Cavineño, 1.726 hab.
10.- Chacobo, 1150 hab.
11.- Moseten, 1.212 hab.

PERU:
(los más numerosos de un total de 42 pueblos)

1.- Asháninka, 52 461
2.- Aguaruna, 45 137 hab.
3.- Quehua Lamas, 22513 hab.
4.- Shipobo-Conibo, 20.178 hab.
5.- Chayahuita, 13.717 hab.
6.- Cocama-Cocamilla, 10.705 hab.
7.- Matsiguenga, 8.679 hab.
8.- Amensha, 6980
9.- Huambisa, 5545 hab.
10.-Achuad, 4719 hab.
11.-Yagua, 3487 hab.

SURINAM:
1.- Arawak, 3349 hab.
2.- Kalihna, 3349 hab.
3.- Akurio, 40 hab.
4.- Parukoto, 463 hab.
5.- Trió, 463 hab.
6.- Wayana, 370 hab.

VENEZUELA:
(los más destacados de 26 pueblos)

1.- Pemon, 19.129 hab.
2.- Kalihna, 11.141 hab.
3.- Piaroa, 11.023 hab.
4.- Guahibo, 10.808 hab.
5.-Yaruro, 5419 hab.
6.- Maquiritari, 4.472 hab.
7.- Mandahuaca, 3.000 hab.
8.- Sanumá, 2543 hab.
9.- Baniwa, 1192 hab.



INDIGENAS DE LA CUENCA AMAZONICA
RECHAZAN PLAN COLOMBIA
Boletín de prensa n.2


QUITO.- Los dirigentes indígenas de nueve países de la cuenca amazónica rechazaron hoy (sábado 19 enero) la continuación de la aplicación del Plan Colombia durante la inauguración de la reunión del Consejo Directivo de la Coordinadora de Organizaciones Indígenas de la Cuenca Amazónica (Coica).
Durante el evento, que culminará mañana, los dirigentes indígenas, adoptarán la Agenda Indígena Amazónica (AIA) que definirá la posición y las estrategias a seguir sobre temas como la aplicación del Plan Colombia, la explotación petrolera y el desarrollo sustentable.
El coordinador general de la mayor organización indígena amazónica, Sebastiao Haji Manchineri, del pueblo yine de Brasil, aseguró que la “Coica está en contra de los efectos negativos de la aplicación del Plan Colombia” y anunció que establecerán “líneas de trabajo y las estrategias para impedir que los daños continúen en las comunidades indígenas” especialmente de la amazonía colombiana.
“Son los países que se han involucrado en el plan de Colombia cuando es una intervención militar extranjera en la Amazonía que tiene consecuencias gravísimas para todos”, dijo Manchineri y explicó que “si los países fueran soberanos no aceptarían ningún plan militar porque no se trata de un problema de Colombia, se trata de un problema que afecta a los intereses económicos de países externos”.
Manchineri además aseguró que “el problema principal es que la Amazonía representa un interés para todo el mundo, para alguien que tiene intereses militares estratégicos como los grandes intereses de los países de norteamérica y de europa que contrastan con el desinterés de los gobiernos de los países amazónicos”.
Por su parte, el representante de la Organización de Pueblos Indígenas del Oriente, Chaco y amazonía colombiana, José Soria, del pueblo iagua del departamento del Amazonas, aseguró que los pueblos indígenas de Colombia “hemos dicho varias veces que no al plan Colombia porque es un plan de guerra para nuestros pueblos”.
“La aplicación de ese Plan nos afecta especialmente en los departamentos de Putumayo y Caquetá donde se están llevando a cabo fumigaciones dentro de los territorios indígenas”, aseguró y dijo que con las fumigaciones “se pierden que son el sustento económico y la alimentación de nuestras comunidades y eso está marcando un deterioro en la vida de las comunidades indígenas”.
Soria aseguró que “la violencia, en gran medida, está dejando a las comunidades vacías porque se están desplazando gran cantidad de personas a los centros urbanos y eso está marcando una serie de dificultades en el interior de nuestros pueblos porque se disgregan mucho, y eso implica perder nuestras identidades”.
Además Soria explicó que como comunidades indígenas han participado en el proceso de diálogo entre el gobierno colombiano y las Farc y por este motivo dijo que “las comunidades indígenas están convencidas que el proceso de diálogo no se puede romper porque traería graves consecuencias a nuestras comunidades porque somos los más afectados por este conflicto entre la insurgencia y el gobierno”.
En cuanto a las acciones concretas, Soria dijo que las comunidades han solicitado que se respeten los derechos internacionales indígenas suscritos por el gobierno colombiano, “queremos que a la población indígena no se la involucre dentro de este proceso de guerra, que no se violen los derechos pactados, que se respeten las formas de gobierno que no nos involucren dentro de la guerra”.
Soria denunció que se conoce que por el proceso de violencia y la posición que ha tomado el movimiento indígena en Colombia, han muerto en los últimos días cinco dirigentes indígenas del pueblo Inga en la zona del Caquetá.

Sobre la agenda indígena amazónica y explotación petrolera

El presidente de la Coica, Sebastiao Manchineri, explicó que la agenda indígena amazónica que se establecerá luego de los dos días de reunión, “busca definir un programa de desarrollo sostenible en la Amazonía para que nosotros como pueblos indígenas no necesitemos salir de nuestras comunidades para vivir mendigando en las ciudades, para que podamos vivir en nuestras comunidades con dignidad y trabajar para la existencia y la continuidad de nuestra cultura”.
En el tema de la explotación petrolera, Manchineri dijo que la propuesta de la Coica es que las empresas petroleras “paguen por los daños que han causado en las comunidades, no como un regalo” y también dijo que el objetivo es “crear instrumentos jurídicos para que los gobiernos respeten a las comunidades que viven en las zonas petroleras”.
Manchineri, al culminar la rueda de prensa, dijo que el objetivo general de la Agenda Indígena Amazónica es “llegar más organizados ante los gobiernos, las empresas, la insurgencia, para que nuestros derechos sean respetados en su cosmovisión y sus formas de vida”.


ATENCIÓN: Este es el documento de las resoluciones y acuerdos de la
Coordinadora de Organizaciones Indígenas de la Cuenca Amazónica. En
cuanto al Plan Colombia, desconocen la mesa de negociaciones entre el gobierno colombiano y las FARC y rechazan la aplicación del Plan Colombia.



ACUERDOS Y RESOLUCIONES

La Coordinadora de las Organizaciones Indígenas de la Cuenca Amazónica, COICA, reunido en la ciudad de Quito – Ecuador, del 19 al 20 de enero de 2002, en su período de sesión X del CCC y XIV del CDC, al tratar los temas dela agenda de la reunión y que nos afectan como pueblos y organizaciones indígenas,



1. Considerando la gravedad de los efectos de la implementación del
Plan Colombia, para la Cuenca Amazónica

Resuelve:
· Rechazar la implementación del Plan Colombia, en nuestros territorios por sus efectos ambientales, sociales, culturales y económicos y principalmente por la violación de los derechos humanos.

· Desconocer a los actores en la Mesa de Negociaciones sobre el Proceso de Paz en Colombia, porque no estamos representados de manera directa como pueblos indígenas. Por tanto, hacemos un llamado al Presidente de la República de Colombia, Dr. Andrés Pastrana Arango y a los actores en conflicto armado, para que seamos tomados en cuenta en los diálogos del proceso de paz.

2. Considerando los efectos ambientales, sociales y culturales por la explotación petrolera y minera en los territorios indígenas:

Resuelve:

· Demandar a los gobiernos y la industria la indemnización,
compensación y reparación de estos daños.

· Que, nuestros derechos sean respetados y que seamos parte dentro de los procesos de consulta y participación en los estudios de impacto ambiental y en las rondas de licitación y adjudicación de bloques.

3. Considerando que las relaciones institucionales, es un proceso
fundamental entre nosotros como una estrategia de consolidación de
nuestras organizaciones representativas.

Resuelve:

· Manifestar su desacuerdo con la institucionalización de las Alianzas, como un organismo reconocido con estatus consultivo ente los organismos multilaterales. Este tipo de reconocimientos, deben ser gestionados para organizaciones representativas, como es la COICA.
·
4. Considerando nuestra necesidad de la consolidación como pueblos
indígenas amazónicos de los nueve países para el reconocimiento, defensa y aplicación de nuestros derechos fundamentales:

Resuelve:

· Adoptar la Agenda Indígena Amazónica, AIA, para el período 2002 – 2005, como una primera fase de la implementación de su plan
estratégico, cuyos temas principales son: Desarrollo Sostenible, Derechos, Recursos Naturales, Fortalecimiento Político Institucional, Profesionalización y Legalización de
Territorios indígenas.

5. Considerando que los derechos de los pueblos indígenas no se
encuentran reconocidos y aplicados en los países de la cuenca amazónica.

Resuelve:

· Demandar que los Estados Nacionales homologuen y reformen las
constituciones políticas para el reconocimiento de los derechos de los pueblos indígenas con nuestra participación y consulta.

· Que los Estados Nacionales ratifiquen y ejecuten los instrumentos internacionales referidos a los pueblos indígenas.

6. Considerando los efectos negativos de las políticas gubernamentales en los territorios indígenas que atentan contra nuestra pervivencia.

Resuelve:

· Que los gobiernos establezcan la creación de áreas de salud,
educación y desarrollo económico integral para los nuestros pueblos porque nos encontramos en peligro de extinción.

7. Considerando que muchos pueblos indígenas viven voluntariamente
aislados, ejerciendo su derecho a la libre determinación.

Resuelve:

· Que los Estados Nacionales establezcan políticas, estrategias y medidas legislativas para la protección de los pueblos indígenas
voluntariamente aislados.

8. Considerando que la demanda por la demarcación y legalización de los territorios indígenas, es un derecho fundamental.

Resuelve:

· Demandar el cumplimiento por parte de los gobiernos la demarcación, legalización y establezcan estrategias de vigilancia y control de nuestros territorios de acuerdo a nuestras exigencias.


Para constancia, firman.

Sebastião Haji Manchineri

Jocelyn Therese
VICECOORDINADOR COORDINADOR GENERAL

José Quenamá
COORDINADOR DE AREA GENERAL DE ECONOMIA

Josien Takoe
COORDINADORA DE DD.HH.CULTURALES Y EDUCATIVO


Nicolás Montero
PRESIDENTE CIDOB-Bolivia

Julio César Estrada
PRESIDENTE OPIAC - COLOMBIA

José Poyo
PRESIDENTE CONIVE - VENEZUELA


Claudio Pereira Nardo Aloema Laurence Anselmo
COORDINADOR COIAB PRESIDENTE OIS PRESIDENTE APA
Brasil Surinam Guyana


Jean Charles Aubéric Teresita Antazú Adolfo Shacay
COORDINADOR FOAG DIRIGENTE AIDESEP PRESIDENTE CONFENIAE
Guyana Francesa Perú Ecuador



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CRISTIANO MORSOLIN, educatore impegnato da sei mesi in progetti di condivisione con ragazzi/e lavoratori di strada dell’Ecuador e del Perù. Condivide il cammino con ragazzi/e lavoratori di strada in Ecuador e Perù nell’ambito di progetti appoggiati dal movimento internazionale “Noi Ragazzi del Mondo”, fondato da don Franco Monterubbianesi - Comunita' "Capodarco".
E-mail: utopiamo@yahoo.it